Una città - anno II - n. 14 - giugno 1992

• giugno POLITICA. Milano e Il sistema dei partiti, la crisi della rappresentanza, e il punto interrogativo sulla società civile. Interviste a Angelo Panebianco e a Ennio Pinfacuda. "l'orrido di Capaci e l'albero di Falcone" è la riflessione di Giorgio Calderoni. In seconda e terza. LEffERE E INTERVENTI. Fra cui un intervento di Carlo Giunclti sullo "scandalo delle tangenti". In quarta e quinta. FUORI LE MURA. Il carcere. la vita quotidiana dei giovani carcerati e i loro codici morali, molto forti, nell'intervista a Aldo Terracciano, psicologo. Il problema di cosa sia la pena nell'intervista a padre Enzo Fantini, cappellano del carcere di Ravenna. In sesta e seffima. IL PUNTO. Nelle pagine centrali inauguriamo uno spazio di approfondimento tematico del dibaffifo clte accompagna la vita del giornale. In questo numero una riflessione "sulla natura". "Il principio materno", dalla filosofia romantica della natura al femminismo, è l'intervista a Giampiero Moreffi. "Il ritorno delle dee-madri" è l'intervento di don Sergio Sala. "Imparare a uccidere l'animale" quello di Rocco Ronclti, e "ecologia del linguaggio" quello di Ivan %affini. VIAGGI. "Muy valienfe ". A partire da una difesa appassionata della corrida i temi della virilità, dell'eroismo, del culto del riscltio in un 'intervista a Piero Rinaldi.E le impressioni del Brasile di libero Casamurafa, viaggiatore. In decima e undicesima. EDUCARE. Janusz Korczalc, grande pedagogo del glteffo di Varsavia morfo insieme ai suoi bambini a Treblinlca, è quasi sconosciuto in Italia. Della sua lezione ci parla Andrea Cane varo. Nell'asilo-nido "le Vigne" di Cesena sfanno sperimentando metodologie del centro di loczi in Unglteria. Ne parlano le operatrici. In dodicesima e tredicesima. .. INTERVISTAA. Juditlt Malina, ebrea americana e anarchica, fondatrice del living Tlteafre. In quattordicesima. DIBAfflTO. Ancora sul problema dell'aborto e sull'intervista a Pucci. Ne parlano Pippo Tadolini, ginecologo, e Mirna Del Signore, militante verde. "l'altro e le categorie" è l'intervento di Enrico lombardi. In quindicesima. DONNE. Intervista a Gabriella Zignani, clte a 40 anni e al quarto figlio, lta scelto di non are l'amniocentesi. In ultima. 1anco

d1 0l1f1ca Avevamo intervistato Panebianco e Pintacuda, venuti a Forlì per dibattiti pubblici, a partire dalle tangenti. Poi c'è stato Capaci. La realtà supera ormai regolarmente l'immaginazione, eppure non ci si sorprende più di nulla. Si resta sgomenti e basta. Cosa succederà? I cosiddetti "politici" purtroppo li vediamo. A Milano li vediamo entrare in galera per andare a fare i nomi dei loro taglieggiati e dei loro protettori e tornarsene a casa. E a Palermo, li abbiamo visti entrare furtivamente in chiesa, come clandestini, e, alla fine, non potere, non sapere più uscire, in un clima da "angelo sterminatore". Dovrebbe essere gente simile a battersi con un Riina, latitante da 30 anni? Ma noi? La cosiddetta società civile? Come ci ricorda Panebianco sono quelli i nostri rappresentanti. Li eleggiamo, ci vanno bene. O può esser.e.anche vero che, come dice Pintacuda, qualcosa sta cambiando nel profondo? Ma cosa? Ci permettiamo solo di diffidare di una logica che, anche nelle migliori intenzioni, dia troppa importanza al nemico, se non, e questo sì, peggio, al sospetto. In altre pagine di questo numero Canevaro, raccontandoci di come Korczak marciò insieme ai suoi orfani verso il treno per Treblinka, ci dice che oggi è solo possibile una qualche forma di resistenza al male, nella cura della libertà intellettuale, della dignità della vita quotidiana, nella solidarietà e nella comunanza con altri. E nella fierezza di fronte anche a inevitabili sconfitte. Amici di Falcone hanno ricordato come la sua tenacia ideale si combinasse a un certo fatalismo. E forse era quel fatalismo a condurlo fieramente, ogni fine settimana, verso casa. Di quegli amici noi ricorderemo il pianto sommesso. 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LO STEREOTIPODI UNA SOCIETA' CIVILE SANA la rappresentanza. la fragilità delle democrazie. la necessità di privilegiare il singolo e i problemi dell'universalismo dei principi e del relativismo culturale. la società civile clte lta poco da mitizzare se stessa. Intervista a Angelo Panebianco, docente di scienze politiche ed editorialista del Corriere. Il sistema democratico di rappresentanza è indubbiamente in crisi, cosa significa questo nello specifico caso italiano? Ci sono due problemi che qualunque democrazia deve affrontare e risolvere; problemi che le democrazie affrontanoe risolvono inmodi diversi fra di loro e in fasi storiche diverse. li primo è quello della rappresentanza, il secondo, strettamente legato al primo, è il problema della decisione, cioè del governo. Le democrazie non possono solo rappresentare, devono anche governare. Per giunta accade che in certe fasi in cui non riescono a governare rappresentino anche male, e quindi i due problemi sono strettamente collegati. E' chiaro che le eventuali difficoltà, o lecrisi dei processi di rappresentanza, possono avere molte cause non controllabili, possono esserci dietro tare di tipo storico, difficoltà culturali, problemi collegati alle caratteristiche della cui tura del paese, ma c'è certamente un problema di regole, di meccanismi di rappresentanza. Ci sono due modi per organizzare la rappresentanza: uno che privilegia i soggetti collettivi, cioè le organizzazioni, storicamente i partiti politici; l'altro quello che privilegia gli individui, i singoli rappresentanti. I sistemi elettorali proporzionali a scrutinio di lista (Italia), per esempio, tendono a privilegiare le organizzazioni, il soggetto collettivo partito, mentre i sistemi maggioritari di tipo uninominale (Inghilterra), tendono a dare prevalenza agli individui, al singolo politico. Nel secondo caso non è che la figura del partito scompaia, si può solo dire che il suo peso decresca a favore dell'individuo; nell'altro caso non è che gli individui non contino. solo che il peso maggiore lo hanno le organizzazioni, le gerarchie dei partiti. Potremmo dire che, in Italia. la crisi è data anche dal fatto che sono entrati in crisi i partiti intorno ai quali era organizzato tutto il sistema della rappresentanza. Per varie ragioni sono stati i partiti ad avere creato la Repubblica e quindi hanno messo in atto meccanismi di rappresentanza che privilegiavano le organizzazioni a scapito degli individui: entrando in crisi i partiti entra in crisi, ovviamente, quel meccanismo di rappresentanza. Le strade per risolvere la crisi italiana sono quindi o la ricerca di strumenti di rivitalizzazione dei partiti o il passaggio al secondo tipo di meccanismi di rappresentanza. La crisi dei partiti è certamente legata ad una crisi ideologica più generale. I partiti erano organizzazioni che cementavano blocchi di interessi e li fissavano attraverso I· ideologia: venuta meno l'ideologia viene meno il cemento e quindi viene meno anche la fiducia; la quale, forse, può essere ricostituita come un rapporto dirello, di assunzione di responsabilità, fra singolo rappresentante e rappresentato. locomunque vedo solo questa come strada percorribile. Strada che porta verso l'adozione di tecniche. di meccanismi, di rappresentanza che in vari modi privilegiano il singolo; quindi che privilegiano i collegi uninominali, i sistemi maggioritari, leevenlllali elezioni dirette del sindaco e degli esecutivi ai vari livelli. A meno che