L'Unità - anno I - n.19 - 20 aprile 1912

sciato g~idare dalla el rmentare considerazione psicologica, che per lo spirito .pr imitivo dei no• stri futuri sudditi, abituati a considerare la gµerra co~e un giudizi o di Uio; solo la vittoria evidente e la prostrazione effettiva del nemico possono conseguire, insieo1e ai risultati mate– riali, gli effett i morali della conquis ta. E questi el:fetti morali avremmo dovuto cercarli nella iniziale azione rap ida e decisiva, che pare ab– bia fatto difetto, anzi che nella stolta confiden– za, nelle blandizie dei doni, nella esibizione . faatasti ,ca dei nostri doviziosi fornime 'nti, nella meraviglia Jelle m~cchine alate, nelle goffe parodie coraniche dei proclami, ·e infine..: nel bi,~co \~rrOre·.della torca•. La a.uova tattica dtfen,1va. Quando il nostro eser cito fu raggiunto dalle -gior·nai e tiel 23 e del 26 ottobre, sembra che esso si trovasse disposto intorno a Tripoli an– cora in piede di marcia ver so l' interÌto, senza che n~~u na opera stabile o semifiss a di affor– zanientù <l\111ostrasseil proposito di una ]unga dimora ne11e trincee . Dallt" notizie di quei com– battimenti non appare che le nostre truppe fos– sero allora pr esidi: 1te da tutte quelle difese (fosse, ret icola ti, torpedini\' terre stri, ridotte, trincee coperte, blocld,ous,s ecc.), cori cui, dopo, ,si è usato ,rapidamente fortifi core ogni nuova posizione conquista ta, come per esempio Ain– Zara e il Mergheb. Dunque eravkmo ancora · fermi nel concetto primitivo, che si potesse, più -0 meno sollecitamente, dare la caccia all' eser– cito regolare turc o. N~ si temeva un' azione offensiva da parte di questo . E ciò spiega il gravissimo errore, rile– vato da alcuni giornal isti stran ieri, nella gior– nata del 26: quando tutte le nostre forze si trovarono diSposte in parete contro il nemico, senza convenienti re troguardie; per cui, Jà dove le orde arabe riu sciron o a suptrare la nostra li– nea , sulle trincee dell'~ 0 , non si potè opporre al nemico travolgente altra riserva che un pu– gno di cavalleggeri appiedati, i quali stornarono .con eroico sacrificio la grave minaccia . Dopo qu este prov r.felice.mente ma duramente superate, non solo si rese necessa rio ridurre e fortificare la linea di difesa, reclamare ed at– tendere rinforzi di uomini e di artiglierie, ma il Jia,110 f>r,'mil vo d~l/a conq11islt1 dovi r.sstrt radi– .calm111tt,,mtato . ' Non più la guerra di campo contro un nemico -di forze 0 determioate e certamente inferiori, c'ui persegui tare e costringere a battaglia attraverso un paese nemi co q indifferente; - ma la resi– stenza organizzata nel territ orio, il nemico sor– gente in ogni oasi, in ogn i centro abitato, l'in– sicfia ad ogni passo : insomma tutti i perico li, le avventure i disag i di ciò che si chiama una guerra coloniale, molciplicati dalla presenza di un esercito organizzato, bene diretto, att o a in– quadra,e le energie spontanee della resi~tenza pro aris ti focis in un vero e proprio disegno miJitare . Cosl la condotta strettamente difensiva, che -successe alle giornate d'ottobre, non fu soltanto la necessità momentanea di attendere da lla pa– t ria le nuove copie e le nuove armi; ma cor– rispondeva al muta to online e al disegno sine die della guerra. Tania pi,i c/,e, iu rclnsione al nuovo staio di fallo, il Comalfdo doveva appre•11art m,– cl,e divtr snmtnl t la probabili condo/la del 11t– mico. SC', infatti, ai pochi reggimen ti turchi, che si 'Supponeva dovessero essere abbandonati dagli arabi ai loro desti ni, poteva giovare una tattica .che mirasse