La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

senza della Chiesa in Italia; urÌ happening celebrativo; la chiusura della riflessione all'interno della vita ecclesiale: tutti rischi che non farebbero rispondere alla sfida posta. La sfida è facile e terribile: la "significatività" di una religione, 9uella cattolica, all'interno d1 una società avanzata e opulenta. L'insistenza sulla testimonianza della carità significa che questa sfida è portata sulla "contraddizione" più evidente di una società che si dice cattolica e che è ricca, ma che nasco_nde ancora molte, troppe povertà. La ricchezza pone il _problema dell'idolatria, della negazione stessa di Dio; per questo è il tema nodale sui cui s'avviluppa la riflessione sulla società opulenta italiana. Il cuore del problema è qui: da vari anni questa sfida si è fatta sempre più evidente. Non rendersene conto o ignorarla significa perdere un tratto di storia. La risposta può essere data offrendo una proposta complessiva e religiosa. La proposta complessiva riguarda i temi fondamentali della vita: risponde ai significati "misteriosi" della felicità, della morte, ·del dolore, del ·senso, dell'immortalità, dell'infinito, dell'altro, del mondo ... Ridurli a economia, scienza, comunicazione è disumano. La felicità, per riprendere S. Agostino, è l'unica molla d'azione della creatura -umana: questa felicità va collocata, dialogata, resa partecipe. Ogni qual volta la si privatizza, la si impoverisce, diventa interesse, indiffer.enza, lotta, prevaricazione. Essere felici per sé, negando la felicità ali' altro, significa negare anche la propria felicità. Alla radice della parola cattolica "carità" infatti s'incarna il significato della felicità totale: con sé, con gli altri, con il mondo, con Dio. La civiltà moderna, con le sue scienze e le sue risorse non offre la totalità della risposta: s_fugge alle domand~ _che ogm c-reatura umana s1 pone; per gestirle in privato, mercificandole. La Chiesa cattolica mettendo a disposizione la "sua" risposta, recupera coerenza. Il Dio in cui crede è un Cristo povero in quanto è vicino, dialogante, misericordioso, generoso. Accoglierlo o farne a meno è nella libertà di ciascuno, ma non si può sezionarlo, stravolgendolo. Da qui il dovere di sequela per i cattolici stessi, con la coscienza di un'umiltà che confessa le contraddizioni e i tradimenti, ma anche con la forza del messaggio integrale. Il messaggio non è J?Olitico, né culturale, né sociale: è religioso. Appella al trascendente e al significato globale dell'esistenza; mette in dialogo con il soprannaturale, fa conoscere il volto di Cristo, fa arrivare a Dio, riverbera n_elquotidiano noioso e decisivo. Parafrasare tutto ciò può essere un problema, ma non è il problema. Il problema è come dare valore alla vita, propria e di tutti; dell'Italia e del Mondo, a partire dalla domanda religiosa. Questo ci aspettiamo da Palermo, con Fiducia. ♦ Il progetto "Libera", contro la mafia Giorgio Morbello Giorgio Morbello fa parte della redazione di "Narcomafie". ♦ Estate 1993, vacanze in Sicilia. Ho un guasto alla bicicletta e cerco un ciclista a Palermo. Ho l'indirizzo, è una via ai confini della Vucciria, il più grande mercato della città, ma nonostante la cartina non riesco a trovare il punto preciso. All'incrocio tra due vicoli, un militare. È giovane, ha la faccia sveglia e mi rivolgo a lui anche con l'intenzione di rompere la noia di quelle ore passate in piedi a sorvegliare il "territorio" .. La sua risposta, in dialetto: "Non so niente, sono veneto". Lo Stato. Oggi si corre un grande rischio nell'analizzare i problemi e gli aspetti della criminalità organizzata: tutto diventa mafia. Le inefficienze burocratiche, i furti, le tangenti, il clientelismo, le raccomandazioni, le incapacità dei governi locali ... Ma dire che tutto è mafia, significa che niente è mafia. La criminalità organizzata ha invece caratteristiche sue proprie ben definite e distmte, che non possono essere confuse semplicemente con tutto quello che ostacola la crescita sociale e civile di un paese. Il suo aspetto fondamentale sta forse nel controllo del territorio, il dominio mafioso su un q~artie_re·o ·su un comune non s1esprime solo con un controllo militare dei t~affici di quella zona, ma piuttosto significa che gli abitanti di quel quartiere ottengono risposte alle loro domande d1 identità, sicurezza, servizi, rivolgendosi al boss locale, mentre "l'istituzione" non è in grado di essere interlocutore credibile. Quando il mercato del lavoro è gestito da cosche mafiose, che seppure in condizioni di sfruttamento sanno offrire posti e salari, quando grandi aziende si rivolgono alla camorra per smaltire i propri rifiuti in maniera rapida e poco costosa, quando l'accesso al credito è precluso a moltissimi piccoli e medi imprenditori che decidono così di rivolgersi agli usurai, quando la microcriminalità scompare nelle zone controllate dal boss ..., allora vuol dire che. la mafia controlla un territorio. Questi non sono che gli aspetti più visibili, perché i territori finanziari che la potenza economica mafiosa può controllare sono ancora per gran parte inesplorati. È chiaro che a fronte di fenomeni di queste dimensioni e di questa profondità, il soldato di leva all'angolo tra i due vicoli non può che suscitare sentimenti di simpatica commiserazione, mentre un fastidio quasi stiz-

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