L'Unità - anno I - n.24 - 25 maggio 1912

li problema dtll' .1.cqua. Le colture erbace e sono qui alla mercè della l)ioggia come in nessun'altra parte dcll' Italia . In nessun'altra regione, come nelle marine pu– gliesi, il prodotto dei cereali e dei foraggi ,oscilla entro limiti cosi vasti : pel grano, da men o di quanto se ne è ,cmina to - 5 tomoli a vtrsura, ossia poco pili di due ettoli tri per ~ttaro - a 6o-70 lomoU la versura, ossia un prodotto di 23-25 quintali ed ettaro, ottimo an– •che per le te-rre di bonifica de l fer rarese; e pei foragfi , da niente - dico niente ! - a 50-60 quin• tali di fieno per ettaro, in un unico sfalc io pri– maverile . E tutto questo, secondo che l'inverno .e la prima\•era secondino, o no, l'opera dell'uomo. A ravvicinare molto questi estremi di produ– zione, non valgono· nè mezzi nè arte di agri• <oltor e. Cer to qualcosa ottengono: mentre a Caudiano il grano può alla fine d'aprile tirare ancora penosamente innanzi per qualche giorno, pel vasto Tavoliere il raccolto è in gran parte perdut o, irremissibilmente perduto. Ma, come dicevo, se non piove subito, ,1nche a Gaudiano, malgrado i buoni coltivi e le buone concima• zioni, SArà una rovina. Ed è facile immaginare <:ome si chiuderà quest'anno il bilancio degli affittuari, che collivano col danaro preso 2 pre• stito, e che rapprnsentano la regoln nelle zone granifere della Puglia e della Basilicata (1). Oh, se in questi paesi ci fosse acqua per ir• TigarC",quali miracoli incredibili non farebbero -questi agricol tori con questa terra! Ma, se si dovesse credere alla relazione in• serita dal prof. Bordiga nella pubb licazione della -Commissio,11reale per gli st"di t le proposte r,. Jahvt ad opere d' irrign;io11e, nella pro,·incia di B 1ri non ci sarebbero attunl mente che soli 6ooo •dtari irrigati: una miseria, in confronto alle vnstità della provincia ! Eppure anche questi c6ooo ettari sono molto fantastici : il prof. Bri– ganti, che la provincia di Bari l'ha passeggiala -da un estremo all'altro, - mentre il Bordiga ha costruiti i suoi dati sulla scorta delle no- 1izie sulla estensione delle colture raccolte dall'Ufficio di statistica agraria del Ministero <I' J\gricoltura dir etto dal Valenli - il Brigan ti .-idurrebbc la superficie irrigata in ~rovincia di Bari a circa 6oo ettari. Ecco la poltror.eria meridionale - mi sento <lire - : dovrebbero irrigare I Piano, miei signori I L"acqua per irrigare, <love trovarla, se non ci sono sis temi montuosi -e boschivi che la accumulino e poi_Ja distribui– ·scano per mezzo di fiumi, se non cade dal cielo, -oppure se appena cad1.1lasfugge a grandi pro• fondità e non c'è pili convenienza economica .ad andarve la a cercare? 11 dis1idio fra il Bordiga e il Briganti sulla •estensione delle terre irrigate della pro,·incia di Bari, bene osservato, sta a dimostrare ap. punto che la irrigazione manca laggiù non certo ,per inerzia dei coltivatori. 1 contadini pugliesi, infatti, riescono, utilizzando con mirabi le tena– cia le più insignificanti acque di rifiuto o la• ·vorando mirabilmente con la zappa, a far vi– vere gli ortaggi in condizioni di terr eno e di clima dilfici lissime. E sono proprio questi orti i circa 5500 ettari, che il Bordiga afferma e il Briganti nega che sieno irriga ti. Hanno ra– gione tutt i e due: gli or ti sono irrig ati si, ma dalle mani dei contadi ni. I qu::1li,se l'acqua ci fosse nel sottosuo lo, da quanto tempo sareb • bero andati a prcn clen •ela, invece cli immobi• lizzare enormi capitali nel!e cisterne o di man• dare per i paesi a raccogliere per mez1.o di 'bolli a goccia a goccia i più disgustosi rifiuti