Studi Sociali - VIII - n. 7 serie II - 31 ottobre 1937

fi dal vincolo federale dell'A. I. T ... si sono mostrati censori severi e poco sereni dell'atteggiamento del• la gran1e organizzazione opei·aia spagnola (si veda "Le Combat Syndicaliste'' e jjTerre Libre"), mentre gl'individualisti e gli ant.iorganizzatori hanno espres– so le proprie opinioni, naturalmente avverse. con tutto l'equilibrio e la cordialitA. che la t3itua.zione tragica della Spagna impone. Gli attacshi violenti dei compagni russi sono forse la nota più angoscio– sa del dramma, perché sono il frutto del ricordo d'u– na realté. sanguinosa tuttora viva, ,sono l'espr3ssi-0ne di animi esacerbati da un'esperienza giA. soHerta e che l3i -sta parzialmente ripetendo. In ogni mo::lo la gravita della situazione sembra aver placato il tono delle discussioni in questi ulti– mi tempi. Naturalmente non .scompare il dissenso. Il primo problema che si presenta a que,sto pr-opn– sito. é l'opportunità della critica alla condotta dei compagni .spagnoli in questo momento. La F. A_ I. ha ragione di reclamare sopratutto azione. Per6 que– sto non vuol dire che, si d.eùba rimandare lo studio dei problemi di tattica, giacché .s'avvicina la lotta suprema in tutti i paesi e noi abbiamo fretta di ricavare dall'estlerienza spagnola gl'insegnamenti che debbono guidarci nelle ore d'un irnminente fu– turo. E 13e a qualcosa devono servire i nostri gior– nali é proprio a questo lavoro, purché il confronto e la discussione dei metodi non degeneri in uno scoraggiante pessimismo o in un oltraggiante pro– cesso alle intenzioni <li chi, nel turbine rivoluzio– nario, ha dovuto risolvere giorno per giorno i più gravi problemi. in mezw a mille ostacoli che i lon– tani non possono ISUllPOl'l'e. E, sopratutto. purché questo studio, questa discussione che non dev'essere pclemica. non ci faccia ,dimenticare l'urgenza dell'a– zione. Del resto questi problerni di tattica sono via via discussi nella istessa Spagna e si possono ri– durre a tre fondamentali: l'atteggiamento di fronte alle altre forze antifasciste nei primi momenti della rivoluzione, la questione del governo e la resistenza passiva agli attacchi degli •·alleati'. per non rom1>ere l'unita di fronte al fascismo: il 19 di luglio. il ~uo– mento tr.:1gic-0 di novembre in cui sembrava tutto perduto, la settimana di maggio. Le cause e le consegnenze di quooti falli devono essere studiate, partendo dalla base che non tutli gli elementi immediati di certe situazioni ci sono noti e che quel che sappiamo ci basta per mettere a profitto un 1 esperienza e non per giudicare le per– sone. Il prim-0 di questi problemi .si riduce in fondo a quello dei rapporti fra maggioranza e minoranza che Luigi Fabbri voleva _.ed ora vediamo con quanta ragione- fosse studiato corne il punto fondamen tale della nostra tattica. La tolleranza degli anar– chici (maggioranza m Catalogna) verso 13 altre forze antifasciste- e la loro collaborazione con ess-e per la 1wndnz..iOUP,, e per la. gLie.na .uon sono .stato discusse finché il ricatto della Russia non ha por– tato in Spagna alla formazione d'un forte partito contro-rivoluzionario, avanguardia del fasciarno in– ternazionale <li ,sinistra, e allo •schiacciamento delle correnti libertarie. Piene Besnard. nel "Combat Syndicaliste'' del 9 luglio, sostiene che la C.N.T. e la •F.A.I. avreb– bero potuto e dovuto sbarazzarsi definitivament2 degli uomini politici e dei governi durante lo slan– cio ri·,oluzionario del 19 di luglio, e impedh-e lo sviluppo delle forze antifasciste 04 contro-rivoluziona– rie". Se gli stalinisti :Si sono potuti affermare la colpa é della politica d'unione a tutti i costi per la guerra, che é stata fin dal principio la linea d'a– zione della C.N.T.