ad eludere ìl più forte, a stancarlo in fa.licosi inseguimenti, n trarlo il pi\l possibile nell' interD o fuori del contatto delle basi di ri– fomime'nto; - al nuovo eserci to turc~a ra bo, in-. vece, conveniva e conviene tutt ora una condotta opposta. È la fatalità. psicolo,ica degli eserciti volon– tari e raccogliticci, i <1trnlisono nutriti daU'ar• dore d~ll'offcsa e sono tenuti insieme solo dal -· J' immediat ezza del cimento; è la necess ità, in cui si trovano i comandanti tur chi di man tenere il loro prestigio sul res tante della popolazione indigC"na,• ulla quale sin necessario chiedere nuo ve forze e pi\l lunghi sacrific i; è sovratutto la necessità di politica interna cd este rna per la Turchia, a cui nulla piir giova che un con– tinu o audace e vigoroso simulacro d'offensiva fortunat a in Libi.;,: - son tutte queste circo– stanze, che cos tr ingono i tu rco-arab i a una azion e di assal ti ininterrotta contro le nostr e posizioni. Essersi reso conto di ques te'!nuove condiz io– ni, avere conformato ad esse la propria condo tta, aver comp iuto una saggia e circospe tta opera di affo,zame nto e di es tens ione di basi, aver resistito alle so11ecitazioni scellerate tli certa L'UNITÀ stampa che domandava le avanza te nel Gharian, la battaglia da oleogra fie, lo spiegameq to reto. rico delle aqui le romane, - è stata grande virtù e prudenza del nostro Comando. Burocrazia e diplomuia. Abbiamo, però, spiega to nell' articolo p:-ece– dente come anche nei limiti di questo . oppor– tuno disegno, non ,,are che il Comando abbia saputo finora trarre i vanta ggi, che dalla situa- . zione e dalla superiorit à delle armi si possono att endere . Meglio procedono le operazioni intorno a Ben– g:isi.Ecco lab Ìlttaglia de l 12marzo alle due Palme: il generale è alla trir.cea; l'azi one offensi va è in– tuit a e decisa su l campo di bat taglia ; il nemico è tratto nell'impegno su tutt a la fronte, e in tine si ha la presa fulmin ea e formidabile di una delle sue ali. · Nessun episod io ·di ques ti intorno a Trip oli, sebbene l'oq:as ione non sia mancata e il ter– r eno presenti forse difficoltà minori. In complesso non si può negare che intorno a Tripoli, con i difetti della preparazione poli– tica, coll'errore iniziale nel calcolare le proba– bilità di resistenza del nemico, colle disav -ven• ture che sara nno sempre generate dai ciedli casi della guerra, concorrano difetti ed errOri d~l Comando militare. Non ~ ancor giunta l'ora per' lo s'(orico di concretarli in responsabilità indiv id'uaJi: cerio non sembra che il generale Pt::cori 6-iraldi, l'u. nico colpito, ne debba portare da solo tutta intiera la soma. diploma tica della guerra è man cata, come sono mancati Jo st udio geografico e l'accorgi ment o psicolog ico e la giusta valuta zione delle even– tualità. Bisogna concludere, infine, che gli er• rori e i difetti singoli dell 'azione militare sono largamente coperti ed assolti dagli errori poli– tici del Governo centrale". URAI.DO FORllF.NTlr-.1. P. S. - Lo sbarco di Sidi Said , che soprag– giunge mentre scriviamo quest e righe (ro aprile}, acqueterà per il momento la polemica -sull'azione militare in Tripolitania, E poichè la guerra entra con questo avvenimento in una nuova fase, non resta ormai che attend ere il seguito. Non è ancor dato di sapere se lo sbarco di Sidi Slid rappresenti un episodio singola re, or dinato al!o scopo specifico di reprimere il contrabband o, o i.e import i un'azione ; trategica coordinata coi J1(>ssibilimovimenti del presidio di Trip oli contro le forze turco-arabe chiuse