Studi Sociali - VIII - n. 7 serie II - 31 ottobre 1937

, rro. per 01u·ra del potere, non vi sar{t mai che, il p.:rsonalr Jpi governi. Veri rivoluzionari. invece, creùiamo ùi esser noi, i quali vog-liamo che, spezzata ogni catena, la nuova org .rniz:t.clzio1 w sociale sorga dal basBo all'alto, frut– to dell'aceordo cosci011Lc e voluto tli tutti gl'inleres– .:;i. e, :'li tutte le passioni degli uomini. Partigiani della violenza, clell'imniego della forza fisica lo siamo, J~erché é necessario ad abbattere la ,iolouza. la forza fisica. cbo liene soggiogato il po- 1J;Jlo. ma solo fino a quando dura que.:;ta neces,'iil:\ " nei li mili imposi i da essa. Una volta conquistata b lihertù -ccl intendiamo 11011 quella nominale de-i n.1,nhblicani. ma la liberta vera che solo si ha 11u11- do 8i hanno i 111ezzi per esser liberi- gli uomini, siC'-110 pochi o molti, non debh::>n::> contare p~r il trionfo dello loro idee che sulla p1·opagan1a. $Ull'e- 5Pl11})io e snll'c:,q1el'imento. ERRICO MALATESTA. (Da "L'Agitazione" di Ancona, n. 34 del 4 no. vembre 1897.) Nota. - La morte cli Luigi Fabbri i11le-nu11pe la ripu bblicaziono si~lematica dei più vecchi articoli di l\Ialatt:;la. La riprendiamo ora. dopo aver lung'l– mente esitato. Ci mancano le nozioni nece.:sarie a nua. ricostn1zione esatla e non sappiamo con che t1 itcrio Luigi li'abhri. che conosceva hene nomini e c.:oso clel movinumto italiano in tutlz le fme epoche. JH:nsag3e cli continuare il lavoro. Noi faremo del 1u ,--tro me;.;lio. cercando di dar prima le cose pili YL'tl'lliP. Saremo riconoscenti a tutti i compagni che , olei::sl~ro dai ci consiglL Pubblichiamo oggi un hreva articolo ed una nota, a1nhcdue occasionali e di secondaria imnortanza. 111a. ehe possono essere significativi i11 questo mo- 11wnto in <;ui i rn-,:;tri sono irnpegnati in molti paesi in una propaganda efficace contro l'inganno eletlo– rale dei F1onti Popolari. e in cui, a proposilo di:?lla Spagna, .si parla mollo cli rivoluzione e di democra– zia in modo equivoco e confusionario. 818LIOGRAflA Leo }'erret·o: A:'S"GELI(.',\. - Nuove edi– zioni Capolago. Lugano. 1937. Fr. svizzeri 3. Molto s'é parlato gia di questo dramma satirico che s'é rappresentato oJu tanto successo a Parigi P.d in altre capitali d'Europa e ci arriva ora, in veste sohria elegante, edito tn- ltlrlhrno 1lalla ri– sorta (;asa Editrice cli Capolago. Qua11do leggiamo qualcosa di quelle tante che sono in~erdet_~ni n~~tr~ fratelli In Italia. questo nostro 1H·1v!leg1d d'es11Jal1 ci opprirne il cuol'e. La 11oiStra vfla. a volt ·andagia, spesso dura. si svolge nel mondo, in rela.iione con tutte le altre vite. Il nostro pensiero ha enò-rmi pos– sibilita di c0ntatto e di contrasto con tut\f) le cor– renti intellettuali. Quando ci lamentiamo <1 pe spine ùell"esilio. non dovremmo dimenticare questa diffe– renza fra la nostra posizione e quella degli italiani, che vivono in patria, per6 fuori del mondo. fin realtc\ non la dimentichiamo e ne soffriamo, tutte-. le v...:>lle che copriamo degli elementi vitali di pensiero o d'arte, che potrebbero formar parte della "ricchezza sJ;irituale degli italiani e devono rimanere invece al di qua della frontiera. Il 11ostro bagaglio d'esuli nelle ardenti giol'llate del ritJrno sara piccolo. ma sostanzioso. Angelica avra un posto, quel giorno, nella nostra valigia. ~ "Studi Sociali'' non s'é mai occupato <li cl'ilica letteraria. Ma quest'opera d'uno scrittore 1•af!inato, quest'opera d'arte, é una satira