-li'.A.I. Completamente diversa é l'o1iinione espressa da Rudiger, delegato della A.I.T. in Spag·na, in una. relazione per un 1 assem– )1lea plenaria dell' A. I. T. dell'll giugno 1937: "Il ,Jnovimeuto antifasci.sta si compone di tre ,settori, il libertario. il marxista e il repubbìicano. Poteva la C. N. T. imporsi, per mezz.o d'un colpo rivoluziona– rio. agli altri due settori, per incaricarsi essa sola dell'amministrazione pubblica e della direzione del– l'economia nel senso esclusivo del sindacali•3mo o– peraio? Nelle prime settimane, la C-.N. T. rispose i.stintivamente <li no. La guerra s'é prolungata e ancora sussistono le stef:-3e condizioni dell'anno pas– sato: il tentativo della C. N. •r. d'impadronirsi della cosa pubblica e d'eliminare con la forza gli a.Itri settori antifascisti significherebl>e scatenare una guerra civile nella retroguardia antifascista e la fine rapida -rlella guerra in favore <li F'1•anco o l'inter– vento dei cosidetti Stati democratici nel campo d<il– Ja Spagna leale". Come ,si vede Rudiger, che sembra più sindacali– sta che anarchico, tratta il problema <la un punt'J di vista pratico: di possibilit8.. Da questo stesso punto di vista possiamo aggiungere noi che que-sto regime d'ampia libertA per tutti che tra le altre cose a,ssicurava un certo equilibrio delle forze. non é stato quello che ha J>ennesso lo svilt1llPO del par– tito comunista. Quest·ultimo aveva in mano il mez– zo su1wemo per riuscire contro qualsiasi ostacolo, libertario o dittatoriale: l'appoggio <lella Russia, che mandava -a un prezzo materiale e spirituale enor– me- quelle armi cosi neceEsarie ::t salvare tutto un popolo dalla morte e che il proletariato del mondo, che solo avrebbe potuto mantenere pul'a la rivolu– zione .spagnola, non ha saputo mandare. Dal punto di vista dei principi é da l'ioordare un articolo <li Damiani (' 1 Un'altra dolorosa esperienza") sull'Adunata ciel 3 luglio 1937 che conclude cosi: "C'era la guerra da vincere ad ogni costo ed alla rivoluzione sociale si <loveva persuadere e non ob– bligare. Tutti gli uomini di buon senso diranno ch'es– si agirono come tanti fe,ssi. Io faccio di cappello alla Ior-0 fessaggine, in fondo alla quale non era che un atto di coerenza capitale. Essa apriva la -strada alla loro disfatta <li oggi, ma evitava il loro suicidio. Se quell'atto di coerenza capitale fosse mancato, la STUDI SOC=IA::.:L::.:I:__ _____ _______________ _ sconfitta o le sconfitte d'oggi non potrebbero assi– c:m·a1·ci le vittorie di domani. Perché gli sconfitti di domani saranno gli abili, cioé i vincitori d'oggi: i comun!Gti. La cui abilita maggiore é stata quella di organizzare la contro-rivoluzione. La dolorosa espe– rienza di oggi, sommata alle altre ed a quelle che verranno in seguito, non insegnera un gran che agli anarchici. Lo dico senza amarezza. E' come un de– stino segnato. Gli anarchici continue1,anno a batter– si per gli altri. Tutte le volte che un cencio sven– tolera non importa dove; tutte le volte che un po– polo oppresso scuotera le sue catene; tutte le vJlto che una· grande ingiustizia sollevera gli indignati, es~•i saranno i primi a partil'e, a combatte1·e cd a morire.. applauditi, laudali, celebrati da tutti co– loro che- sul momento calcoleranno, per compromet– tersi. le possibilità di successo. E poi saranno cli nu::>vo diffamati, calunniati, massacrati e pugnalati allo spalle. finché i popoli ne avranno fino alla gola dei regimi bolscevichi e fascisti". Tutte que-ste citazioni sono un po' vecchie. Ma in questi ultimi mesi non si é portato nessun nuovo argomento a favore deJ1'u1.1a o del1'altra tesi. .PE.1· conto rnio e per rispal'miarmi di tornare su questo primo aspetto del 1woblema spagnolo. aggiun– ger6 che mi sembra che il 1novimento di lugli ab• bia dimostrato pienamente: 1.• che é 1,ossibile e benefica la liberta nella ri– voluzione. 2.