Una città - anno II - n. 14 - giugno 1992

Come può essere messo in discussione il predominio dell'elemento maschile? Io non ho soluzioni da proporre, si tratta di fare una disamina dei fenomeni. La domanda è se esiste, se può esistere, una visione radicalmente diversa della produzione; una visione che metta inquestione questo predominio dell'elemento maschile, presente sia nella vita tradizionale contadina, che relega la donna alla pura e semplice riproduzione passiva, sia nella dimensione industriale e post-industriale, incui la donna oscilla fra la dimensione casalinga ed una dimensione in cui si trova a dover rinunciare a propri ruoli naturali, come quello di madre, di figlia e così via. Esiste una terza possibilità? Se esiste va indagata e interrogata a partire proprio da ciò che sono il maschile ed il femminile nella situazione odierna, non in un contesto cosmico avulso dalla storia e dal mondo. Se il maschile ed il femminile vengono pensati ali' interno della storia, anzi come storici essi stessi, ecco che forse può nascere qualcosa di diverso, anche se è chiaro che qui non si può indicare cosa sia questo qualcosa di diverso. Credo che molto sia legato alla presa di coscienza del mondo femminile. Credo che debba essere lasciato alla donna il compito di questa rinessione e che l'uomo debba intervenirvi nel modo più marginale possibile, con indicazioni, aiuti, riferimenti, ma non da un punto di vista propositivo. la banalità assoluta delle pari opportunità lo non credo che i grossi dilemmi di fronte ai quali si trova oggi l'essere umano possano essere affrontati in maniera radicale, quindi profondamente diversa, se in precedenza non esiste una profonda presa di coscienza del sesso femminile. Il che non significa affatto portare più parlamentari donne in Parlmento. E' una banalità assoluta credere che si crei qualcosa di diverso perché dei corpi femminili sostituiscono dei corpi maschili, così come è ingenuo pensare di risolvere questi problemi at1raverso una commissione delle '·pari opportunità". Questo modo di procedere attraverso problematicità astratte è certamente ·'giusto", ma dal punto di vista del diritto astratto, che è una proiezione del diritto maschile. Ogni posizione astratta è tipicamente, storicamente, radicalmente maschile. Dunque anche il fondamentalismo è per definizione maschile? l'unico autorizzato a piangere anche la morte dell'esistente. Il principio di differenziazione all'interno della società è nascostamente maschile? Ma se non ci si divide in qualche modo non si finisce nell'indistinto, nell'impossibilità di darsi delle norme per stare assieme? ECOLOGIA D111INGUAGGIO Lo so perfettamente che il rischio è questo, ma, dopo migliaia di anni, io credo che sia venuto il momento incui ladonna proponga l'alternativa. Deve essere messa di fronte al fatto che l'alternati va non è né l'uno né l'altro dei principi maschili fin'ora in vigore. sentinella di confine di una città disabitata Alla donna il compito di far vedere che esiste qualcos'altro oltre all'immagine che di lei si è formata il maschio nel corso di migliaia di anni. Credo che le difficoltà della situazione odierna -che cos'è l'industria, il buco nell'ozono, la possibilità che per la prima volta l'uomo possa scomparire come specie- mostrino che è venula meno la dimensione in qualche modo "protettiva" della spiritualità maschile: c'è una emergenza assoluta e radicale e questa può essere la molla per cui la donna o viene fuori ora o Onnai è un luogocomuneda moltianni: l'ecologia si può sposare all'economia. La difesa della "natura" non significa necessariamente perditadellacapacitàproduttiva.Anzi, è possibile,secondoi