L'Unità - anno I - n.18 - 13 aprile 1912

.. problemi della vita : italiana. Si pubblica Il Sabato in Firen:e - Direttore GAETANO SALVEMINI - Dire:ione e Amministr~ione I Boriro Oirnissanti, 40 - Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per li keano e per i paesi italiani dell'Austria e della Svinera; per l'estero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Li~• 20 annue - Un numero Centesimi 10 - Conto corrente con fa posta. · Anno I - N. 18 - 13 Aprile 1912. . ' - . S0 .\IMAR10 : Guerra Italo-turca e trattati interneziooaH , EoOAkDO G1tuirn - Un ric or do atorico -'Siderurgia e democrazia, UN LIBRRISTA DE'10CRATICO, RODOLFO SAVRLLI, I.' UNITÀ - La guena Intorno a Tripoli. UHAt.DO 1--oRMENTJNI - Partiti politici e generi letterari, Roo0LFO M,p:-iou1.Fo - Riforma elettorale e Que atione meridionale , G. SALVHMINI - Frammenti di vita Ita- liana: Scuola e l azznrello, E. H. ~ Guerra italo-turca e trattati internazionali. Degno di es~re segnalato ali' attenzion e del pubblico italiano ~ il nuovo libro di Sir Thomas Barclay sulla guerra turco-ita– liana ( 1). Ed io stimo fare cosa non inop– portuna n~ inutile, informando i lettori del- 1' Unità circa I' importantt contributo, che il chiaro giurista ed uon\o di affari inglese ha dato opportunament e alla soluzione equa e possibile del nostro confliuo colla Turchia. Non intendo fare una recension e del libro: raccomando ai lettori dell a Unild, che inten– dono I' inglese, di procurarselo e di leggerlo con attenzione, soprattutto nella parte docu– mentaria, che - come dice benissimo la e Riforma Sociale > - dovrebbe essere tra– dotta e fatta conoscere largamentC in Italia. I precedenti diplomatici. Lasciando da parte ogni giudizio sulla di– chiarazione di guerra falla dall' llalia alla Turchia, quando questa aveva risposto di– messamente all'ultimatum italia :-o, offrendosi Il caso della Bosnia-Erzegovina, che è l'al– tro precedente che sembra prestarsi ali' invo• cati one della diplomazia italiana per sostenere che il patto di garanzia della int,grità del• l' Imp ero Ottomano ha cessato tacitame nte di essere valido per comune consenso delle Potenze lirmat arie dei due Trattati del 1856 e del 1871, non offre nean ch' esso alcun reale fondamento alla nostra tesi ; perchè l'occu– pazione de fac to di quelle provinciè da parte deH'Austria -Unghe ria preesisteva all'annessione de jure f)Cr la deliberazione unanime delle Potente firmatarie del Trattato di Berlino del 1878 ; e le Potenze presero soltanto allo della nuova situaz.ione J, jure della Bosnia ed Erzegovina, qutndo essa Cu r~golata d'ac· cordo tra l"Austria -Ungheria e la Turchia. È adunqu• confermato dagli stessi prece– denti , che sono invocati dalla diplomazia ita· liana allo scopo di ottenere il riconoscimento del decreto di sovranità sulla Tripolitania e sulla Cirenaica, che la garantia dell'integrità pronta • tutte le ma~giori co11eessioni di ca• territoriale dell'Impero Ottomano fa parte raller11 ~conomjco, : c_oIIi .sola li":'itatfoo .,;& ~ ,Jel diritt9 p~lico europeo, e che _quella de.Ila_ di11oil.\ ►degli ) 01rres1i tilperiori , del- · . . :J,IÌloht ci.t , ina.lt ,-'lM'"I~ ~ l'Impero Otiomano e dei tri! Mi' e dell~ , ~on può essere disdetta od alterata per la vo• convenzioni, per cul esso è legato alle altre Poteoze ed il cui valore non può essere annullato dal volere di una sola delle parti contraenti >, - Sir Thomas Barclay dimostra io maniera incontes labile che l'occupaiione milltaredelle coste della Tripolitania e della Cirenaica ed il successivo decreto con cui fu proclamata la e sovranità piena ed intera • dell'Italia sulle due provincie predette, rap– presentano una violazione aperta dell'articolo 7 del Trallato di Parigi del 1856, con cui le Potenze firmatarie,e fra esse l'Italia (rap– pre.entata allora dalla Sardegn,), si obbliga• gavano l( ciascuna per suo conto, a rispettare l'indipendenza e l'int egrità territoriale del- 1' Impero Ottomano, a guarenti re in comune la stretta osservanza di queslo impegno ed a considerare in conseguenza qualsiasi atto ten • dente I violarlo cqme una questione d' inte– resse generale >. Il Trallato di Santo Stefano, col quale la Russia nel 1878 1 al rombo del cannone, ave\·a tentato di estorcere dalla Turchia delle con· cessioni territoriali in violazione del Trattato di Parigi del t 8 56 e di quello di Londra del 187 1, è ben lungi dal costituire un pre– cedente in favore della tesi it.iliana tendente a considerare