qualcuno non dimostri la possibilià di rivitalizzare i partiti, di ricostruire il consenso attorno ai sistemi di rappresentanza che passano attraverso le vecchie ideologie, non vedo alternative. Da quanto lei dice il concetto di rappresentanza in quanto tale non viene comunque messo in discussione, ma la sensazione che si avverte, dagli avvenimenti italiani ed internazionali degli ultimi tempi, è che sia in crisi il fondamento stesso della rappresentanza. Se prendiamo in esame la dimensione europea, in particolare gli stati ex comunisti dell'est europeo, vediamo che il dato emergente è la rinascita di spinte verso la riproposizione di comunità legate a concetti quali la razza, l'etnia, la nazionalità intesa non in senso giuridico stretto, ma come sentire comune, come tradizione, costume. Bisogna distinguere: credo che quello che sta succedendo in Jugoslavia sia diventato, a questo punto, un connitto tra veri e propri Stati per ridisegnare i loro territori e certamente in questi casi il discorso non vale perché il problema della crisi della rappresentanza si dà in situazioni di democrazia istituzionalizzata. Solo i~ questi casi si può discutere su come rivedere il meccanismo, cioè come ricostruire una fiducia che sembra essersi incrinata nel rapporto rappresentante-rappresentato. La Jugoslavia è solo uno dei falli, certamente uno dei più eclatanti, di tutta la vicenda dell·est. Lì il problema è la transizione alla democrazia e, in certi casi. la formazione di nuovi stati nazionali. Ma per l'Italia parliarno di crisi di rappresentanza in un sistema politico che ha una storia cinquantennale e quindi il problema risulta essere del come intervenire. Bisogna stare attenti a non generalizzare: già farlo nell'Europa occidentale è difficile: in siIllazioni totalmente diverse, come nei casi prospellati, il problema non è la rappresentanza. Ma il fatto stesso che occorra distinguere situazione da situazione non può voler dire che il modello della democrazia non è universale e universalizza bile? L·esportabi Iità del model lodemocratico non è garantita da niente, anche perché la democrazia è un sistema fragilissimo, delicatissimo. un granellino di sabbia può incepparlo. Bisogna meravigliarsi, secondo me, che ci siano al mondo così tante democrazie. Quelli democratici sono regimi che possono incepparsi con poco: basta che sorga un partito che vuole distruggere la democrazia e che gli elettori lo votino che essa è già lìnita; se quel partito ottiene successo va a pezzi il contralto che sta alla base della democrazia. Il sistema democratico si fonda su un contralto tacito, che in qualunque momento può venir meno. Questo per dire che ci sono molte aree del mondo in cui è molto improbabile che la democrazia. che deriva dalla tradizione occidentale. possa essere esportata o possa realizzarsi. Ma questa impossibilità al1'universalizzazione contraddice il presupposto filosofico ed antropologico su cui poggia l'idea di democrazia, cioè l'idea di un essere umano essenzialmente razionale, quindi universale o universalizzabile. La democrazia discende da alcuni rami della tradizione giudaico-cristiana; una tradizione che enfatizza, da un lato, il ruolo dell'individuo e, dall'altro, pone una separazione tra ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare. Queste sono componenti fondamentali della tradizione occidentale e la democrazia in cui viviamo discende, auraverso un lunghissimo processo, da esse. In alcune situazioni esterne ali' Europa la democrazia è risultata esportabile, anche se con adattamenti, ed è stata in grado di tenere: per esempio in Giappone ed in India. In altre zone, in altri paesi, lino ad ora essa non è risultata esportabile, oppure ha acquistato significati così diversi (pensiamo al multipartitismo in certi paesi africani) che ora, di fatto, rappresenta qualcosa ditota Imen te diverso dalla nostra democrazia: formalmente simile, ma di fatto completamente diversa. Però, ripeto, l'esportabilità e il funzionamento sono due problemi diversi; se pari iamo di crisi della rappresentanza dobbiamo parlarne solo quando esistono sistemi rappresentativi. Quindi l'idea dell'uomo che sta alla base della democrazia, e che doveva essere il veicolo della sua esportabilità, rischia di essere ciò che la lega ad una sola parte del pianeta, un limite. Un limite proprio perché, come lei accennava, legato ad una tradizione culturale particolare che si pretende universale .. Tutte le tradizioni culturali pretendono di essere universali: questa è la ragione per cui negli ultimi dodici secoli tra Islam ed Occidente c'è stata solo guerra. La storia del rapporto fra Islam ed Occidente è la storia di un Islam che avanza, che entra in Europa, ed un Occidente che rimane sulla difensiva per un certo periodo di tempo e poi parte alla conquista, all'attacco. Laragionepercui fraqueste due civiltà c'è sempre stato connitto è perché entrambe queste civiltà propongono valori di tipo universalistico; la civiltà cinese fa la stessa cosa: tutte le grandi civiltà hanno sempre dato una valenza universalistica ai propri valori. D'altra parte non si capisce come sia possibile non farlo; come faccio a dire che per mc è fondamentale la libertà di parola e poi distinguerne I' appl icabi Iità: vale per me occidentale e per voi no, non vale. Se per mc vale la Iibcrtà di parola. praticamente non posso che dare valenza univcrsal istica a questo valore. Da questa contraddizione non si può uscire. a meno di uscirne in un modo che, secondo mc, è implicitamente razzista. E' il modo del relativismo culturale, quello che, apparentemente, è il più tollerante di tutti perché dice che ciascuno deve avere la sua cultura e tulle vanno rispettate. Però come la mettiamo con i colonialisti inglesi che ad un certo punto dicono no alla usanza di bruciare le vedove? Venne ritenuta barbara, inaccettabile, e la abolirono. Siamo d'accordo con i colonialisti inglesi che vietano di bruciare le vedove, violando sicuramente la tradizione culturale locale, o siamo d'accordo con chi rispetta la tradizione culturale indiana? E' sicuramente un bel dilemma. La mia posizione è che sono d'accordo con i colonialisti; è un problema di scelta perché è chiaro che la mia scelta contraddice i dettami del relativismo culturale in base ai quali l'altra cultura deve essere rispettata. ma se io rispetto veramente l'altra cultura entro in contraddizione con la mia. Bisogna comunque tenere distinti il discorso sui principi, che è una cosa, dal discorso sulla fattibilità empirica che è un'altra; sono cose diverse. Sul piano dei principi io non posso che attribuire ai miei valori e principi valenza universale, mentre sul piano della fattibilità empirica il discorso cambia. Cambia laddove, per esempio, non esiste una democrazia, che presuppone tra le altre cose la distinzione pubblico-privato e tra potere religioso e potere politico. Semi trovo in un ·area culturale in cui nessuna di queste distinzioni vale, parlare di democrazia è veramente difficile, ma questo è un problema di fattibilità empirica che è cosa diversa dal principio in sé. I due piani non possono essere confusi. Nella realtà italiana assistiamo però alla continua richiesta di moralità, di eticità, che sembra mettere in discussione questa divisione cardine, quasi a volerne decretare la crisi. .. Nei falli in Italia è così, però potrebbe essere diverso. Si può cioè pretendere che un'amministratorc non rubi senza mettere in gioco valori religiosi o negare laseparazione tra le due