L'Unità - anno I - n.27 - 15 giugno 1912

106 t111!0, nu ~vo terren o. S;>eri?m o che i germi gct• t:1t1 oggi ablmrno a tiare 1 loro frutti "· E l'o n. Bonomi dice va nella seduta della C amera del 28 maggio : • L'on. Nitti ha chiesto se la prorog a attuale risponde alle asp iraz ioni dei socialisti. No: i socialisti sono contr ari al sistema delle sovven– zioni. E sono contrar i da lungo temp•> e per ,p inioni lun gam ente professale. Ma i socialisti non avr ebber o preteso che si arri v:1ss e al 1° luglio con progr:1m111.1 nichilista. In for:do noi ès piumo la nostra cs irnzione e le illuc;ioni del Paesr, che 11011 abbiamo saputo disll'ut:gert [clu cosa si è / flll O dopo /Jtr distn,gge,rle ?). Di que– ste illusioni ed esirnz ioni 1 il lru sl rnw,1le si è snvit ~1 per im1>or,·i una tD~lin, eh, n ,pprtsm la il pr,cc o dtllo librrltì dt d,~cussione. Se la Ca– mera ti raSS(l(Hn n q1lfsla pror oga onerosa, non onm ette però che si pr"giudu:hi l'avve nire. Conclude cC'ln una tSOrt:lZ1one al Governo di lt-ner conto dell e lendenze della Camera per una solueio11e l iù conf orme ai principi dr/la li• hrrlà eco11omict1. Questa possibilità di ridiscu– ln c :lncora il nostro problema maritt imo, pos– ,;ibililtt c/11 compriamo n 1.·os1c11ro pr t::co~ sen ,a almeno n preparare una soluzione che non st c.stini nei vecchi errori "· Ed ora che la di~cussione dr-finitiva era venuta, e la Carnera si ritrovava dinanzi a tutti i vecchi error i agg ravati, che cosa hanno fatto delle antiche promesse i deputat i socia – listi di destra e di sinistra? Le convenzioni, che essi han lasciate passare senza ostacoli di sorta, non sono forse una riproduzione pii.1 o meno peggio rata de lle conven zioni l.uzzatti? Non sono esse la negazione asso – luta di quei principi, per cui essi lottavano con tanto eroismo due anni or so no ? La domanda è diretta specialmente a quei de– putati riformi sti di sinistra, che da nove mesi, a causa della guerra libica, procla – mano d' essere passali all'opposizione: ad un 'opposizione tiera , viva, fervida, inconci– liabile .. ,. Ed ecco come :tvviene che il Partito so– cialista raffor zi in It:ilia il parassitismo bor• ghese, e gli associ e gli aggiogh i quelle che un tempo erano le migliori forze politiche e ·mor.Jli della nost ra patria. È cosi che, giu– stificando, appro vando, 3ppoggiando o, peg– gio assai, fingend<, di combattere, quando in sost anza vanno d'accordo - è cos l che i depu– tati socialisti sono div en1ati 1 con la più sor– ridente disin\'oltura, i peggiori conservatori di que sto mondo, gli allea ti più temibili di tutti gli uomini di male .!ffare. Anzi son diventati, per meglio dire, gli alleati, che rendono ver;.me nte temibili gli uomini di male affari;?. Perchè gli affaristi, combatt uti di fronte, - proprio come i brigan1i - non potrebbero resistere a lun– go. Se essi r:sistono, è perch~ alcuni uomini, che i più ritengono uomini per bene, dànno loro la mano nell 'omb ra. Gli affaris ti che gras sano lo Stato, sono , dopo tutto , uomin i abbastanza simpatici : affrontano qualche pe– ricolo ; q ualcuno ogni tanto capitombola: ma i loro alleati. ... Rod olfo Savelli. L' impresa di Tripoli e le alleanze. Si avvicina a gra11di j,ll;;si l'orn, ;,, mi occor• ~·tni flirt f i11vtnlario drll'op,ra di questi u/limi torbidi mesi, r proin.,,dere all'avvenire. E prr p,-ov• -:1tdtn al/'m ,vm;,., occorrerà al ttoslro paese una grand e ferm t::za, 1ma!