L'Unità - anno I - n.21 - 4 maggio 1912

L'UNITÀ GLI ELETTORIANALFABETI tanto un uomo superiore vede più chiara– mente i nuclei fondiimentali dei problemi, mette a servizio della soluzione migliore lo sforzo del suo pensiero e de lla sua vOlontà, e accelera il processo delle nuove formazioni ; il più delle volte è la concorrenza fra i .Partiti, che, attraverso sperperi enormi di tempo e di tentativi, fa prevalere le soluzioni _menQ lontane dai bisogni delle masse. ln tutti i casi, finisce col prevalere quel par– tito, le cui idee e la cui azione meglio soddisfacciano i bisogni di quelle classi o di quei gruppi, che hanno maggior peso socia– le. E molte volte' avviene che , risoluto per opera di un partito un dato problema, que– sto partito è incapace di sentire i problemi nuovi, è scavalcato da nuovi partiti formatisi sotto la pressione dei nuovi bisogni, si ~i– batte invano per ··alcuni anni dinanzi ~i nuovi venuti invocando il ricordo dei servigi resi nel passato, alla fin~ si discioglie. Niente da perdere! . Il diluvio degli elettori analfabeti veri e l)ropri si avrà, col nuovo sistema elettorale, i100 al Nord o al Centro · d'Italia, ma nel- 4' Italia meridionale. Ne sarà depresso ;'1 livello intellelluale e morale della maggioranza degli alluali elet– tOri, in grande maggioranza « letterati , > e ◄ galantuomini » ? · In un collegio del Mezzogiorno, formato -dJ nove soli co'muni, i < galant .uomini »· non• ,chè e sapien!i • hanno divorato in pochi aoni: una cassa di prestanze fondata da un cardi- 1'lale sulla fine del '600, e soppravvissuta a ·t~tte le vicende della storia, meno che a <jUella del diritto ele!torale limitato alla genie "" istruita »; una ~assa di _prestanze al ·4 010, fondata a -servizio <lei soli coloni bisognosi da Ferdi- 11ando di Borbone, col capitale di II mila · -ducati (L. 46,750) .-raccolti dalla pubblica ca– -rifà in occasione del terremoto del 185 1. ?t B. Una buona parte del capitale della b~nca fu impiegato nell'edifica1e una scuola .p·rovinciate · di agrimensura, trasformata poi in istituto tecnico: i denari dei e cafqni >, sono serviti a costruir~ una scuola per l « ci– vili >; otto dei nove mo~tì frumentari, · che. esi– stevano n~l I 860 nei nove comuni ; sette :banc.:he· popolari ; e cinque biblioteche circolanti doriate da un :privato agli enti locali furono dop0 pochi mesi svaligiate di tutti, dico t,Jtli, i loro libri, oon certo per opera di ladri ... analfabeti." • · Ed è questo - pare impossibHe! - uno -dei migliori collegi del!' Italia meridionale, perchè ha avuto per molti anni come depu– !.tato un uqmo 4i alto ingegno e di nobile -carattere, il quale per ·conto suo non solo Si •-è sempre astenuto dall'adattarsi al malé e dal– ;l'approfittarne, ma ha cerc.itb meglio che po– ·te.va di combatterlo: rara avis ~avvero I On- . ,d' è per questo che di siffatto collegio non lacciamo il nome, non vo_lendo essere ingiusti ·.col mettere alta berlina nominativa~ente pro• 1pri~ un gruppo · di paesi, che tutto compreso sono ancora ad un livello di moralità supe• ~iore a quello di moltissimi ~Itri I Ora quando i contadini analfabeti o quasi -del Meuogiorno saranno tutti elettori, qual male potranno essi mai fare in quelli e in tutti gli altri paesi per superare le bricconate l)Crpetrate finora dai « gentiluomini > che unno leggere e scrivere? È mai pos~ibile -che il suffragio universale ci faccia assiStere nel Mezzogiorno a scene elettorali più vergognose -di quelle, a cui siamo oramai da lungo tempo .assuefatti? È mai cred_ibile che i contadini, diventati elettori, deprimano nèl Mezzogiorno il livello intellettuale e morale dei « galan– tuomini>? La nuova massa di elettori, se nel Nord e nel Centro d'Italia non sarà intellettual– :mente e moralmente meno capace o più in– •:Capace della massa degli elettori antic~i, sarà ..11ell'Italia meridionale quasi certamente mi:. _gliore. Coltura e diritto tlettorale. :i.a esigenza di uno speciale corredo di -coltura per l'acquisto del diritto . elettorale, quando ~on è un'abile gherminella per esclu– dere dal diritto medesimo ,,aste zone della classe lavoratrice, è una 