sfere, anche perché uno degli effetti che si pretende da un buon meccanismo di rappresentanza è che favorisca una buona ammirfr,trazione. Quindi una amministrazione che osservi le regole e che sia subordinata alla legge. Ma le Leghe, per esempio, dicono che la "società civile" dovrebbe appropriarsi degli spazi politici, facendosi portatrice e garante di valori etici e morali non considerati o non praticati dalla "società politica" ... Non solo le Leghe per la verità. La distinzione fra società civile "sana•· e società politica "corrotta" è uno dei più diffusi stereotipi in questo Paese. E' una visione totalmente falsa del mondo; è un· idea autoconsolatoria, inbase alla quale loro sono i ladri e noi siamo i puri. E' un'idea semplicemente falsa e non corrisponde assolutamente a tutto ciò che. ad esempio, sappiamo sui tassi di assenteismo nel lavoro pubblico. sui tassi di evasione fiscale o sul modo in cui funzionano le etiche professionali. La famosa società civile ha davvero poco da mitizzare se stessa. Bisogna anche dire, a difesa della società politica, che la democrazia è quel sistema che rappresenta la società nel bene e nel male, per cui questa distinzione è assolutamente inaccettabile, ridicola. Usistema delle tangenti mette insieme, per forza di cose, esponenti della società politica ed esponenti della società civile; anche la società civile, a tutti i livelli, partecipa della illegalilit diffusa, della assenza di spirito civico. Secondo alcuni in Italia ci sarebbe una società civile in rivolta contro la società politica, una società che si ribellerebbe contro il modo in cui viene amministrata: peccato che tutti i sondaggi. da sempre, indichino come uomo più popolare in assoluto l'onorevole Giulio Andreotti che è il simbolo del modo con cui è amministrata, nel bene e nel male, in questo paese la cosa pubblica. Quella famosa società civile che si ribellerebbe contro il modo di amministrare la cosa pubblica è la stessa che poi dà il massimo di consensi all'Onorevole Andreotti; è la stessa che lo indica come uomo più popolare in assoluto. • J J

DOPO I PARTITI? la crisi radicale dei partiti. Il legame psicologico della gente nei loro confronti. Le nuove soggettualità. Intervista a padre Ennio Pintacuda. Padre Ennio Pintacuda, gesuita, direttore del Centro Studi "Pedro Arrupe-Scuola di Formazione della politica" di Palermo, all'indomani della sua conferenza a Forlì organizzata dalla Rete, pur stretto fra 1111 impegno a Rimini, una telefonata di Leoluca Orlando e lepremure della scorta, ci ha, con grande disponibilità, rilasciato quesw intervista. una legge dell'organizzazione stessa. Prendiamo il PSI, ad esempio. Il passaggio da De Martino a Craxi era in fondo il passaggio Padre Pintacuda, cosa sono diventati questi partiti alla luce di quanto sta emergendo a Milano? E' difficile dare uno sguardo completo, penetrante, ai partiti. Ci sono segni di molte ambivalenze nel giudizio su di essi, per cui l'analisi è molto sofferta, tormentata ed è difficile procedere a giudizi definitivi. Da un lato, soprattutto l'inchiesta di Milano ha dimostrato una presenza dentro di essi di undeterioramento, non come fatto occasionale ma quasi come fatto strutturale. Non è solo una crisi legata a problemi organizzativi o di rapporto, di rappresentanza con le fasce sociali, con le classi, con gli spezzoni di società di cui dicono di essere soggetti di rappresentanza. La crisi ha oltrepassato la soglia normale che talvolta, nel processo storico, le istituzioni possono raggiungere. Questo perché la corruzione è qualcosa di più di quello che può essere un momento passeggero di necessità di sostentamento. Siamo di fronte ad un sistema quasi scientifico di rapporto dei partiti col denaro pubblico, con gli investimenti nella città, nella società. Ed è un rapporto per cui il potere è esercitato per ottenere benefici per il partito e anche per le persone, con una identificazione fra uomini dell'apparato, nomenklatura e partito stesso. E' una "tipologia", che conosciamo già, provata anche da procedimenti giudiziari, di rapporto fra poteri corrotti e organizzazioni criminali, mafiose. Certi modelli di comportamento vanno assomigliandosi: le tangenti estorte, per i partiti o per un beneficio personale, sono come il denaro pubblico estorto dai mafiosi negli appalti. Il dato di fatto ineludibile, nel momento in cui si trovano coinvolti i grossi partiti che hanno governato e che avrebbero dovuto essere il sostegno della democrazia, è che sono sullo stesso piano con forme di potere corrotto che noi sappiamo destabilizzanti e pericolose per la democrazia. D'altra parte, però, constatiamo che questi partiti, nella loro globalità, sono fortemente radicati nel consenso della gente, un consenso che deriva da motivazioni ideali e da una forte rendita del voto ideologico più che d'opinione. Non appare traccia di differenze fra i vari partiti ... Siamo di fronte ad un momento politico che non ha segnali chiari, è molto complesso, molto aggrovigliato. Per quanto riguarda i partiti direi che per la Dc il deterioramento è ancora più drammatico, perché è qualcosa che viene da molto lontano. Per il Pds, ad esempio, è un fatto degli ultimi tempi. Almeno nella conoscenza, perché esistenza e conoscenza sono due cose molto diverse. Nella Dc invece è un fatto "datato", nel momento in cui questo partito, in determinate zone, ha scelto di avere una maggioranza consolidata attraverso il voto di scambio, attraverso la scelta del voto in quanto tale, senza un giudizio di qualità. Negli anni settanta ci fu da parte di taluni uomini dell'apparato una strutturazione del partito in un modulo organizzativo burocratico e si decise di prendere il voto anche dei settori che tradizionalmente erano legati al blocco agrario, con un passaggio del supporto mafioso da questo 8°10"a1òtecsa dalle motivazioni ideologiche gio avvenne con un segnale all'efficienza organizzativa, preciso che fu l'assassinio di alla modernizzazione, ad una un esponente Dc nella zona di tecnologia organizzativa. E Camporeale, fortemente ma- sappiamo bene che per tutto fiosa. questo il PSI avrebbe potuto Fu con la segreteria di Giovan- operare perché aveva il leader ni Gioia, delfino di Fanfani in carismatico ed efficentista, Sicilia, che si cominciò a in- aveva un certo progetto di travvedere quel concetto di modernizzazione della socie- "voto di scambio", di voto che tà, non solo nei contenuti econon ha odore e che può essere nomici ma anche organizzatifiltrato, purificato da un uso vi, cioè di riforma dello stato. proprio da parte del partito. Eppure. per quanto riguarda la Questo è stato chiaro col sacco devianza organizzativa e la edilizio di Palermo e di altre corruzione il PSI non è stato da città non solo siciliane. I delitti meno della Dc. In proposito, delle bande mafiose, i delitti gli ultimi fatti di Milano sono politici hanno reso questo fatto di una chiarezza sconvolgente. molto chiaro per Palermo. Si è Il problema si pone anche in invece rimosso quello che relazione al tentativo di riforcontemporaneamente succe- ma del Pci, ora Pds, per quanto deva a Roma, con i rapporti fra riguarda il pacchetto ideologii palazzinari e la corrente an- co e tutto quello che ha travoldreottiana. to l'ideologia marxista. Da una Lo stesso si può dire da un parte c'è la proposta di Occerto periodo a questa parte chetto di rinnovamento del per il PSI. Questo ora è un partito, con un cammino trapartito d'apparato, di potere. vagliato che ha provocato anQuando