teoricidel movimentoverde,un nuovotipodisviluppo,compatibilecoinlrispetto dell'ambiente.Ormailosannoanchei bambini. L'organizzatoredellaconferenzadi Rio,guarda caso, è un fantamiliardariostatunitenseche per trent'anni ha riempito la terra di pozzi petroliferi,di cave, di miniere, cominciando dall'Africae finendoperestenderelasuaattività di traforatoreai cinquecontinenti,e poi si è convertitoalla religione"verde"e ha decisodi spendere i suoi 2600 milioni di dollari per l'ecologia.Buonper noi, allora.E buon per la terrn, concludono le agiografie sui maggiori quotidianidi tuttoilmondo.Maè propriocosì? OccoITe"difendere"la ·'natura"a suondi miliardi?Investirerisorsein progettiad altocontenuto"tecnologico"?Analizzare"scientificamente" lo stato di salute del pianeta, fargli il "check-up.., e poi decidere in base ai sintomi unaterapia?Possiamodavvero·'curare"la ternon lo farà mai più. Il peggio che può succedere, lo dico inmaniera paradossale, è • ·· che si formino incontinuazione comitati per le "pari opportunità" e che alla fine esista per legge una pari opportunità dappertutto, ma che l'umanità finisca perché non c'è più l'ozono. lo non vedo questa possibile crescita, vedo solo la catastrofe come leva... Il problema è che la catastrofe potrebbe essere tale solo per ciò che tradizionalmente è la cultura maschile. Ciò che costantemente noi indichiamo come catastrofe potrebbe anche significare un rivolgimento totale, come dice originariamente il termine. E' una grossa scommessa, però io credo che si debba andarle incontro con una certa coscienza. Oppure possiamo affidarci completamente al caso, ma, per fare una battuta, non sappiamo se il caso abbia prevalenze maschili o femminili. Occorre che il pensiero maschile persista e rimanga in questa ambiguità irrisolta, quasi a lasciare aperto lo spazio per una possibile diversità. Mantenendosi nell'indecisione il pensiero maschile consente la possibile emergenza de11·a11rol,addove invece, prendendo una decisione, elimina tale possibilità. E' fondamentaleche iImaschio, 1·elementomaschile, indichi dove il femminile non deve camminare. In questa prospettiva quale funzione ri- " marrebbe all'elemento maschile? Non èchc l'uomo debba scomparire, andarsene, dovrebbe in qualche modo rimanere come una sentinella di confine di fronte ad una città disabitata. Dovrebbe fare la guardia alle città morte del pensiero tradizionale maschile per impedire che l'elemento femminile entri làdentro e si ritrovi in mezzo ai fantasmi. • ra, preservarnela "natura"?O non sono, tutti questiterminiabusati,moltopiùequivoci,molto più '•indecidibili",moltomenoovvi? ****** Tutti abbiamovistolo spot del detersivoAtlas. Un laghettoincantato,alberie verde tutt'intorno, una barchettache scivolaa remi sull'acqua azzurrognola,con tre personaggiche vengono definiti"chimico",·'tecnico","ecologo".Nella successione delle inquadrature,dal punto di vista semiotico,è tuttocalcolatoneidettagli:la luce, il volto acqua e sapone dei "tecnici", la barbadell'ecologo, l'abbigliamentodel chimico, i capellinaturalie lunghiche incornicianolo sguardoinnocentedella ragazza.Banale, forse ancheesplicitamenteipocrita.Ma l'aspetto più genialedellospot è nel tonodel linguaggiodei tre mentre spiegano all'amabile cliente che il lorodetersivonon inquina,oltrea lavarebianco che più bianconon si può. Con il sorrisosulle labbra, in un mondo in cui la natura intornoè finalmente preservata, essi sembrano dire al mondo: potete avere la biancherialinda come non mai e vivere il vostro idillio domenicale , ;f.l~ft :iJ. dellagita al lago,contemporaneamenteE. tutto ciògrazieallascienza.Eccoilcolpodi geniodel pubblicitarioche ha ideatolo