ora '\·irtualmente in una larga,apertura di tena- glia. -:,,; - Se questa ultima ipoteti fosse la v~ra; la na– zione non avrebbe 1\ ·dolersi che la tatt ica tem– poreggiatrice abbia raccol to nell'ovest di Tri– poli tutt e, presumibilment e, le forze che il ne– mico può accampare •ci:>ntrodi noi, traendo le ultime me/mli, fino da ,Ghadam ès, e dalle tribù più lontane. Vorrebb e dire'"che agendo con disegno coor– dinat o da Sicli Said su Zuara e da Gargaresch su Zanzur, e verso Suani -Ben-Ade n,.dove si pro– lunga la testa del più importante nucleo dell'e– s~rcilo tur co, si J)()trebb e costringere il nemico a una battaglia su larga fronte para lizzando con l'azione simu' tan ea la sua es trema 0 mobilità, e forse decider e sul 1erreno a noi più: facile e sotto il dominio delle artiglierie navali le sorti prin· cipa li della guerra. Il. /. 7.5 0MERTÀ Sul' Idea . orgn110 stllim male dtlln Ftdtras,;o. 11t Provincia/, Socialis ta di Borgo San D:m11i110 t Color,ro, 11. IJ aprile 1912, leggiamo: • Noi siamo usi a combnlltre i sistemi dtgli nvvtrsa ri t a man le,rerci riguardo si st1II' optra che svolgo,io i nostri amici 1111/t Jmbh/iclrt am– minislrni:ioni, perc/,è 11011 vogliamo dare - an. che con critiche obie ttive - lo speltaco/o della g uerra in fam iglia ". Dicono i sagg i che Erri co11e,profondo co,,o– scilore dtl Galatto t del Codice cavnlltrtsco, ab– bia sii/la/o per le /avole della O11orala Società Parl111oj>ta "" articolo press•a poco di questo tenore: • I soci della Onorala Società Parlmoj>ta deb– bono manlvursi rigrtardosi sul/' opera cht svol– go110 gli amici nelle pubblicl,e ammi11islrn~ionl, perchè '" O11oral<1 Sodtlà P1Jr/e,,opta non vuol dare - ancht con crilicht obbitll,vt - lo sj>tl– tac~lo della guerra ;,, fam iglia '!· Dico110i saggi aucora che i gesuiti abbiano pr,ss ~a poco la sltssa rrgola, meravigliosamenl, adal/a a chiarir, la for mula dtl • ptn'11dt ne cadavw • E cht p,rciiJ? 1 • compagni • della Idea co11ti11utrn11110 ad i/luminare il 111011do a lullo sJ>ùmoiu nome del riformi smo e d,11'anlicltricn/ismo t magr,ri an– che in nome dtl f"ivoluaionarismopiù acctso ("n piszico di qut:-ila droga 11011 fa mai male I); mentre it,vect il povero Erri co,,e rimarrà sempre bollalo col marchio di " camorrista ", e i tft• sui/i rimarrau110 tempre i gt:mit:·. E la lt11dt111a dtl m, todo o il mtlodo della lmtlm •a, destro o sinistro cl,e sia, praticalo a Napoli dalla Ono– rata Società si chiama dov,mqut • ca>Horra •; quello praticalo dalla Comp(1g11iadi Ges,i, si chiama 111icomiAJianlicltrica/i • cltrica/is,no • ; quello praticalo i>1v,ce11ticircoli, 11ti giornn/,~ 11ticongressi dt l'IJ ea si chiama.... • so/idaritlà •· L UIGI MA SSARETTI . Il grave dissidio morale che .esisteva nell'e• sercito tra la casta dello Stato . Maggiore e gli ufficiali di casenna - specie i giovani - è stato da questi ultimi nobilmente supenito sul campo di battaglia con la prova si lenziosa dell'eroismo e del sacrificio: la guerra ha rovesc iato i va– lori gerarchici, mettendo in prima linea gli in– feriori e lasciand o nelle penombre molti dei capi. Ma, senza dubbio , l'eierc.ito come tutti gli altri nostri istituti, è travagliltto dai mo1ti mali della burocrazia: la meccanici tà inesorab iie del– la carzie ra per i più, il predom inio di oligar– c-hie consortesche e privilegiate i il senilismo, IJt moltiplicazione degli uffici che annulla le iniziative e disperde le respo nsabilità. Nord e Sud nel risparmio nazionale. Cosi noi troviamo a Tripoli un comandante supremo, un comandante del carpe, d'nrmata, un comandante