iSociale e, c~ne tale, pone clei prohle!ni che sono la base stessa aetla no• st~ lotta. attualo e di tutta la nostra vila. 1 di rela– zione. Li ,J)o1ie; non li risolve; ché non é >Compilo dell'arte risolvere, ma sol.) rHrarre il dramma u– mano che· cla, quei problemi scaturisce. L'autore é lutto preso da quell'intensa pa sione di liberta che é anche la nostra. Le sue convinzioni lo portavano su un altro terreno di lotta. per6 la sua utopia é più vicina al nostro sogno di 1uanto sembri a prima vista. Orlando, l'eroe del qramma, l'incarnazione dell"ideale cli Leo Ferrero. é un ùe– mocralico sincero e coerente fino al sacrificio. con n11a ripugnanza profonda per il gioco mutevole e pur mJnotono della vita politica ufficiale. basala su contrasti e convergenze cl'inlereS1Si. Per questo il suo mondo non lo comprende e quest'incomprensio– ne, si1nholeggiata clal col1>0 di rivoltella che su di Jui spara Angelica, 1a vergine civelluola strappata alle vogli del tiranno, trasforma la satira in trage– dia. Noi che portiamo nel campo socialista l'eredita della. democrazia e del liberalismo dei tempi passati ( il fallimento e. peggio, la connzione d ll'iclea di libcrta .sono dovuti al compromess.J con lo Stato) possiamo riconoscere in Orlando, come in tutti i de– moc!'atici coerenti. un precursore. cho con la sua stessa esperienza tragica indica la via della lib3ra– zione. Il tema d"'Angelica·• é la .storia d'una rivoluzi.:me mancata, o, più precisamente, tradita dagli arrivisti della politica. Gli avvenimenti e i problemi ch'essi suscitano sono semplificati, ridotti alle loro lin:ae essenziali. E per questo l'azione .si muove cliritla. dall'antefatto allo scioglimento, cun una nuda po– tenza che ha qualcosa di matematico. E' in realta la stilizzazione dell'eterno dramma, che si complL all'infinito ed é fondamentalmente sempre lo stesso: il contrasto fra l'ingenuo fanciu11o che c'é sempre in STUDI SOCIALI ---------- fondo affanima p.:,polare. col suo irrefrenabile biso– gno di sviluppo e ò; 1iberl.i, e le arnbizioni e gli interessi che creano una sovrestruttura ,politica ar– tificiale ed oppressiva. Nel dramma di Leo Ferrero, né il professore che vuole il rettorato. né il diplo– matico in pJtenza che pensa alla futura ambasciata, né l'industriale che reclama tarme doganali pro– tettrici, né i ministri d'opposizione nel gabinetto del tiranno, na Angelica, che desidera l'uomo forte e dominatore, vogliono la libertà. L'amano e sonJ· di.sposti a morire per lei solo Orlando, l'idealista, e il popolo ingenuo e in buona fede, che pure, dop.l la morte dell'eroe. tornera a credere alle belle paro!<> degli antichi padroni con veste di rivoluzionari. E sarà schiavo una volta ancora, ancora molte volte, finché non avn\ imparato a fare da sé, a non aver padroni. Questo. Orlando non Io dice né forse lo pen,sa, ma la sua morte e il breve calvario che la precede, lo dimostrano. In ogni modo, qualunque sia l'interpretazione che i dottrinari voglian::> 1are a quest'opera d'arte. che, come la sua eroina. sem– bra rifuggire de-finizioni, la sua intima forza risiede nella tappresentazione viva del perenne sforzo del– l'uomo verso un superamento. che s'identifica con la liberta e che é ostacolato non solo dalle forze cieche del passato e dell'ignoranza. ma anche e so– pratutto dal peso morto dell'interesse personale che logora con il suo spirito d'adattamento e con l'ipo– crita demagogia gli slanci più puri e più fecondi. La morte tragica d'Orlando é avvenuta in Francia, in Italia. in Russia, in tutti i paesi che han visto rivo– luzioni. Orlan1o sta soffrendo in Spagna. r.,.1. il suo sacrificio non sara inutile. Le forze eh"' , i..v~idonu. forze d'inerzia inevitabili come l'attr:d nel mondo meccanico, non pos.s•no soffocare l'enorme forza d'e– spansione della vita. anche ,quando riescono a limi– tarla ed a renderla angosciosamente dolorosa. José Gnbriel: ESPA~A EN LA CRUZ. - Ed. Ercilla. Santiago de Chile. 