I L.t v.trlcU. delle coltutt. Unico rimedi o di qualche v:-ilore contro la -.perversità del clima è per l'agricoltura meri• dional e la vari età delle cùlture e delle indu– st rie. A Gaudiano , ,mche quest ' anno, malgrado la siccità spa,·entosa, il gregge pecorino dà una rendita nrtta vistosa a confronto del capitale impiegato, in cifra sia assolu ta, sia percen • tuale. (1) t pi°'uc o ,i J)fimi di mlJj io, an in miturt in,ullicicnle ; e con 1'11gr1,.,n1c cbt tc;:uirono ,Ua riog1,:i• •cn 1i f,NJi e aot• 1,1c quui riaiJc Japprim,, poi. nei ciorni d,I 13 1I 10. il te– cnuto fOl'ino.o ll'UIO uldo. Se nOfl ~. dunque-, il di!.UUO pfO– •pcUato 1,0pn, poco ci m,n~• : e ben poc, t Ofllmai la ircra:111 -di 11ccollo ptr tun, le ompaanc dtl Tu olicrc d, AKoli Sa– cri.no in 1iu. Noa mollo mc1lio Hn ao pti cere. li le •.uùu i~ rutbc. Si ~IH t0lo il sub Appcnaino e I, atont.cna. L'UNITÀ 95 I mandorli (a G:rndiano con grande antiveg– genza sono stati pi;1nta ti su larga sc:1h1 sin da J.t. anni fo, qu:1ndo ancora in quella zona erano sconosciuti) sono stracarichi: più frutti che fo– glie. Ma i frutti potranno maturare senz 'acqua ? riusciranno le piante · :1 compiere il miracolo di esprimere acqua da un suolo, che non ne riceve dal giugno deW.:1no pas sato? . • La vigna h:. cnccinlo una discreta o buona prome ssa i t', fors<\ far:\ il miracolo di tira re in– nanzi. Dunque , cerca li scrnprt-, per forza, malgrado tutto; ma non C<-rc.1lisoli. Oltre at.l ess i, in• nanzi tutto, fornggi, qua nti debbono bastare per gli animali da lavoro, e quan t i possono occor– rere per quelli da frutto: - a Gaudiano si sta provandc, e la prova è ben dura ~ per.:;ino l'erba medica, che finora, grazi e alle cure del- 1' imp ianto, è bene attecchita e resiste ,·ittorio• sa, 1>erquanto non abbia nvuto che acquerug– giole insignifican ti. E poi colture arboree: e fra le colture arboret-, in prima linea i mandor li, meno costosi a coltivare e di più rapido rendi– mento; in seconda linea, gli uli\!i, di rendimt-nto assai lontano; e dentro a mandorli ed ulivi, ovunqut-, la vigna. Ma. è una rivoluzione agraria cd economica, la quale non può esse re fatta che da i proprie• tari o dai fittaioli che facciano contratti a lunghis• sima scadenz;l. E i coltiva tori devono disporr e di larghi risparmi, per investirli gradualrhente nel suolo e tener ben fornite le scorte. Spe– cialmente Je colture arboree, di lento rendi· mento, sono pericolosissime, quando sono fatte coi denaro preso a mutuo . Senza una grande e continua abbondanza di capitale, dunque, nessun vefO progresso agricolo sarà possibile, nelle Puglie in ispec ie e nel Mezzogiorno in genere. Ora lo Stato italiano, con la politica delle grandi spes~ che sottraggono, sotto forma di impos te, ingenti capitali alla produzione di ogni tipo ; colla protezione concessa alle indu– strie, che attira verso queste i capitali e au– ment;:, i prezzi delle macchine, dei concimi e in generale di tutti i consumi necessari agli agri– coltori i con l'enorme sviluppo del debito pub• blico, che assorbe i risparmi, sollo forma sia di rendite di Stato sia di debi ti degli enti locali e dello Stato verso la Cassa depositi e prestiti ; - che cosa ha fatto in questi cinquant'anni pas– sati, se non sottrarre continuamente capitali all'agricoltura, con danno maggiore delle re• gioni agrico le pii', povere e più deboli, e per– ciò più bisognose di capi tale per poter progre• dir e? E come se cinquant' anni di errori non ba– stas sero, abbiamo ora la impresa di Tripoli, a cui - pare impossibile - applaude sopratutto il Mezzogiorno d' ll alia ! EliGt-::S IO A ZDtO:STI. La speculazione mal riuscita. l ~iornnli clericali sono addirittura fuori delfa :~~i~l~ri 1 ~a ~!ii~lt~rcl ~:~~!