L'Unità - anno I - n.23 - 18 maggio 1912

problemi della -vita italiana. Si pubblica il Sabato in Firenze - Direttore GAETANO SALVEMINI - Direzione e Ammioistra:ione I Borgo Ognissanti, 40 - Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il .keeno e per i paesi italiani dcli'Austria e della Sviuera; per l'estero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO - Conto corrente con la posta. Anno I - N, 23 _'._ 18-·Maggio 1912. SOMMARIO: Riformi■mo antimaHonico?, ~•ossERVATOu ;. - Protezionismo industriale ed esp~rtutoni agricole, EDOARDO G1RKTT1. - Nel commi■aariato dell'emigrazione. - Intorno alla nuova rrocedura elettorale, L'UNITA. - La preparazione dei maestri elementari , l<000I.F0 MONl>Ol.l-'O. - Gli aforiami di Niccolò Machiavelli aopra Ja guerra di Libia , A. DRAG0NETTJ, e scuote dl Saaaart , L'UNITÀ, - La posta doll'• Uniti\• : No11 ho bùox110 d; sapere .•., S. ~!INOCCHI. - Frammenti di vita italiana: I mul11i della /eg~I! D,weo-Creda,·o. Riformismo .antimàssonko? Ntll' A vanti dtl 7 maggio, ;,, fondo all'ultima c'olon11udtlla Stco11dapagina, si trova st}olta col titolo Clericalismo rosso la 11olù1ia della riu– lUOIUdtlla Coslihun/1 massonirn a Roma. E la ·;~,forma•iont è commtnlala collt stgu tnli pnrolt: " ~ 11011 bas/nsstro i numttosi prtc;dtnli, e • fa•io11t cos/anltmmle svolla dalla Jllosso111ria " per turbare qt1tlle 11/11divis,ot1idi par/ili, clu " sono ilprtsuppos/o di ogni n•ioue palifica sincera, "tnergica, efficace, le<11/uali vicendedella guerra • snrebberop;;, cl,esufficienli a dimos/ra,·e al pro- • lttariato italiano che cosa c'è da sperare dalle • /or•t masso11ic<>-democratid1t d'lfaNn . li. pro• • ltlnrio procede per la sua s/radt1 con lt su~ • /or•1 t stn•a bisog110 dtll'aiulo di alcuna sella "· 1 • numerosi pr,ctdmli ., 1sislrva110,a dir, il ve,·o, già ai bei ltmpi, ;,, cui moltissimi digli nlluali riformisti di sinistra, ;,, frnltl'nn comlmlla co11mollissimi riformisti di desh·a, la– voratJa110a tu/l'uomo a promuovere t stcottdart la ma~onia•cuio,u dtl Pnrlilo !:,ocinli"sla. L'o110- t'1Vo/eClaudio Trrv,s, al/un/e dirti/ore delf Avanti td 1z-dinl/ort del massonico Tempo, di questa ma.ssoni••a•iont 11 sa qualcosa. N, la guerra di Tn'poli, per citi vuole giudi– ,:ar, ;,. buona fede, è tm fallo che da sì solo ,;,,.tljlehi i ,,,,,_furori onli111ouot.ki , J,ff A,•imli: f>Wcl,' iroJwio la Massonrria - ea noi, antilri– polini convinti, rincresce assai della mala com• J>agnio,ma la verità è qu11ta - la Alassoneria. è stola fra lt orga11i•-tn•ioni • d1mocratid1t " quella c/,e J,a resistilo meglio che ha potuto alla sp;nta tripolina,· 1 se ad imprtsa ;,,;eia/a ha a– d1n'/o ad tssa td ha ctrca/o di far dimmlicare ,oi subili entusiasmi la sua rilul/a11•a anteriore, qu,sto non ì che "" caso di que/l'opporl,mismo insinc,ro t vigli_occ/111/0d,11" ltfassonen·a - oPj>orhmismo, cl,, non doveva esurt ignoto ai riformisti di sinistra anche prima della guerra · lrij>Dli/ana. . La q11aleguerra alla finr finirà. E allora ,-,, c/11 cosa continuerà a dijfertn ainrsi r A vanti e il riformismo di sin;s/ra da quel riformismo di deslra, c/11 cons,rva /"flora a/limi e in– limi rapporli cott la Massonwia? Oggi f A– VMnti dissente dalle Jor•e • democralico-masso – Hie/11 •• p,rcltè qtttsle appl<1Hdo110, di b11011a o di mala voglia, la gutrra, ntenlte r Avanti la fi– scJ,ia. Ma scomparsa con la fine dilla ~uerra qutsla cnllsa di dissidio, in c/,ecosa il prograt,,ma concreto e f••ione giornalitrn