{rand, prmlmta, 1111 gran -– de spirito di sarri.fizio. A f acilitar, f iuventario t la critica del pas• sa/0 1 ri11scirt; mollo opportuno il 1•0/ume, che i11 qutsli giorni lm pubbbcnlo CES AR E SrE LI.A NZORE, L'Afr ica nemica : la guc-rra , la pncc-,le alleanze . Vm i.eia, prrsso l'm,lort, Frnri 2J9J , lirt J .JO. È 1m'oj>lra srriw r.mlt prusllla: eptrciò saprà di fo rte agrum e ai mreio,ia/,sli t ai grmuli gior nlllisli tri'po{ini, i quali le f armmo i11/oruo In cong iura dtl silm:;io 11ri g randi qttolidiani e /u/ – ral piu la g ralifid ,rram ,o di qua td,t vit,1pn-io 11r/fo rg n110 st llimaua /e dello sgo11jio 11ismo italico. Noi ne raccomandiam o t1ivmne11lelo studio ni ,wslri lettori. in sieme al vo/um,llo di GAETANO MoSt:A, Itali a t> Libin, Milano, Trrvcs. maggio 1912, del qua/t sp<rùrmo di pote, presto occu– pllrci, esso t quanto di ,mg /io sia staio stampat o fin ora in llali a sulla imprrsa di Tripoli. Col consm so <lrtra ulore t nella speranza di fa rne cosi i11lrm ,v«lrre fi utrrtss t t f ù11porta11::a, ue riproduciamo qui un f rammwt o, do/mli che la tirmm i" dello spazio ci vi,li mm più tslesa ri– produ .eioue. Il nostro paese , allorquando ha dic hiarato la guerra. si tro,·a,•a in una sing<'lare posizione nei suoi rapporti con i govern i delle altre na– zioni. Il connubi o politico dell:t Trip lice si po– teva para gonare ad uno di quei matrimoni male :1ssortiti, i contra"n ti ciel quale ,·ivono ·ciascun o per prop rio conto, lontani nello spi, ito l'un o dall'a ltro, se bbene ~ostrctti nella stessa casa e L' UNITÀ legal i alle sor ti comuni. Donde il sospetto che l'Ital ia andass e meditand o il prop osito di sosti – tuire al,'alleanz a sottoscritta quasi tr ent'an ni fa, nuova più vant aggiosa compagnia. S'a\lverta che du rant e il decr.:nnio, che va dal 1882 al 18g1 (quest'u ltimo, l'an no nel quale fu concluso l' accordo fra l' impero moscovita e la repubb lica francese), la Tr iplice all eanza ave\la costituit o una forza preponderante negli svol– gim enti della politica int ernuzionale europea. Dopo quel!' anno , la Tripl ice, in segu ito al– l'all eanza franco-russa, si muta va in un ele– mento di equil ibri o. Tant o più ,-mcace doveva , in processo di tempo, esse re il contr appeso della Trip lice alleanza, dopo che l'accordo a due crR \'enuto ad allarg11rsi nell'ac cordo a t re: Fran cia-Russia Inghilt erra . Appare per – tant o eviden te come l'Itali a dovesse rappre– sentar e, per gli uni e per gli altri, per i go– verni della T riplice intesa , come per qu elli di Germania e~I Austriu, il più prezioso aus ilio, la sola farl a che avrebbe potut o far traboccare la già form idab ile r.,otenza della Tri plice In– tesa; o quella . indis pensabile del pari a man– te nere in equilibr io il potere e la influenza dei du e imp eri centrali alleati, nella lotta sorrla e insidi osa che i grandi governi europei combat– tono per a:isicurare al proprio paese la maggior forza di espansi one e cli ricche zza. I frequenti pcrigli osi contra sti verifica tisi tra la Germania e l'In ghilterra, tra la Germ gnia e Ja Fran cia, e tali che l'Italia, ove, come non par dubb in, ave sse fatto onore ai suoi impeg ni internazi onali, a,•rebbe potut o, suo malgrado, essere tra volta in una aspra guerra contro la vicina nazione latina e contro la temibile flotta britann ica, dovevano per cert o lar maturare una sit uazione dip lomatica, che sino a qualche mese prima delln guerra italo-turca appariva illogica e insos tenibi le. scente attesa degli indi geni e la trepida mera– vigli a dcli' Europa stupita. Già troppo essa gra, ·a sulle finanze italiane, perché sembri a,•,·entato il giud izio che le in– genti somme che la guerra ha richiesto e quelle piU ragguard e,·oli che reda mcrà in an •enirc, non abbiano a pesare sinistramente sulla agi• lità dei bilanci dello Stato, sulla pro sperità e sulla ricchezza della nazione, la quale vedrà res a più malag evole e difficile, per lung o tem– po ancora dopo la fine delle oslilit:\ con la Turchia , la p 0 enetr:1zione dei suoi prodotti, in confronto dei prodotti di :1lt1 i paesi, nei mer– cati dell' Oriente mussulmano. Già troppo l'as:;e della nostra politica es tera ha subito in ques ti mesi le scosse irreq uiete degli incideuti occasio nati dalla guerr a ; e lo spirito pubblico, pass ando dalla rea zione anti au– stria ca, alla esasperazione