si diventa tali, quando che fratture interne e scissioni, la denominazione della socio- dall'altra ci troviamo con un logia politica è "partito piglia- Pds coinvolto nelle tangenti e tutto", è necessario avere con- in un modo sicuramente non sistenza, avere voti. Da qua- occasionale. Non si tratta di lunque parte provengano. una mela marcia sull'albero L'uso del denaro pubblico, milanese. Questa è la stessa delle tangenti, la gestione dei tragedia del Pds in Sicilia, con bilanci comunali e dei vari enti lo scontro avvenuto all' interrino ad un rapporto con la cri- no del partito e la fuga del minalità organizzata è stato gruppo degli intellettuali. Uno funzionale al clientelismo e scontro riassumibile nella forall'acquisto di voti. E il PSI è mula proposta da un noto sediventatoomologabilealla Dc. natore del Pds: "non si fa E tuttavia, questa tipologia ha l'analisi del sangue all'impagato nell'acquisizione di prenditoria'·, cioè: l'economia potere perché il PSI è diventa- ha le sue leggi, per cui può to un grosso partito di gover- essere anche denaro che ha no, tale da potersi consociare provenienza mafiosa. Questo in maniera strettissima con la assunto è stato proposto nel Dc, da poter concordare la momento in cui s'è scoperto il spartizione del potere, da di- consociativismo fra i "cavalieventare determinante nella ri del lavoro" catanesi e le coformazione dei governi. operative, il cui beneficiario Hanno avuto simili comporta- era il partito stesso, con rapmenti anche gli altri partiti porti mafiosi estesi in territosatelliti, coinvolti tutti in scan- rio siciliano, anche se non in dali vari. Questo è il dato di modo globale. Quindi, non fatto. l'eccezionalità di un evento liPerò hanno anche avuto il mitato ad alcuni mariuoli. consenso... Eppure stiamo assistendo al La società civile dà la propria tentativo di capire, di giustirappresentanza a questi partiti. ficare ... C'è un'idea di essenzialità del L'opinione è che i partiti vadapartito rispetto all'esistenza no difesi perché, se crollano, stessa della democrazia, uno crolla la democrazia. Questo è stato di necessità. Il partito è il grido più forte che viene alessenziale per la democrazia zato, quasi un grido di sopravin quanto soggetto di rappre- vivenza, un sos disperato dalla sentanza. Noi siamo psicolo- nave che sta affondando, pregicamente legati a questi parti- da del fuoco. E questo fuoco ti, ci identifichiamo con essi in sono i magistrati milanesi. E modo quasi freudiano, vedendo allora: "state attenti a questi, in essi l'immagine del padre perché distruggono i partiti e la che ci difende e sostiene. democrazia." I magistrati preQuesto legame è anche frutto sentati come il braccio armato di una cultura erronea, di una di un progetto eversivo! mancanza di cultura politica. Tuttavia la preoccupazione Quindi il partito va difeso a di chiedersi cosa c'è dopo la qualunque costo nella spcran- Dc, il Psi, il Pds mi sembra za, quasi nella certezza che nel anche legittima. rapporto fra società e partito Cosa rispondere? Intanto che possa avvenire la catarsi, la esistono realtà nuove, movipurificazione. Donde sorge la menti, anche le leghe. E qual è teoria del possibile rinno- il rapporto tra i nuovi soggetti vamento di essi. che ci sono e che nasceranno Una teoria che è all'ordine con i partiti tradizionali? E' un del giorno... rapporto di aggressione che, se Ci sono stati tentativi di rin- non palesemente, punta inelutnovamento in riferimento ai tabilmente alla distruzione dei valori, alle radici fondanti. Si partiti tradizionali? Una legge pensi alla Dc e al rapporto coi del cambiamento esiste: quancattolici. Tentativi di figure, di do questo avviene, per forza le leaders che non coincidevano istituzioni si destabilizzano. Il con le strutture di apparato. cambiamento non può avveniQuesto modulo d'intervento remai dal!' interno, proprio per che voleva il rinnovamento dei un modello scientifico, webepartiti in riferimento ai valori riano. C'è una tale distribudi cui sono portatori, all'ideo- zionedel potere che questo non logia, al progetto di società che può essere modificato dal!' ine<;primonoe per il quale inter- terno. E ci sono poi interessi vengono nella gestione dello non solo di conservazione del stato è fallito. potere, ma anche di economie Ed è fallito anche in riferimen- personali, di un benessere da to all'efficienza. Un'organiz- conservare. Di qui la difficoltà zazione come quella dei partiti a cambiare. Perdere I' istituche mostra una deficienza a zione significa perdere i vanlivello organizzativo finisce taggi economici. Il potere geanche col non essere efficace nera potere. Il partito pigliatutnell 'azione concreta. Questa è to finisce con l'avere consenso Gino Bianco perché dà. E la cosa non riguarda solo il giovane meridionale disoccupato, ma anche la grande impresa del nord. Allora ci vuole quello che è previsto anche dalla sociologia del!' organizzazione: ci vuole una soggettività nuova che sorge e si pone in conflitto per occupare il potere che è occupato da quest'altro soggetto. E' uno scontro di consenso, di rappresentanza, con una tipologia che è quella del movimento che è minoritario e che riesce a sconfiggere il grande potere. E' l'immagine mitica di Davide e Golia, la piccola soggettualità che sfida il grande potere. Anche perché può verificarsi l'alleanza tra iI disagio che c'è dentro le organizzazioni e il nuovo che viene dal di fuori. E quest' incontro, questa alleanza può far crescere, a sua volta, nuove soggettualità. Dove risiede la speranza? Qualcosa ci dice che tutto sommato non siamo alla disfatta. Nella società civile c'è stata una crescita di nuove realtà, di nuovi soggetti e culture politiche. Bisogna operare con uno spirito missionario nel convincere sulla natura stessa della rappresentanza politica. Questa cultura nuova non è presente in molte parti delle nostre sedi cui turai i accademiche, perché mi accorgo che ancora c'è una cultura arcaica, vecchia, trasfusa poi nei manuali di scienza politica, del diritto costituzionale e della scienza dello stato, secondo cui le sedi della politica sono le istituzioni, il parlamento; l'ordinamento dello stato è sacro, non si tocca, mentre le sedi della politica della gente sono considerate una forma di assemblearismo indebito e di anarchismo. Noi siamo figli del positivismo giuridico e lo "stato etico" hegeliano o gentiliano è ancora "vivo". I nostri manuali di storia della filosofia ne sono ricchi. Viviamo nella convinzione dello stato etico, dello stato soggetto della politica. Ora potremmo essere al meraviglioso punto per cui il ribollire che c'è nel mondo intero, nei paesi dell'est, ma anche nella crisi del capitalismo, ponga la domanda di qualcosa, di un riflettere per inventare la democrazia del futuro. Pochi giorni dopo fa strage di Capaci abbiamo telefonato a Padre Pintacuda per porgli alcune domande. Padre Pintacuda, cosa può dirci su quanto è successo? Questa strage, quest·auentato è fra i più terribilied esecrandiche sonoavvenutiquantomenoinSicilia e rimandaun po· alla strage di PortelladelleGinestre,quando la banda Giuliano fece strage di ciuadini che partecipavanoalla festadel I O Maggio.Questastrage ci ha riportatoalle immaginie al doloredelle altrestragi nelnostro paese.Milano,Brescia,Bologna. Edè propriosecondoi giudizi su queste altre stragi che bisogna valutarequestaincui hannoperso la vita Falcone, la moglie e lii scorta. Non si tratta soltanto di omicidi di mafia. ma si traila di assassinii legati