Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

mente li distingue dagli studenti medi di altri pe– riodi è la maturata sicurez– za della insufficienza scola– stica: giocano nelle loro mani molti libri di cultura generale, e si vede in tutti l'influenza delle più recen– ti tesi di storiografia (spe– cie riguardo al Risorgimen– to), l'influenza della lette– ra tura moderna nello stile e nella problematica (so– prattutto Pavese), della sag– gistica, del cinema d'arte (moltissimi si occupano di cinema e di storia e critica del cinema). I loro giornaletti sono seri e ben fatti (cfr. Docu– menti di giovani, « Il Mu– lino», nn. 21-22). Parlano un linguaggio molto chiuso, molto impe– gnato; i problemi che han– no su di loro un maggior fascino sono quelli di una cultura militante, di una de– mocrazia moderna, della ri– cerca di un rapporto vero . . . . con i giovani operai. E' purtroppo difficile do– cumentare ciò che si sa per esperienza a proposito dei giovanissimi: sono tutte cose che abbiamo sentito nei loro discorsi, negli in– terventi ai loro convegni, nelle discussioni dei loro circoli, ma che difficilmen– te la scuola sa cogliere e documentare. Possiamo dire però che le nuove leve della genera– zione giungono assai pre– sto ad un linguaggio unita– rio, con più freschezza e CQnenergie più integre dei troppo provati fratelli mag- . . gior1. E ancora: i giovani del– la provincia: a chi sappia ben vedere c'è dell'aria nuova anche lì: i giovani hanno incominciato ad an– dare all'estero, a fare l'au– tostop, a uscire dalle dan– de. Sono questi semi di ini– ziativa, che se germineran– no, spezzeranno la coltre di noia e di ozio che grava sulle nostre città morte. La gioventù politica di provincia s'interessa al di– battito nazionale e non so– lo alla cronaca politica na– zionale (a differenza dei quadri anziani dei partiti). Anzi, in realtà, il dibattito nazionale è sostenuto dai giovani di provincia, dei quali son pieni gli uffici centrali dei movimenti. Anche la gioventù, che una volta era quella dei sa– lotti intellettuali, non è più di moda: oh! esiste ancora . ' . questa gioventu minore as- setata di chiacchiere, di di– battiti, di incontri, ma il giovane intellettuale di pro– vincia non è più lì: lo tro– viamo invece spesso isola– to, ma tuttavia vicino ad ogni fatto, od organizzazio– ne o contatto che abbia sa– pore nazionale, tesoreggia– to re delle esperienze dei giovani « nazionali », sem– pre più informato e co– sciente della connessione fra sè ed il retroterra pro– vinciale. Non sono per questo spa– rite le caratteristiche « gal– liste », provincialiste ed in– dividualistico-culturali del– la nostra provincia, ma in campo giovanile si è rotta una maglia di quella soffo– can tiss ima rete. E i giovani operai, così chiusi nella loro «condizio– ne » non sono forse anche essi ad una svolta? E' diffi– cile in questo campo a un non operaio orientarsi, enu– cleare dei fatti positivi: a voler lo fare ad ogni costo si correrebbe il rischio di « pesare » il giovane ope- . raio, non come uomo, ma come oggetto di propagan– da, di provvidenze e, nono– stante la buona volontà, di pietismi intimistici. Sono piuttosto dei fatti « negativi» quelli che co– nosciamo, ma fatti che compresi nelle loro cause iblioteca Gino Bianco contengono germi di giu– dizio inediti: anche in que– sto campo germi di una vo– lontà di atti e di gesti to– talmente morali. Sono i giovani non qua– lificati, che nella dispera– zione di trovar lavoro, per– dono ogni capacità di col– legarsi, di sentire_ la solida– rietà di classe, con la co– scienza di essere degli scon– fitti. La situazione disperde così, nel giro di pochi an– ni, decenni di lavoro e di sofferenze, spese per conqui– stare con la coscienza di c]asse, una condizione di uomini. Ma proprio per questo, proprio perchè ri– dotti a questo, destinati a uno sfruttamento sempre maggiore e apparentemente senza liberazioni, nel loro mutismo essi nutrono una potenza inesausta che nes– suna burocrazia sindacale o tattica politica riusciranno ad amministrare. E i giovani che hanno un lavoro, quelli quindi fra i quali si recluta la massa dei difensori del « già rag– giunto» attraverso le for– mule sindacali e politiche esistenti? Anche fra di loro dobbia– mo constatare una posizio– ne «negativa»: di fronte all'offensiva del super sfrut– tamento,. essi non hanno la reazione dei vecchi che man tengono senza discussio– ne la speranza di una libera– zione operaia, maturata in decenni di lotta contro il capitalismo liberale ed il fascismo. I giovani hanno creduto che la Resistenza fosse la ri– voluzione e glielo hanno lasciato credere: la fine di . . quei sogni non nutre nep- pure l'ammaestramento del– le: delusioni. La rivoluzione è lontana, non ha strade. Ma anche in questo at– teggiamento non sono in– sensibili. Soprattutto non lo sono di fronte allo spreco quotidiano di tante energie vitali, di tante ricchezze umane lanciate allo sbara– glio nelle piccole· battaglie perdute. Quando vedono gli elementi migliori della clas– se operaia sfiancarsi nella logorante lotta quotidiana e i vecchi capi esaurirsi in una guerra senza prospetti– ve, confrontano l'ampiezza delle proprie speranze in– confessate con la povertà delle linee dei mezzi ad es– si offerti. ♦ Allora si può pensare che la « motoretta » e la partita di calcio non siano abdica- . . . . zion1, non siano rinunce, ma facciano parte di un'attesa snervante e dolorosa. I migliori fra essi, imma– ginano già nuove forme di lotta, strumenti nuovi, nuo– ve parole: deboli vagiti di un'urgente coscienza che cerca le vie di una solida– rietà nuova, di uno sbocco comune alla lotta per una conquista universale, per la battaglia generosa degli operai per tutti a favore di tutti. E noi crediamo, antici– pando le nostre speranze, alle nostre constatazioni, che nasceranno da questi i capi capaci di idear la, di condurla e di vincerla. E infine i giovani conta– dini, nei piccoli paesi dove sono giunti i problemi na– zionali, che sentono l'urgen– za di un lavoro moderno, di una realtà di cui anche essi fanno parte. Il loro contatto con il mondo non è più soltanto quello del servizio milita– re: nelle associazioni, nella politica cominciano a non esser più soltanto le masse di manovra. I giovani con– tadini hanno incominciato a parlare: spesso prendendo ~ prestito parole non loro, atteggiamenti acquisiti da altre esperienze, più che dalla coscienza di un pro– prio compito.

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