Studi Sociali - IX - n. 11 serie II - 5 agosto 1938

BIBLIOGRAFIA Cumillo JJerneri: PENSIERI E JJAT'l'A· GLIE. - Ed. Comitato Camillo Berneri. - Parigi. 1938. - fr. fr. 12. Do,po un an110 dalla tragedia di BarceUona, BeT– lHTi ci torna. In questo mome,nto, quando gli a.vve– nimenti precipitano e il buio ci fa sentir desiderio d1zlla sua parola, la eua parola arriva a noi dalle pagine di questo libro, il cui titolo é cosi modesto e cmnune il cui contenuto é cosi nuovo, nelle vec– chie form'e del ricordo, della lettera familiare, del– l'articolo polemico. degli appunti. Le mani che han ricondotto questi !frammenti di vita alla loro primi– tiva unita, sono alate saoienti ed amoroso. NesGu– na autobiografia riesce a darci con tanta immedia– tezza il ritratto d'nn'anima. come qm:::ste l)aginc, nate in occa,sioni diverse da una stes3a pas:;ione e riportate alla loro fonte comu11e dal fatlo 1::ilCsso del riavvicinamento. Queat·unità cihe il dramma d'una vita raggiungo nel morn!anlo cle•lla cataslrofe ha qualco:Sa di gl'an– diosaime,nte tragi 1 co. Beil·neri a,ppa.riva ai pi<l1, pri– ma della Spagna e della rnorlc. come uno Sl)irito polie·drico, dalle manifestazioni rnolleplici e fram· mentarie. Sem•brava nascond1a-sse gelosamente la pianta per non mostrare che i frulli. Un'ombrosa diiffidenza cli Gé gli faceva pre1ferire l'imparzialitù dello storico e deill'eruclito, la voluta fre~ldezza del– l'uomo d'azioma, e de1lo i.Studioso cli pro.ble,mi Gociali, al fuoco di poesia e cli pensiero che- ribolliva in lni e che lampe-ggia,va solo a tratti ne1l'opora sua d'in– v-eatigazione e di pro,paganda, por river.sarsi nelle pagine intim,a-, nelle lettere alla sua donna, nei suoi appunti personali, nei fraimment.i autobiografici d'un li1bl·n che pensava pnbblicar,e e non pubblic6. QueGlo suo fuoco cli vita 1 che avtwa animalo, Benza mo– ,..stratìSi. l'opera sua. clivamp6 nella gran fiammat:-1 della Rivoluzione spagnola, senza confonden3", con la gran 1uce 1 la sua propria luce. .A noi lontani, ee,m 1 brarva c,h,e fo.st.Senato in lui un altr'uo,ino. slt'blimazione di ,quell'uomo intogro, ope– roso, a;pp3-seionato fino al sacrilficio che aveva cam• lninato con noi per le pietrose vie dell'esilio. iLe-ggendo in questo libro gli s-criHi dei suoi di– ciott'anni. vediaimo ora la continuita idea.ie della sua esistenza; solo ora, su queste pagine, vedia mo quan– to egli nascondesac -pur nella sincerità più inge– nua- dietro ,quel smTiso di maliziooa mode.stia. Que:3to libro, che pure contieno anche scritti 11011 inediti, ci da dunque un a,spetto nuovo del nostro Berneri; é il suo aspetto pi,ù profonclament,:¼ vero '€, più originale. Tulta la sua vita é inveslH.a. ..• dn questa nuova lnce. "•Pla.nsieri e TJattaglie" é 1111 formidabile documento tnnano. Coloro che aspettavano uno dei SQliti liùri ,di propaganda iSHranno pro•ba.bilmente rimas·ti diso– rientati. Non é questo il li,bro dello a.ffermazioni si.cure. della convinzione 01~gogliosa; é il libro dei dubbi tonnenlosi, degli sforzi spirituali, pieni or di gioia, or d'angustia, atlra'verso i ,quali quella con• vinzion;a s'era formata e continuava ad arricchimi. Noi avev amo conosciuto in Berneri il lottatore o Io studio.so, ., il cospiratore e il propagandistn; ora, sol o ora, c ono1Scia mo pienam ente l'uomo. Lo conosciamo attraver.so questo Hbro nitido e .sobrio ohe racchiud e framm enti ancora caldi d'una gran .passione: la passione de1la lib!a-rta, che é a– more por gli uo 1 mini ed é ansia cli perfeziono