~~i~1\ 1 :~ 1 • 1 ~ 0 ' ~~~i~n~ 0 vf ;,~:~ mcco • rh iolto dall'on. Giolitti 11:l'on. Tura ti. I guaiti 1.lcl Con·icre d'lfnlia, sopra tutt i, arri– vano al cielo. Il giorna le clerica le appaia Gio• litti con Saill Pascià: Giolitti turco d' Italia : è un colmo'. I lnmenti acl giornale clerico-patrio l– tico•tripolin o sono cosi caratt eris tici, e comci– dono cosi perfettamente colle malinconiche os– servazioni fatte dal Marchese Crispolti sulla spe – culazione clcrico-nazionalista ahimè così mal riu• sci ta (vedi .Unità, n. 22), che è pregio dell'opera riprodurli: ,, L'on. Giolitti ha invocato, per comba ttere i • cattolici nemici de lla patria, l'alleanza dei socia- • listi e cioè proprio di coloro che oggi, mentre • tutti gli italiani e i cattolici tra i prima s~guono • con mirabi le slancio la guerra, in cui l'Italia • è impegn ata per il suo onore e per la sua 11 ~rand<'zza. tentano di opporsi, soli, alla bella 11 impresa , e bestemmiano la patria , e deside – • rnno la ri\'olta dei soldati. e parteggiano per ,, il tur co! Proprio con que sta speci e di patrioti " l'on. Giolitti vuol nllc:irsi, per comba ttere co• • loro che la patria anlllno tl:1\·\·ero e la patria • vogliono grande e felice e ,•ittoriosa. E ai cat- • tohci che seg uono con amore, in\'ocando su 11 di esse il favore del Dio delle ,·1ttorie, le armi • italia ne nelle terre d'Africa e sulle acque del- • l'Eg eo, l'on. Giolitti preferisce i socialisti che • tengono comizi contr o la guerra e tentano di • far penetrare nelle caserme l' incitam ento alla • ribellione . .,.\i cattolici che df\nno ,·olcntieri 11 alla pMria italiana il sangue dei loro figliuoli, • il capo del ~o,·erno italÌan o preferisce i so,. • cialisti, che uwitano il popolo a negare i suoi 11 figliuoli an•~scrcito e alla mar ina e gli inse– • gnano a non distingu ere la bandiera d' Italia 11 da lla bandiera turc11 "· Che delusi one ! che strazio! che... stropiccia - turn ! A cominciare dal prossimo numero ces· scrà (' inv:o del giornale a quei signori che non banno pagato l'abbonamento. Id GL' INGEGNERIDELLE MINIERE Entrando col nuovo seco lo e colle migliorate condizioni delle finanze in un :1ttivo periodo di rin.1scenza, l'Italia ha prov\'eduto saggiame nte a migliorare tutti i serviz i ci,·ili tra scura ti nel precedente decenni o di strettezze finanziarie, e li ha rinvig oriti nell':1zione loro fornendoli d~i mezzi necessa ri ad un funzionruncnto pitì con– sono ai nuovi bisogn i t.:na istituzione sfuggita alle cure del paese è quella del Corpo delle Miniere. E,;sa, dopo una fase brillante nei primi tempi della unif'icazione d'Italia, ebbe a subi re tali dt'forma zioni e ne– gligenze da esser di\·enuta qu.1si irriconoscibile, tanto che il parlarne ora, dopo un periodo di abbandono di oltre tr ent'anni, sembra una vera esumazi one. Le orlclol dcU' htl luilooc, Prima del 186o, tulti gli staterelli in Italia possede:. 1 ano una istituzione speciale per le mi• niere: fra tutte , la meglio organiua ta era quellla del Piemon te ; ond'è che, con l'unificazione po– litica del paese, e::Jsafu estesa a tutta l' Italia. Il Corpo dt"lle Miniere d~I Piemonte ripeteva la sua orgn nizzazion e e il suo indirizz o da que llo di Francia. Per l' intirn~ rapporlo dell'industria estrattiva con le industrie pili important i,il Corpo <;felleMiniere, più. che essere Ut1aistituzion e di– retta a disci1>linare e lvorire lo sviluppo della sola industria mineraria, estendeva la sua azione a tutto ciò che di vitale avevano gli