L'Unità - anno I - n.21 - 4 maggio 1912

84 L'UNITÀ La crisi magistrale. Il mio articoletto sui ginnasi magi strali (Unità n. 16) m' ha procurato qualche adesione di va– lorosi insegnanti di scuo le normali: ma, con l'a– desiont-, un Incitamento a occupar mi anche della minaccia che incombe sulle scuole normali con proge tti di riforma, che tenderebbe ro _ad abbas• sare il livello della prepar azione int ellettuale dei maestri, per ottenere un aume nto del loro nu• mero, proporz ionale allo scad im"efti:o della loro qual ità. A dire il vero, pe r quant o abbia sentito più d' una volta parlare degli intendimen ti che si attribuiscono al ministro Credaro e dei crite ri coi quali si afferma che egli int"énda rimediar e alla crisi magistrale, io non sono molto persua– so che il minhtro pensi di fare quelJo che gli altri dicono. Chi ebbe l' inizi~tiva de:lla scuola di perfezioname nto annessa alle Università di– mostrava di esse re ani mato da una convinzione e da un proposito: la convir.zione che si dovesse elevare il l!vello di cultura tlei maestri per ren– derti meglio adatti alla loro missione; il pro– posito di Jar opera immediata a tale elevamen– to. Non discuto ora il modo nel quale quella convinzione e quel proponimento furono tradotti in atto : il dissenso anche più profondo sul mezzo deH'' attuazione non deve farci perJere di vista qual e fine presuppooe.:;se necessaria• men te la creazione delle scuole di perfuiooa• mento. Vero ~ cht-, dopo queste, son venuti i ginnasi magistrali; ma concludere dalla loro istituzione che il ministro intenda mettersi del tutto su una strada opposta a quella, sulla quale aveva mo• stra to di camminare altra volta, mi semb ra cc. cessivo ed alquanto arbitr ario. Qualc uno forse nel pensar queSto muove dal pregiudizio che democrazia di governo abbia a !ig nificare ten• denza a livellar tutt o, come farebbe una falcia– trice meccanica, che recide tutti gli steli, la– sciando le sole erbe terra ~rr a: ma tale grot• tesca contraffazione ~ contraria anzi all'aspira– zione democratic a del progessivo elevament o mater iali"', intellettuale e mOf'!le delle masse. L'attfflUUi'>ne delle differenze vuol es-1ne rag– giunta coll•innalzamen to degl'inferiori, non col– l'abbassamento dei migliori: e un abbaseamcn to dei maestri che debbono essere fra gli strument i più efficaci di tale elevamento delle masse, sa– rebbe contradittorio con la loro funzione. Certamente ora ~ problema preoccupante la cosl detta Cl'i'simngis~ral~. La piccola borghesia, che offriva una volta i! maggior continge nte alla classe magistrale, oggi la diserta per rivolg ersi a carri ere meno aspre e più remunerative, che consentano un compenso più adeguato all'accr e• 1ciute uigenze della vit11. La semplice licenza tecnica offre negli impieghi priva ti (e talora persino nei pubblici) prospettive di un avvenire assai meno sconfortante che non offra la licenza normale nell'i nsegnamento elementare . E allora c'è chi dice : per att irare i giovani alla carriera magistrale bisogna diminuire le esigenze; pe.r risolvere la crisi qu antitativa occorr e coraggio • samente sacrificare la quali1à. Su questa via non si sa dove s'andrebbe a fi. ai re: bisogn•erebbe arriva re a ridursi ad offrire le cattedre a quelli che risultino, per intelli• a:enza o preparazione culturalf', inferiori a tulti gli impie ghi e le profe~sioni , la cui remunerazione superi il gramo stipendio dei maestri