spotche, peraltro, funzionaa meraviglia. li tono mediocon cui le parolevengonopronunciateèquellodelloscienziatoche ritrovalasua vera,originariavocazione di difensoredel destinodella veritàdell'Occidente. Ed ecco anche, allora, il vero motivo dell'efficaciadel messaggiopubblicitario,uno dei piùirritantidellastoria(senonlo si vedecon ironia), apertamente "falso", e ciononostante uno dei più remunerativi.Esso infaui toglieai semplici che lo osservanouna terribilepaura, che serpeggianel sensocomunee cominciaad aleggiarenellecoscienzedimolti:lapaurachela scienza sia l'errore. Non c'è bisognoormai di parlaredellatecnicadi Heideggerpervedereche il pensiero che ha dato origine alla scienza propone una soluzionedi tipo scientificoalla catastrofecome estremo inganno, ingannocoslitutivo della sua stessa esistenza. Guardate quelli che si riempiono la bocca di impatto ambientale,di nomi di sostanzechirruchee di termini "tecnici": il loro stesso linguaggio è antiecologico(equandoarrivanonelleistituzioni finisconofaciliprede della partitocraziapiù tradizionale). ****** E' nota la sentenzadi Goethe:"La naturanonsi preoccupadi nessunerrore;essa stessanon può che agirebeneeternamente,senzapreoccuparsi diquelchenederiverà".Ritengoquestal'essenza filosofica,in formaaforistica,dellaconcezione romanticadella natura. ln base a questaconcezionesiamo, per il momento,o meglioepocalmente,del tuttospiazzati.Nonè infattipossibile alcunaazione innaturale.Non è possibileagire contronatura.La cosiddettanaturaconsistenel fattoche, semplicemente,ognj azioneha le sue conseguenze.E' perciò impossibile, in senso rigoroso,arrecare il benchémjnimodanno alla natura. "La natura non si preoccupadi nessun errore". Platonedice nel Timeo che l'Artefice fecelasferadelmondoinmodotalecheessanon abbisognadi alcunnutrimentoesterno,poichési nutre di ciò che in essa deperisce,si procurail nutrimentodalla propriaconuzione. Poniamoperciò,per assurdo(manon troppo,se diamo retta al pessimismodella ragione),che tutti i tentatividi salvareil pianetafalliscano:in realtà falliscono tutti i tentativi dell'uomo di salvarese stesso. li pianetasemplicementevede scompariresu di sé delle forn1etrattedalla sua polvere,che inunperiodotuttosommatopiuttostobrevehannosviluppatounaciviltàcheperun po', nel suo stadio finale, ha perforato leggermente la sua superficie, si è profumata con bombolette di gas che a lungo andare hanno "bucato" una fascia dello stato gassosoche lo circonda,hastriatodicementosoprattuttoalcune zonepianeggiantie ha riversatonellesue acque di superficiesostanzediverseed escrementi.Da questopuntodi vista,valel'adagioorientale:gli uominicheguerreggianoe inquinanosonocome le due pulciche si litiganoil cane dicendo:"E' mio". Tuttociò cheesisteè naturale:ciò che consideriamo nocivo per la natura abita in realtà nel linguaggio.Tuttociò che esiste,proprioperché esiste, è in qualche modo naturale.Costituisce unostatodellamanifestazione,dello svelamento.L'unicodannochepossiamoavereè ilrisultato delle nostreazioni,e ciò è perfettamente"naturale".DicevaSchonberg:"ChevisiaunaLegge: ciòdovrestisalutarequalemiracolo!Eche visia Il fondamentalismo è un pensiero rigorosamente maschile e non ha nulla a che fare con quella concretezza che caratterizza ogni rapporto che la donna ha con la vita. Di questa concretezza del femminile con resistenza l'essere umano riesce a dare solo una teorizzazione astratta e la concretezza come tale non ha fin'ora trovato un suo spazio. Si è espressa solo in un'alternati va profondamente sviante: o col silenzio assoluto, che viene interpretato come ignoranza o come sottomissione, oppure con una rivendicazione rumorosa che è ancora un soggiacere al punto di vista maschile. Ma di questo l'uomo deve tacere: individuato il problema è all'altro, al femminile, che spetta la parola e non dal punto di vista esteriore, delle "pari opportunità". lo non discuto assolutamente del principio di giustizia astratto e non ho idea se 'M BARARE A U""IDERE ' 'ANIMALE ·.