interessi del paese, e costituh•a perci ò il più. importante, se non l'unico, corpo consulen te tecnico•indu – striale dello Stalo . Per la vasta coltura, che era necessaria nell'esercizio di una funzion(! tanto complessa, la scelta del personale era oggetto delJa massima cura dell o Stat<", e non era che dopo ripetute e sicure prove che veniva con– cessa ad un ingegnere l'ammi ssione al Corpo. L'azione di quella istituzione era assai apprez– zata e utile per l'economia genera le, e il paese circondava della massima stima i suoi com• ponenti. Siffatta nobile tradizi one, gelosamen te curata tutt ora in Francia, il Corpo delle Miniere man– tenne alta in tutta Italia , anche dopo che la sua azione fu estesa al paese unificato. Dal 186o al 18j5 fu un fulgido periodo di attività per la sagace direzione e il grande impulso dato da Quin tino Sella, e per l'opera intelligente ed at• ti\'a di Perani. Gio:-dano, Berrutti, Axerio e molti altri valorosi. Al 186o, vi era tutto da fare in Italia : l'organizzazi one dei servizi tecnici e degli insegnamenti professionali, l'introduzione e la disciplina delle industrie , la revisione dei trattati di comme rcio e delle dogane, i grandi la,·ori ferroviari e stradali. Il corpo delle Mi– niere non fu impari al bisogn.o; e do,·unque portò la sua opera nei vari lavori e il suo con– siglio nelle varie quistioni a lui sottoposte dai Ministeri dell'Agricoltura, dei Lnvori Pubb lici, delle Finanze e della Guerr:i. Manc;1vano al– lora in Itali a, o erano in numero molto esi• guo. i tecnici di ,·asta coltura i 1>erciò al Corpo delle Miniere ricorrevano anche gli indus tria li. l giova ni ingegne ri. per completare e approfon• dire gli studi minerari e indu striali, erano in– viati per un periodo cli due anni nelle miglio ri scuole estere e in viaggi d'istruzione attraverso le regioni più prog redite. Volta a volta che la ne('essi tà di qualche quu tione tecnica , o di qualche speciale ramo di sci~nza lo richiede,•a, il Corpo ;.veva premura di inviare anche gli ingegn eri anziani nei var i paesi di Europa a fare inchiestf\ a compiere speci ali missioni, man tenendosi cosi a contatto coi progressi più recenti, sempre pronto a soddisfare etlicaccmcnt e ai compiti cui cm chiamat o. E i consigli pra – tici, che il Corpo de lle Miniere forniva alle iniziative private, gli avevano assicurata la sti– ma e la considerazione unh•ersa1e. Il ICtvfd o ccoloclc:o. Coll'unificazione del Regno, si era pure impo• sta la necessità de l rilic\'o geologico de l paese. Quint ino Sella studi ò lo schema di condotta dei la,·ori, e propose di crea re una sezione speciale del Corpo, formata da ingtgn<'ri geologi prepa– rati particolarmente a quell o scopo. (n\'iò anche alcuni gio,•ani a Londra per seguire gli ope ra– tori del Geologica! Suney , che era allora il Corpo meglio orga nizzato per que l genere di rilievi. Le strett ezze della finanza pubblica ritardar ono per alcuni anni l'impiant o del ser• vizio della Carta Geologica e la preparazione del personale adatto alla bisogna. Ma nel 1877 l'Ufficio Geologico potè dirs i comp letamente for• mato. Si diede allora un grande impulso agli studi dellu Carta, quasi a voler ricuperare il tempo perdu to. Il 1>erso 111dee i mezzi finanziari furon c,sempre più abbondanti: nel 1887 lavo . rav:-ino alla Carta 15 ingegneri, e uno stanzia– mento di oltre 16o .000 lire era assegna to ai la– vori preparatori e ulla stampa. Se non che quel la,•oro, cos1 sviluppato, esor• bita\'a dal compito specifico d,J Corpo delle Miniere. li Corpo, che doveva avere funzioni tecn iche e pratiche, veniva trasformato in un organo