L'Unità - anno I - n.9- 10 febbraio 1912

L'UNITÀ ·(Juella r hc noi credi :1mo l'unica e vera que– stione possi bile. Rap pl'i:scnt ano verament e gli ami ci d cll 'U11it,t - prnvvi sor iam cnt e fhiami amoli... unitarii - nn certo grupp o di itlee e di interessi che li distingua c.:hiHramente dag li altri partiti '? L'n gruppo di idee che li autorizzi a costituirsi in :issociaziono auton oma ? Noi ·crediamo fermamc-:ntc di sì. A<l ogni mo,do , c1ues to e il problema e su <1uesto la di– srn ssione SMebbe :1ssai Clpportu na. C.cnMa 29 Ocnr.1io 1912. Rooou ·o S A\'EL LI. PARASSITISMOSIDERURGICO L'on. De Viti ne l\'larco ha impostato m<•ho ùene sull ' Ct1ità, n. 7, il proble1113della, nuova polilica coloniale ihtliana nei termi1~i della real là attuale"'. Poich C oramai la Coloni a t' C, sebbene sia ancora quasi tutta da conqui ilarc - e Ja conqui• sta non· sarà nè facile nè pronta, neppure dopo con<"hiusa ht pace colla Tur chia - , com·cngo anche io che s:1.rebl>e 01:>eravana e dannosa ptr gli scopi pratici, che si poss ono e si debbon ~ raggiungere, am he col concors o di noi fautori dc11a • piccola Italia •, il continu are a protestare in nome del nostro ideale violat o, ed a chiedere i la rinuncia ad una impresa lla noi non voluta ~ e deprecata con tutte le nostr e forze sino a che abbiamo potuto cr~dcre possibile l'evitarla . Oranrni la sola nostra azione utile C que1la ·che conslste nell'accettare il fatto compiut o, mi• .rando al duplice intento: a) di fare davvero nella nu11va Colonia ed a favore delle popolazioni ind igen e opera di incivilimento e di redenzione politica ed eco– nomica; b} di impedire che la nuova Colonia afri– -cana divenga la rovina dcli' Italia ed un nuvvo campo di sfruttameato pr :vile-giato per i nostri .parassiti nazionali. lo non credo - e penso che nessuno creda sul serio - che la Tripol 1ta~ia e la Cirenaica posa;.no per molto tempo bastar e effetlivamente a sè stesse. Perciò questa condizion e posta dall'on . De Viti va intesa com e un principio tc~denziale 1 a cui bisogneril avvicinarsi successivamente il più che sarà possibile, riducendo 111 minimo le re• sponsabill&l della nostra nccnpazione te-rrito– riale, ed oraanizzando al più presto le autono• mie locali d,aJe pòp,Jlazio111indig ene nelle for. me compatibili colla loro rapacità di " self•go– vernement • e sulla base <leiloro principi i politici, giuridici, religiosi e mor.1Ji, Il gr11nde ostacolo, che verrà opposto a questa organizzazione della Colonia, sarà quello del nostro • funzionarismo • Sh•lale, che è impa- . ziente di allargarsi nei nuovi 1bocchi aperti dalla conquista a tutti i suoi app etiti, ed ha già in pron. to i nuovi organici colle rehuive promozioni, pensioni, indennit à di anzianità e di residenza, – inamovibililà degli impi egati una volta passati iu • pianta st abile •, cc<'. ecc. Orbene, a questo peric olo bisognerà resistere in tutti i modi e colla massima energia. Poichè non siamo riusciti a fre,n:ire il progresso del • funzionarismo • in Italia, occorr e a·lm~no im– pedire che esso estenda e rlidichi le sue funeste propaggini nei nuovi territori, sui quali dovrà <l'ora in poi esercitarsi la nostra influenza na– zionale . La regola per l' amministazione della nuova Colonia dovrà essere quella seguita dall' Inghil• terra con grande successo: pochi fun:Zionari scelti e ben j:,agati 1 con responsabilità perso– nale rigorosa ed effettiva e neS!,Una garanzia di impiego o di pensione a chi si dimostri inetto a tenere il proprio impiego. lr, altre parole bi• sognerà stabilire il • regime della porta aperta •, tanto per la selezione dei migliori candidati ai posti vacanti dell' •mministrazione .colonial~ , quanto