Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953

stato d'animo di festa e d'attesa. Esse assu– mono importanza in riferimento al Natale: in Sicilia ad esempio esistono dei calendari verseggiati del mese di dicembre, che descri– vono le feste dei Santi del mese e cul– minano col Natale. Il riposo dell'uomo trova poi corrispon– denza in quello della natura, nel letargo e nel freddo che in Italia, ove più ove meno, accompagna la stagione invernale. Ma al riposo va congiunta una continua attenzione alla terra e al processo delle nasche e delle germinazjoni che si sta svol– gendo: per chi lavora la terra è presente la promessa delle fatiche alla terra affidate, per cui la festa non è una vacanza sradi– cata dalla attività, ma una sagra di tutte le attività inoperose, che coincidono con la presenza della salvazione. E c'è anche una reazione all'aspetto ne– gativo dell'ambiente naturale, al freddo e al letargo, che si manifesta nella parte– cipazione alla messa di mezzanotte, fre– quentata anche con notevole disagio, nelle visite, nelle tradizionali chiassate dei ra– gazzi e in alcuni paesi anche degli adulti, nello stesso star levati fino a tarda ora. E', in fondo, lo « smascheramento » della natura falsamente morta, in cui sta ger– mogliando la vita, motivo connesso a quello dell'umiltà della nascita del Sal– vatore, della visita dei pastori: si reagisce, nella notte appunto in cui tutto ciò si fa chiaro, a un'inerzia e a un torpore non più lievitati dalla speranza. Sarebbe qui possibile, probabilmente, trovar traccia del– le feste solstiziali pagane, del dies natalis solis invicti, cui la spiritualità cristiana ha imposto una radicale trasformazione. Cosicchè tutti i motivi del Natale, non sono sradicati dalla vita della comunità, ma concreti e attenti al reale. La spiritualità stessa trova conforto nella descrizione di una « condizione contadina > nella nascita del Bambinello, « al freddo e al gelo >, nella grotta Q in una stalla. Il presepio, non vi è dubbio, corrisponde e soddisfa congiuntamente alla necessità di concretezza e alla preferenza a vedere tradotte Le verità religiose nei termini e negli oggetti della vita quotidiana: l'asino, il bue, la mangiatoia, la grotta, i pastori rappresentano elementi familiari alla ci– viltà contadina e permettono una parteci– pazione spirituale più intensa. Questo desi– derio di concretezza e di rappresentazione e chiaro nella tradizione dei presepi meri– dionali, sempre improntati a un accurato veri mo, in cui vengono riprodotti perso- BibliotecaGino Bianco naggi tradizionali del luogo come il ven– ditore di castagne, il pescatore e il pe– scivendolo nei loro costumi, la massaia, ecc. Non è senza significato questa proie– zione nella scena del presepio, del paesag– gio e dzll'ambiente familiari, per farvi na– scere il Salvatore; come unico modo, ap– punto, per una partecipazione sentita. Un tipo particolare di presepio ci fa passare alle sacre rappresentazioni: quello animato, che consiste nella riproduzione, da fermi o in movimento, di scene nata– lizie da parte di personaggi in costume. In Piemonte sono in uso processioni mi– miche; in alcuni luoghi della Sicilia è d'uso la rappresentazione della Sacra famiglia in cerca di alloggio: una donna su un asino e con un bambino in braccio, un uomo che conduce l'asino e una grande folla fanno il giro del paese chiedendo ricovero, vengono respinti a male parole, finchè ven– gono invece accolti nell'edificio più rag– guardevole del paese. In altri luoghi si rappresenta la Sacra famiglia nella grotta nell'imminenza della natività, oppure do– po, nel ricevere l'omaggio dei pastori; e sempre si svolgono dialoghi fra i perso– naggi e la folla, dialoghi fissati a loro volta dalla tradizione o anche spontanei, nella nascita del Bambino, nel fr,eddo, nel- 1' accoglienza negata. Il campo della sacra rappresentazione . soprattutto nel Mezzogiorno si allarga a numerosi episodi che precedono o seguono la natività: l'annuncio a Maria, la strage degli innocenti, la fuga in Egitto ecc. La rappresentazione è sempre caratterizzata da verismo, e talvolta da violenza e crudezza di linguaggio; vi è sempre partecipazione della folla che interloquisce. La festa di una comunità, legata alle sue attività e alla sua civiltà, veristica– mente attenta alla realtà di una « condi– zione » caratteristica, esalta e mette in moto tutti i legami tradizionali. In questo senso il Natale è anche un momento dinamico della comunità, e rappresenta quindi una occasione di incontro paesana e parentale, di scambio e di contatto: significativo a questo proposito il fatto che in molti luoghi contromeridionali viga l'usanza di fidan– zarsi la notte di Natale e che nella stessa notte sia permesso ai fidanzati di andare a messa insieme. In questo senso occorre anche pensare alle fiere e ai mercati che spesso coinci– dono alle feste natalizie e rappresentano un motivo notevole di dinamica economica. In secondo luogo il Natale consiste in un complesso di atti antiabitudinari, dallo stare levati fino a tarda notte, dall'uscire per la Messa nel freddo e nella oscurità, al mangiare e bere oltre l'abituale sobrietà, alla libertà lasciata ai ragazzi. Infine il coincidere del Natale con la fine di una annata ed il principio di un'altra, porta a decisioni importanti, a cambiamenti e progress1. Gli stessi valori tradizionali, fortissimi nella comunità contadina, sono rivestiti di una aurea di strordinarietà, di vittoria sulla morte e sulla natura, strettamente legati quindi a eventi magici e taumaturgici, nei quali si liberano i desideri di superare i contrasti propri del contadino: le avverse condizioni naturali, i cattivi raccolti, ecc. I valori tradizionali sono come rappre– sentati dal ceppo, grosso tronco d'albero conservato per lungo tempo appunto per essere utilizzato la notte di Natale e le notti seguenti fino all'Epifania. Che il ceppo sia rappr,esentativo in modo emi– nente dello spirito d'ella festività nata– lizia è rivelato Jal cerimoniale che cir– conda la sua accensione e la sua successiva utilizzazione. In molti luoghi è il capo di casa che solleva il tronco, - in certi paesi, traccia con esso un segno di croce nell'aria - lo deposita sul focolare e lo accende. Se il ceppo si consumerà prima dell'Epifa– nia si crede che capiteranno disgrazie al capo di casa. Il ceppo è anche adornato di frasche e festoni e porta i doni per i bimbi, specie in Toscana. Ma il fatto fondamentale da chiarire qui è il potere taumaturgico attribuito ai car– boni del ceppo. Essi hanno il potere, si crede, di proteggere dalle tempeste; sepolti nei campi proteggono i raccolti dalle in– temperie e, più generalmente, sono efficaci contro le avversità naturali; chi dorme con la testa sul ceppo vede realizzarsi i suoi desideri. Il fatto meraviglioso della nasci– ta del Salvatore e della salvezza del mondo ha necessità, per la psicologia contadina, di tradursi in una straordinarietà concreta, appunto nel superamento delle leggi na- , turali. Assistiamo così ad una serie di usi, tradizioni, credenze, dicerie diverse, ma tutte da riportare alla straordinarietà e taumaturgicità della notte di Natale. Ed ecco allora, la credenza diffusa in tutta Italia che gli animali - che avevano la parola prima della venuta del Salvatore - parlino nella notte di Natale e che nessuno li possa ascoltare pena la morte, se non innocente; ed eoco la credenza

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