nulli questi due Trallati - il seçondo interpretali\'O del primo. Qu esto pre• cedente costituisce, invece, il migliore e più solido argomento per la tesi della validità di tali Trattati. La Conferenza di Berlino del t 878 , infatti, non solo mise a posto le pretese della Russia e diè di' frego al trattato di Santo Stefano ; ma nel Trattato, col quale pose fine ai suoi lavori, richiamò espressamente in vigore le parti non abrogate o modificate del Trattato di Parigi del 1856 e del Trattato di Londra del 1871. (1) The Turco•ltalian \Var ami its Problems with Appendices containing the chid State pa. pers bea ring on the subjcct by Sir Thomas Bar– ·clay; London, Constable & Company LTD, 1912. lonlà di una sola delle Potenze contraenti. Ciò, del resto, è anche espressamente af• fermato nel p~otocollo del trattalo di Lon– dra del 1 871, colla seguente dichiarazione firmata pure dall'Italia: « il un priocipio es– senziale della legge delle nazioni che nessuna polenta può liberare sè stessa da un trattato nè modificare le sue stipi1l11ioni, se noo col consenso delle Potenze contraenti, per mezzo di un' intesa amichevole >. Tale essendo lo stato del Diritto interna· zionale in vigore, è ovvio che le Potenze, pur avend~, chi per un moti vo e chi per un altro, deciso di chiudere gli occhi sull'occu• pazione della Tripolilania e d,lla Cirenaica da parie dell' llali a, non potrebbero affatto prendere ufficialmente atto del decreto di so– vranità, sino a quando non si siano verificate queste du~ condizioni: a) che la nostra occu– pazione di quelle provin cie ottomane sia etlettiva, b) che sia previamente regolata la questione di diritto mediante un nostro ac– cordo colla Turchia. La e più irrande iruerra >, Coloro che in Italia spingono il Governo a decisioni estreme e propugnano la e più grande guerra alla Turchia > come il mezzo più eflicace e più rapido per arrivare alla pace e per obbligare le altre Potenze a rico– noscere il « ratto compiuto > del decreto di sovranità, non hanno alcuna idea di quello che sono i tratt ati internazio nali, allorchè que– sti trattati possono servire a garantire i veri o presunti interessi delle potenze che li hanno firmati. I nostri gazzettieri possono spacciar e quante frouole credono sul preteso complouo dell 'alta banca internazionale a danno dell' Italia ed a favore della Tur chia. Non soltanto gli inter essi di banchieri, ma gli interessi di tutto il commercio dei paesi della repubblka Sud-Africana , Ciò nondimeno ~eu!r~ ne! nostro -i1uale conflitto colla Tur– cb.ia , sono contro la possibile estensione della guerra, che gi) troppo li ha turbati e dan– neggiati. · I governi, che 1 in conformità di precedenti a.,or di segreti o per non pregiudicare la rin• novazione dei patti della triplice alleanu, ci hÌnno la~ilto carta bianca per le nostre uioni militari in Tripolitania ed in Cire– naica, non vedrebbero certamente di buon occhio la continunione della guerra in un campo più ampio. E se il governo italiano, spinto a misure avventate dal partito della guerra a fondo, volesse fare seguire ad una energica azione navale su qualche punto delle coste turche di Asia e di Buropa una nuova occupazione di territorio ottomano, è a te– mere che allora le potenz.e neutre interv er– rebbero, come contro la Russia nel J 878, obbligandoci per amore o per forza a ricor• darci dei trattati del 1856 e del 1871 ed a sottomettere I' intera nostra vertenza colla Turchia alla decisione di una nuova confe– renza Europe a. • la guerra 4Prò qaoi dlkt aar,i dopo codesto proclama : e si chiuse solo con un accordo, nel quale i rapp resentanti delle due moribonde repubblich e erano designati come « agenti in qualilà di governo > rispettivamente della repubbli ca Sud-Africana e dello Stato Libero d'Orange. Può darsi che questa soluzione - a mio giudizio molto umilianle per la nostra dignità ..i. il nostro amor proprio nulonala -, ap– paia coffle Una 10hn:ione qualun'l~e, in m&a– canza di una migl iore, a qualche uomo di governo , che, dopo avere commesso errori su erro ri, non sa più come altrimenti uscire dal ginepraio intri c.:alissimo della attuale si~ tuazione ctiplomatica. Ma il buon senso del paese, che può es– sere stato per un momento soffocato nello schiamaizo nazion alista, dovrebbe oggi de– starsi eJ imporre al Governo ed al Parla– mento di non ostinarsi negli errori politici e diplomatici commes si, e di non rifiutarsi ad ascoltare i consigli di saggezza e di modera• zione, che ci