per l'epurazione del personale scadente ed 'inadatlo. La <.:olonia non d<.vrà essere considerata da nessuno come un campo di sfruttamento od una riserva di caccia per glt interessi privilegiati e __particolaristi , che dominano e spadroneggiano in Italia. Questa condizione dovrà essere severamente ·mantenttta, acciocchè la Colonia non si tramuti in un vero ed irrep arnbile disastro nnzionale. La cosa non sarà facile, perch è giil tutti gli intere ss i pr otezi onisti e pr otetti dcli ' Italia sono in agitaz ione allo scopo d1 prem ere second o il loro costum e sul Go\' erno, per otte,~ere da qu e• sto tult o <1udl o che desi derano. Per ave re ndla mia recente disc ussione col• l';11ni..:o prof. Einaudi mnni fcstat o la sper .rnza t.:hc nel tra ttato di p:,cc, che porrà fine alla guerr a u..•lla T urch ia, nm gn, colla guarenti gia Jclle f'ol•·n1.c mediatr ici,insc rita la cb 1tSola dcg:1• uale del it:i;ime della .. port a aperta .., com e lo h,1 l' lngl 11ltu r,1 in Egitt o e nel le alt re sue co– lonie 110 11 :i11lono111e e <·Om e- lo {_lvn ,t mantent re la fr ;111ci.1 1,er il ~lar ,)c{.·o, io mi s0:10 ;Ht1rnto le ire e ~li 11npro per i tiella s1:1mp:1 ljll'ltilli:mr, e pHio dica, la quc1le pretende di se rvire util– mente la causa del nazionalismo italiano, pen :hè ~erve non inutilm enle - anche quando trova cnmod o di m(tsche,:i rsi coi princip ii di un libc– rismn molto plal '>nico - gli interes si di alcuni potenti ed influenti gruppi indu strianti e paras• sit3ri. È bene eh·:: il primo as sa lto org anizzato alla nuova politica coloniale dcli' Italia sia venuto pre cisamente dal II tru st ,. sid.erurgico. Cosi il buon pubblico italiano è messo in gra• do di immediatam ente appr ezzare il patriotti• smo dei bar oni del ferro e dell'acciaio , sostan– zia lmente identi co a quello dei loro pr ivilegiati colleghi dello zucchero. Almeno I on. Emili o Marain i - lo dico a suo <more - ha sentit o il dovere di tacer~, mc(ltre dura la guerra e ai spa rge il sangu e e.leisoldati ital iani! Egli si è fatt o viv o sino nd ora sol– tanto per mandare una cospicua offerta al fondo per i feriti dell 't·sercito combatt ente. Gli indu striali Jet ferro e dell'acciaio, invece, non hanno avuto neppure la J>azi~nzadi aspettare che la pace renda alquanto meno ignobile la manifest azion~ aperta delle loro brame 'di ille– cito guadagno nelle _,nuov e regioni schius e alla diretta influenza nostra dal valore dell' esercito, fra tanto largo consen so e concorso di ogni or– dine di cittad ini 11; ed avt'ezzi a comandare al Governo italian o, gli hanno posto chiaro e reciso il loro " ultimatum " per ott enere immediata– mente nella nuova C,Jlonia lo st esso trattamento di favvre che si godono io Italia da tanti anni. La protuione dell 'indu stria siderurgica in Italia ~ la pcova ad un tempo della ignoranza crassa del paese e della viltà politica senza Ji. mite dei suoi governanti, llessuno dei quaJi ha mai saputo od osato ribellarsi ad un servilismo indegno verso un piccolo numero di parassiti, che è riuscito a spadron eggiare a suo talento nel giorna !i.sp10, nel Parlamtnto, nella diploma– zia, srystituendo dovunque la preocéupazione gr etta e costante del pr oprio int eressr. parti• coh1re alla c.