indi– viduale. ,Se nella lotta Berneri era il rivoluzionario che cercava di delineana le forme d'una nuova struttura sulle rovine della vecchia O'ppressione, nel mondo intimo deUa sua coscienza era lo s-cultore che, con larvo1;0 pa,ralle,10 1 cer,cava di creare, con la mat,a-ria vi,va derl suo desiderio, del suo dolore, Qei suoi dr nbbi, dell a sua ee•perienza, l'uomo Ubero com'eglt lo sogna.va , libero dalle catene esteriori, ribel!e al!a tir annia, m a anche libero dal!e catene del!a carne, dalle seduzioni dell'orgoglio, da,lla sdhiavitù ciel da– naro. ,Libertà era per lui non solo la facoltà di disporre cl,~lla propria persona senza dov-er subire l'autorità diretta de.J-!o S.tato e l'autorità indiretta del padro– ne-. Non era solo il 1 ~fa ci6 che vuoi" basato sul– l'russenza di go,verno e di sfruttamento. Libertà era per lui anche la facolta di godere pit~namente la vita nelle sue manifestazioni pi,U sem,plici, la saluto, il cielo terso, le bellezze minime e grandiosa che la natura ci offre ogni giorno senza eforzo e gratuita– mente e che pa,ssano inavvertite, perché il aaper vecle-rle é stato finora uno dei tanti privilegi. Biso– g·na dare agli uomini, oltre il pane, anche il senso della ·bell!a-z.za.Vinta la mi1seria materiale, bisognera vincere la pover-tà spirituale d11e crea valori arti– ficiali e c01nplicati e non sa godere della vera ric– chezza. "Il capitalismo e la miseria sono dei falli, la ricclViw.za. e la povert·:i sono stati soggettivi. A 1€B· sandro, di fronte a Diogene, ricco delle tante cose non desiderate, dice: "Se non fo,:,si Alessandro, vor– rei easere Diogerua". Tra. A,le-ssa.ndro e Diogene, oG– tSia fra Io a1pirito capitaUsta e la filosorfia clella poverta, il dialogo continua" (La ricchezza che é in noi, p. 113,3). In tutte queste .pagine si sente l'in.quieludine d'un d!:3-Siderio eternamente insoclclia-fatto, l'arsura d'una Bete che é di quelle ch!3>non si e'.3tinguono mai; sete intellettuale d'acque profonde, sete morale di pu– rezza. "Un harem é ph'1 povero di varieta cli una donna ; profondamente amata" (P; 1(!<6,). "Pre<ferisco ·un gen- · 1 STUDI SO..=C:=:IA:::L=I=----- _____________________ 7 danne che parla della sua vita a un filosofo che parla della vita" (p. 110). "L'uomo é una ·be.stia che sogna cl'E-3Sere angelo, l'uomo é l'oggi che vorrrJbbo es,:,ere il domani. Soltanto l'u01no sa voler morire per il futuro. E che cos'é l'angelo cfu.'egli sogna, il domani oh'egli vuole? Forse é il Dio che é in lui" (Pi>- 102 -.1013). "Vorrei rifugiarmi in Dio, ma sono troppo n:¼ligioiSoper cel'carlo fuori di me e del– l'uomo" (.PP- 116 · ,JJl,7). FraiSi eceHe quaGi a casaccio nel volume, nate da momenti spirituali ben diversi, e che, staccate cosi dal loro conteslo, non sono che 1 brevi fulgori d'un pensiero e d'un sentimento ·ben più vasti. Ma •le h? ravvicinate per far risaltare dal loro contrasto 11 carattere fondamentale dello spirito cli Berneri: un bisogno di concretezza, cli reallA e un'a.nsia di lro: vau3' nella irnna semplicità della vita, lontano daglI nrlifici, dai piaceri. frasi e arstrazioni convonzio– nali. l'inifinila beilleza e, l'infinita va1·ieta in cui uni-– camenle si sazia lo ,spirilo. ll cris-tianesimo ha avuta troppa parte nella sua storia mentale (come, del reato, in quella di tutta l'umanil3.) ed 1agli s'era troppo indugiato ---iforse per incoGciento aiflfinitft naturale-- nello studio del· l'ascE:Bi, pe·r,ché 1querst'.as.pirazione al ,superamento non asiSumesse carattere ,e linguaggio