vt ngono da uom ini onesti e ragionevoli , amici sinceri e caldi dcli' Italia, come è stato ed è certamente Sir Thomas Barclay, Il decreto di sovranità. Il gra~de ostacolo alla pace colla Turchi, è oggi indubbiament e l'infel ice decretò di so:vranità. Tolto questo dì meno, ,'n una forn,a o n1/l'a/lra, l'intesa sarebbe facile e pronta, mediante una indennità pecuniaria che 1 se anche stabilita in misura grave in sè stessa, costi– tuir ebbe 1111 lieve sacrifizio !n confronto a quello che può costare I' indefinita pro9ecu• zio ne della guerra. Sir Thomas Barclay propone questa solu· zione, come prima condizione della pace, che egli crede possibile colla Turchia, me– diant e la cessione di f allo ali' Italia della Tripolitaifia e della C irenaica. E per dimos trare che l' Italia dovrebbe ac– conciar si a questa soluzione, nonostante l'er– rore commesso dal Parlam ento nel ratifi– care con tanta solen nità il decreto disgraziato del 5 novembre t9 11, ,gli ricorda il prtce– den te analogo dell ' Inghilterra nel caso della guerra contro i boer i. Anche allora vi era stato da parte del genera le Roberts nel mo· mento in cui occupava la capitale del Transvaal, 1 ° settembre 1900, un proclama annunciante l'annessione all'Impe ro Britannico dei territori Quella pace - osserva Sir Thomas Bar– clay - è stata un monumento, che ricorderà in perpetuo il vantaggio di non lasciare alcun germe di risenti mento fra il vincitore ed il vinto, e di cercai-e con un riguardo generoso per i sentimenti di coloro, che sono stati sconfitti nella lotta, di risanare le ferite il più prontamente possibile e di convertire il ne · mico di ieri nell'amico di domani . È da far voti che I' Italia ufficiale non si mostri sorda a quest i amichevoli consigli di tempe ranza e di vera accortnz.a politica. Tutti noi, che in Italia siamo slati con· trari alla guerra per moti vi non meno di giustizi a ideale che di inie.resse ben inteso del paese, speriamo di gran cuore con Sir Thomas Barclay, che e sebbtne la guerr• attuale ab– bia tutta l'apparenza di una aggressione non ~;~r_....,_ ... dallo ato– rico futuro, quando tutte le circostanze gli . staranno innanzi, potrà non essere cosl ge. vero come ~ oggi la corrente ·opinione po– polare degli stranieri •· Edoardo Giretti. Un ricordo storico. A proposito d,/farticolo Dall'eFOP' a del '6o al suffragio universale /mbblicalo ,,,1 passalo nume– ro dtlfUnità, Bentdttlo Croc, ci comunica q11tslo • Ricordo 1/on'co • : Silvio Spaventa mi dicevft nel 1887 1 che degli uomini politici, succeduti al Cavour, i solo UbaJ. dino Peruzz i ebbe chiara la visione e forte il proposit o di affrontare la questione merid ionale. Dopo del Peruzzi, negli altri uomini di Stato, anche d i Destra, prev11.lse il concetto, nato forse da dispernz ione o almeno sfiducia, che il Mr-z. zogi(",rno dovesse essere lasciato in balla degli • uomini suoi•· Lo Spaventa era mona rchico e unitario fermissimo, principalmente (mi diceva) per quest o: che se ci fosse stata in Italia la Repubblica fede rale, Napoli avr ebbe avuto per Presiden te della Repubb lica il Duca di San Donato. La noti• ia l QS$ai ;,,1,r,ssnnl,, percl,l dOCII• mtnln cht n11ch1la Dtslra /11 pr,sn, dopo i pr i• ,ni 'I/ani lmtalivi, da/In disptrn•io ne e da/In sfi– ducia di front e al probltma n1tridionalt, epensò di dover latciart il Mt••ogio rno ;,, balia dtg li ,. uomiu i suoi "· CifH, dato il dirillo tltll ornle ristrtlfissimo, cht assicurava il dominio politico td afflmi,iislralivo alla piccola f;orghtsia, il Me•• •ogiorn o /11 lascialo ;,, balia proprio di qt1tlla classt, cltt era la p;;, iudtgnn di ammi11islrare il paese per la sua i11i11ltlligm#a t immora/i/à. Bwi,,/e so c/11 il Mte•og iorno ì .fl.alo abba11- donalo agli • ttomiui suoi ", fi,rchè si Ira/lava di lasciare costoro lilJtri di jtll'I il male#. n,a q,uslo disi11/trtsse subilo svaniva, 11011app,11a avv111ivn laggi ù qualc/11 gttaio. Allora il Mte– zogiomo 110n trn pii, lascialo a sì: lo Staio ;,,.. /erv111ivn con lt1/la la sua macchina ammiui – s/rntiva e militare a soslm trt gli opprtS5()rico11- lro gli oppr,ssi. E così I, classi lavoratr ici t prodrtllrici del Alt•1;ogior110luumo srmprt so/• /t rii i danni delrabbn11do110e q,u/li d,lf iult r• veulu, t por/ano il ptso di "" fedtrtrli smo hn• slardo ad uso dei • galm,l 11omi11i " /o<ali, t di ,ma tmilti ,iou gui4ala da m ssu11 priucipio su– periore di giusliJ:ia e di iuu r, sst gmrrale.

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