misogallica, per cul– lars i alfine in un tenero sentime ntalismo amico dell a Germa nia, che non turb i\ tuttavia la pas– seggiera accensione della fiammata russofila, troppo sente l'ang oscia dell'1solamento 1 la mi– naccia che s•arma in silenzio ad oriente od esplode rum orosa e impen sata a occident e, per poler discernere i vantaggi di una pc.,litica uti– litari a e tr anquilla, fatta sulla guida dei du– re\'oli interess i nazionali, meglio che pe r la spinta degli irr eflcssi\·i entu siasmi pa, seggier i; mentr e un eventual e cambiamen to nelle diret– tiv e dello politi ca es tera nazionale avrel>be ri• chiesto, nel governo una vigile acuta prepon– deranza su tutt e le correnli 1.lell3pubblica opi• nione, nel paese una adegu,ta preparazione psicologica, una oper osa coscienza delle respon– sabilità ad esso imnaanenli, una tranqu illa riso• lutezza e una piena padnmanza di tutte le sue forze, di quelle militari e di qu elle finanziarie: le quali, invece, appari ranno st anche per la dissipazi one di que sta guerra, che si protr ae con effetti dan nosi alla floridezz a delle casse dello Stato e con eftetti dem oralizzanti dat e la perples sità e le difficoltà ocrulte - e per la loro st essa natu ra non definitivame nte revoca – bili - che fanno preved ere lento, accidenta to il proced ere dell'az ione di guerra, o l'effettuarsi delle tratta tive dl pace . Cosicchè, nella migliore delle ipotesi, e cioè che il governo sia in grado di liberame nte di– sporre dei des tin i del paese, essendo la piU gran par te delle energie nazionali assorb ite cl.a– gli t!venti della guerra con la Turchia e dalle diOìcoltà diplomatiche ad essa inerenti , l'Italia, in ogni caso, sarà per tr o,·ars i nella condizione di du,•er risolvere, se n~a l'opportun a prepara• ziont-, il problema delle sue alleanze interna– zionali, che coinvolge cosi complesso bagag l.io di responsa bllità e di interessi collettivi, e tale da poter indirizzar e, per lungo volger d';,nni, tutt e le corr enti nazio nali :1d una più libera espansione o ad una dannosa contraz ione. E s'aggi unga a tutt o questo, cltt1 non pare sia per esse re una ipotesi del tutto a\'ventata, la pre visione che 1~ c.onscguenze immediate della guerra siano t ali da sotl rarre l' Italia alla piena indip endenza dell e sue risolnzioni. Non è infatti da escl udersi il sospetto che il governo di Roma, per sottra rsi a qu;ilcuna delle diffi– coltà int ernaz ionali suscitate dai suoi diritti e da i doveri di un belligerant e, possa in un dato moment o della sua att ività, o per assicurars i una più proficua libert à d'a zione, o per facili– tare coli' intervento atth •o delle alleate lo svo l– gim ento di una mediazi one pacificatrice. antici– pare (quando già nor. abbia anticipat o) la con– clusione d"'II' alleanza \èhe la stri nge da un trentenni o ai due imperi centrali. O che, da – ,·anti ni nuo\li più gravos i doveri imposti alla ~ua arm ata dalla rnaggiore est en!lione della costa (oltr e a quella della peni sola, quella della colonia africana ), alla difesa della <1ukle de,·e prorv edere, - sotto l'urg ente pressio ne della prepo ndernnza oavale anglo-francese, quando riesca a superare le nuove corr enti scatenate si nel paese R\'Verse a Fra ncia e nd Inghilterra, non sia per collegare le sorti del suo av,·enire prossimo e rt"moto alle sorti della intesa fran– co-britanni ca. Nell'un caso e nell'alt ro, indipendentement e dall e ragioni pecu liari che possono consigliare all'Italia di appoggiare la sua politica esterna su questo meglio che su quel gruppo di po. lenz e europe e, una sola pare l' immec.liata fa• tale conseguenza delle difficoltà d'indo le diplo– matica che siam o anda ti suscitando e dei mag– giori dov eri di indole milita re di cui abbiamo volu to spontaneamente gravarci: quella di do– ver rinunciar e alla libertà della nostra scelta e alla indipendenza delle nostre risoluzioni, che