elemen• tari. L'errore di simile ragio namento non po• trebbe essere più eviden te di cosi. La via vera appare subito un'altra: volete maestri? pagateli. Li volele buoni? pagateli bene . Ma ognu n vede come la soluzione del pro• blema magistrale involga su qu esto terreno tutto il probl ema della gene-raie orien tazione politicn e dell'o2ior.e di governo; e sperare di vederlo impostato oggi in questi termini (che sono i veri) sarebbe ingenuità maggiore del verosimile. Solo possiamo dire: la depression e degli st udi non risolv e nè attenua il male: un problema essenzi almente economico non si risolve con riforme didattiche , sia n pure rivolte. a faci– litare gli studi. La preoc cupn ione che ti ene lontani oggi i figli della piccola borghesia dalla carriera magistra le noo riguard a la gravità de– gli stud i, ma la meschinità della carrie ra o degli stipendi: supponiamo anche di rendere studi ed esami d'una facilità irrisoria, questo non ba– sterà ad attirar e chi pensa al poi. Si dirà : la riduzione dell e esigen ze e dei pro • grammi renderà possibile diminuire per esem• pio di un anno il corso degli stud i; si avrebbe quindi un provvedimento anche economico , ol– tre che didatt ico. Ma allora domandiamo fran– camente: a che punto si vuole arrivare? Uno dei mali più gravi della scuola d'ora ~ la im• matu.ca età degli alunni. A tr edici anni , finita la scuola complementare , debbono pr epararsi a <li• ve ntar maestd ; possono ave re il diplom a a se– dici anni. Come può a sedic i anni un ado lescente, immaturo inte llettu almente e (ciò che non~ meno grave) moralmen te-,diventare la guida delle te– nere meati e delle coscien ze infantili? Oggi, che ~ di moda ripetere che la ?-cuoia non deve sol– tanto istru ire 1 ma td11care, vorres te affidare si• mile delicatissima e difficile missione a chi per l'età ~ piò bisognoso di guida che capace di offrirla ad altri ? E si vogliono an<',ora ridurre gli anni di studio? Escludendo, quindi, qualsia si riduzione d'anni di studio, resta sempre il fatto che ne11e indu– strie, nel commercio, nell 'agr icoltura i figli della piccola borghesia possono trovare un colloca• mento più pronto e un avvenire migliore che nell' jr,segna111ento. Pensare di attrarli col ri– durre i programmi della scuola norma le è un'il• lusione fanciullesca. Se non si può o non si vuole ricorrere al ri• medio vero ·~ radicalta, si applichino misure at• tt-nuatrici de1 mà\e; ma adatte al male stesso. La piccola borghesia ha bisogno che i suoi figli al più presto comincino a bastare a sè stessi : ebbene si moltiplichino le borse di studio. Il vantaggio immed iato farà trascurare il <lann'1 d~lla rinuncia a più proficue carrie re; per l'uovo di oggi l' affama to cede la gallina di doma ni. Non dico che tale mezzo, che puzza di usuraio, sia troppo morale; ma nell'azi one politica sem– bra che la morali là sia una considerazione estra– ne a, e che solo pcssa bastart-, rer l'adozione di un mezzo, la certezza della sua efficacia. E per combattere la crisi quanlilativa fra i rimedi parziali e provvisori il solo efficace è quello che ho indicato. E cosl si potr à, con anim o sgombro da preoc– cupazioni sul numuo dei maestri, discutere il problema deHa loro qualità e prepa razione. RoooLro Mo!mOLFO. Ho bisogno di sapere•.