religiosi. "Quantia volte sarei stato ancor più debole nell~ carne e nello spirito, se a me •stea,so non aves131 onpoalo il mio uomo ideale. Quooto anteporre, que– sto sovrruppol'l'e noi a noi é religione. iE Dio non scende in noi, allora, ma si accresco in noi" (p. 718). ,E' la stea-sa idea dell'eroe interno, che Reclus Gcolpiva nella aua anima ,e:d a ,cui cercava di rasso– migliar,e. Rec]us adope,rava altre parole, p,ç<rché in pieno l)OtSitiviiSmo e in !))iena ribeUione personale contro la divinita della sua !fanciullezza, dolce nei sermoni del padre, ma rigida ed tpocrita nel colle– gi o de• i Fra,telli Moravi, ,egli vedeva in [)io uno dei ne ,mi.ci da. combattere. Berneri no. Berneri pen-aa.va che 'bisogna combattere le chieBe e las'ciar libera l'individua.ile aa,piraz1one religiosa di -molti spiriti umani. Quando su ,queata ri·vista 1svolsi idee tSimili in mezzo alla generale disap·pro,vazione, egli solo scri.a•s:e approvando ,e vrzyponendo la •pubblicazione di quello studio in opuscolo. Oilo qma:st'e,piso·:Ho pel'– sonale perch·é aiuta a chiarire meglio tutto un lwto del pensiero di Berneri. 1ln che -coiSa com:;isteBse questa sua inthna reli– gio1sitii egli steE.30 ce l',ha detto, e san~hbe grosso• iano coulfonderla con la religione, mentre non é che un impulso ideale ohe si pu6 b3niasimo conciliare con l'ate.i-smo più completo. Porre Dio nell"uomo non vuol dire crede-re in Dio, 1na penaar,e che ci sono dei valori superiori alla pernona (o subUmazioni del· la persona stt~i.::rSa) a cui si deve te111der•e e per cui v~le la pena sacrLficare le seduz,ioni de'lla vita ma– teriale. Ci6 aembra ov•vio. ma mi ci sorffermo per– clté so per €tSperienza a quante intel'pretazioni con• ftW:} ed arbitrarie poeaono dar luogo •certe parole. /In ogni modo é certo che in ,que,ste pagine la preistoria cristiana della no :str,a tor,1nentata e m1Z·C· canica eta rnod,erna, 1-i ·ve.ia spesso la eua impronta, non tanto nelle parole già citate, quanto nelle nu– merose pagine in cui quelle parole si perdono e che riflettono l'agitata e luminosa vita morale di chi le scri,3ee. II concetto della colpa, del peccato, contra·pposto ad un al-to tdeale di .pure.zza, é senza duùbio un'.erel dita cri,stiana. "lnnocent en, face de la calomnie, je su.is coupa1ble e,n f.ace de ce que j'au• rais vomlu avo ir été " (p. 8>7). E' ancora l'idea del– l'eroe interiore che torna, 110111 eer, e1)a eo 11ne,in Re• clus, ma turl>ata dalla c01IBaf.>1 ~olez.za dell'insuffi. cenza e quindi dal ri,morao. La lotta per la li-berta degli uomini aJ-l'esterno, corri,gponds in tutti i momenti a quest'interna di,f. fieile ascensione, ed asaume carattere d'aposto.iato e di ne0.2,ssario saicri•f,icio. "Piercillié i lupi !possono uc– cidere gli agneHi ?" -s·crive,v,a nel 1191219 a.Ila minor-e del1le ·sue figliole ancor.a molto bambina-. Pe,rché q,uando i lupi girano vicino ai l)~eai fa mollto freddo e c'1é tanta neve te i pastori etanno vicino al fuoco a iScaldar,s,i, e aacol<tando il vento ehe fa: u - u - u nella cappa del caimiuo, dicono: come si sta bene in casa! Ci vuo,le ,qualcuno ohe non a 1bbia paura cli bagna1,si i piedi e di '})render.e la gri·ppe e che vada a cer,car-e i lupi. Ma se il ·babbo pu6 pensare ad andare fuori, a cercare i lupi, é perché c'-é la mam• ma ohe tiene aooeso iii fuoco, il lumie ... E la mam• ma .