L'Unità - anno I - n.9- 10 febbraio 1912

.. problemi della ~ita italiana . . ' . r- ... ~ . Si pubblica il Sabato in Firenze - Direttore GAETANO SALVE MINI - Direzione e Ammin i1.ll' .wiqne I Bor&'(I Ognissanti, '°- · Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il Regno e per i paesi italiani dcli' Austria e della Svizzera; per l'est ero Lire 7,50 - Abbonamento sosteni !Òr• Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO - Conto corrente con la posta. Anno I - N. 9 - IO ,F~bbraio 1912. SOMMAKIO: Le apeae della conq_uiata, Grso l. vzz ATTO. - L'almanacco dti peda lo H. - R,wv ici nam ento .-.. n,io "teduco? , \ 'KKSON 1.F.v. - L'inco~n ita del1ft Ruae laJ. G. SAl.\'F.)IINI. - Multa rena· ■centur .... (ti,,, opo_J1l0 dr/la Id/era di o. Cl'aU), kODO l,)'0 SA\'Kt. 1.1, - Paraa, itismo aiderurgléo , P.00.\KOO GIRRTfl. - In vitlft della nfonna ~lettorate, VOf'FRKl>O AI.TKRISIO, - Fr anco• fobia. - Il ■Indaco di Buttapietra. . .. ~• . • Le spese Dopo la terra promessa, I• passeggiata mi• litare, gli Arabi aspettanti ed il risorto pre• ,ligio dell' Italia, cade ora anche la leggenda della guerra che non cos1a nu lla. Coi ben noti comunicali ufliciosi, annuncianti che 25 o tull' al più 30 milioni al mese sono sufficienti a pagare le spe1<, sia per 40 mila uomini sia per 120 .mila, con l'altra notizia ancor più confortante che gli avanzi di bilancio basta– no da soli a permettere una spesa di più che mezzo miliardo, s'era voluta crear l'illusione eh 'esistesse nelle casse dello Stato un tesoro di guerra da lunga mano raccolto, e che con esao I' lt.lia potesse 1<guitar a combattere per più d'un anno w:nza che i contribuenti ne ris<nli ... ,o il più piccolo a@gravio.Ma da qualche settimana i giornali più ortodossi si ton messi a stampare qualche nota stonata, ed il buon pubblico ha cominciato a riaprire gli occhi ed a vedere che, se si sono spesi &ià tanti milioni in buoi, io vino, in no· legio di navi, se con una modestissima truffa ·di I s o ao Kg . per ogni tre quintali i. fornitori han potuto intascare parecchie cen– tinala di mialiaia di lire, i conti del mini - • auo del tesoro devono essere triplicati, e le apeN per il solo c~rpo di spedrzione si do– •rebbero far ulire al o,inimo a 75 milioni al m-, e usorbirebbero in meno di 7 mesi (da Settembre aJ Aprile ) tutto il tesoro di guerra. Ma anche in questa famosa riserva i pro(ani han cominciato a veJer più chiaro . Non occorre essere initiati ai misteri della finanzaper comprendere che la strombazzai. ricchezza del nostro tesoro si riduceva in tutto e per tutto alla possibilità di emettere in poco tempo e di collocare facilmente (au• meni.odo però il i.sso dcli' interes>e) 500 milioni di buoni, ossia a fare dei semplici prestiti temporanei, al rimborso dei quali bisognerà provvedere o con le entr ate ordi– narie o con nuovi debiti. . Il problema finanziario dell a guerra non solo dunque non ~ all'atto risolto, ma ~ reso enormemente più gra, ·e dalla dimlnuiione delle entrate, di cui si ha un indice sensi– biliuimo nei diritti doganali discesi dai primi di dicembre di circa 2 milioni per decade. Non è pessimismo eccessivo il pre,edere chr, nell' ipotesi più fortunata d'una pace auai prossima, ci troverem o al primo di luglio con un debito di guerra di circa mezzo miliardo , con una diminuzione di en– trate di un centinaio di milioni, con un au– mento di speae ordinarie per la guerr,, per la marina e per la difesa e l'ammin istrazione della colonia, di J 50 milioni, e con un spesa straordinaria per nuovi armamenti, per nuove navi e per opere pubbliche urgenti in Tri• politania di pii, che 200 milioni. Se non si vuole anche in questa m3teria tro,·arsi