• • Ho bisogno di sapere - scrive Romolo Ptturri su lla Tribuna del 23 aprile 1912 - come dobbiamo conte-nerci dinanzi al clero traffican tt:', che fa della religione uo affare e uno strumento di dominio, dcli' infern o e del paradiso arm i elettorali contro le leggi non fatte osservare ; innanzi al cattolicismo bancario e wlle casse ec– clesiastic he; innanzi al Vatica no che impone i suoi candidat i politici, che vieta ai cittadini cat– tolici l'adito ai giudici del loro Sta to, che se– questra tanta gioventù italiana in scuole chiuse a ogni vigilanza governa tiva, per farne quello che vuole i ho bisogno di sapere con quali idee e con quali propositi lo Stato esercita le sue numerose funzioni di interv ento in materie ec– cles iastic he; come esso amministra l'an cora enorme patrimcn io ecclesiastico i come fa ri– spe ttare, contro ogni forma di frode, le sue leggi eversive; come provv ede alle sue più alte e de– licate funzioni di cultura. Basta col parla r di principi. Portiamo la discussione su fatti e pro – poste concrete .... Non più vuote e inconcludenti c-hiacchiere da comizio, compatibili , talora, coi facili accord i •· Ben pensato e ben detto. Proposte concrele, ecco ciò che devono presentare al paese colo· re, che credono necessario mettere in pQma linea fra le questioni politiche immediate 1,1uella delle relazi oni fra Stato e Chiesa in Italia. Solo innanzi a pro}oslt co11crtle noi potremo discutere se da esse ci sia davver o da aspet– tare un utile pel nostro paese, se l' utile che da esse c'è da sperare sia tale da dovere poster• gare alla que stione anticlerica le altre ques tioni gravissimt: , &:hecosa occorre per rendere favo• revole il paese a quelle proposte, ecc., ecc. Proposlt concrete e non d,iaccllitrt da comi•io. E speriamo che le propo:ste concrete non si ri• ducano all'aboHzione della dollrinella nelle scuo– le.... Chè in questo caso noi rispondiamo fino da ora: • In questo momento abbiamo altro Q LI Il assai più importante da fare: la prima Camera eletta dal suffragio quasi universale deve risol– ve re la questione libica, la questione dogana le, la ques tione scolastica, la questione tributaria; non vogliamo di"ersivi; la dottrinella può asp et– tar e per qualche altro anno il suo turno •· Frammenti di vita italiana. Ancora i " poveri operai ,,, Eccone un'alt ra. È una corrispondenza da Napoli, pubbli cata sulla Ragion, del 16 aprile: • Iersera si è discussa in Consigl io comunale • • la interpellanza del consigliere dilla minoran•a • popolar, prof. Art1aldo Lucci sui lavori di al• 11 lestimen to delle navi Duilio e Dori,, e sulla • possibilità che le due navi fossero alles tite a • S;>ezia, lagliaudo così, compl,lamtnll j11ori., . • /' Arse,,a/e di Napoli do 1111 lavoro di diecine • di milio,,; e che avr,bb, prodollo "Ila ci/là va,a. • /aggi iltgenti. • Il fatto gravissimo sollevò in Consiglio pro• • teste unanimi. Consig lieri della minoranza e • maggioranza pronunciarono discorsi violenti, • ed Arnaldo Lu ce, pro pose formalmente le 11 dimissioni In rriassa e<.I il sindaco si fosse mes– " so Mila testa di un Comitat o di associazion i, 11 trasporla,,do /' agila•ione in J>ia••a. • li sindaco pregò di attendere fino all' esple-- • lament o delle pratiche. La minoranza insors e • risolutamente. 