µra dqverosa del bene generale della Nazione. Anch e l'on . Lu zzatti, che da qualche tempo ai mostra cosi insofferente di ogni parola eh.:: in Italia e fuori d'l~lia non suoni apolog ia com– pleta di tulti i Gove-rni e di tutti i Ministri italiani, non ha saput o, da Pr esidente del Con– sigli o, res istere all' andazzo comune ; cd ha cer• cal o pur ess o di ingra ziars i i pot enti signori del ferro e dell'a cciaio coi premii aumentati alla marina mercant ile, colla promessA di 8ooo cacri inutili per le Ferrovie di Stato e coll'aiuto fatt o dare per mezzo c.JegliIstituti di emissione al salvataggi o degli speculatori, che, annacquando i titoli delle Soci età sid erurglche, avevano sem– plicemente e sicuramente giocato sulla fiducia ctte il Governo continuasse a favorire le loro imprese a danno dello Stato e della Nazione. L'ing. P. Riboni del R. Corpo dell e Miniere, un giudi ce, come si vede, di speciale compe• lenza, ha testè pubblicnto uno studio su • L~in• dustria del ferro nei rapporti con l"erario e con l'economi a nazionale •, che meriterebbe eJsere riprodotto e diffuso a migli aia di copie in Italia. È, in un opu scolo di poche pagine di stampa, la dimo strazione matematica dcli ' insipienza, colla quale i nostri grand i uomini di Stato hanno insino ad oggi amorosamente coltivato e prom oss o uno dei maggiori e più fu'lesti pa– ra ssit i nazi onali, permett endo ttlla bttnda side– rurgica tli far bottino delle finanze pubbliche e pri\' ate del paese. L'mg. Rib oni calcola che i consumatori ita– liani, o, genericamente, l'econom ia na1.ionale è st ata gra vala nel 191 0 1 pel solo effetto del re– gime dogan ale sui prod otti sideru rg i.::i, di una maggi ore spes a non in:'èri ore a 112 milioni di lire , cosi ripartil a: Dazio sulle 300,000 tonn. di mat er iali lavorati import;it i L. 29,000 1 000 Per la protezione medi a <li &., lire su tonn. 1,03 5 ,000 J i pr odolli kw ornt i dall'iul ustria itali ;1oa . ,, 82,Soo,000 Totc1le. L. 1 t1 1 &x> 1000 I>. questi 112 milioni di lire, seco ndo l'ing("– ~ner Rib oni, 6o milioni sono st .,t i goduti di– rr tt amcn tc dnlla industri.- sidt rurgi<.-;.t prop ria– n-t ntc detta, cioè da qu ella cli pr:ma la, ·or: . 1.i,1ne, ln qtwlc ne.I 19 10 ha tratt ato circ a: 500,000 tv nn. di ghisa (di cui q 5.ooo tonn. importa te) ; 500 ,000 tonn. di rott ami di !erro (di ,:ui 400 ,000 tonn ella te importate) ; , 29,000 tonn. di ferr o e acciaio in masselli ; 6o a 8o,ooo tonn. di ghi sa, ferr o e acciaio de-gli anni pr cc~dent i ; ed ha prodotto: 31 0,000 tonn. di ferr o, e 670 1 000 tomi. di acciaio, in laminat i diver si. Tutt i coloro che consumano mater iali metal- ·. ~içi di ferro e di acciaio in Italia pagano quindi tributo al grupp o sid erurg ico. È ver o che le indu strie di seconda lavora• z·ione godono a loro volta la protezion e dello Stato, grazi e ai dazii elevati onde sono colpiti all'imp ortaz ione i pr odotti concorrenti con quelli che esse fabbric ano. Ma l' ing. Ribon i fa giusta• mente rilevare che qu est~ protezione è bolo ap. par:ente nella maggior parte dei casi e che, a torto, gli indu stri ali meccanici italiani si sono la$ciati convin cer~ a considerare i loro intc– ress j come solidali cou qu elli dei . produttori delle mat erie prime, che essi tra sform ano in p~odotti pr onti p<r il consumo. Allo stesso mo-,lo l'uni ca valida ragione che si può dare per i premi in favore della marina mercantile è l'aggravi o che ad essa deriva per l'inconsulta ed as surda pr otezione della siderurgia; cio~ di una )nclustria che in Italia non ha basi naturali e che, dopo che saranno esauriti i giacimenti dell'Isola d'Elba, - i quali secondo l'ingegnere Biboni, potranno essere sfruttati solo per altri otto anni al più: alla stregua dell'estrazione che se ne è fatta nel 1910 - sarà ridotta al tr attamento antiecon omico dei rottami di ferro importati con grande spesa in Italia. Non mi dilung o maggiormente nelle citazioni dell'opuscolo dcll'ing. R iboni, pensando che forse sarà bene che, col consenso dell'egregio autore, la II Unità • lo ripro1uca integralmente o nelle sue par ti sostanziali. .Sarà questo il modo