• che per6. senza !"appoggio del proletariato degli altri paesi, una rivoluzione su piano nazionale non pu6 essere per lungo tempo libertaria. a meno che non si produca (cosa possibile nel campo mira– coloso della storia umana) un gioco cosi complicato d'intere-asi in contrasto. che pennetta alla rivJlu– zione di rifornirsi di viveri e d'anni, malgrajo tut– to. Il che non vuol dire che non ci si debba sfor– zare di dare alla rivoluzione un'orientazione liberta– ria. Nessuno cli questi sforzi andrA perduto; tutti ci avvicineranno alla meta, che pu6 presentarsi da– vanti a noi all'improvviso, a un angolo <lel nostro cammino. Per6 bisogna dare un'importanza prepon– derante· al lavoro di propaganda internaziong,}e. Nel luglio 1936 gli anarchici spagnoli furono al– l'altezza del loro compito. Non altrettanto si pu6 <tire del proletal'iato mondiale. infeudato in gran parte al socialismo riformi•sta e al pseudocornunismo antisocialista e patriottardo. , Molto pili spinosi sono gli altri due problemi: quello della collaborazione a carattere governativo r:: l'altro dei limiti a cui pu6 arrivare la remt:aiviti di fronte alle altra forze e ai loro ricatti nei mo– menti di pericoìo comune. Ma di questi problemi, delle discussioni che han suscitate e <lell'opini:mc che abbiamo noi in proposito, ci occuperemo nei pro..ssimi numeri. LUX. Obbligo d' onore Al COMPAGNI Le elezioni sono finite. Noi -intendiamo parla1·e dei compagni tutti– abbiarn fatto quanto era iu noi per iepiegare al no– polo l'inganno ed il danno della lotta elettorale -e abbiam fatto bene. Ma ora un altro e pill impor– tante obbligo c'incombe: quello di mostrare -coi fatti, coi risultati- che la tattica nostra é migliore di quella dei parlamentarisl i, che noi vogliamo es– sere e siamo, llO!l una semplice forza negativa. ma una forza attiva. operosa, efficace nella lotta per l'e– mancipazione del proletariato. Noi combattiamo i socialisti parlamentari, -ed ab– biam ragione 1 poiché nel loro programma -e nella loro tattica v'é il germe di una nuova oppressione; e-, se essi t1·ionfaE13ero, il principio di governo ch'essi con,servano !3i rinf.orzano 1 distruggerebbe il principio di uguaglianza sociale e riaprirebbe l'era delle lotte di clas,se. Ma per aver diritto di combatterli, noi dobbiam fare meglio di loro. Ave•r ragione in teoria, vagheggiare ideali superio– ri, fare la critica degli altri. prevedere le conseguen– ze funeste di programmi incompleti e .contra<l:litorii, non basta. - Anzi. se tutto si limita alla teoria ed alla critica e non serve come punto <li partenza di un attivitA che cerchi e crei le condizioni per at- · tuare un programma migli11re, la no,stra azione rie– sce invece praticamente dannosa ostacolando l'ope– ra degli altri a pun, vantaggio dei nemici comuni. Impedire colla nostra propaganda che il popolo mandi al parlamento dei socialisti o dei repubbli– cani (poiché quelli che sono pili acces.sihili alla propaganda nostra sono appunto quelli che senza di noi voterebbero pei candidati anlimonarchici) é ottima cosa se noi di chi strappiamo al feticismo dell'•urna sap1·em fare un combattente cosciente ed attivo per l'emancipazion(tt' vera e completa. Altrimenti noi avrem fatto, noi faremmo gl'inte– ressi della monarchia e dei conservatori! \Pensiamoci tutti. Ne va <lell 'interes.se della nostra causa, ne va del nostro onore come uomini e come partito. La Propaganda isolata, casuale, che spe&So si fa 11er calmare In propia coscienza, o a semp1ic3 sfogo della passion di discutere, serve a poco o nulla. Nel– le condizioni di incoscienza e di misel'ia in cui si trovano le masse, con tante fol'ze che ci atan con– l!