11 Servilismo magg iore al Govemo non si po• • leva usare. Ai danni di Napoli, ai danni dei • nostri operai, tielle nostre industrit-, della in- • tera città, si perpetra un altro atto di vera e • propria spoliazione, senza . che i rapprcsen- • tanti ammin istrativi sappiano far valere le • loro rugioni ed· i loro dritti , impede~do che • la spoliazio ne si compia. • La cittadinanu dovr ebbe avere ~l coraggio • una buona voi ta di infliggere a codesti ammi• • nistratori incoscienti ur.a ben grave lezione •· Va da s~ che il consigli~re Arnaldo Lucci, socialista, non sappiamo se riformista di dest ra o di sinistra o rivoluz ionario o sindaca lista o nazionalista - chè a Napoli in fatto di socia li– smo se ne vedono di tulli colori - alla prima occasione andrà nei comizi a tona re contro le • spese improduttive •; e il giornalista repub – blicano, a cui appa rt iene la corrispondenza qui innanzi riprodotta, tonerà anche lui, anzi vorrà dimostrare che la repubblica sa tonare più del socialismo .... I • pove ri operai " questa volta non li tro– viamo al Nord , ma al Sud. Dove si vede come qualmente, in fatto di pregiudizi e di appetiti, Nord e Sud sono eguali. E in tanto il Sud oggi ~ vittima del parassitismo capitalistico e dell'c• goismo operaio - e perciò chi oggi difende gl'in• tere ssi del Sud, rivendica i diritti di tutta l'Itali a sfruttata - in qua nto la lebbra del protezionismo non vi ha creato e non vi può più creare coin– tere sse nze capitalis tico-operaie sufficientemen te estese, salvo eccezioni poco apprezzabili. Chè se anche al Sud nascessero industrie parassite e protette, è certo che anche al Sud nascerebbe subito un contrasto d'interessi fra i gruppi ope,. rai viven ti sul parassitismo protetto e allea ti ai capitalisti protetti, e la vera e propria massa della classe lavora trice, che di ogni protezione parass itaria fa, in ultima analisi, le spese . Sotto questo punto di vist :1, la cosl detta legge per Na?oli è stata un' abili ssima manovra del protezionismo nordico e specia lmente ligure, il quale grazie ai favori di que lla legge ~ andato an,he a Napoli a impiantar alcune industrie ar• tificiali e a falciar profitti ingiusti a spese del p.sese, e nello stesso tempo ha cointeressato ai SU<'i affar i un certo numero di • poveri operai • di Napoli, i quali da ora in poi si opporranoo ad ogni riforma ih nome del II proletariato me– ridionale •· lL LIBF.RISTADEMOCRATICO, ANGIOLOG10VANNOzz1, gt re11tt responsabilt. Plrente - St,., , TI,. Aldlao,Via dc' Rc■1I, 11• Tel. 1-&5 L'Amm .ne è aperta dalle ore 9 alle U e dalle 14 alle 16 in tutti i riorni della sì ttimana, meno il pomeriggio del vcnerdl e della domenica. GIUS. llATE~ZA & flGlll" Batti EDITORI M1 c HAE1.1s AooLFo. Un secolo di scoperte archeologiche. Trad u• zione dall'ultima edizione tede– sca. aggiunte e note ddla Dott._ EL OISA P1t ESS I, ( Biblioteca d, c11/l1tra 111otlerna, N. 55). Un voi. di pag g. X Vlll·4 IO L 5,00 Il classico )avaro sul Parltnon, e il rifa- cimento della Storia de/fari• anli ca dello Springer, che ha .n_1er!tato _a quest'opera_ 1•~ nore di tante ed1z1001 e d1 tante traduuoru, hanno reso il nome del Michaelis notissimo, fuori della ristretta cerchia degli archeologi, anche in Italia. Nessun altro meglio del compianto profes– sore dell'Università di Strasburgo avrebbe potuto concep ire e condurre_ a termine qu~ sto ard ito disegno di trac ciare una stona delle sc<'perte archeologich,:,, <.