15 $ chileni. Questo libl'o 11011 ci é slalo mandato, per6 ne par– Jiamo lo stesso perché merita d'essere conosciuto. ~• il raccJnto, di gradevolissima lettura, di que1lo che un giornalista e professore sudamericano hq. vi• sto viaggiando verlSO la Spagna e nei primi tempi della sua permanenza a Barcellona, in agosto del 1936. Non é un Iiùro di studio; 110n ci sono docu– menti, ma solJ impressioni personali, in cui si me– scolano il buono e il cattivo. il comico ed il tra– gico. Meno definitivo d'una descrizione schematica e panoramica. é in cambio assai più concreto. Al contrario di quant.J ,si potrebbe supporre. le impressioni di viaggio, che occupano gran parte del volume, non hanno solo carattere turistico, ma...ri– specchi8.n0 una visione concentrata (cornune - cre– do - a quanti viaggiano oggi) della potenza delle forze reazionarie nei gangli vitali delle relazioni u– mane. II fallo che a bordo d'una nave francese, in tempo di froute popolare, siano permesse le confe– renze fasciste del cornmissario italiano e sia proi bita una CJnferenza d'argomento letterario dietro cui iJi sospettavano intenzioni ed allusioni antifasci– ste, rientra 11ello stile ormai tradizionale della cle- 1noc1·azia borghese (quella stessa che si pret:rnJ~~ restaurare in 8pagna} e n-::>nci soqwende. anche ae !ascia stupefatti e timidamente indignati alcuni fran– cesi colti e lib~i-ali. pa3seggeri di seconda. Quasi tutti questi a11eddoli hanuo il valore di piccvli do• l'umenti del ltmpo nostro. l\Ieno vali:lo sono invece le generalizzazioni c::>n cui l'autore eerca di trarre teorie e <lefinizioni da :_:uesti angoli <li reallft visti cli co1·cio. Mi sembra questo l'unico difetto, proveniente forse dall'inevita– bile deformazione professionale. di questo Jibro cosi intèretsante. Non si pu6 11arlare del carattere fran– cèse l1asa11dosi su qualche passeggero di bordo o su nna rapida visione di Mar1Siglia e meuo d31l'in– clole dJI popvlo italiano, deducendola da. una ,,isita di poche ore a Genova e a Milano. Anche il con– cetto generale che l'autore ha dell'Europa. contrap– ponendola a un'Jl)eria extl'aeuropea, mi sembra nsHo– lulamente arbitrario. Ma qnanclo lascia il campo delle classificazioni e ilefiniziJni elui..!-he. se1upre pericolose, per ritornal'e alla realli-i frammentaria di tutti i giorni. il racconl::> ricupera lutto il suo valore documentario. ch3 pro– viene sopratutto da un'evidente sinceritft. Tutte le sim1>atie clell'autore vanno all"opera ed agli uomi11i del P. O. U. M. I\1a la sua nmmirazione per il magnifico slanciJ rivoluzionario e cl'eator::' del po])olo spagnolo trasc nde i quadri d'un pal'tito. Tut~ lo quello che si rHerisce all'opera dei nostri com– pagni della F. A. I. e della C. N. T. é per 11oi una testimonianza ciel più alto valore. appunto perché proviene da 1111 osservatore, non freddamente, im– parziale. ma sincero ed estraneo al nostro campo. Parlando dei primi giorni del movimienlo, clescrivf' con molta efficacia lo stato d'animo