'conseguenza del vec- . .chio pregiudizio democratico, H quale fa del– ~'elettore la fonte di ogni autorità, il depo– :sitario di tutti i poteri, l'arca della scienza ,politica, una · specie di id~lo o di semidio, .appellato • popolo sovrano •. Per chi, invece, cerca di camminare coi •piedi per terra e senza occhiali dottrinari, l'elettore altro non è che un mediocre po– ,,ero buon diavolo, il quale nell'atto che votai, e manifesta » se è contento o se è malcon• tento di coloro, che fino a quel momento sono stati deput.1ti o cons iglieri comunali ·: se è contento, li riconferma; se è malcon– tento, vota per altri. E con 911csl,1 mitMccia di volare per allri, obbliga gli e/clii a stu– diare i suoi bisogni e a cercare i 111e{{t per soddisfarli. Ora per esercita re bene questa rudi- mentalissima funzione di e esprimere il pro– prio m~lcontento o il prnprio benestare », non occorre nessuna coltura speciale : basta avere un po' di comprendonio naturale edu• cato dall'esperienza della vita. Ùn analfabeta non è un· cretino. Non sa fare l'ad,tizione o la moltiplicazione colla penria in mano, m1 sa farla a inente benis– simo: provatevi a dargli mezza lira meno di quanto gli spetta, e ve n'avvedrete se l'a– ritmetica non la sa! L'analfabeta non sa tra• durre le sue idee dal dialetto nella lingua let– teraria e non sa mettere le parole sulla car– ·ta i ma sa ragionare a voce e difendere i suoi interessi. « Vi sono agricoltori analfabeti na– poletani - ·ha lasciato scritto Stèfano Jacini, lombardo e cònservatore di quei buoni - che poirebbero fnsegDare a molti professori di agronomia >. E Gaetano Mosca, avversario tenacissimo della estensione del suffragio, deve · riconoscere onestamente anch'egli che e nel Meuogiorno ,itollissinu.: sono gli analfabeti di ·mente non ottusa, e che possiedono anzi svegliatezza sufficiente per comprendere, alla Pari di coloro che sanno leggere e scrivere, ·il profitto che un individuo può ritrarre dal– l'esercizio del voto ·,. (Corriere della sera, 16 giugno 1911). Intendiamoci: qui non si tratta di fare l'apo– logia dell'analfàbetismo. Si intende semplice– mente affermare che è temerario dividere una popolazione · fra «istruiti » e « non istruiti~, facendo coincidere questa distinzione con quella fra alfabeti ed analfabeti; che dal ·punto di vista della capacità politica non v'è nessuna d.ifferenza seria fra la grande mag• gioranza degli analfabeti e la grande mag– gioranza dei così detti « istruì ti » ; che l'e– ·sercizio del diritto elettorale non è, nè potrà mai essere, quella espressione di una profon• da scienza politica , che sognano i dottrinari, ma è una manifestazione sommaria assai sem– plice e assai modesta d 1 uno stato d'animo di tranquillità o di inquietudine, che qualunque uomo di media intelligenza è in grado di fare i e perciò l'este~~ioOe del diritto di_voto agli ~nal(abeti llon presenta nessun danno, che possa neutralizzarne gli innegabili van• ta~gi. Elettori ed eletti. Bisogna distinguere bene nettamente fra la preparazione tecnica necessaria all'eletto, e la capacità politica necessaria all'elettore. Chi si presenta càndidato e chiede il voto, quello sl che d'ev·e esser fornito di una no– tevole dose di coltura, per essere capace di risolvere _i problemi della pubblica a_mmini• straziane. E i partiti, ·che sono sforniti di uomini tecnici, come sono purtroppo molto spesso i partiti democratici, anche se hanno dietr~ a ~è il numero, anche se riescono a. conquista're i' poteri pubblici, ben presto si avvedono di ·non potervisi mantenere, perchè non sanno da' che parte rifarsi, commettono errori su errori, e alla , fine sono Scacciati dagli uffici, che hamJO poluto conquistare, ma non sono capaci di conservare. L'elettore, invece, non ha l'ufficio di risolvere i pro– blemi, ma quello piii modesto di farli sentire ai pubblici poteri e ,:,di esigerne la solu– zione. l problemi sociali e politici non nascono dalia Coltura e dalla competenza tecnica de– gli individui, bensì dai bisogni, sempre rin– novantisi, delle classi sociali ; e la soluzione è imposta dalla pressione delle classi inte· ressate, ed è sotto questa