della piazza, oltre i comandi divisio– nali e di brigata dei capi singo li per Je armi speciali: per l'artigli eria, il genio e la caval– leria: e dietro una infinità <li commissari e di preposti a Jiv ersi uffici moltiplicati con la fanta sia prodigiosa che il genio burocratico sa spiegart: in simi li invenz.ioni. Napoleone marciando da capitale a cap itale non ha mai senti to il bisogno di trascinarsi dietro tan ta roba! Si capisce che qui la formu la romana del providranl consules, non può attecchire , e che la guida delle ope razioni militari risiede più o meno direttamente nel 1>otere central e. li go,·erno si è dato pena di ass icurare che que– sta supposizi one non risponde a verità, e che i comandanti hanno tutta la latituJine d'iniziativa per condurre la guerra seco ndo le esigenze tec– nich e di cuL solo sono giudici. Ma si dica allora: il Derna (il carico del Dtr– ,ia valeva un mezzo corpo d'armata per i tur– chi) sfuggi ve ramente alla vigilanza degl i incro– ciatori italiani, o questi aspettaro no invano l'or– dine di fermarlo, o l'ordine, come sembra in– fatti, fu da to troppo tardi ? li Duca degli Abruzzi nel Jonio agi per suo arbitrio giustamente re• pr esso o dovette obbedi rr. a un contr'ordine? Augusto Aubry nell' Eg~o fu veramente eluso dalla rVtta della flotta Turca , oppur e gli fu forza inchinarsi 31 comando di rispe ttarl a? Le esi– genze o gli errori politici, extramilitari, che hanno por tato aila fre ttolosa pro clamazione del decreto di sovrani tà, non hanno dunque influito sulla irrazio nale dissem inazione dei presidi nel.– la costa libica ? E l'azione guerr esca non è stata mai impedita, limitata, sospesa dall e vicende dip lomatiche? Si risponde: È ben giusto che la somma di · rezione d'un' impr esa cuer rC"Sca sia tenuta dal potere polit ico responsabile, e che questo de– term ini le gr andi linee dell'azione secondo i bi– sogni supremi della vita interna e i rap porti es trinseci del paese. E sta bene. Ed è anche possibi lt::che nel corso di una guerra qualche inciden te int ernaz ionale giustifi chi l'intervento del potere centra le a modificare il disegno tec– nico de lla guer ra. Ma non è punt o leci to che gl' inc.ide nti o l'imprev eduto quotidiano, il pe– riglio perm anente delle relazioni estere, costi– tuiscan o la regola costante, come ~ av,•enu to durant e l'att uale impresa. E quando questo ac– cade. bisogna concludere che la pr epa razione o Una delle cause, e dell e più efficient i, della inferiorità delle regioni del Mezzogiorno d' I– talia risp etto a quelle del Nord, è Ja scar– sezza del capitale mobile. La ricchezza del Sud, è prevalentemente, per neo dire esclusivamen te, immobi liare, corne da molti anni vanno pr edicando pochi solitar i, pri – mo fra tutti, a titolo d'onore, Giu.stino Fortu– nato . La ricchC"zza mobiliare accumulata e diffe– rita, questo fJttore potente dell'odierno pr<r gresso, scars eggia nelle regioni meridionali; e conseguentemente manca quella forza di capi– talizz azione, che altrove moltip lica Je industrie e centup lica il rendimento della terra e del la– voro . La scarse zza asso lu1a, poi, della ricchezza mobi tiare, viene relativamente ancor più aggra– vata dalla immob ilizzaz ione che essa facilmente subisce nel Mr:zzogiocno, e dall'esodo continuo verso le altre regioni. La inferiorità aaaoluta del Sud. , Un'occhiata agli organismi , che racco lgono il risparmio nazionale, dà la prova più saliente Ji questo stato di inferiorità mer idionale. Le Casse di risµarmio ordi narie al 30 giu– gno 1910 erano in tutta Italia 