dei clirigenli del Fronte l)o])olare, perple&3i in pie11n e11.Jpea: "Senz1 il po.polo 11011 si sarebbe difesa la Ceneralil{t, sarebbe caduto Madrid. Per6, all'ultimo rnomento e come sempre. il Governo repubblicano temeva più il po– polo che la reazi.Jne: di Uuon grado, non ue'dubilo (non ho bisogno di dubitarne). si sarebbe liberalo della reazione; per(>, del po1>0Io!) Trovo cosi estesa .. cosi tcuace e cieca la vertigine delle masse. che quasi non mi fa rabbia: piuttosto mi muove a c-om– pa,sione. E' una specie di tenore cosmico" (p. 281). Di fronte a questo panico. dissimulato dietro 1111 grave forrnalismo burocratico, la valanga po.polare: "Le inilraglialrici <lei C.onvento di Caspe furono ri• ùolle al silenzio con una bomba a mano da una giovinetta di di~iassette anni. che affront6 allo sco– pei-to. in mezzo alla sll'acla, le raffiche - di 11iombo. 7 La caserma di Alarazanas... fu presa a spintoni: H cadde l'anarchico Francesco Ascaso. . . ~ il can– nouc della Barcellonetta che non voleva tacere e fu preso di fronte, con un camion a tutta velocilt\, eia cinque anarchici? Prodezze inverosimili come questa cenetisli e faisti ne hanno realizzale molte. A questo modo ci sono stati anarchici che, soli, han conquislaLo un cannone ecl hanno "lavorato" ner con– tro loro lutto il giorno, come quello che bombard6 la capitania e vinse la rooistenza della chiesa cli Sans ... " (!>. 290). Questo coraggio rivoluzionario non proveniva dal• la dis1,erazlJne e dalla miseria. Il livello di vita ciel proletariato catalano era [orse il più allo d'~uropa. I lavoratori barcellonesi erano piti o meno sazi; ep– pure si batterono da leoni. E' una .smentita alla teoria marxista e l'autore - marxista - lo riconosce e spiega il fenomeno cosi: "Barcellona si difese c– roicarnente ... per la sua indole anarchica (Barcel– lona e tutta la Spagna che si direse). Intendiamoci: l'indole anarchica della Spagna 110n si limita a un organismo politico o sindacale, e ne1>pure deriva da quest'ultimo, ma é la causa che lo fa nascere. In– dubbiamente la C. N. T. e la 1r. A. 1. riuniscono la massa COdcieute dell'anarchismo spagnolo - non la più nuJJH:.ros:1, ch'é tutta la Spagna - e ambedue. ma so11rnlullo la F. A. 1., hann.o fallo mollo per chiarire e.nesta coscienza anarchica ... " (p. 300). Quosto pt;nto t~I vista coincide in tutto e per tutto cou l'impressione che mi comunicava Santillàn in nna lettera, due mesi prima della sollevazione fa– scista. Più interessante ancora é la testimonianza di José Gabriel quando si riferisce a fatti pr:acisi: "Al mio ritJrno a Buenos Aire.:; alcuni compagni mi do• mandarono (se pure era una domanda): "Che fanno quei catalani che da tre mesi non si muovono sul fronte d'Aragona?" Fanno quel che possono. E pos– sono s.,lo c!6 che permettono loro di fare quelli che vogliono che non faccian niente, perché non facciano la rivoluzione, anche se per questo devono impedil'e che facciano la guerra. Quando gli a• narchici dovettero fermarsi a chieder corda, furvno paralizzati. Io che assistetti con loro a un combat· timenlo magnifico, nel 1)0sto avanzato più prossimo a Saragozza, so come clvvettero pro,curarsi, a viva forza, le armi, per poter intraprenderlo. E, appena poté, Ia Repubblica tolse loro Durrutll". Con la lotta. la ricostruzione: "Il 1>rohle·11a dei lavoratori non c.Jnsisté nell'impadronirsi di f1bbri– che, laboratori. negozi. ecc.: la borghesia li aveva lasciali o accetta va apparentemente di IJuon