dt/ riformismo di sinistra con/inutra,,no a diffen·re dalfa:ione dtl ri/on11ismo di destra e dilla democrrr8ia masso,rico, _ con cui il riformi"smo di sfoistra /" insino a ien· pane e cacio? Quella piccola nolicina a11/imasso11ica, ouhieg• gianlt timid,lla e vtrgog 11osctla i11 fondo a qutlla pov,ra ultima colonna di srcouda pagina , i il primo si,,/omo di ,ma ri11novalnuurgica t10/onlà di p,11snr1e di agirt in nvl•mirc assai diversa– n,en/c che 11elpassalo, vo/011/iicomu11ea tu/li i capi dr/ ri/onnismQ di sinistra ? oppure i la sm ,plitt opi11io11e personale di qualche redai– /ore poro disc,pli11alo,che occorrerà da ora ;,, po; S(}rvtgliare ,mpo' nirglio, affi11dì 11011 rompa le uova ntl pnniert con si.Ifa/lo gentrt di stra– vagan,;, ? Stsan rose,fioriramio. /11fa11to, prwdiamo noia dtl fallo immdito, e stiamo a g uardar e .. L'oss t-:R\"ATORE. S.ar.ì sospeso dal prossimonumero ['in'l:!io dtl giornalt a quei RNENDITORI eh, non si saranno messi in regofa con l' a.mmi– nislr.a$ione. e ino ·pr ·otezio~isnÌo i~dust;i~le ed esportazioni agricole. Il sistem~ della doppia tariffa. In un mio precedente articolo sulla questio• ne doganale (I) ho messo in guardia i produt– tori e gli esportatori agricoli del Mezzogiorno italiano contio l'attivo lavorio, che si sta compiendo a loro danno dal piccolo, ma potente e inframmettente, gruppo degli indu– striali prol !tti del Nord, i quali cercano di profittare della non lontana scadenza dei principali trattati di commercio (1915-19 17) per carpire una nuova ed abbondante messe di favori e privilegi legislativi. Lo scopo immed iato, a cui tendono i pro– tezionisti industriali, è la moditìcazione del– l'attu ale tariffa generale di dogana nel du– plice intento : 1. di aumentare le misure della prote– zione, sia elevando i dazii sulle « voci > non iz:npegnate negli attuali trattati, sia spe– cificando meglio tali voci, col diminuire i dazii che non li interess ano e coll'aumentare quelli che li interessano, in modo da ot• tenere; sosl4J}zialmtnte lo stesso risultato , pur avendo l'aria di fare opera di equilà e di moderazione ; 2. di legare le mani ai negoziatori dei futuri trattati, per modo che sia esclusa ogni concessione sulle « voci • industriali da pro· teggerc, con la conseguente impossibilita di ottenere in compenso dagli altri paesi la ri· dµzione di 'luei dazii, che ora maggior– mente ostacolano le esportazioni dell'agricol– tura italiana i~ genere e della meridionale in speci~. Come mezzo pratico per arrivare allo scopo desiderato dal protezionismo mani– fatturiero del Nord, si presta assai bene il sistema della doppi a tariffa doganale, a cui pare che anche l'on. Luzzatti sia ora com– pletamente guadagnat o. È noto che questo sistema consiste nello stabilire per ogni « voce > della tariffa do· ganale due dazii distinti, il più basso dei quali dovrebbe rappresentare quella misura mi– nima di protezione,_ che e si giudica > in– dispensabile alla sp-:ciale industria nazionale, e che, quindi, oon do\'rebbe essere dimi– nuita per nessuna ragione e contro nessun corrispettivo nelle negoziazioni per la rin– novazione dei trattati di commercio. Ac~ettato in teoria il sistema della doppia tarifl"".a, è OV\'ÌO che i dazii minimi più alti (mi si passi il bisticcio) debbano essere sta– biliti proprio a fa\'ore precisamente di quelle industrie più artificiali e più deboli, che tor– nerebbe con to di \'edt:re sparire del tutto, piuttosto che tenerle malamente in vita