di fronte ali' irre\'ocabile e limitarsi a piangere sul fatto compiuto, bisogna dun– que incominciare fin d·ora a rarlare ben chiaro dell a nostra situazione tìnanziaria e dei meni pili adatti a fronte ggiarla nel modo meno dannoso. ~ indubitato che di tutti i pron ·ediinen ti il più disastroso ,.,,ebbe quello di seguitare per mesi e mesi uel sistema attuale e tro, ·arsi poi nella necessilà ~ssoluta di rimbor s.ue tutti i buoni del teso ro con una arfretu ta em i~sione di nuove cartelle di rendita per j OO od foo mi– lioni , pro,· ,·cdcndo 21 pagament o degli inte - conquista-.- ressi co n un ritocco gener;ale di tutte quanle le impo ste. Non solo per questa vi., noi perde– remmo in un istante tutti i vantaggi della con– versione, ottenuti in 1 :li anni di politica di rac• cogli mento e Ji prudenza ; ma danneggeremmo in due modi la produzione italiana, già tanto minacciala dall'impre~a di Tripoli: da un lato aggraveremmo ancora di pili il peso tribu tario che per molta parte di essa, specialmente per l'agricollu r3 meridiona le, è già intollerzbile; dall'altr o le sott rarremm o una gran massa di capitali, di cui essa è assetala e che tro~ verebbero nel nuovo con,olidato, acquistato indubbiamente sollo la pari, un impiego as– sai più comodo e più sicu ro. Nè a seguitare nella via del silenzio e de• gli inganni pietosi può valere la ragione po· litica: chè troppo si è vantata la virtù mo– ralizzatrice della guerra e l'unanimità del aentimento popol1re ; troppo è nota la pa· tienz.a del contribuente italiano, per non es• sere certi eh' esso si addosserà con animo tranquillo anche il carico nuovo . E, di fronte al nemico ed agli stranieri in vedetta, sarà un nuovo segno della forza italiana il sapere , che il nostro . paese procede tranquillo e si• curo, nella via della conquista, pur essendo pienamente cosciente dei sacrifici assai gravi ch'essa deve costargli. A noi profani, che dobbiamo considerare il problema finanziario con l'aiuto dei soli elementi forniti dai giornali e d,I semplice buon sens.o 1 appare intanto evidente che la formula giolittiana, nt h15se 11è dthili, dev'es• sere letteralmente capovolta, e che ai due \ termini delle imposte e dei dtbiti dev'esstre aggiunto anche il terzo delle economif'. Come un decenn io di a\'an t i e di costante eccedenza delle entrate effettive sulle entrate pre\'iste ha permesso di larghegg iare in tutte le spese, cosi è giusto che all' inattesa diminuzione dell'entrate si ripar i con una dìminuiione di uscitt-. · Le nuove economie non devono essere fatte sui bisogni più sentiti del paese, ritarJando la– ,,or i urgentis simi o rendendo vane per la man– canza dei fondi le poche leggi di carallere lar~a– mente sociale \'Olate in questi ultimi anni. Tutti sanno im·ecc do,•e c'è da u·gliare : e se si co· ininceranno a sopp rimere tutti gli uffici inutili e tutti i parassitismi, se si gu:irdcrà un po' addentro nelle funzioni dell'alta burocrnia centrale, tulla intesa a moltiplicare gli im– piegati e .1dottenere allargamenti di organici, che dieno ad essa un misero aumento di 1000 lire, mentre costano talvolta allo Stato parecchie centinai a di migliaia di lire, se si abrogh er~ quell'enorme ingiuscizia che è Stata la legge per I' indennità agli impiegati di Roma, se ,i aVanz.eràard1tamen1e per questa strada, trovanJ o nel risvegliato sentime nto patdotlico la forza per ,•incere le pressioni parlamentari, si otterd facilmente un·econo· mia di parecc hie decine di milioni , ed in questo senso si potr~ dir con l' Einaudi che l' impr c:sa di Tripoli S:trà stata altame nte be– nefica alfa tinanza ed al costume politico del nostro paeSf'. ~la rip•nato con le economie alla