migliore di richiamare l'attenzi one dei lett ori sul nuovo assalto dei siderurg ici alle finanze dello Stato e di contri– buire efficac emente a salvare almeno la nostra futura Colonia afri cana dagli scandalosi e voraci parnssili che infestano e stremar.o l'Italia nello svolgimento delle sue naturali attività. EDOARDO GIRETT(, In vista della riforma elettoi:ale. Un mov imento di coltura nell'Italia mcridio-– . nale può essere intra pr eso solo dai giovani. Qu ando dico giovan i, non voglio riferirmi ai figli dei piccoli signorotti locali, quelli che vam,o n studiar e, che nel prop rio paese rifugg ono dalla c.ompagnia del modes to oper aio, e s'insuperbì• scono della loro posizione: giovani di piccolo e mis ero animo, per lo più: di coltu ra dcficiente.,e falsa, animati da mise rabile amb izione di-dom .i– inio1 predominio e ricchezza. Questi non potranno •mai far nient~, anzi rnppre sentano il maggiose e più grave male dcll' Italia meridionale, poichè saranno i futuri signorotti !lenza coscienza e sen, za conoscenza, full1ri ..:Apidelle fazioni locali e · i più veri cand id:1ti del più: tipico caìnorrismo . · Ma al di fuori di questi, vi sono dei giovani Idi buona volontà, studiosi del movimento poli• tico ed economico d' Italia, che seguon o con an• sia e con invidia il progresso delle altre parti d'Italia e d' Europa, che hanno viaggiato per il servizio militar e o per altro ncll' Italia del nord, ed hanno con att enzio ne stud iato come s' esplica la vita in quest e regioni. Ebb ene questi giovani, tornando nei loro paesi, vi portano alle volte dei gran buoni pr opositi, che poi si spuntano contro l'inerzia generale e contro l' invidia e Ja contrar ietà di coloro che tem ono ogni tenta– tiv o d' elcvnment o. Questi giovnni son pochi; du e o tre forse in ogni paese ; ma potr ebbero ottener e dei gran benefici se lr ovnss ero qualc osa di veramente prat ico ed util e da fare. E' nolo che in qua si tulli i paes i dt questa regione es iste un Circolo deiSig nori. Anche dove · esiste quald1 t: Societ:\ operai a, la sed e d i que– stf1,società - ope rnia per modo di dire, sp a• dr oneJ!giando in essa i::li oziosi signorelli locali - non sen•c rhe per le assemb ler, e mai per i tratt enimenti pacifici degli opern i, o per un'opern dì elevamento e di miglioramento. • \ ozi que sta abitudine è completamen te sconosci uta <1gli ope – rai del Mezzoj!:iorno. Ed è pr .:>pr io :1 cre:1rc negli operai ques t'abi – tudine d i riunirsi e colti\·are la loro mente e la loro cosr ienza, che do\'rt-hhe es plicarsi tutta I' at– tività dei gio,·ani t!i b 111111a volontà. Cl'rcar e di r iunire qnrs lo popnlo sbandnto è il miglior m< zzo 35 pe r e<iucarl o; fondar e dei circoli ope rai, ove que– sti gio,•:mi vadan o come amici e consig lieri, è una delle vie per migliMare gli operai ste~si. Si pot rebbe incominciarr, abbo nan dos i a rivi– ste e giorn ali ed acq~1istando qualc he libro . Sa– re bbe già una buona o..:cos ione per gli inizia– tori stessi de l circ olo per ailarga re la pr opria coltur a. Ma di quest i g-iornali e rivis te e libri, gli analfa beti non av rebbero alcun giovament o. E anche molti che sa n leggere e scrivere I ln quelle region i manca l' abitudi ne alla lettura . Ment re ho conosciuti p:1es i del nord d' Italia di 10.000 abit anti, ove si vend ono mille ed anche più gior – nali al giorn o, in un paese del mezzogiorn o di altr ettanti abitanti non giungono mai più di 100 giornali, e rarament e esiste una edic ola per la rivend ita. Qui ndi, quei tali giovani dovrebbero cerc are di d iffonder e nella popo lazione l' abitudine e il bis ogno della lettura. Ed a ciò i circoli opera i potrebb ero servire benissimo