Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953

• Facciamo il punto sulle prospetti ve d'iniziativa Dopo due numeri di T. G. è opportuno mettere esplicita– mente in luce ai nostri lettori in quale maniera i discorsi fin qui fatti abbiano un valore io riferimento a iniziative e a pos– sibilità di iniziativa. Noi abbiamo presenti per ora tre tipi di iniziativa, così come ci sono stati suggeriti dai col– laboratori, dalle situazioni am– bientali e dall'atteggiamento co– mune nei confronti della real– tà e della cultura. Il primo tipo di iniziativa ri– guarda direttamente coloro che hanno desiderio di studiare e che sono insoddisfatti dall'indi– rizzo « accademico o militan– te> che oggi domina: il proble– ma comune è quello di inven– tare formule e strutture orga– nizzative che consentano di col– legarsi attorno a nuove ipotesi di lavoro e di procedere ad un coordinamento dello studio, con divisione di compiti, e con un continuo scambio o dialogo non solo sui risultati, ma anche sulle ipotesi e sulle sollecitazio– ni inventive. La base di partenza ed una linea prospettiva sono state proposte da Agostino Paci con l'articolo sulla organizzazione dello studio (Appunti per l'or– ganizzazione della cultura) pub– blicato nel numero 2. Questo tipo d'iniziativa richiede tempo e maturazione, tentativi e in– venzioni, ma soprattutto giova– ni disposti e capaci: pochi so– no coloro che finora si sono messi a contatto con noi a que– sto proposito. Il secondo tipo è l'iniziativa in ao paese, di cui l'inchiesta è il primo momento. Sullo spi– rito e sui modi con i quali ci si muove hanno parlato Baldo Scassellati e Piero Ugolini ne1 loro articoli sul numero 2. Noi pensiamo sia giusto e utile concentrare gli sforzi so– prattutto nelle zone depresse d'Italia, che non esistono sol– tanto nel Mezzogiorno ma che sussistono, quasi isole chiuse, anche all'interno di zone capi– talisticamente e maturamente sviluppate. Questi paesi sono oggi soggetti a decisivi perico– li di disgregazione, io seguito all'evoluzione della vita econo– mica, politica e sociale interna e internazionale. Noi pensiamo che i giovani possono per pri– mi tentare una via che cominci a cercare rimedio. Io questo numero il lettore trova una relazione su Coreno Ausonio, che può aiutarlo a capirè in concreto sia i modi sia gli sco– pi che in questo campo propo- J 1niamo alla sua attenzione e I alla sua fantasia. Di queste iniziative ce ne so– no in allestimento già tre o quattro: l'allestimento richiede tempo per la complessità dei problemi e la deficienza dei metodi, che veniamo ricono– scendo e veniamo costruendo via via. Di queste cose parle– remo sulla rivista. E si può prevedere che solo tra qualche tempo potremo descrivere una inchiesta esemplare già con i suoi sviluppi pratici: esempio che, se naturalmente non sarà valido per tutti i paesi, potrà con il suo metodo suscitarne altri analoghi e diversi. Su que– sta strada siamo ai primi passi, ma comunque il lavoro è avvia– to. A suo tempo ci preoccupere– mo di promuovere per queste iniziative dei collegamenti di servizio, tali cioè da lasciare agli iniziatori la responsabilità e le decisioni. Biblioteca Gino Bianco Il terzo tipo d'iniziativa - sul cui spirito e della cui neces– sità parla su questo numero l'articolo di Scassellati - con– siste nel creare dei rapporti o nel potenziare i rapporti già esi– stenti tra gruppi di giovani che, in un dato ambiente, si preoc– cupano dei problemi della pro– pria maturazione umana. Sono questi dei « centri di relazione > il cui scopo è quello di operare contro la crescente disgrega– zione della vita associata, con– tro l'isolamento e il silenzio, promuovendo dei rapporti umani. Ritrovare il senso e il con– tenuto di questi rapporti, in– ventare strutture organizzative adeguate da proporre: ecco i massimi problemi aperti a que– sta generazione che soffoca nel– l'assenza di queste possibilità di rapporto e per la quale la loro ricerca e il loro ritrovamento è condizione essenziale e vitale. I « centri di relazione > pos– sono essere appunto una for– mula organizzativa nuova: un luogo di scambio di esperienze. Ognuno di essi è autonomo, non legato ai modi tradizionali di organizzazione: non ha fina– lità di movimento, di associa– zione o di club. Si propone sol– tanto di occuparsi, in veste pri– vata, sotto la responsabilità e in nome delle persone che lo compongono, dei problemi dei rapporti e delle relazioni uma– ne, tra i suoi componenti e tra questi e gli altri giovani. Ciò nello spirito di generazione e nell'atteggiamento di fronte al– la realtà, di cui T. G. si è fatta promotrice tra i giovani italiani. « Centri di relazione» pos– sono nascere dovunque, in ogni zona e ambiente d'Italia. Alcuni sono già nati, nei paesi e nelle città; nelle scuole, nelle univer– sità e negli ambienti di lavoro; tra studenti, contadini, ragazze. I contenuti sono dettati dal– le particolari esperienze dei componenti, dalle loro esigen– ze per riferimento alla matu– razione umana nell'ambiente in cui i centri nascono. C'è tutto un problema di cultura ade– guata a cui dovrà pensare la rivista, e non solo essa. Gli ar– ticoli stessi della rivista potran– no sottoporre e chiarire dei pro– blemi, come nel caso dell'arti– colo di Bartolo Ciccardini (Il Piave della nostra generazione) del numero scorso, o in quello più particolare, pubblicato in questo numero (Proposta agli universitari). Il « centro di relazione » si propone anche, a solo titolo di collegamento, di comunicare la propria esperienza agli altri « centri di relazione > e di ar– ricchirsi a sua volta dell' espe– rienza degli altri. Finora si sono fatti promo– tori di centri di relazione dei giovani che si sono messi in contatto con noi redattori e fra di loro per mezzo della rivista e della sua diffusione: già cir– ca 130 giovani. Ma a molti altri fra i nostri lettori, questo aspetto pratico, autonomo e concreto, dell'at– teggiamento che T. G. promuo– ve nei suoi articoli può inte– ressare e può servire addirittu– ra per chiarire il loro giudizio su T. G. Per tutti costoro - e l'iniziativa deve partire da loro e non da noi - noi che abbia– mo intrapreso l'iniziativa della rivista e gli altri che a pari li– vello hanno intrapreso studi o inchieste nel medesimo spirito, ci consideriamo « disponibili ».

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