col– l'ossigeno della protezione e con danno gra– vissi mu dello Stato e della Nazione. La coniug••ione del vtrbo protegrere . Non occor re spiegare che il « si giudica > 1 or ora adoperato, è stato messo per studiata mode stia in luogo della forma più chia ra e _più propria, che fa dipendere la misura mi• nima della protezione dal non disinteressato giudizio degli industriali stessi che la godono. Si sa come nella pratica vanno le cose. (1) • La nuova fase dogana le e gli interessi del Mezzogiorno d' halia •, N. 10 della U11ità 1 12 febbraio 1912. Id I u L'agitazione per l'aumen to dei dazii (e non mai per la loro riduzione) comincia sempre da parte di coloro che ne godono, nell' indif– ferenza supina di coloro che ii pagano. Ciascuna industria o ciascun gruppo di industrie protette o da proteggere conduce la c.:impagna dapprima per suo conto esclu– sivo. Poi avvengono gli inevitabili contatti e compromessi fra quelli che urlano e si affaccendano di più. Il vecbo e proteggere » è coniugato in tutti i modi e in tutti i tempi: e io mi proteggo ; tu ti proteggi ; noi vi proteggiamo 1 se voi ci proteggete; ins ieme prottggeremo il Governo, purchè il Gov erno ci protegga.... > .. Naturalmente in questi accordi ed in que – sti comvromessi non sono tutti forbì ed abili aJ un modo. In molti casi, l'inganno protezio– nista consiste nel moltiplicare i dazii della ta• riffa doganale, in modo da comprendervi molte produzioni, che dai datii stessi non possono ricavar e alcun profitto, ma che per la igno– ranza di coloro che le esercitano, diventano a1'~,,; e snlidrli del eistema, del quale esse sono veramente le vittime. Ad ogni modo, i più furbi e più abili,quelli che sanno gridare meglio ed hanno più quat• trini da spende re, riescono facilmer,te a met– te:e gli altri nel sacco. Ma la particolarità del 8ioco c-,nsiste in questo, che quelli che finiscono per perdere, difficilmente alzano la voce contro quelli che hanno guadagnato . Forse questo avviene perchè tutti si sentono legati da impegni,che non si possono svelare alla luce del sole i forse i burlati non si sentono nè la capa• cità nè il coraggio di ingaggiare la battaglia contro i loro più fortunati alleati•nemici, e sperano sempre di essere individualmente am– messi in qualità di parassiti al lauto banchetto, od alla peggio di raccogliere le briciole di questo, come il Lazzaro della parabola evan– gelica alla porta del ricco epulone. Le rarioni del protezionismo e l'esempio della siderurfia. Un'autorevole Rivista industriale, la Società per Ati oni 1 rendendo conto qual che · tempo fa di una sua intervista coll'on . Luigi Luz– zatti, la faceva seguire dall'e sposiiion e (cer– tamente autorizzata) di alcuni capisaldi già assicurati circa i « criteri >, che dovranno servire di norm a direttiva per le future ne– goziazioni commerciali . Il p,ù importa nte di cotesti « criteri » è quello che la Rivista formula sotto il N. 0 5 e che cit.p testualmente ad edificazione dei miei lettori : e La maggior protezione com– e prender ebbe le indust rie, la cui vita si e riti ene indispensabile ali' Italia, onde assicu– « rarsi in rapporto alla relativa produzione « I' in:!ipendenza dall'Estero: industr ie che « non potrebbero vivere senza la tutela dei < dazi alle frontiere . Ci rca a queste ultime e non si mancherebbe di tener conto anche e del non trascurabile fatto che le giovani e Società italiane non hanno potuto ancora « effettuare làrghi ammortamenti, come hanno e praticato I~ grandi Società straniere; per )e « quali ogni guadagno, non più soggetto a « depurazione d'in tere ssi, costituisce« utile>, « e la cui concorr enza di\'enta quin.