·o, essa é dimenticata e perduta prima che i suoi effetti passano cumularsi e diventare fecondi. TrO\l· r,:o é ingrato il terreno perché dei semi lanciati a ca.so possano germi11are e metter radice. Ci vuole un'opera continua, paziente, coordinata. adattata ai diversi ambienti ed alle diverse circ'.J– ~tanze. B'.sogna che cia,scuno di noi po~sa contare· su11a cooperazione di tutti gli altri; e che dovunque un sema é stato gettato non venga meno l'opera premurosa del coltivatore, che lo curi e lo protegga fino a quando si sia trasformato in pianta capace di vivere da sé e di spargere a sua volta nuovi semi fecondi. Vi sono in Italia milioni di proletari che sono an– cora ciechi strumenti nelle mani <lei preti; ve ne-– t::-ono milioni che. pur odiando il padrone di un odio intenso. sono persuasi che senza padroni non si pu6 vivere, e non sanno immaginare e desiderare altra emancipazione che quella di diventar padroni a loro volta e sfruttare i loro compagni di miseria. Vi .sono plaghe immense, e propriamente la più gran parte dell'estensione territoriale d'Italia, dove non. é mai giunta la nostra parola e, s.e v'é giunta per caso, non vi ha lasciato tracce sensibili. Esistono, quantunque scarse. delle organizzazioni operaie e noi vi siamo estranei. Avvengono degli scioperi e noi, presi imprepa– rati ed alla sprovvista, non possiamo né aiutare gli operai nella lotta che sostengono, né profittare del– l'eccitamento degli animi per la propaganda nostra. Avvengono commovimenti di popolo. quasi delle im3mTezioni, e di noi nessuno s'accorge_ Poi viane la persecuzione, ci si imprigiona, ci si deporta a centinaia o a _migliaia e ci tr-0viamo im– potenti, nonché a far altl'o, nemmeno a richiamare l'attenzione del pubblico sulle infamie di cui sian.13 vittime. All'opera compagni! il compito é grande; all'ope– ra tutti! ERRICO MALATESTA. (Da 14 L'Agitazione" di Ancona, n. 4 del 4 aprile 1897.) Giacobinismo eanarchis La Gjustizia di Reggio Emilia, commentando la· polemic' tra Malatesta e l'Avanti rileva "la curiosa " conclu~ione a cui logicamente anivano Malatesta "e i su,pi: che cioé oggi i pili giacobini, i più rivo– " luzionarii nel vecchio senso della parola, coloro "insomma che conservano maggior fede nell'azione "riformatrice che, date certe con::lizioni favorevoli " (come, ap1rnnto la padronanza del potere) pu6 es– " 13ere esercitata da poche per.son e, non son gli a– " narchici dell'Agitazione, ma siamo noi (i socialisti "democratici)". Proprio cosi. Giacobini, autoritarii "rivoluzionari! nel vecchio senso della parola", gente cioé che vo– leva il17-po1Tecolla forza il proprio programma, nor lo siamo stati più o meno tutti, al pari di tutti gli altri partiti rivoluzionarii. Questa tendenza era in.. contradizione colla nostre idee e perci6 quasi inco– sciente_ in noi, ma esisteva davvero (e rnille fatti. nonché molte sopravvivenze Bervono a dimostrarlo): e la sua pel'sistenza in noi si spiega col fatto sto– rico che tutti i rihelli incominciano sampre imitan– do i p1·ocedimenti di coloro contro cui si ribellano. o col fatto psicologico che le idee evolvono sem-– pre più rapidamente dei sentimenti. l\Ia poi, a ma– no a mano che siamo anda~i <livenenào più real– mente anarchici, a ma11O a mano che i nostri istintr si sono andati armonizzando colle nostre ide-e, noi ci siamo spogliati di ogni avanzo autoritario e siamo giunti a volere che la nuova rivoluzione e,sca dav– ve1·O da ne viscere del popolo. "Rivoluzionarii" uel vecchio seJLso della parola sono il Cri.spi, che alla legge sostituisce i suoi ca– pricci nevrotici, e il Rudinf che nell'interesse, bene· o male inteso, della monarchia e de]la borghesia. vu,ole violare quegli st·essi principii di tliritto su cui si regge la società presente; sono i re1rnbblicani.. sono i sacialisti democratici, sono tutti coloro cho per uno s.copo o per l'altro vogliono "conquistare il potere·•. E dal pote1·e non potra venire che oppres– sione, o che esso si trovi nelle mani di malfattori e gesuiti, come Crispi e Rudinl, o che passi in quelle cli uomini onesti e sinceri! come sono generalmente i repubblicani ed i socialisti; e di rivoluziona~o clav•

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