184 ed avevano un patr imonio cosi riP.artito : li.alla scllentriooale L. 241.58o.6o1 • Centnle 74.664.848 • Meridionale 12.76~.716 • Insulare 19,149.819 La differenza fra il Settentrione e il resto d'Italia è, come si vede, enorme. Ancor più colpisce la distribuzi one dei depo– siti. Le stesse Casse, infatti, alla stessa data, avevano i segue nti depositi: It.1UaStllentriooafe L. 1.679.742.?09 • Centrale 528.946.456 " Meridionale 181.29, .277 lnsul.lre 70.135.241 . Cosi che fra patrimonio e depositi ciascuna zona cfell' Ital ia ha nelle Casse di Risparmio locali: Italia Settentrionale " Centule Merldion.1le Insulare L. I .921.323.3<>9 603.61 r.304 '~:~t~ SupponenJo che nelle stesse proporzio ni si ripartiscano fra le diverse rC"gioni anche i pa• trim oni e i deposi ti delle Banche popolari e delle Casse rurali (1), e aggiungendo queste li i Non mi è ,i111ci10Hero dati potteriori al )I dlc. 1908 o ,11ddh,i1i per resioni. Ecco i patrimooi o i depo1ili per lutla l' halia , a q11ella Jat•: Banche ,opol,HI I Patrimoni Oepo,ili Cun ruu.111 L. 155.66♦.UOO 971,16tS.ooo P•t,imoai z.000 .000 Oepotiti ~ in ano 1.1~.83 2.000 somme a quelle delle Casse di Risparmio or– dinarie , abbiamo che il risparmio accumulato in tutti gli istituti locali è cosl ripartito: Italia Settentrionale L. •·7"9·•34·200 " Centrale " 857.429.857 " Meridionale • 274.2,~.038 • wuwe 94-685.827 Al disopra, poi 1 di qua lsias i Istituto locale raccoglitore del risparmi o, sta la Cassa depo– siti e prestiti, che con le casse postali ,H ri• sparmio rac coglie, da tutti i vasi cap illari del– l'economia nazionale, la maggior parte delle somme che in essa si accumulano. Ora, al 31 dicembre 1909 (1), erano depositate alla Cassa depositi e prestiti per depositi fruttiferi in li– bretti a risparmio le seguenti somme: lt.1UaSettentrioo.1le L. 662.712.~8 • Centr.1_le • 207 :)63.219 Muidlooale • 186.746.352 " lnaulue " 151 .979.94 4 Il risparmio tota le delle singole regioni è dunque: It.1li.l Seltenlrlooale L 3.391.947.6o8 ., Centrale 1.064.723.076 • Merldlonale 46o.gts2.390 " lnaufue 246.665.771 Avendo cosi presente tutto il ril'parmio na– zionale, risulta evidente l'inf eriorità assolu ta del Me-1.zogiornoe Jelle Isole rispetto al res to d'Italia. La inferloritl rdatlva. Ma la inferiorità assoluta non è cosi accen– tuata come la infe riorità relativa. Infatti, del risparmio complessi vo di ciascuna regione la Cassa depos iti e prestiti assorbe: dall ' llatla SeUentrloo.1le il 19.53 o/o Centr.1le ,, 19.47 o/o " Meridionali " 40.51 o/o • Insubre • 61.61 o/o Non occorre mol:o spazio per dimostrare co– me il diverso modo di agire della Ca,;sa depo. siti e prestiti nelle diverse regioni, sia di enor– me danno all'Italia meridionale e insul are. Nell'economia modem.i, le banche locali, che raccolgono da tanti piccoli rivo li il risparmio, sono la leva più poten te per le ind ustrie e i comm erci locali: i risparmi in esse deposita t i diveotano il capi tale fecondatore-, che, nel ri– stretto rag gio d'az ione delle banche stesse , cioè nei paesi in cui queste opera no, dà il migliore impulso a progredire. Ora i quattro quin ti del rispa rmio, io cifra tonda, dell'Italia supe riore restano nelle banche locali e si tra sformano in capitale circolante per le industrie e per i commerci di quelle regioni. E solo un quinto del rispa rmio com– plessivo del Nord va alla Cassa depositi e pre– stiti. Invece, per l' lt;1Jia inferiore . succede proprio (1) Non 10110 nati aiicora pabbl icati dati pi11 recenti .

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