facendo letture e spi egazioni ad alta voce, organizzando conf e• rcnze ami chevoli ~ui fatti del giorno, su qual– che episodio che commuov~ l'It alia, su l'i giene, sulla storia nazi onale, su una important e legge che si presenta al parlamento, soprat utto sulla vita del prolet ariuto in alt re parti della naz ione è d'Europa . ,. Sopratutto la letture ad alta voce e la spie– gazion e dei giornali di coltura e di propaganda sarebbe utiliss ima, e interesserebbe assai anche gli analfabeti. , Questi drcoli dovrebbero farei iniziatori e sorveglianti delle 1cuole serali e festive. Poi man mano si potrebbe chiam are il Diret – tore della Catte dra d'Agricoltura e qualch e buon conferenziere forestie re : da cosa nasce cosa, e nessun o può discon oscere l'imp ortanz a benefica di quest i tratt enimenti su argomenti vari e-d utili, se si pensa che quella misera gente non è abitu ata a sentir parl are in pubbli co che ii parroc o, immaginiamo con quale utilità e pra– ticità. Insomma bi~ogn~rebbe cercare di mette • rt al corrente que ste popolazioni del progress o ,,, delle altre pnrti del paese e delle altre nazio ni, e J cstarc in esse un'ut ile invidia che sia d' in• citamento a migliornre. [,, q11sli lrallmim tnli no,c si dovrthh, parlare mai di politica a,,,,,,;,,;. slraliv a locale. Cosi, un piccolo movimento di un piccolo c·r• colo operaio potrebbe realmente trasform arsi in un utili:ssimo. orgrwi smo di coltura, da gio– vare a tutti . letterati ed analfabeti. E, per ot• tenere che quesri Circoli ai diffondan o e si a11arghino con un vnnt .1ggio maggiore cd imme– diat o, ed anche più facile ad ottenersi , si po– tr ebbe creare un organism o ass olutamen te me– ridiona le, che otte ~"sse facilitazioni ed aiu ti da Cas e Ed itrici, Am ministr azioni di giorn ali, U.1i– versità Popolari ecc., e fosse quasi maestr o e consigliere a color o <·hc vogliono dedicar si a questa opera coragg iosa e buona, ma pazien:e. Sulla possibilità che quant? mod estamente h• dt-tlo si faccia, pur chè si sia animat i, in princip io~sopra tutto di pot<"n~e r~si1ten~a contro le forze misoneiste dei luoghi e le diffidenze na– turall della popolazione, io non dubito. Ma biso– gna anche essere anilnatl di vero amore per quelle popolazioni, e non dal desiderio di met• tersi in mostra per una falsa amb izione: biso– gna sopratutto che gl' iniziatori di questo mcvi• mento trattino gli operai con tutta la fraternità ed umanità po,si bile. Quando tutto fosse fatto senza secondi fini, l'utilità di quesli circoli oper ai e del moviment o intellettuale che intorno ad essi si ver reb be a creare, apparirebbe c~ia ro ·a tutti. Ed il pop olo me, idionale incomincierc bbe a sveltirs i nelle forme, a capire l'importanza di certe legg i e di certi di,itt i, a rend ersi più consapevole dei bi– sogni della pr op:-ia vita e del proprio pae se• E diventerebbe di certo in breve un abile e sicuro maneg giatore del Suffrag io Un ivei-sale , .. se a Giolitt i piacerà di darlo. Gon:n ..:oo AL TF.MJSIO. FRANCOFOBIA L'in cidente del J1/a110,;ba non a\'rebbe iu sè nessuna impor tan za. T orto C\'idcn te da ..,arle del gove rno italiano : reazio ne eness i\•a da pa rte del go\'crno francese : spiegazioni reciproc he : la nube pass a. l\la l'incid ente r uò ave re moJta importanza, se san\ segui to tlll altri incide nti simili, cioè' st è il primo sci,::no di un orientamento triplici sta e an ti-inglc c;e della po litica estera italiana. I commenti, con cui pa recchi nostr i giornal i hann o accompagnato quest' inciclcnte dis~ra • zi.it ,,, sono sc:m a d ubb io :t:-sai sintr.:01.1tici. e cl:'inn o molt t• eia penc;:,n:.

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