grado la collaborazione degli operai. II pro·u1ema era met– terli in marcia e, in alcuni casi, conciliare fra loro ceneti1Sti e ugetisti. L'arm-onia fra le tendenze fu ottenuta con uno sforzo supremo di volonta al cli sopl'a dei .partiti. L'attivit:i di produzione e distri– buzion.e si ini:z:i6 con tanto entusiasmo e -eon tanta intelligenza, che, pur essendo per i lavoratJri il problema principale, lo fu solo per una settimana. La Catalogna vide sospendere il suo movimento a– bituale - e non totalmente - mentre si sparava. cioé per tre o quattro giorni. Immediatamente ~i riapersero caffé, cinematografi, teatri, negozi, Iabo– rato1•i, piccole e grandi fabbriche, banche; circola– rono lramw e treni, uscirono i giornali ... Un gior– no di sciopero generale a Buenos Aires ci s~omoda cli più.. . Ci furono cert..'.> errori, mancanze di abi– lita. alcuni alti malvagi.. Macchie insignifi-eanti. che rla borghesia democratica sfrutt6 subito. molti– plica11dole. esagerandole; e dopo di lei le sfrutta– rono i suoi alleati social-comunisti, quando vollero !ll'restare in qualunque m.odo l'ascensione auarchica; per6 neppure cosi moltiplicate arrivano ad intaccare la perizia, l'abnegazione e l'onesta dei lav ratori rivoluzionari che. di fronte alla fuga della loro bor– ghesia civile. militare e clericale - caso unico nella storia - dovettero far fr,:>nle, non all'anormalitl't che giustifica ogni vacillazione, come in Russia. ma a una· normalita perfetta e perfino brillante ... Ripe– ter6 fino a stancarmi che in Catalogna c'era una !=IOcieta in molti aspetti preparata alla trasforma– .zione'' (P. 336). E t11tt0 questo senza ditlaturn. 11 .Ho sentito Andrea Nin, uomo pers-picace. il più solido tem·ico socia1-riv01uzionario della Spagna, dire in un gran comizio che ... per quanto la C. N. T. e la F. A. I. ripudiassero la dittatura proletaria. que• ;.1ta dittatura era un fatt.J nella Spagna leale C" so– ,pratutto in Catalogna. lo pensavo: l'opposizione anarchica non sarà un'opposizione incosciente alla rivoluzione o un semplice verbalismo? Per6 gli anai·• -chici insistevano e seguitarJno ad insistere (per tortuna insistono ancora) nel l'espingere ogni ditta– tura e nel dire che in Catalogna non c'era. né se ne sentiva il bisogno. Bisogna riconoscera che in questo. come in molle altre cose. hanno ragione ... Un partito invoca per conto suo il prolebniato e nel suo stesSv nome lo fa schiavo: ecco <'Os'é la dittatura proletaria. Questo s'é l'atto in Hussia; an– che nella Russia di Lenin e di Trotzki. é inutile ingannarsi. Questa dittatura é quella che i social– uomunisti, con il ricatto dell'aiuto l'USSo. ce1·cano c1·impianlare ora, deformando mostruosamente il mo– del!..> leninista e trotzkista. cou la consegna del potere despotico alla piccola l>orghesfa. avversa al 1>roletariato. Non sarebbe più "dittatura sul prole– tariato" che 1n16 essere ancora favorevole a qne– •Jt'ultimo, nta "dittatura contro il proletariato". 11 libro finisce con un inno a quell'ambiente cli lavoro fecouclo e di discussione serena. che sem– hrava cosi naturale ed era miracoloso. 11 miracolo dura. ancora, malgrado l'universale congiura dei fi– listei e dei sepolcri imbiancati. Ma purtroppo la serenilll é s1larila. perché chi combatte e chi la– VJra Yede minala !'o.pera sua e deve guardarsi le 11lallc. Per (]He3to, nei rnomenli angosciosi che stiamo vivendo in comunione spirituale con i nostri campa-

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