dim inu– zion dell'entrate, resterà sempre da pro, 1 ,·e– dere all'enorme aumento Ji spe5'" 1 per le quali si don:\ nectssar iamente ricorrere al prestito ed alle imrostt . Come, iuraui, 11011 è gius to che i nostri nipot i siano chiama ti a pa- '\ :- - ga~ l~)~~ .. Ji un'impresa che una parte rile- _•..i,•ar- ~ della na~..ne ha voluto compiere in un momento di entu siasmo collettivo, ripromctten• dosene Jei ,·,mtaggi immediati materiaii o mo• rali, cosi invece ~ legittimo che ad essi soli tocchi il carico di quelle opere pubbliche, che potranno giovare - fra moltissimi anni - all'c-ffettiva messa in valore della colonia. ~ vero che su queste colonne s'è già soste• nuto, con piena ragione, che l'opera dello Staio in Tripo l11ania dovrebbe limitarsi alla diresa, alla pubblica sicurezza, all'amministra– zione ; a tutto il resto, porti, str..de ferrovie, acquedotti, irrigniooe, banche, anticipazioni di capitali per l'ag ricoltura, do\ 1 rebbe prov·– veJe re I' iniziativa privata sul terreno della libera concorrenza. Ma purtroppo la questione à già preg iudicata e, mentre noi discutiamo, la costruzione delle opere pubbliche, sia pure per ragioni strategiche, è cominciata da un petzo ; e 5e non si porrà presto un argine agli appetiti sempre cresce11ti delle potenti organizz.azioni bancarie e protezionistiche eaO"a– ristiche, le spese non tinirann0 tanto presto , percM son troppo forti gli interessi che vo– gliono far pesare sullo Stato la parte, ch'esso ba assunto, di civilizutore della Libia. Noi speriamo ancora che voci autorevoli, come quella del Giretti e del De Viti De }Jarço, trovino largo consen!;O fra. tulle le_ persone che non sono l,gate alle cricche sfruttatrici dei sacritizi nazionali e si riesca a ridurre al minimo il concorso dello Stato per le opere pubbliche coloniali , Ma per quel che si ~ cominciato già a fare e che si do\' rà per foru completare, si de\'e cer· care il mett o affinchè l'attuale contribuente ne risenta il minor danno possibilt-. Al quale tine si potrebbe pro\'vedere con l'emiss ione di un nuovo consolidato ad interesse uguale od inferiore all'attuale 3 1 /, "lo, mettendo cosi alla prova il patriollismo delle nostri classi capitalistiche, senza creare un allettamento pe– ricoloso per il piccolo risparmio. Le ,pese dell'im presa militare dovrebbero, invece, essere paRate in quattro o cinque anni con imposte temporanee sull' esempio di quanto si fece nel 909 dopo il disastro di Messina. Senonchè il metodo allora seguito di au– n1entare di una piccola quota quasi tutte le imposte, se ~ il più comodo eJ il più sicuro dal punto di vista fiscale, è anche il più ingiusto e il più donnoso: poichè col• pisce sopratutto le regioni e le classi più misere, che non solo non han voluto I' im– pre,a di Tripoli, ma da essa hanno tutto da perder~. Snrtata quindi in modo a'!oluto la possibilità d'un aumento dell' impo,ta fon• diaria, che per molte regioni coslituisce già nei suoi limit i attuali un ostacolo gravissimo al rifiorire dcli' agrico ltura , scartato ugual– mente un semp lice aumento della ricchezza mobile, che graverebbe specialmente sui red– diti minor i e più racilmente accertab ili, esclu– sa ogni nuova forma di im posta sui consumi, che renderebbe intollerabile il costo della vita e pro\'och ereb be in bre\'e nuo\'e rh•olte per fame, non resta - come già disse I' Einaudi - che il rimedio dell'imposta personale pro • gressh•a, che , esentando tutti i reJ diti minimi e gra \'and o lt"~ger mente sul reddito fonJiario eJ industria le, colpisca principalm ente il ceto prore ssionalt-, che più ha influito sull'attuale situazione pol itica e meno è in co11J1tione di risentirne i danni