ad un processo stragistache vieneda lontanonel nostropaese.Percuisiamoancora unavoltaincontinuitàconleforze che nella nostra democraziavogliono governi di comodo, che coprano le malefatte,soprattutto quelle legatead eventi politici,a corruzione politica, a pezzi ..deviati.. dello stato. Questa strage. che avviene quando si doveva eleggereiIpresidentedellarepubblica, con i vari Craxi e i vari Forlani (grazie anche alle incertezzedi Occhetto)che hannooperatonel tentativodi avereun presidentecheeseguisseiloroprogetti autoritaridi Repubblicapresidenziale e di condizionamentodella magistratura (come è avvenuto parecchievoltenel recentepassato), è qualcosadi molto impressionante. Ha avuto la mafia nel livelloarmatoedi supportoinuna tipologiache ci rimandaalle tecniche dei servizi. L'esecrazione, che magariqui a Palermoè legata ancheal ricordodialtrevittime,di Dalla Chiesa. di Chinnici, di Cassarà,di Bonsignori,di Grassi e chesi allargafinoa comprendere le vittimedelle stragi di Bologna.di Milanoe di Ustica,si lega a quell'apprensioneche derivava dalla collaborazione di Falcone conunpersonaggiocomeMartelli. presentatosicapolistaper il PSI in Sicilia in un momentoin cui voti di mafia si sono spostati verso questo partito. Ecco. alIora. la fi. guradi Falconeèunafiguragrande per il lavoro fatto nel pool antimafia.cheperònegliultimitempi, soprattuttoalla conclusionedella campagna elettorale quando ha accompagnato molto Martelli. indubbiamenteè statacomodaper parti politicheavverse.che fanno partedel "regime".che si contendono il potere e che hanno dato tristespettacoloduranteleelezioni del presidente della repubblica. Chi voleva Vassalli, chi voleva altri personaggiper tentaredi garantirsialcunesicurczze...equesto delitto avviene nel pieno degli scandali di Milano, in cui tulli i partiti sono coinvolti, ma il PSI. stando alle notizie sul conto in Svizzera. pare coinvolto proprio come partito. Insomma c'è una complessitàdi situazioniche, nell'esecrazionedi quantoè avvenuto.ponemoltiinterrogativei ,come hacoraggiosamentedettoilcardinale Pappalardo,l'omicidioè avvenuto a Palermo,è stato ucciso un giudicesiciliano,ma il delitto ha caratteristichepolitico-mafiose, lecaratteristichedellastragedi stato. Qual è il clima di queste ore a Palermo? Nonostantetutto un buon clima. Questacittà ha percorsoun lungo cammino. Stanotte ai balconi c'erano lenzuola con scritte inneggianti ai martiri. Anche se il delittoFalconevienedamanie da mezzi di persone che in questo momentomagari sono sedute in poltroneesclusivedi palazzidello stato o che comunquehanno implicazionianche lì, tuttavialacittà di Palermoricordail Falconedel poolantimafiaed è al fiancodelle famigliedegli agenti,che la città ha sempremodo di vedere per le stradea tutelarele variepersonalità. E" un camminodi speranza, non c·è stata solo rabbia. Sono stati fischiatii variMartelli,i vari Spadolini.i vari Fini,però lacittà ha applauditoil cardinalePappalardo, Orlando, Dalla Chiesa. Ayala. Non è esplosa solo nella rabbia. E" un camminodi liberazionechesta avvenendoe cheèdi esempio alle altre città d'Italia. Speriamo di trascinare in questo camminoanchequestapoveracittàdi Milano,questapoveracittàdi Venezia,di cui si sono scoperte adesso lecollusionipiù bieche. le ruberiepiù sofisticate. Chi è in prima fila contro la malia cosa s'aspetta ora dallo stato e dai siciliani? Noi che siamo in prima fila ci aspettiamoinnanzituttoche lostato sia dei cittadini. Il lavoroche facciamo, che io personalmente faccioepercuisonorecentemente venutoanche a Forlì. è gridare il rinnovamentodella politica, che lo stato è dei cittadinie si aspetta chealcunisianocacciativia,come in fondoè statocacciatoCossiga, come è statocacciatoForlani,che aspirava a diventare presidente, chevadanoviaquestimercantidel tempiodalleistituzionicheappartengono ai cittadini. Ci aspelliamoche i cittadinisi incamminino connoiinunarivoltacivile,morale. politica, cacciando via i tangenzieri, i quali possonopermettersi, alle spalle dei cittadini, di fare congressi di partito con le fantasmagoriedei vari tempietti grecio le varieassisespendaccione e, oltre a questo. si comprano ville,yachtse aerei privati.Ecco, ci aspe11iamochequestagentesia cacciatavia.LaSiciliahagiàdato ungrandecontributodi sangue.ha fatto un grande cammino, anche se tanto ne restada fare, a cominciare dallo snidamentodegli esecutori. Questastrageè delittodel Paeseecontrolademocrazia.Non è un fatto solo siciliano. ■ L'ORRIDODI CAPACI L'ALBERO DI FALCONI "Falcone sotto le parole" titolava in prima pagina il Corriere della Sera dell'ultimo giorno di maggio riportando ilflorilegio di commenti alla strage di Capaci. Contemporaneamente sull'Europeo venivano messe a confronto le dichiarazioni di personalità politiche ed istituzionali sul "delitto Falcone" e sul "delitto Lima": fotocopie tanto più impressionanti quanto più distanti erano stati quei due uomini, le loro vite, le loro stesse morti. Non è certo di altre parole che c'è dunque bisogno: qui vorrei solo riflettere e invitare a riflettere sulla MISURA di quello che è accaduto sull'autostrada Palermo-Trapani alle 17 e 58 di sabato 23 maggio 1992. Da quel giorno ho sempre associato l'immagine di Falcone a quella del cratere provocato dal tritolo: solo che di Falcone avevo un seppur fugace ricordo diretto (a Milano nel 1988, durante un Convegno di magistrati della c.d. "corrente verde" a cui ero capitato per caso assieme ad alcuni amici forlivesi) mentre di quel cratere mi ero potuto fare, come quasi tutti noi, solo una mediata idea televisiva. Finchè qualche sera fa, a Roma, nella piazza del Pantheon -a due passi fra l'altro da Montecitorio, dove i riti della politica avevano appena fatto prevalere Napolitano su Rodotà· ho potuto avvicinarmi alfa realtà anche di quella voragine: un giovane collega di Palermo, ex-avvocato dello Stato, come me ad un corso di aggiornamento romano, me ne ha indicato le dimensioni fisiche con un misto di incredulità, rabbia ed emozione nelle parole e negli occhi. Era -è· un buco grande come lo spiazzo davanti al Pantheon, profondo più di dieci metri: ho capito allora come eravamo stati ingenui, io e quegli amici di Forlì a stupirci -sul momento a Milano e varie altre volte ripensandoci in seguito- della relativa facilità con cui eravamo entrati in quella sala, della apparente vul,wrabilità di Falcone, della sua tranquillità. Non dovevano solo ucciderlo. Per l'uomo-simbolo (della lotta alla mafia) occorreva una morte-simbolo (di potenza ed invincibilità): l'orrido artificiale di Capaci, in Sicilia. Dopo quell'orrido, solo le parole di Giovanni Falcone mi paiono dicibili: di fronte alla foto delle vedove dei giudici Cesare Terranova e di Gaetano Costa, Falcone aveva scritto che quell'immagine dolorosa "parla alle coscienze perchè suscita l'amara considerazione che non ci sarebbero stati tanti morti, se tutti quanti, a cominciare dai loro stessi colleghi, avessero avuto lo stesso impegno civile e la stessa determinazione". Dopo quell'orrido, per tutti noi la considerazione di Falcone suona ancora più amara: ma forse non anche vana. Il ficus della casa-caserma di Giovanni Falcone e Francesca Morvilfo a Palermo è ora diventato "l'albero di Falcone", pienodifiori ebiglietti: uno èquello dei ragazzini delle elementari di Corleone, il paese di Totò Riina e Bino Provenzano, ma anche il paese dove Falcone passò da sfollato gli anni della guerra. I loro compagni più grandi delle superiori di Palermo non cessano difare assemblee e manifestazioni: e a Sciacca dicono che non solo le cose sono cambiate, ma anche loro sono cambiati. Mai alla polizia erano arrivate tante segnalazioni e testimonianze spontanee e non anonime. Mai tante domande di trasferimento erano state/atte dai magistrati per una sede "disagiata" come quella di Caltanissetta. E l'altro giorno a Forlì un ragazw di sedici anni mi ha detto che gli è venuta voglia di sfudiare legge per andare afare il giudice a Palermo. Forse non eraprevisto che dal 'orrido di Capaci potesse nascere l'albero di Falcone. Giorgio Calderoni dibaffiti di UNA CITTA' COSANOSTRA COSENOSTRE giovedì, 25 giugno, ore2 I Circoscrizione Uno, via Maceri 22, Forlì INTERVISTE: AdAng,•lo Panebianco: PaoloBcrtozzie Franco Melandri. A patire Ennio Pinlll• cuda: Massimo Tesei. A Aldo Terraciono: Patrizia Beni. A padre Enzo Fantini: Patrizia Betti e Marco Lega. A Giampiero Moretri: Rocco Ronchi, Franco Melandri. Gianni Saporeni. A Piero Ri11aldi: Libero Casamurata e Gianni Saporeni. A Andrea Cmievaro: Rica Agnello e Fabio Strada. Alle operatrici dell'asilo-nido "Le Vigne: Rita Agnello. A J11dithMalina e Hano11Re:.11ikov: Rosanna Ambrogeni. Fausto Fabbri e Franco Melandri. A Pipf>OTado/ini e Mima Del Signore: Franco Mela,fdri e Gianni Saporelli. A Gabriella Zigmmi: Luisa Fiumi. Foto di Fausto Fabbri. Foto di pag.12 è traila da Storia e Dossier. cd. Giunti. In copenina foto sca11ata all'Asilo "Le Vigne". UNA CITTA' 3

lettere interventi_ PERCHE' L'OBIEZIONE ALLESPESE MILITARI Erich Fromm, noto studioso della psicologia umana, in uno dei suoi ultimi saggi diceva che "la storia dell'uomo è cominciata con un atto di disubbidienza, ed è tutt'altro che improbabile che si concluda con un atto di obbedienza", intendendo con ciò non l'elogio alla disobbedienza per la disobbedienza, ma la capacità dell'uomo di non omologarsi, appiattirsi su modelli precostituiti obbedendo pedissequamente a ciò che gli viene detto. E' proprio a partire da questa caratteristica del singolo che l'obbedienza ad una legge, ad una norma, ad un regolamento si trasforma da virtù che si deve sempre attuare a scelta precisa, detem1inata, voluta. Se quindi ciò che si "deve" fare urta in modo profondo e serio con le proprie convinzioni personali e con la coscienza, la persona ha il diritto/dovere di disobbedire. Disobbedire civilmente, intendendo con ciò unadisobbedienza che non si fa di nascosto, perché protetti e sicuri di evitarne le conseguenz.e,ma alla luce del sole con la volontà di acceuare le conseguenze e di rendere nota la motivazione della disobbedienza. Lo scopo di questo comportamento sta infatti nell'obiettivo di far riflettere !.'opinionepubblica sulle ragioni del nostro disobbedire in modo da riuscire a trasformare un atto non legittimo e noncondiviso inun atto legale e approvato dalla maggioranza della gente. Ritengo che per attuare un gesto di disobbedienza civile bisogna che l'individuo abbia una coscienza formata ed informata. Formata ai valori fondamentali che stanno alla base del nostro essere uomini e che credo possono derivare dalle tre priorità sulle quali ci si dovrebbe impegnare come persone: pace, giustizia e salvaguardia dell'ambiente. Informata perché se non si conosce la realtà quotidiana non si riesce a comprendere la complessità degli avvenimenti che accadono e dei fattori che governano tale complessità. L'Obiezione di Coscienza alleSpeseMilitari (OSM) si inserisce a pieno titolo negli atti di disobbedienza civile. Consiste infatti nel contestare pubblicamente il pagamento della quota di tasse che lo Stato destina al Ministero della Difesa e quindi alla preparazione e ali' addestramento ad atti di guerra. Si attua tramite il mancato pagamento o la richiesta di rimborso di quella parte di tasse destinata alle spese militari. Una vera obiezione nasce dalla convinzione che ciò che si dovrebbe fare va a scontrarsi in modo inequivocabile con i convincimenti ultimi della persona e se dopo aver tentato tutte le strade per rispettare la legge non rimane altra possibilità l'obiettore, per non andare contro coscienza, ancorché a malincuore, si pone al di "fuori della legge" per costringere la società a prendere in esame il suo disagio. L'OSM non nasce solo da un rifiuto dell'idea della guerra, ma dalla volontà di rispettare pienamente il valore della vita e della dignità di ogni essere umano. Ecco perché l'obiettore propone col suo gesto di risolvere i conflitti senza l'uso delle armi e della violenza, ma rendendo concreta la possibilità di effettuare ricerche, verifiche e sperimentazioni di metodi nonviolenti per la risoluzione dei conflitti. Proprio a questo scopo con i soldi obiettati allo Stato si finanzia anche ladifesa popolare nonviolenta (un insieme di metodi e tecniche nonviolente) e si chiede allo Stato la possibilità di praticare l'opzione fiscale, cioè la possibilità per il contribuente di scegliere se finanziare la difesa armata o quella non armata. Come ogni gesto di questo tipo l'OSM ha una valenza più politica e morale che pratica e assume un reale spessore se è accompagnata da altri gesti che configurano un cammino di pace (per es. obiezione al servizio militare, riconversione dell'industria bellica al civile, lotta al commercio delle armi ecc.). Nel 1991 in Italia ci sono stati I0.000 obiettori che hanno destinato ad un uso alternativo una somma di circa mezzo miliardo. A Forlì ci sono 70 obiettori che lo scorso anno hanno obiettato circa cinque milioni. Sono cifre piccole se confrontate al numero di contribuenti in Italia o al budget di spesa del Ministero della Difesa (26.000 miliardi per il '91), ma gli obiettori alle spese militari non sono un'istituzione per cui ogni anno hanno bisogno dell'impegno di tutti gli amici della nonviolenza. Raffaele Barbiero Per informazioni sull'OSM rivolgersi all'EnAIP (Via Campo di Marte I66) o al Coordinamento Obiettori Forlivesi (Via Orceoli 15 tutti i martedì sera). laCassa dei Risparmi di Forlì DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIALE«ILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE I ViaCampodeiFiori 47100Forlì Tel.0543/721023Fax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(i FO) Tel.0543/777552 10 ''SCANDA10'' Dr,,r 7ANGEN71 Forse sullo "scandalo" delle tangenti tutto è già stato detto e scritto, forse è del tutto inutile, nel clima di gigantesco "coup de théatre" nel quale si sono mietuti decine di personaggi illustri, porsi qualche domanda che oltrepassi l'effetto esplosivo di un'indagine che per la prima volta, su larga scala, ha coinvolto, criminalizzandolo opportunamente, un "modus operandi" tanto diffuso da essere probabilmente considerato da molti "paralegale". Forse non serve, eppure vale la pena di continuare a parlarne. li rigore col quale il giudice Di Pietro ha via via allargato il cerchio giudiziario, ha mostrato lo spaccato di una pratica che con tutta probabilità non appartiene solo a particolari situazioni del paese, ma è in qualche modo connaturata con i meccanismi comunicativi, produttivi, decisionali e politici che caratterizzano la nostra società. Ma si sa, la magistratura giudica persone definite, azioni precise, individua responsabilità personali, non fa della sociologia, non mette sotto processo la società ed il suo modo di essere. E allora a chi tocca invece andare oltre la lettura giudiziaria e cercare di dare una spiegazione con vincente degli avvenimenti, a chi tocca esaminare le implicazioni sociali o politiche di ciò che succede? Tocca, o meglio, toccherebbe, oltre