é tanto buona ])er-ch<\ non dice al papa: lascia che vad,a un a,ltro" (pp. 716--'7'7). Tutti -qu•esti el0menti ben personali della figura di Ben1eri coatituiva·no come il srnbstrato d,elle ,sue i– dee politiche e sociruli e della sua attivita Pll'bblica. JJl suo anarchismo aveva in queeito humus spirituale coai diverso da •quello di tanti .suoi compa,gni, le sue radici proifonde. E' la car,attie-riatica principale clel– l'anarchis•mo ,questa di,ver0itR -di <fonti, questa varieta ed originalita delle cos·cienze indi•viduali ohe conver– gono neiila ricerca della liibertA per t,utti, sola atmo– sfera in cui pu6 1aspancier,si l'infinita ricchezza e multiformit.i de,lla vita. Berneri manteneva su queste sorgenti spirituali della sua azione un gran riser,bo, co•mandato da 1111 puldore a volte eccooaivo, ma. cooi caratteristico in lui. Per6 •qm2ato ri,3e,1~bo 110.11 intaccava l'unita pro– fonda di tutto il ,suo eesel'e, ta-nt',é vero che. leg. gendo ora questo suo <Uario intfono -ricostr,uito da ohi fuse con quella di hti la sua vita, ed ap·passio– ilante come quelli di Amiel e di Tolstoi-. ci ren– diamo ragiorna di molte sue attitudini. ci spieghiarno meglio gl'inevitabili errori ed i momenti sublimi delM la sua esistenza. , . L'ultima parte de!' vo'lttme raccoglie le lettere dal– la Spa,gna ed alcuni a,:ticol! scritti in -quell'ultimo p3rio.do della sua atlività. Tutlo ci6 non fa che con– fermare l'impressione dhe in S,pagna Rcrneri abbia trovato, prima del martirio, il necessario compie· mento {lella sua esistenza. In mezzo alla rivoluzione in atto, il tor,mento d•3ll'insodcliafazione e clell'insuf• ficenza a'era placato e l'eroe interiore cresceva e a'arricchiva, fino a raggiungere la perfezione nel au;pre,mo ,sacrificio. Gic\ pr,i,ma, molto prima, av,eva e,3ipre-.ssola speranza di "ringiovanire in un momen– to primaverile che va.lga i più lunghi e assolati me– riggi ed i più saggi tramonti'" (n. Ll2). Gia prima aveva acritto nel "Mio credo''; "fa che possa esser t:.!::mr,re diapo.sto a morire d'una morte che valga la ,,ita d'un uomo giusto" (p. 2l). ,..rutta la sua ,rita anteriore, pur cosi ricca. sembra ora una prepara– ziono co,sciente all'intensa altivil{1 di quei pochi mesi. dhe lo rivelò pienamenle agli a.Itri ,e forse a. se sti~ee::;o.lnfalli scriv,eva alla e:nia compagna nel tSettemhrD d0l '36: "1Sento profondamente che que– t3lo periodo mi ha fatto mig.liore sollo molli aapetti. Tu e la rivoluzio11e di Spagna siete ravvicinate nialla mia riconoscenza, e per la Spagna come per te- sono certo che ma.i riu,scir6 a pagare interamente il mio debito" (t>. 24 1 0). Poco s'é par.lato finora cli qm::isto libro. Ma Gi pn6 c,s:3e,re ce,rti ch'easo idurer:i e sarà letto e riletto da quanti ,3enlono il bruciore dell'ingiu~,tizia e l'angu– stia dell'i,mpert'e.zione, da quanti V'.3•dononella lotta Gociale qualche cosa di più d'un cozzo d'amhizioni e d'interessi. Gonznlo cle Repnraz: LA TRAGEDIA JUERW1\. - Ed. Iman. Buenos Aires. 1938. $ 1 m. arg. K un libro geniale e divertentissimo. cll'3 raeco– glie sei conferenze di carattere storico, pronun~iale dall'autore (uno di quei vecchi che hanno tutti qu,e•i diavoli in corpo dhe Bakunin cleaiderava nei giova– ni) nelle giornate ardenti del pl'imo perio-do d•elila ri vo,luzione spagnola a Bar;cellona. E' anctt3-, pur neilla r,apida sintesi, un libro erudito, che, nel lin– guag.gio piano e vivace d'un'esposizione ds,stinata a un pubblico d'eterogenea coltura, contiene numerosi i:;ptmli ed alcune per-.sonali,ssime vedute d'insiame, deslinali a far a1wire tanto d'occhi a molti G•peeia• listi nella mai!3ria. E vi a·EBicuro che non c'-é niente di pi·ù intere,31sante