immed iati. Si potre~b< per queno ricer care negli archivi, in cui è stato sepolto, il vecchio progetto dell'on. \Voliem· borg ; e rinunciando per ora all'idea di una completa riforma tributaria, inattuabile in un periodo di crisi, limitarlo alla sola assunz ione da parte dello Stato dell' imposta di famiglia, che in mano ai Comuni rende oggi delle somme estt"emamente mesch ine,. In un pri– mo periodo, le aliquote delle imposte do· ,•rebbero essere altissime; pit1 tardi, in\'cce, rimborsato tutto il debito di guerr,, I' impo· sta do vrebbe servire soltanto alle •pese di difesa e di amministnuione della colon ia e potrebbe ridursi ai lrenta o quaranta milioni all'anno. Un altro cespite d"entrata potrebbe trovarsi nella tassa di bollo sui giornali, che esiste in altri Stati di Europa. Il giornalismo italiano, che ha propugnato con tanto entusi asmo l'im• presa, che si è eretto a vindice della d ignità e della gloria del paeae, deve sentirsi fiero Ji poter concorrere alle spese dell'opera per cui ha com• battutr . E la tassa <l'un mezzocentesimo ·per co· pia, limitata ai soli quotidiani di larga tiratura , è cosi piccola cosa che non dannrggerebbe, n~ gli edi tori, nè il pubblico; e·da essa lo Stato po· trebbe tuttavia ricavare un reddito di almeno quattro miHoni all' anno . Purtroppo queste proposte e tutte quelle, che noi od altri potremmo affacciare, hanno un viziod'orìgioe , cba ne attenua • quasi ne dillrÙgg~ il vafore: I' oacuritl completa su quel che si ~ speso finora, l'ignoranza della vera situazione presente e delle intenzioni del governo. Noi stessi, mentre parliamo di im– poste che non gra vino sulla produzione ita– lian,, siamo tormentati dal dubbio che questi nostri discorsi siano perfettamente inutili, che siamo entrati in una vi,, di cui per ora non si vede l' uscita, e che le spese per ques– t'impresa e per le altre asui più perico lc,se che minacciano di succederle, saliranno a · tali altezze da non lasciare alcuna poasibilita· di scelta e da rendere necesurio il contributo di tutti i redditi e di tutte le cla.. i. Contro questo pessimismo, che non tormenta noi soli, non c' è che un rimedio: quello di cono scere come realmente stanno le cos'-•• Bisogna dunque che quanti in lt.lia conser• vano ancora la facoltà dl ragionare a mente fredda e con indipendenza di giudizio, ,i uni• sc,no per chiedere al governo delle franche dichiarazioni sulla nostra ~ituazione finanzia– ria, che permettano di valutare gli effetti di un'imp resa, ;.ffrontata con tanta fiducia, e di escogitare i meni per ulvare il paese d, un danno irrepara~il~. Gino Lurzatto . . L'almanacco dei paciai:>li. Citi :•imi ,·idcn r pia11grn: insie11u, lt',r~t1 il Pro pace, .1 111:urncco illustrato llCr l'anno 191 :i. Rid, ·,·,1, im/"1rand11 da ,·uo, rlte « In K"' ''"" a/fun te 111>11 pn<> rsu,-e assfJ/11/mHmle ro11sitleral11 rom,: una KUtrt'a di ro11q11isfa • (J>. J,/}: • e 11rp– Jn,re p11c> dini rllt alt11110 ;,, lt ,1/ia ab/Jia µ11salu st'riam,·11/t-di ollr11r,·t diii/a ,r:urnn q11a/rl1t Ìl11111c– dialo nmldKJ!io ma/tr iale • rp. 1,1J. Rid ,-rd. n,ultt, sroprc11do rltt I' llalia l n11dd't,1 ;,, Tl'Ìpolila11inprr .... n,ilart una KHt' l'l'a degli allri, rù,; s,u·rifirnndo sl alla Nt<rssild 1111Ìl 1 t-·1·sale di pau. « lnfo lli, nell'anno 191 ,. si aff,Lcciò un grnn• de pericolo. - Per imJ>c<lire che la Gcrmauh mellc~,;:,c piede nel ~(cditcrranc(l, for,e I' In· ~hiltcrra sarebbe intcr\'<:11111. , nella Cirtn:iic.1; forse l:1 Fr.11u-ia nella Tripolitania ; cd allora :-:i :i.arcbhc a\'uta una \•cr,'\ tonfJ:\graiio nc ~uropea. I.' lrnlia cvi :--uo atto risoluto , :rndacc, "1ua:,,i \'iC•

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