che a ciascuno, ai politici, osservatori e riformatori sociali per antonomasia. Si dà il caso però che proprio questi politici oggi hanno fatto la cosa peggiore cercando di prendere le distanze da quelli, fra di loro, che la rete giudiziaria ha catturato, fingendo di non sapere che comunque il mare nel quale essi nuotano è il medesimo. Così, nel patetico tentativo di isolare i "corrotti" come "mele marce" e offrendosi pertanto all'inevitabile alternativa che il giudizio popolare assegna loro, o complici o stupidi, si sono di fatto squalificati come possibili interpreti dotati anche solo di una minima credibilità. D'altra parte è difficile ritenere gli industriali ed amministratori pubblici coinvolti nell'indagine milanese una specie di "mostri", di "supercorrotti", di ladri specializzati in appalti ed affari. Essi sono forse molto simili a tanti altri, solo che sono stati traditi dalla dimensione del loro operare e dalla conseguente presunta sicurezza che da questa derivava. Milano non è una situazione "atipica", è anzi l'apice della operatività di questo paese, è la "tendenza" verso cui il mondo della managerialità è indirizzato, è in qualche modo la situazione "termine di confronto" sul piano della produttività, della efficienza, ecc .. Oggi ci si trova nel caso, invero non strano, in cui gli inquisiti, se ancora di colpevoli non si può parlare, non sono persone marginali, criminali all'indice, ma godono del massimo della rispettabilità e del1' affermazione sociale e professionale, sono i vert1c1 del!' industria edile nazionale, sono i massimi amministratori di Enti pubblici della città, tutti, fino a ieri, considerati la massima espressione di una cultura della imprenditorialità, della quale molti frequentemente si sono detti orgogliosi. Allora, la prima alternativa da affrontare è la seguente: o si pensa che siano politicamente, oltre che giudiziariamente. sotto processo elementi contraddittori con la nostra società, oppure si crede che gli inquisiti siano in piena sintonia con la cultura imprenditoriale, mercantile ed amministrativa della quale la nostra società è permeata in questo stadio di sviluppo. Non c'è dubbio che il mondo politico, i partiti, al di là delle dichiarazioni, propendono, forse per spirito di conservazione, per la prima ipotesi: si sbracciano per dare un quadro il più possibile limitato del fenomeno, già oggi cominciano a sproloquiare su un possibile "complotto", oppure cominciano a preoccuparsi dell "'uso politico" che può essere fatto degli eventi. Personalmente sono al contrario convinto della seconda ipotesi e in questo senso ritengo fondamentale innanzitutto una presa di coscienza sui modi nei quali si esprime, precisando che rispetto a ciò è del tutto secondario chi e quanto ha rubato, per chi lo ha fatto, per sé o per il partito, chi è stato il mandante e chi l'esecutore. Colpire i diretti responsabili con durezza è sacrosanto, ma non si pensi che questo risolva un problema che è innanzitutto sociale e culturale. Dal punto di vista della società credo che il primo dato di analisi rilevante sia una tendenza sfrenata a quello che, forse impropri amen te, potremmo chiamare "funzionalismo totale", cioè una forma di esasperazione, nei rapporti socioeconomici, del peso del risultato, quasi un mito nel risultato stesso, a scapito delle qualità delle procedure e dei processi che normalmente vengono impiegati per conseguirlo. li modo impiegato per raggiungere uno scopo non conta quasi nulla, tutto è lecito, l' importante è che la cosa "funzioni", che l'obiettivo sia raggiunto. Anzi, ancor di più, metodi discutibili trovano non solo legittimazione, ma addirittura una loro esaltazione, se conducono a risultati effettivi. Se si usano termini come "giusto", "corretto", ecc., si rischia di passare per moralisti.L'unico termine correntemente ed insopportabi Imente accettato è "funziona". Addirittura quando si giudica qualcosa di artistico, uno spettacolo, un• opera, non si dice più bello o brutto: si dice funziona o non funziona. Il mondo delle comunicazioni di massa, a partire dalla televisione e dalla pubblicità, esprime più di ogni altro questo fenomeno, che però coinvolge tutta la realtà sociale. In sostanza tutto risponde ali' avvolgente logica dell "'indice d'ascolto", tutto si muove obbedendo alla più banale prassi Coop. Cento Fiori I.AB. ART. fITOPREPARAZIONI ViaValDastico4, •Forlì Tel.0543/702661 - Estrattidroalcoliciindiluizione I: IO dapiantafrescaspontaneao coltivatasenzal'utilizzodiprodotti di sintesi. - Macerati di gemme. - Opercoldi ipiantesingolee formulazioncionmateriaprimabiologicao selezionata. - Produzionsiuordinazione CO macchiavell ica. Il secondo ed altrettanto rilevante elemento è che tutto ciò si riduce ad una enorme tendenza al prevalere, in ambito economico, dell'elemento mercantile rispetto a quello produttivo. Mi spiego: lo sviluppo tecnologico, ed in particolare la rivoluzione nel campo del l'informatica e della comunicazione, hanno esasperato il valore dello scambio di oggetti, beni, informazione, conoscenza, a scapito del valore del lavoro per produrli. In tal modo il possessore dei meccanismi dello scambio è il più forte socialmente ed economicamente. ln termini banali si potrebbe dire che oggi i veri manager sono quelli che governano il commercio, anzi questi, più riescono a vendere a prezzo alto beni di basso valore produttivo, più sono tenuti in considerazione. Potremmo dire, esagerando un po', che il più apprezzato sarebbe colui che riesce a vendere il nulla assoluto al più alto prezzo. Avere un• idea delle proporzioni che può raggiungere questo processo credo sia abbastanza difficile, ma ciò che conta è il fatto che in una tale situazione si scatena la più alta tensione e vendere di tutto, dalle conoscenze, alla collocazione nella geografia politicodecisionale, alla capacità di mediazione, ecc .. E così il rappresentante di commercio non è più quello che lavora per trovare clienti, ma è quello che vende conoscenze già precostituite, in particolare, in politica, non ci si interessa di costruire ipotesi di convergenza di interessi sociali, ma ci si limita esclusivamente ad attività di compravendita di posizioni acquisite. E di tutto ciò, dal punto di vista micro-sociale, possiamo vedere concretizzazioni o effetti, fino ai più remoti anfratti del MAGGIO Citazioni tra virgolette; tra parentesi i commenti. "Anno I - n. l - 16 maggio 1992 - lire 3.000. La città al setaccio" (Bene. Il grano e la pula). Pag. 4: "in programma anche una rubrica particolarissima che sui giornali americani sta furoreggiando" (Da che pulpito!); "Per il momento basta così" (Grazie). "La sottospecie femminile non resiste al suo sguardo obliquo e la sua impronta amorosa ha riscontro dagli Appennini alle Ande" (?). Pag. 6: "Serena risponde: mi limito solo a pubblicare la sua lettera" (Ben fatto. La stupidissima lettera dice tra l'altro: "E' rimarchevole l'accanimento di una categoria -quella degli insegnanti- che a mio avviso tutto sommato non sono poi penalizzati più di altri lavoratori del settore pubblico". Ben fatto, Serena, non risponda). Pag. 9: "Mi sono sempre chiesto qual è il confine fra coraggio e incoscienza. Non mi sono mai risposto completamente. Forse perché io abito proprio in quella terra di nessuno che sta fra i due valori, entrambi figli di una stessa madre: la fantasia. Ci sto benissimo in questa grande casa a picco sul mare dell'emozione. E spesso vado a tuffarmici ...'' (Metafora mirabile). Pagg. I 0-11: "Abbiamo percorso in auto, per due giorni. tutta Forlì, cronometrando i tempi di percorso e tentando di parcheggiare... e è scaturito il quadro impressionante di un centro urbano paralizzato e asfillico" (Ma non c'è piazza Guido da Montefcliro?). Pag. 14: '·L ·architeuo Sacripanti si sfoga: sono stanco di polemiche ma non sono pentito·· (nemmeno gli altri. purvivere comune: nel mercato del lavoro, si comprano i posti, a scuola si comprano gli esiti degli esami, in politica si comprano i voti, e così via; andiamo verso una società dove si fa sempre meno e dove si compra, e si vende, sempre di più. Che cosa ci si può aspettare allora, nel rapporto fra economia e politica, se la cultura emergente è questa? Se la realtà mostra ormai interessi smisuratamente intrecciati, se in essa non si sa dove inizino quelli particolari e dove invece quelli generali, dove società civile e società politica sono una lo specchio dell'altra, l'una costituente e ricostituente l'altra, con buona pace di coloro che vorrebbero l'una contrapposta all'altra. Ci si trova in un mondo dove la massima "mors tua, vita mea" viene praticata in tutti gli ambiti sociali, dove l'arroganza, la spregiudicatezza, la forsennata ricerca di affermazione individuale sono la regola. E il valore universale pare essere la "furbizia", la capacità cioè di raggiungere un fine utilizzando anche il più basso grado di correttezza metodologica. Menzogna e clandestinità sono di solito i mezzi più diffusi fra gli astuti. In rapporto alle due aree sociali cui comunemente si fa riferimento, cioè quella civile e quella politica, questa dimensione emergente assume due diverse valenze che, questo sì, sarebbe moralistico confondere. Nella società politica, cioè il mondo nel quale per definizione l'interesse particolare viene ricomposto sotto la forma di interesse generale, ciò produce l'abbandono di ogni forma di "etica". Sul piano economico invece, nella società civile, cioè quella nella quale per definizione, in una società democratica, vige la regola dell'interesse particolare, che può non comporsi, ma che si compie in quanto tale, si produce la caduta generale di quella che potremmo chiamare "deontologia professionale", o meglio "qualità metodologica del mercato". Così, pian piano, si giunge al modo di essere della e nella nostra società, si giunge alla corruzione assunta come regola vincente, che in forme e dimensioni diversificate, pervade l'intero corpo sociale, in quanto non è "possibilità", ma è "condizione" di appartenenza sociale, proprio come la mafia, si potrebbe dire. Ma allora, se ciò, come ormai molti riconoscono, è vero, quale patetica affermazione quella che vorrebbe isolare "le mele marce", che vorrebbe "rifondare la politica", che vorrebbe imporre regole sempre più forti! Quale illusione quella di coloro che pensano ad una società civile onesta, e perché no, anche un po' vittima dell'invadenza dei partiti' Quale mistificazione di chi non coglie che spesso l'odio diffuso per la politica è solo odio per I' obieui vo primario della politica, cioè la composizione dell'interesse generale! Qualche cosa forse si può fare, non c'è dubbio, ma qui il problema è soprattutto culturale, con la componente etica che questo termine contiene. Forse ciò che serve è una rivoluzione culturale che coinvolga tutto l'uni verso della società. Come sempre il primo passo di ogni rivoluzione è quello per cui i protagonisti si riconoscono e riconoscono i loro avversari. Da questo punto di vista forse sono molti di più i nemici a piede libero che quelli in galera: magari hanno le "mani pulite", ma non si smentiscono come epigoni della cultura dello sfascio. E allora, anche i partiti, non giudichiamoli solo per il numero di esponenti incriminati, ma soprattutto per la cultura di cui sono portatori; se poi, se per caso, come peraltro spesso accade, le cose coincidono, vuol dire che avremo avuto maggior ragione. Carlo Giunchi PRECISAZIONE. In riferimento all'intervista a Piero Gramellini, nel numero 13, precisiamo che, a proposito delle diete dei "beauty center", la parola "cioccolata", detta ovviamente in modo scherzoso, riportata letteralmente può essere stata equivocata. un mese una e, troppo, i complici). Pag. 15: " ... nella Forlì di Fortis e di Balducci, orfana di Aurelio Saffi e madre di Angelo Masini ... " (bella questa immagine di una Forlì indaffarata tra pompe funebri e ostetricia). Pag. I6: "Un giallo nei permessi d'accesso. L'on. Stelio de Carolis ne ha la bellezza di 14" (E di uscita nessuno?). Pag. 22: "Sei forlivesi in parlamento ... Maghi dell'urna, domatori della preferenza unica, instancabili sostenitori di indaffarati aspiranti parlamentari. Ecco cosa sono i forlivesi" (Strepitose metafore del nulla. I forlivesi sono anche altro e altri). Pag. 24: "Intanto brindiamo al successo e godiamoci il meritato riposo. Di cosa?" (Già, di cosa?). Pagg. 26-27: "La prima volta dell'onorevole Alessandra ... Niente ciccioline in parlamento dunque, ma donne impegnate ..." (Apprezzabile la delicatezza della intervistatrice, anche se ovviamente la "prima volta" non c'è mai per nessuno). Pag. 37: " ... ieri mattina il drappello di esperti radunatosi di fronte a Sant' Antonio Vecchio ha constatato lo stato degli affreschi sulla facciata" (destino militaresco del sacrario di sant' Antonio Vecchio, per il quale anche un gruppo di esperti d'arte deve adunarsi a drappello. Delitti della metafora!). Pagg. 38-45: "Cillà'' (otto pagine otto di irrilevanti sconosciuti fotografati in irrilevanti tempi e pose). Pagg. 48-49: "I pataccari spesso sono divisi in veri e propri gruppi dinastici con genitori. figli e nipoti. che qualche volta monopolizzano alcune aree di servizio. Si pensi che esistono alcuni laboratori che lavorano a tempo pieno per i pataccari costruendo le false telecamere e i videoregistratori. Le lamentele degli utenti delle autostrade sono sempre più frequenti" (E di che si lamentano? Non c'è il pataccaro se non c'è il patacca, come non c'è autostrada se non c'è l'utente, pataccaro e patacca). Pag. 51 : "Guardandovi attorno vi siete mai chiesti ..." (No, non ce lo siamo mai chiesti; anche perché le "strade di una volta" non esistono più. Inutile chiedersi; meglio incazzarsi; che è altrettanto inutile ma dà più soddisfazione). Pagg. 52-53: "Momenti da dimenticare, ma anche da ricordare. La tragica e inedita sequenza fotografica di un'esecuzione nel forlivese" (Guerra partigiana, non guerra civile; un partigiano fucilato; cosa ci sta a fare in mezzo a queste scempiezze? La sequenza è tragica ma non è inedita; messa qui non è nemmeno più tragica; è una variabile della banalità; e poi: è da ricordare o da dimenticare? Lo chiediamo "per la contradizion che noi consente"). Pagg. 54-55: "Neanche Garibaldi lo salverà. L'infelice storia di un cipresso storico" (Comprendiamo il dramma del "nuovo tracciato della SS 67", che per nascere deve far morire un vecchio cipresso e un oratorio del 1717. La SS 67: nomina sunt consequentia rerum. SS: bel nome, bella conseguenza. Domanda: se non lo salva Garibaldi, chi salverà il vecchio cipresso? Risposta: lo salverà Bush, il Bush di Rio de Janeiro 1992, quello dello sviluppo sostenibile. Sviluppo americano insostenibile). Pagg. 56-61: "Spigolando qua e là" (Non verrò a spigolare con voi tra oroscopi e numeri. E' troppo stupido e orribile. Per non dire della pubblicità. Ma è questo Forlì? Tulla Forlì è questo? Tullo Forlì?). Andrea Brigliadori

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