non saran no più, in tanto affannoso grovig lio di 'turbamenti internaziona?i, indirizza te · dal libe ro sviluppo dei nostri intert-ssi, ma da lla irr tvocabil e fatalità delle circostanze, cosi come furono suscitat e dalla nostra intempestiva irre - qui etudine. CESARE SPELLANZORL Cosicchè , se l' Italia avesse cred uto di dovu aderire alla Triplice intesa, avr ebbe forse con– solidato d'un subito la sua fortuna mediterranea e non si sa~bb e del pari scoper ta alla sua fron – tiera orientale, per la valida garanzia chesarebbe stato per opporre l'esercito russo alle altrimenti probabili irrequietudini austriache . In questo mo– do l'Italia avrebbe potu to paraliz.zare la perenne minaccia dell'impero alleato finitimo, gettando la sua spada sul piatto della bilanci.1 1 ove nella gara degli interessi mondiali gravi ta il p~so dell'accordo - rivelatosi , anche nelle ultime contingenz e, operoso e rispoodente alle grandi aspi razioni dei tre paesi - stipula to fra Lon– dra, Parigi e Pietroburg o. In tal caso, l'Ita lia avreb~ potuto sta tuire, median te opportune intese con il governo ru.;– so, più. valide guare ntigie ali' integ rità dei lial– cani; e imprimendo alla sua politicll esterna un caratter e deciso e chiaro ,salvagua rdare la sua tranquillità interna, semp re fin qui minacciata dal pericolo di un inacerbi rsi dei rapporti con l'Austri11. In quanto, se fuori clell'alleanza con i due imp eri centra li ave sse potut o contribuire davvero a dar vita ad un cosi largo e poderoso nucleo di forze efficienti , quale sar ebbe stato quello della Quadr _uplic e europ ea, l'Italia avrebbe avu to di che preoccuparsi dell'Austria, non più di quel che ora le incuta timore. I RIFORMISTI DI DESTRA E, d'altra parte, prospettand osi una solu• zione tutt' affatto contraria, non minori vantag– gi avrebbe potut o assicurare al paese il governo di Roma , allorchè, nelle more diplomatich e per un'ev entuale rinncva zione della Tripli ce all ean– za, si fosse fotto pesa re, insieme alle aspira – zioni e agli interessi ital iani, il sentore di una possibile adesione dell' Italia all'a ltro gruppo di potenze. Cosi eome un quarto di secolo fa, il 20 febb raio 1887, il seco ndo trattato della Triplice alleanza \leniva sottoscritt o con piU ampie garanzi e per l' lt nlia, meno infecondo e impro dutt ivo, dopo le abili riserve , le prad enti incertezze-, le espert e ri:utt:inze ciel ministro Robilant ! La guerr a ita lo-turca lrn profondam ente mo– dificato quell o stnto cli cose. La guerra potrà avere :111cora una maggiore o minore durata; potrà prolungar si ali' infinito, o esaur irsi in un rapido muttimcnto impr ovviso <lella situazione interna della Tu rchia, od esterna, per quanto si riferisce all'atteggiamento delle potenze eu– ropee; polrà continua re nell'avvenire limitata alla guerriglia coloniale in Libia , o riecheggiare <1ua e là in una V3mpata di ferro e di fuoco, in <1uakh e isola del Mar Egeo; - ma nell'un caso e nell'alt ro, ess:i, cosi come ha dura to e come accenna a durare (mentre non pare ora presumibile che il governo ottomano si a per abbandonar e alla loro sorte gli arabi accanita– mente pug naci e devoti), ha già fallito alle spe– ranze dei govern ant i italiani, che l' hanno in– trapresa nella facil.! congettu ra cli una rapida vittorios:i ubbagliante passeggiata mililare, com– piuta fra lo sbigottimento de l tur co e la ricono- La nuvola di Amleto . La relazione preparata dai riformisti di dest ra pel Congresso naziona le socialista di Reggio Emilia, contiene alcune afformazio.1i fondamen• tal i, le quali sembran o corrisp ondere perfetta– mente a quello, che noi andiamo cont inuamente predi cand o essere il dovere di tutti i partiti nel pr c:sente momento politico : al dovere, cioè, di espo rre chiaramente un programma di azione concreta immediata di front" ni prob lemi Ìm• prorogabili della noslra vita naziona le. " Il