La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

zito è la reazione al vedere così tante e inutili autoblindo girare per le vie di Palermo. L'azione di contrasto ai fenomeni mafiosi non può essere compito esclusivo degli organi investigativi e repressi-· vi dello Stato. Anzi proprio i successi che negli ultimi anni sono stati ottenuti su questo versante, ma che non paiono aver portato risultati tangibili nel quotidiano (il traffico e la distribuzione di droga continuano a prosperare, il fenomeno dell'usura è in crescita, il modello sociale proposto· dalle mafie è ancora appetibile...) dimostrano come forze di polizia e magistratura, da sole, possano fornire risposte necessarie certo, ma non complete. C'è un altro punto: l'impegno della cosiddetta "società civile" non può più passare solamente attraverso le manifestazioni d'affetto e di sosçegno a poliziotti e magistrati. Intendiamoci: i lenzuoli alle finestre, le catene umane attorno ·al palazzo di giustizia di Palermo, le fiaccolate notturne sono state e sono segnal_i importantissimi di cambiamento, ma pur sempre simboli. Si tratta ora di contendere "palmo a palmo" il territorio alla "signoria mafiosa". Cioè contribuire alla creazione di una comunità di cittadini in cui i bisogni e le esigenze delle persone trovino dignità e ascolto, e nella quale ognuno possa sentirsi rappresentato e tutelato. Il terreno è quello della concretezza e del quotidiano, il metodo quello della rappresentanza democratica, dell'organizzazione associativa, della pàrtecipazione. Per obiettivi di questo tipo è necessario il sostegno di tuti:i, ciascuno secondo le proprie competenze. Molte sono le realtà più o meno piccole, più o meno organizzate che si sono mosse in questo senso: il Centro soçiale cieli'Albergheria di Palermo, l'Osservatorio pugliese sulla criminalità per la legalità e la nonviolenza di Bari, l'Osservatorio meridionale di Reggio Calabria e Catania, il Centro Impastato di Palermo, e poi come non ricordare don Diana; don Puglisi e quanti in parrocchie, cooperative, gruppi di volontariato hanno già da tempo, in silenzio, incominciato a studiare e a lavorare per ricostituire il tessuto sociale, proprio partendo dalle esigenze del quotidiano: la casa, il lavoro, il tempò libero ... È il momento di mettere in comunicazione co~petenze, espenenze, sa- ,pen. "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" è nata proprio in questa prospettiva: dare peso, struttura, coordinamento alle numerosissime iniziativ.e presenti in tutta Italia. A "Libera", nata ufficialmente il 25 marzo 1995, aderiscono più di 400 realtà associative, raggruppate regione per regione. Accanto alle associazioni più organizzate e che da più tempo ope-. rano nel sociale, come l'Arei, le Acli, Lega Ambiente, il Gruppo Abele, la Uisp, la Lila, il Siulp (sindacato di polizia) ... sono presenti, con eguale dignità, piccole cooperative, gruppi di volontariato, parrocchie eccetera. Non si tratta certo di omologare l'impegno, ma piuttosto di dare voce e peso politico alla plurali~à di iniziative, idee, progetti e proposte. Antimafia, lotta al crimine organizzato, guerra contro le mafie ... "Libera" vuole impegnàrsi ~ trasfo:mare tutto questo rn occas10ne per costruire democrazia e fartecipazione, partendo da basso, dai quartieri, dai vicoli, dalle periferie. Dallo statuto: "'Libera' si costituisce per perseguire le seguenti finalità: (...) favorire la nascita di un collegamento stabile tra tutte le assoc_iazioni, gli ent·i e gli altri soggetti collettivi impegnati per la legalità e contro le mafie nei diversi settori di attività civili e sociali; ( ...) promuovere una cultura della legalità, della solidarietà e dell'ambiente basata sui principi· della Costituzione; (...) promuovere l'elaborazione di strategie di lotta nonviolenta contro il dominio mafioso del territorio." "Libera" può anche essere il f uogo d'incontro tra culture e rriodi diversi di intendere la lotta alle mafie, in uno sforzo di comprensione e di collaborazione. Un esempio: le forze di polizia a volte sono intese dal mondo del volontariato e da chi ope~a sulla· strada come espressione di forza e repressione, poco attente a distinguere tra caso e caso, a leggere dentro alle pieghe di una storia ai margini della legalità. Riuscire a costruire mediazione e comunicazione tra queste esperienze significa anche lavorare più efficacemente perché controllare un territorio non voglia solamente dire "occuparlo" ma piuttosto viverlo e renderlo vivibile. Le prime iniziative su cui "Libera" ha deciso di impegnarsi rappresentano i punti di partenza di un lungo percorso di ricostruzione e riconquista: la raccolta di firme a sostegno dei progetti di legge per la confisca dei beni ai mafiosi e ai corrotti e per il loro utilizzo a fini sociali, e un particolare impegno nei confronti di un'educazione alla legalità. Sono questi i due temi chiave: da un lato la possibilità di restituire beni, proprietà, denaro in qualche modo sottratti alla comunità, trasformandoli in strumenti di solidarietà e ricostruzione sociale, dall'altro la necessità di contrastare i fenomeni mafiosi sul terr~no cu\turale, per recuperare m mamera concreta e non solo annunciata il senso dello Stato come spazio fisico e simbolico di collabo- . . . raz10ne, partec1paz10ne e condivisione. Cariche e indirizzi: Ufficio di presidenza: don Luigi Ciotti, presidente; Rita Borsellino, Emanuele Braghero, Leandro Limoccia, vicepresidenti; Maurizio Donadelli, tesoriere. Collegio dei probiviri: Saveria Antiochia, Maurizio De Luca, Piero Fantozzi, mons. Raffaele Nogaro, Carla Rostagno. Collegio dei revisori dei conii: Patrizia Carboni, Stefano Colonnelli, Daniele Forconi. Per adesioni e informazioni Federico Bonelli, c/o la sede na· zionale di "Libera", via Marcor; 18, 00153 Roma. Te!.: 06 5840406.

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