prevalenteme nte scientifico: poichè, su circa 34 ingegneri, le energie più. alacri e più. fattive erano impiega te al servizio della Carta Geologica : lavoro grandioso, di lunghissima durata e di carattere eminen teme nte scien tifico. Il Corpo delle Miniere doveva cer tamente pren• der vi parte, e anche iniziarlo e determinarne Jo indirizzo, perchè pochi erano allora in Italia i cultori di geologia e scarso l'11ffiatamento loro. Ma non dovevano queg li st udi diventarne la parte assorbente delle sue funzioni. Erano, di mano in mano, i docenti di scienze geologiche delle Università e degli Istituti superiori che, più. op– portunament e, dovevano esser chiamati a for• mare la Carta, pur restando qualche membro delle Miniere a far parte dell'Ufficio Geologico, · per quella unità e continuità, che sono proprie di un ente di Sta to, e che sono necessarie alla cond otta di questo lavoro. Una collaborazio ne indiretta alla Carta l'avrebber o sempre por– tata gli ingegneri minerari, con la raccolta delle osservazioni e con i rilievi, che il pro – gressivo sviluppo delle coltivazioni min~rarie avrebbe loro ofterto il modo di fare. Gli studi geologici di un Corpo dt:lle Miniere devono a– ver e carattere soprattu tto applicativo con prin– cipale riguardo alla possibilità di sfruttamento minerario, ali' idrografia e all'agraria. li lavoro della Carta geologica, in\'ece, ha assai poco da vedere col Corpo delle miniere, e, come in altri paesi, dovrebbe costituire un servizio a sè. ,\ cominciare dal 1887, poi, mentre !li lascia• va sempre al Corpo delle Miniere il servizio geologico, ne venivano ridotti rapidamente i mezzi finanziari, finchè il Corpo fu ridotto a dover conservare, per lungh i decenni, negli scaffali i lavori di rilievo, mancando i fondi in• dispensabi li alla revisione e alla stampa • La decadeou. Mentre, stronca to il Corpo nel modo anzidetto , distratti dal servi zio vari altri membri per gli insegnamenti nelle scuole min ernr ie e per in– carichi vari, non rimnnevan pitì disponibili per il serviz io minerario vero e proprio che una dozzina di ingegneri e anche questi diminuiti spesso dalle vacanze dei quadri, - si rendeva • no sempre pili numer ose le quotidiane pratiche burocratiche, crescevano i St!rvizi inerC"nti alla regolazi one della proprie tà minerario, alla com• pilazione della statistica, alla vigilanza e poli• zia dei lavori minerari. Erano compiti più. che sufficienti per immobilizzare i pochi rimas ti. Ma si manifestavano intanto più. forti anche le esi– genze di una maggior tutela del lavoro; e si ebbe la legge sul lav.Jro delle donn e e dei fanciull i. E poichè era stata bensl crea ta la legge, ma non l"organo chr. do, •eva vigilar (' all'applicazione di essa, e il Ministero di Agricoltura non posse• deva altri tecnici ali' infuori di qu~lli delle mi• nierC", cosi fu addossata ai pochi ingegneri mi• nerar i anche quella vigilanza. Si videro quindi gli ingegner i dell e mini ere and.tre negli stabilimenti industriali non più, come vent' anni prima, in veste di tecnici . sti– mati per lo studio dei mezzi, per promuovere lo sviluppo delle industrie a vantaggio della econom ia nazionale, ma in qualità di agenti di P. S. per \'erificare l registri operai e control• lare l'età degli adolescenti. Non basta . Nel 1897, con un regolamen to, poco cost ituzionale per qua nto riguarda i rap. porti ch'esso creava con il Corpo de lle Miniere, veniva addossato a questo il servizio di vigi– lanza sugli appare, :chi a vapore. Cosi gli Uffici dei distre tti minerari, quelli del contin ente so-

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