·be fosse ad un tempo narrazione spassionata e fedele delle vicende che hanno riportato alla luce tanti tesori d'a1te nell'u ltimo seco lo, ed espo– siz ione sintetica, chiara e suggestiva dei risultali scientifici, ai quali ~ giunta nello stesso periodo l'arc heologia, consid,:,ra~a es• senz ialmen te come ftoria dell'arte anuca. Il rinnova to inte ressamen to d'un pubblic'– sernpre più largo a tutt o ciò che si riferisce al1'11rteha perm esso a quest'opera, non solo di vedere esaurite nel breve giro d'un lustr~ due ediz iuni nella lingua originale, ma d1 essere anche trado tta 1n varie ling ue. Non do,·eva perciò tardar molto a compa– rire una traduzione italiana; nel nostro paese il gus to pe.r l'arte antica costit uisce una glo– riosa trad izione. Molto opportunamen te essa entra a far pa rte della Biblioteca J; cul'!'ra ,,,oderka poichè si riv olge non tanto agh ar• cheologi di professione, ai quali pure 1;>0trà rendere notevoli servigi, quan to a tutti co• loro che sentono interesse p~r l'arte antica. La traduzione della Dott. Pressi ai pregi della forma, che dàn no alla lettura la ,ra• dit a impressione d'un'opera scritta origma– riamentc nella nostra lingua, accoppia quello di continuare la narrazione delle scoperte dal ICJ07, anno al quale si arrestano le ag• giunte del Michaelis introdotte nella seconda edizione tedesca, a tutto il 19n. Si ~ anche pubblicato: CERRI C. La poesiaellenistica. (Bi– bliotcrn di cull1tra moderna, N . 56) Un volume di pagg. x-488 L. 5.00 Dlrl1rrc comml11lo■I e v11II• all1 D1111 OIUS. LATERZA t FIOLI. Blbllotsca tolonialB BubBPI DIRETTA DAI PROFESSORI Rlcmda Dilli l1lta I &11wa. llwlll . .. Una delle ragior.i, forse non l'ultima , della disgraziata politica coloniale seguita dall'Ila• lia, deve rintrac ciars i nella mancanza d'una sufficiente cultura colonia le nelle classi diri• genti çlel nostro paese. A questa lacuna della cultura nazionale vuole in parte rimedia re la nuova Biblioteca Colo11iak, che la vecchia Casa Editrice Barbera si affretta a pubblicare sotto la direzione dei professori R1CCARDO DALLA VOLTA,direttore del R. Istituto di Scienze Sociali di Firenze, GENNARO M0N· DAINI de1 R. Istituto superiore di Studi Com• ; merciali e Amministrativi : l,;\ prima serie di ManNali Coloniali, che vedra la luce nel biennio 1912-1913 1 compren• derà i volumi seguenti : 1•2. Storia Coloniale delf tJ>ocaconlempo,-a– tua (secoli XIX-XX) del prof. Gennuo Man– daini (in cont inuazione del Afanua/e di Sto– ria delle Colonie del -Belgrano, già edito dalla stessa casa editrice. 3. Economia e 1-i"nanzaColoniale, del prof. Riccardo Dalla Volta. l 4. Dirillo colo11iale comparalo, del prof. En- ~ rico Catellani della R. Università di Pado\'a. 5 · S~.r;~~:11t':f:[;~ai· . 8~:~~;~·itfdc(~!;i;!ipe { 6. Politica e Legislazione delt'EmigranD,u, del prof. Vincenzo Giuffrida della R. Uni· versità di Roma, commissario dell'emigra• ; zione . 7. Politi ca t Legislazione coloniale ilalia11a, del prof. Gennaro Mondaini. 8. Geografia Co/011ialt, del prof. Giuseppe Ricch ieri della R. Accademia scientifico -let- I teraria di Milano. 1 9-10. Storia commerciale, del prof. Gino Luz- .,' 2atto, della R. Scuola superiore di commer • cio di Bari. 11 . Din'llo /1/1'.Slllmano dell'.1vv. Bruno Du. cati. 12. Agrirollura coloniale, del prof. Guido Mangano del!' Istituto Agricolo Coloniale Italiano di Firenze. I nomi deg li autori, fra cui vedia mo rap – presentanti d'ogni scuola e d'ogni tendenza politica , anche in materia coloniale, ci affi. dano insieme con la direzione e la casa edi• trice della società scientifica e dell' onesta obbietti vità della nuova biblioteca, la prima del genere nel nostro paese.

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