· chi si ribella,nonè ;~;t~a banalità". r.. .... "Prakriti"è, in sanscrito,la natura. Dal "Purusha'', loSpirito,originòlanatura,edessi insieme crearono"Prapança",ilmondovisibile,la scena questo sia qualcosa che va nella direzione di Da qualche parte nella sua opera, RenéChar ciò che finora abbiamo chiamato "il femmi- ha scritto che bisogna imparare a uccidere nile". lo ho forti dubbi. Fornire di molti asili- l'animale. Forse è proprio l'assenza di nido le città, inmaniera che ledonne possano questo sapere elementare ciò che dà al noentrare nel processo produttivo, non so se stro quotidiano e industriale aver a che fare vada nella direzione del femminile. E' chia- con l'animale il suo aspetto di orrore. Non roche questo discorso può essere inteso in sappiamo più uccidere gli animali, anche se senso reazionario, ma può essere un effetto tecnicamente questo ci riesce benissimo e di superficie. su una scala impensabile rispetto al passato. Quindi per te l'approccio ai problemi del- Ne fa fede il fatto che per lo più le nostre l'esistenza basato sulla teoria è tipica orecchie non sono capaci di ascoltare il espressione della spiritualità e della pro- grido di dolore lancinante dell'animale gettualità maschili e questo impedisce che vessato, torturato, massacrato. Questo resta trovi espressione l'approccio concreto, semmai un brusio di sottofondo che non parziale, all'esistenza. Di fronte all'abor- disturba affatto la nostra quotidianità into, per esempio, per te è la donna che deve daffarata. li dolore assoluto dell'animale decidere, nel senso che, sia la teoria che sacrificato alleesigenze del nostro benessere giustifica l'aborto in nome della libertà è stato rimosso. Come tutto ciò che è stato astratta, sia il fondamentalismo opposto, rimosso esso può allora ritornare a funcstarsono in ogni caso posizioni di tipo giuridi- ci, ma, se ciò avviene, avviene in forma co-maschile... mascherata, irriconoscibile. E' il caso, ad Ogni volta che si richiede un manuale per esempio, di certe forme esasperate di anistabilire quando una persona è viva e quando malismo, più simili a nevrosi collettive che è morta si ha il chiaro esempio di questo: ad un'autenticacomprensioncdel problema. l'appello ad una teoria di tipo maschile per L'uccisione dell'animale è in questi casi decidere ciò che produce il femminile. Noi assunto,moltoscmpliccmcntc,comeilmale abbiamo ancora di fronte delle popolazioni in quanto tale, qualcosa che deve essere per le quali quando si va a piangere i morti ci eliminato. Si chiudono insomma ancora gli si veste da donna. E questo perché è chiaro il occhi, si cerca un angolino appartato dove riferimentoall'elementofemminilechedan- far riposare la propria coscienza stanca di do la vita contemporaneamente dà anche la tanto sangue innocente, si fugge ciò che è Ef io chi'ote caPC3rri opitjsià'nlcOrensione di quel dolore, l'esposizione ad esso. Cominciamo allora a capire Char. L'uccisione dell'animale, egli dice, non è un fatto. Uccidere l'animale non è un problema tecnico, non si tralla di essere più o meno "umani" nella sua eliminazione (si è facili profeti affermando che prima o poi la tecnica, anche per venire incontro alle esigenze di un pubblico di consumatori particolarmente inclini ai buoni sentimenti, escogiterà metodi di allevamento e di sterminio delicatissimi e rispettosi della "dignità'' dell'animale). L'uccisione dell'animale, egli afferma, è un senso, un destino, quale che sia il nostro atteggiamento empirico nei confronti dell' assunzione di alimenti di origine animale. Esso misura la collocazione dell'uomo nel cosmo naturale, il suo ambito di appartenenza. L'uccisione dell'animale, come ben sanno i cosiddetti popoli "primitivi", rivela all'uomo il suo ethos, vale a dire la sua dimora, il luogo del suo soggiorno sulla terra in quanto mortale. Fare dcli' uccisione dell'animale, e più in generale dello sfruttamento della natura, un senso non significa allora ignorare il dolore che tutto questo comporta. Questo dolore, anzi, è finalmente visto in piena coscienza. Solo a questa condizione, infatti, la colpa -una colpa evidentemente più vecchia di qualsiasi colpa "morale", una colpa che coincide con il fatto stesso della esistenza morwle- è costantemente presente allo sguardo. Perquesto Char scrive che bisogna imparare la difficile arte di uccidere l'anima/e. Ciò che l'uomo della tecnica e dello sviluppo illimitato come il suo strenuo e astratto oppositore fondamentalista hanno dimenticato è proprio la difficoltà di quest'arte. Uccidere l'animale è difficile perché l'animale è sacro. Occorrono cautela, prudenza, ritualità, rispetto. Ben lo sapeva il sacerdote che officiava gli olocausti animali (in Grecia solo la carne dell'animale sacrificato poteva essere utilizzata poi come alimenlo), ben lo sa il Loreroquando fissa negli occhi il suo degno avversario. Noi, con tutto il nostro amore per gli animali e con tulle le nostre premure per le loro "inutili" sofferenze (dunque !'"utilità" può giustificare la sofferenza?), non lo sappiamo più. Per noi l'uccisione dell'animale è un fatto economico, un fatto alimentare e, infine, last but not least, una questione di coscienza, qualcosa insomma di pertinenza della morale: non una immagine di senso, una esperienza nella quale collocarci e dalla quale imparare. Non siamo capaci di quello sguardo semplicissimo e antico che nella più arcaica delle tecniche -la messa a morte dell'animale- scorgeva un gesto di valenza cosmologica. Esperire la ferita che quel gesto originario comporta è imparare ad uccidere l'animale. Rocco Ro11chi dell'azione. Così i Purana, le antiche scritture indù. 'Pra' significa'principale', e 'Kriti' significa 'creazione'. perciò la natura, Prakriti, è "il principalefattoredi creazione".Prakriti,però, è anche Maya, l'illusione, la femmina. Ciò non significache la naturasia il mente,ma che essa è precisamentel'illusione. Ma cosa significaillusione?Cosa vuol dire: la natura è l'illusione? Per chi crede che tali domande non abbiano nulla a che fare con il problemadella discaricae dei rifiuti tossici nel suocomune,nonsoche farci.Miconsideripure un pazzo.lo continuoa chiedere:cosavuol dire che la veritàè l'illusione,Maya, il velo? Forse vuol dire che la salvaguardiadella natura (ma diciamo meglio la salvaguardia della formauomo)è un problemadi sguardo.E' lo sguardo che può essere illuso. Lo sguardo che vede la naturacome l'illusione è allora pienodi leggerezza, della pietas della leggerezza. E' uno sguardo etico, non può "inquinare" nulla. Può salvaguardaresemplicementericonoscendoche tutto è già salvaguardato; e che inquinare è impossibile. Adessereinquinatoè losguardo,ciò cheprogetta l'azione, la mente. Ossia il linguaggio."Ripulire" il linguaggio,renderlocanto, è più utile per i fiumi e per gli alberi di un rrulione di convegnidi"ecologi"edi unmiliardodi progetti d'intervento "scientifici", che nel rruglioredei casi, possonosolo rinviare la catastrofe. Ivan ZLittini UNA CITTA' 9

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