di questa 3/l)l)assionata erudi• zione anti - acca<lemi•ca fra le barricate. anzi, r:mJ.le ba1-ri·cate. ,AJbbiamo in queste sei con,feren213 una rapi~la vi– sione cle1la •3loria de·lla penii3ola iberica, gua1~data da un pt:ll'lto di mira completamente opposto a quello de,i manuali. La storiog1~rufia ufificiale guar-Oa la 'Spa– gna dai Pireru3i; Gonzalo de Re.paraz la guarda dal Marocco. E tulli i raipporti ne rimangono invertiti. Rias-sumiarmo a nostra volta -,perché ne vrule la pena- q-ueste pagine cosi clens•e e co,si vive, la– sciando per ultimo i punti di dia,s,enso, ~he non pos– sono mancaria in quella di131cus·sione continua ehe é la ricostruzione del paEaato. Dice l'autore nell'introduzione: "Jl destino eviden– te de,ll'lberia sarebbe stato quello di dirigere tutta la E,»,beria, dalle Sirti all'-At!anUco, dai Ph·enei al– l'Alt.laute. Unita ed avendo neHe sue mani l'economia di tanti e coai vari ter,ritori ben so1le.ggiati, sarBlbbe stata la fornitrice dell'!Eu,ropa e neJ.lo at,esso tempo, signora dei suoi mari e de'1le eue coste, aivre.bbe avuta as.sicurata la propria indipendenza. Per6 chi svolse questo pro.gra•mma politico fu H Cal~Maito di Cordoba. os,sia il pr,imo In11I)!a-ro iberico. Il pri11110ed anche l'ultimo che ahbia avuto una politi-ca nazio– nale. Il secondo Impero, creato dai settentriona'li, gli ariani della considetta Ricon,quieta, volse le "1)a1'!e a!!' Afr!.ca ~d il viao v·enso !1Eurnpa, anda-n-dos·ene P-Oi in A,m,crica. s·enza l',A1frica e senza l'Europa, per vedersi o-ggi a du·e dita dwlla rovina. Tutta la poli– tica trwdiziona·le della Spag-na, cioé quel la d el se– condo impero spa gno,lo nei mine anni cb.ie vanno dal crol!o del Cali f-fa.to fi.no a<! oggi, é s tata essen– zia•lmente anti - ib! ~rica. " (p. 2J). Sotto la bamliera di que-ata tesi. dà Reparaz questa fervi<la ba-tta.gHa anti - ac,caidemica in aei capitoli. Co mincia dall'ehi glaciale in cui il Sah-aTa, irri• ga.to e ferti le, costit uiva un'immensa ri,serva di UO• mini che. attraver.so la penisola i·berica, s'andava river,sando sulil':Euro pa, a misui·a che i ghiacciai si ritiravano verso il Nord. Da Tunisi al Taio é tutta un'immensa of.fici na c he provv,ede d'o-ggetti di pietra una parte clell'Eul 'o.pa . L',utiiMzzazione dei metalli fa sorgere una nuov a c ivHta rna.l IJevante i 1 berico (A1l-· meria) e in Arndalusia, regione che provvede di pio•mbo e d'ar,gento i g.r,andi i,mpe1,i a•3iatici. A1ge,nti di que.ato comme·rcio. i Cretesi. Non é R1e-paraz il primo che emette la seducente ipotesi delil'e-sistenza d'una stretta pa1,entia-la fra i geniali a,bitanti di Oreta. culla clel-1-ac-ivi-lta meditenanea e quelli della me– talli-fe-ra Tartoosos (più tardi Tarsis o Turdetan!a, cioè la Spagna del Sud). Com-binan'Clo que-at'ipotesi. coll'altra a,ssai più so,svetta, dell'a.flfiuità fra Cretesi ed Etruschi, l'autore co:struisce la teoria d'un primi– tivo dominio degli i·beri (crumitico-semiti) sul Med,– teirraneo. para1llelo aHa preponderanza se,1nita neH'A· sia Occi<lenta!13-_Basan<lo,si sulla sua conoscenza del· l'ambo e dei dialetti berberi,s.chi, Reparaz ci dice ohe co,sa ai deve intendere per ibero, capovollgenido ancora una volta be afifermazioni dei manuali. Que– sti ultimi parlano d'una razza celtibera, prima O-C· cuipante della S,pa,gna, mescola.n_za di celti (oellti e– rano gJ,i .abita11ii del 1 la Garn_a) e di i'beri. Ora Re– iiiù-az diinostra cJhe Kelt!ber é parola .ber-beTi,sca:

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