-!i assai e più temibile •· • Tutto questo sembra scritto in modo par• ticolarissimo per l'industria siderurgica ita– liana, che è l'esempio più tipico di quel- 1' industriali smo artificiale e malsano, creato dal favore legislativo e che lungi dal contri • buire all'aue1ento della ricchezza e del be– nessere del paese, ne è il parass ita che biso– gna subito sopprimere, se si vuol render e possibile lo S\'iluppo naturale delle industrie veramente utili e produttive. Uno degli argomenti, appunto, a fa\'o re del protezioni smo siderurgico è che la vita della siderurgia e si ritiene indi– spensabile ali' Italia >. - Ora I' ing. Ri– booi ha distrutto matematicamente il tri– ste sofisma, che sia indispensabile e che con– venga all'Italia pagare a prezzi artificial– mente altissimi un prodotto di prima neces– sità, come è di\'entato ora il ferro e l'acciaio, coll'unico risultato di rendere impossibile la vita alle industrie metallurgiche e meccani- – che e di esaurire completamente in , pochi anni le scarsissime riserve di minerali che– ancora ci restano (1). Un altro arS,omento è che la siderurgia ita– liana è debole di fronte alla concorrenza straniera, perchè l'industria strani era lavora con stabilimenti completamente ammortizzati. Or èquesta un'affermazione bugiarda e sfacciata. L'on. E. Chie,a in una tabella statistica, fatta stampare in allegat o al suo forte discorso alla Camera dei deputati, ha messo in chiaro come i grandi stabilimenti siderurgic i esteri · ammortizzano i loro impianti in ragione dati' 8 al 20 per cento all'anno, mentre gli itali.:mi nel 1910 hanno ammortizz ato dal 3,70 per cento (Elba) al o,JS per cento (Piombino) I È vero che gli impi anti del e trusl > si– derurgico italiano sono stati straordiriaria– mente e annacquati •, come è stato provato dalle perizie fatte fare dalla e Banca d' Ita– lia > alla vigilia del recente e finanza• mento > 1 Le esportazioni agrarie. Ora contro le rinnovate pretese del prot e– zionismo industriale, occorre tener bene pre– sente che aprire piil largamente le nostre fron– tiere alle importazioni dei manufatti stranieri è la condizione essenziale per ottenere coi nuovi trattati di commercio, ed anche indipendente– mente da essi, sbocèhi più facili e più sicuri alle esportazioni dei prodotti naturali del suolo e di ogni sana attività nazion.tle. Dico espressamente che un tale risultato può e deve essere conseguito tanlo coi nuovi trattati di commerdo, quanto indipendente– mente" da essi, perchè il nostro regime pro– tezionista è responsabile direttamente - an– che senza che gli si imputino le ripercus– sioni delle rapp resaglie estere - del limi– tato sviluppo, che hanno sino ad ora potuto assumere le esportazioni dei principali pro• dotti agrari del nostro paese (eccettuate le sete greggi e e lavora te, le quali del resto hanno pa• gato pur es,e e pagano un ben grave tributo al feudalesim o delle industrie artificiali pro– lette e privilegiate). Richiamo l'atten zione dei lettori sulla se– gue11te tabella, nella quale sono indicat e in ordine d' importanza decrescente le esporta– zioni agrarie italiane, che nel t 9 I o hanno raggiunto o superato il comples sivo valore di 5 milioni di lire. (1) Ve<li Unitti, n. 9, 11, 17.

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