partito socialista - leggiamo nella rela – zione st esa dall 'on. Berenini - <leve esercitare la s1..a azione nel senso di indurr e un senso di concretezza e di realismo nella soluzione dei grandi problemi italiani. Si pensi a questo : il suffragio prtssochè universale chiama alle urne cinqu e milioni di cittadin i in gran parte campa – gnuoli. Ora quali parole diremo a questa mass a non ancora la,·orata dai partiti e dall' organiz– zazione di classe? Ctr tamml t 110 11 varrà a lra– sciuar/a i1trso di noi nè /'anlicltrica/ismo di vec– d1io stampo, ni la prr.dicn.eio111nslrolla del/' i– dtalt rtpubblicano t socinlisla. Occorr e qualche cosa di più concreto, di piU immediato, di più prossimo alla realtà delle cose. Occorr e cioè una precisa indicazione di riform e, intorno alle qual i il socialismo italiano dovr ebbe medita re e di– scutere, se no:1 vun l ridurr e la sua funzione ad una perpetua accade mia "· E i problemi da risolvere sarebbero quattro: I. problemi che der ivano dull 'acquisto della Libia i li. La ri forma tributaria e doganale i III. Le provv idenze sociali i IV. La questi one del Mezzogiorno. Se non ci dichiariarr o contenti innanzi a una mensa cosi bene in,bandita, vuol proprio dire che siamo nati e mor iremo impe nit entemente incontentabili. Eppu re noi - pur riconosce ndo con legittim a soddisfazione che i riform isti di destra fanno . nella loro relazione un primo passo sulla via, che r.oi :-itenia mo necessa ria - non ci sentiamo ancora au torizzati, da ta la tris tizia del nostr o carall ere, a dichiara rci. .. tranquilli Perchè nella relazione dei riformisti di destra noi tr o,·iamo, bensl, una nota di problemi da risolvere, una specie di ordine del giorno per future discussioni; ma non troviamv il meglio, cioè, le soluzioni; oppure le troviamo acce nn.ate in maniera troppo poco impegnativa e troppo in– coerente, vaporosa e superficiale. Il relat ore cerca di giustificare questa impre– cisione del pen siero del suo gruppo, innanzi ai • problemi che debbono essere risolti •, con la considerazione che " non è qui (nel Congress o) il momento di in– dugiarsi nella de termin azione preci sa delle ri– forme più salienti da porr e dinanzi ugli otto milioni cli elettori, ai quali si è test~ affidata la sovranità de llo Sta to: in un Congresso per vaso dalla passione delle tendenze, non ci sarà posto per un ampio e profondo esame delle ri– forme impr orogabili "· E non si pub dir e che non abbia ragi one. Ed è la condanna anticipa ta e ben merit ata dal Con– gress o di Reggio Emil ia, dal qua le sa rebbe vano attend ersi all ro che una nuova lor omachia di biuntini smi e di scomun iche più o meno ri– voluzionari e. Ma qu el che non potevano certa • mente fare nel Congresso, i riformisti di destra potevano e dove vano farlo nella loro relazion e. Di fronte ai rivoluzionari - che probabil– mente avranno nel Congr esso la maggioranza, ma sono incapaci, nella lor o incoltura, di altro che cli lanciar grida e pr oteste contr o l'universo mondo i - di fron te ai riformi sti de la mai,i gauc!U!, che risusci tando e peggiorand o la vec• chia demagogia ferriana, cercan o di dissim u– lare in una revivis r.enza di misticismo.... ritar• datari o il tentativo sistematico per scantonar e e non compro mettersi nella discussio ne concreta dei problemi improrogabili; - i riform isti di des tra, alla vigilia di essere, come sembra, espulsi dal Pa rt ito Soci alista, se avessero vo– luto fortemente mett ersi a cap o di un movi– mento pC'litico diretto a fare del suflra gio quasi univers~le una grande forz a riform alrice e rin– no,·atricc della nostr a vita naz ionnlt-; - av reb– bero dov uto proprio in qu esto momento definire il loro programma d'azio ne per i pr ossi mi anni, e consegnarlo a un documento solenne , che i riv oluzionari e i riformisti di manc ina non avreb-

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