pressione " che i tecnici cercano la soluzione. C'è riel processo storico ~na divisione del lavoro : le masse - e s'intendono per masse 11011 solo quelle dei e non istruiti » ma anche quelle degli «'istrui– ti » - si muovono sospinte non dalle idee, che per esse non esistono, ma dai bisogni materiali bruti o meglio dalla inquietudine che nasce dalla insoddisfaz ione di que sti bi– sogni ; e i partiti politici - minoranze orga– nizzate, individui pillo meno colti, più o meno competenti, più o meno ciarlatani , - si sfor– zano di formulare quei bisogni e si offrono a soddisfarli con soluzioni tecniche determinate. Q uesto lavor o avviene quasi sem pre confusa – mente, bestialmente , a zig zag; di tanto in La concorrenza di tutti gl' interessi. Un regime di suffragio ristretto assicura la prevalenza normale a. quei soli partiti, la cui azione risponde alla psicologia e ai bisogni di quella sola parte della popolazione, . che ha il monopolio del voto , 'anche se le man• cl1i110 i motivi di preva/en{a ~1'aturale. Il : suf– fragio universale, invece: ·ap"i-6. j} . ca~po alla ·concorrenza di tutti gli interéssi e di tutti i partiti. Escludendo dal ·diritto •elellorale una parte della popolazioné, cioè ·neSà"ndo a que– sta parte il «: diritto di m:~ifestare il pro– prio stato · d'animo >, si 8ispensano · i partiti politici dall'occuparsi in via normale dei bi– sogni degli esclusi. « Gli uomini e le c!assi dominanti - ripeteva .nel 1884 l'on. Sonnino con lo Stuart Mili, e tutta la storia italiana di questi ultimi cinquant'anni sta a documentare la verità della teoria - mentre sono costre tti a tener e in conto gl' in– teressi e i desideri di chi ha il suffragio, hanno la scelta di farlo o no per chi ne ,è escluso i e comunque sieno ben disposti, sono in generale · troppo intieramente occupati da cose a cui deh– bo110 attendere, per essere in grado di accordare fra i propri pensieri un posto a quelle che pos– so110 con impunità trascurare » . Se veramente le forze eccitatrici del mo– vimento sociale e politico fossero non gl ' in– teressi e i bisogni delle classi, ma le idee e il tecnicismo dei sapienti, allora altro che l'alfabetismo dovrebbero occorrere all'acquisto del diritto di voto! Sarebbe carità di patria escludere dal diritto elettorale non solo gli analfabeti, ma chiunque non conoscesse a fon- , do l'economia politica, la storia, la sociolo– gia, la psicologia, tutte qu elie discipline che dovrebbero essere la base di una solida coltura politica. E bisognerebbe togliere il diritto elettorale a quasi tulli coloro che oggi lo posseggono 1 e concentrare ogni sovranità nelle mani di un re, a cui la infinita com– petenza si potesse supporre data da un Dio. Tutt'al più, in· via di transizione, occorrereb– be concentrare la sovranità in una piccola minoranza di esseri superiori, i quali giusti– ficassero il loro monopolio politico con qual– che indice pii1 o meno artificioso e ipotetico di alta coltura, ben diverso sempre da quello che è dato dal componimento e dal proble– mino della terza elementare. E allora dove andrebbe il diritto elettorale di molti depu– ·tati e ministri e senatori della nostra cara patria? Elettorato e capacità politica. Con questo, ness~no di noi si sentirehbe certo il coraggio di affermare che un cittadino, il.' quale è stato finora privo del dirillo elet– toral~ e perciò è stato accantonato da tutti i pariÙi e non si è mai interessato di questioni politiche o amministrative perchè nessuno 'è ·andato finora ad eccitare il suo interesse, nes– suno può osare di affermare che questo cit· tadino , divenuto ad un tratto elettore, voterà fino dal primo giorno con criterio sano e ·impeccabile. P~recchi di questi nuovi eletto_ri improv– vi!-ati per le prim~ elezioni non andranno nemmeno a votare: e sarà poco .male. Pa– recchi voteranno a vanvera, o venderanno il voto ai candidati ricchi, o prenderanno per oro colato le chiacchiere degli agenti elellorali : distribuendosi di qua e d( I~ fra i p~rtiti 1 si annulleranno a vicenda e non sposteranno i resultati. Cosi agisce la legge delle cause ac- cidentali. In tutti i c;si, quésta incapacità o minore copacità politica non dipenderà dal fatto che il nuovo elettore non sia andato · quindici o vent'anni or sono alla scoletta a div entare letterato e dottore in scienze politiche me– diante le virti.1 taumaturgiche delle ventiquat– tro letle,;e dell!aHabeto, ma dipenderà dal fallo che finora 11011 era elettore, La capacità poli• i-ica l'acquisterà col tempo, partecipando alla yita pubblica, trascinatovi dal possesso del diritto elettorale. La funzjone creerà l'organo. ·11 suffragio universale è un _grande stru– . mento di educazione politica, perchè obbliga tutti i partiti a rivolgersi al cittadino elettore, a illuminarlo, convincerlo, trascinarlo a vo• tare, fargli sentire i suo,i diritti e la su~ di• gnità : Finchè il cittadino non sarà elj:ttOre 1 nessuno avrà da. sperare o da temere nulla da lui: nes;~no andrà a parlargli ; nessuno avrà cura d'istruirlo. Dategli il voto: • tutti gli saranno intorno per trarlo a sè. E nel conflitto delle idee e dei partiti, che si dispu– teranno il suo consenso, il cittadino acqui– sterà ben presto la capacità politica necessaria a scegliere ra8ionevolmente fra i div~rsi can• . didati. « Grande è l'educazione morale - diceva l'o– norevole Sonnino nel 1881 alla Camera soste• nendo il suffragio universale - che dall'esercizio dell'elettorato proviene al popolo, a quel popolo · di lavoratori, che nella vita cotidiana non co- nosce, non vede altro che egoismo e ' miseria. . 1lfollo piiì. della scuola, l'esercizio dtl suffragio .può da,-e al popola110 il co11cetlodi un interesst collellivo, può · fargli sentire ch'egli è un ele– mento organico della società, che come tale' ha dei diritti e dei doveri, e che dàIla sua azione può venire' C danno e vantaggio alla comunione di uomini che lo circonda. In mezzo al contrasto .delle v;uie propagande dei partiti. l'elettore, per qu~nto ruvido e méschino, sente di dover emet• tere u.n gi~dizio, s~nte I,\ responSabiiità di un ·ufficio pubblico da esercitare, di un·a magistra– .tura temporahéa~ come ia' diceva il Cavour: ed in lui si afferma la coscienza della propria di– gnità, che è I~ base più sicura di ogni mora• lità pubblica o privata »•. Per~iò; anche se la massa dei nuovi elettori, più o meno analfabeti, ·dovesse portare dap– prima nella vita pubbica una minore espe· rienza o una Ìnaggiore inesperienza che la massa degli elettori anziani, Possiamo essere certi che a poco a poco ogni differenza ·spa· rirà, e la riforma 'produrrà un guadagno netto in fatto di educaziOne politica. Tutto sta a cominciare. Dinanzi a questa masSa enormC, che da ora in poi farà sentire il suo peso nella vita pubblica, tocca a noi borghesi, che discutiamo se l' in• gresso 'di costoro nella vita pubblica sarà Un bene o un male, - far si che _ essi non si trovino abbandonati in balla dei soli ariuffoni . . e arfasatti « istruiti > 1 e non trovino nell'eser– cizio del diritto elettorale una causa di pervertimento, di èui non hanno davvero necessità. Questa mohitudine, come cjua– ·1unque altra moltitudine, anche u istruita» e u diplomata », se è capace di esprimere il proprio malcontento, non è certo capace di diagnosticarlo e determinarne i rimedi . E dopo che le avremo riconosciutO il diritto di e manifestare > il suo stato d°'anirno; com– metteremmo un errore funesto, se ci illudes– simo di avere cosi finita la tlostra opera, mentre proprio ora l'opera nostra deve comin– ciare . Orbene ci sono in Italia, oggi, in numero sufficiente, gli uomini disposti ad avvicinarsi a questa novellJ moltitudine elettrice, non per truffarne il voto, ma per tentare ·col suo aiuto µn'opera di rinnovamento politico e di giustizia sociale ? È questo l'enigma vero del nuo,o sistema elellorale. È ridicolo discutere della capacità politica di una massa, alla quale non si pliò chiedere piit di quantO qualu 'nque massa eiet• trice non ha mai e non potrà · mai dar e, quando si tratta di discutere piuttosto della capacità politica di noi borghesi, di nòi « gà• iantuomini »- 1 di noi che ci pretendiamo più capaci degli analfabeti. .•• · G. Salvemini.

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