Studi Sociali - VIII - n. 7 serie II - 31 ottobre 1937

N. T.! Non altrimenli alcuni compagni no– stri italiani, contro cni insorse energica– mente Malatesta, proclamavano altre volte c:he "la rivoiuzione sari anarchica o non sari". Prese alla lettera, queste espressioni menano diritto all'idea di una ... dittatura anarchica. Praticamente creano opini on i errate sul conto nostro tra i lavoratori non anarchici e una mentali ti erronea fra co– loro che ci seguono senza aver bene ap– profondite le nostre idee. Gli anarchici si ifolavano cosi dalle masse ad essi estranee e non organizzate da loro, mentre avevan bisogno del loro concorso e di cooperare, r·on esse. Non si rendevano, a quanto pare, esattamente conto di una realti molto evi– dente: che se non si poteva fare in Spagna la rivoluzione senza gli anarchici, neppure gli anarchici potevano fare la rivoluzione da soli e con le sole masse con essi simpa– tizzanti. Né pensavano che, se anche que– f:t'ultima cosa fosse stata possibile, essi non avrebbero poi potuto mantenersi vittoriosi senza la più feroce loro dittatura sul resto della popolazione, - cioé suicidandosi co– me anarchici. La miglior parola d'ordine in Spagna, negli ultimi tempi, ci pare fosse quella semplicissima della difesa e conquista della liberti e del pane per tutti, e contro il fa- SUI DIVERSI FRONTI STUDI SOCIALI scismo. Questo. bastava per tendere una mano fraterna per l'azione a tutte le altre f1 azioni proletarie e rivoluzionarie, senza patteggiamenti né concessioni, col delibe– rato e dichiarato proposito di procedere J;ensi nella rivoluzione il piu avanti pos– sibile per proprio conto verso il comuni– smo anarchico, ma senza fare di questo la condizione obbligatoria della rivoluzione. L'importante era audare verso piu liberti e più benessere per tutti. Si sarebbe poi ar- 1 ivati fin dove sarebbe stato possibile. Su tale base, anche la vicinanza dei socialisti 11011 doveva iJreoccupare. Al contrario! Bi~ sognava prendere in parola i loro propositi 1 ivoluzionari, tenendo d'occhio i capi, ma unendosi alle masse. LUIGI FABBRI. (l) Questi appunti frammentari. trovati fra le car– te di "Studi Sociali", furono ·scritti poco dopo i fatti spagnoli del '34 ed erano destinati a formar parte <l'un lavoro cli critica serena all'atteggiamento <!ella C. N. T. 111quel momento. Alcune di queste frasi hanno sapore profetico (per quanto L. F. non prevedesse certamente che la parola d'·ordine d'u– ni-one da lui coasigliata: ,pane e liberta, fosse desti– nata ad acquistare un significato spe-ciale, che non era precisamente quello Ch'Egli le dava). In ogni modo queste righe possono aiutar,ci ad indovinare, almeno in parte, quale sarebbe stata la sua posi– ~ione di fronte aUa rivoluzione, spagnola. Carlo Rosse/li Dal J 9 luglio 1936 il dramma dell'emigrazione po- proletariato del mondo aspetta la crisi mortale. La litica italiana ha acquistato un ritmo rapi:lo ed in- gran fortuna della Spagna 6 stata que1la {l'avere un tensa. Uomini, idee, tra-dizioni. tutto s'é gel.lato nel proletariato forte, che non el'a sotto111e,3so al con- cruoginlo ardente dell'azione. E' finita l'attei3a, s'av- trollo della burocrazia proletaria internazionale e vicina l-0 scioglimento. ill nell'azione in tena lon– tana, nell'eroismo, nel sacrificio, il fuoriscitismo s'é riavvicinato al paese. con cui i contatti si facevano sempre pili difficili. g• un riavvicinamento spiritua– l(., per6 é il più vero. I pochi che sono riusciti a -tentrtt n-ttr-b&-ria4►11-e-nle,-A,-1'1:..i~t~1.-s.tn.hi.lire, coulal– ti con una cerchia ristretta. La vita italiana é fatta di compartimenti stagni. I soli contatti eff\caci ,.sono quelli cho la stes.::;a stampa italiana é oblllig.:tta a stabilire-. fra l'estero e l'interno, atlraverjo il suo notiziario. più o meno ritardato e rijotto. 1 Questo "ritorno in Italia" (per cui molli[ profughi hcn pensanti han preparato tante volle le valigie, senza partire mai) l'ha iniziato attraversot la Spa– gi1a. insieme con Camillo Berneri, Mario 1 Angeloni ed un buon nucleo d'anarchici e giellisti, Carlo H.ct3- sclli. Questo. nessuno lo potrà mai dimentical'e. Molti cli loro e cli quelli che li hanno seguiti, han visto interrotto dalla morte il loro slancio sublime: la morte radiosa cl' Angeloni, iCieri, De Rosa. Giglio– li, Batlislelli, la morte tragica cli Rosselli, di Ber– neri. Eravamo nell'angoscia dei fatti di maggio, quando l'improvvisa notizia del doppio a15sa.ssinio di Bagno– les spalanc6 un -altro abisso davanti ai nostri occhi. Il fa.sciamo. una volta cli più, non aveva sbagliat:1 he,·saglio. E' la triste superiorità del delitto sulla forza santa, ma spe~i.So cieca, della rivolta po11olare. La morte di Matteotti fece tremare per molti mesi il trono di Mussolini. L'esecuzione di Sacco e Van– zetti rivers6 moltitudini frementi di dolore e d'in– dignazione su lutle le piazze del mondo. Ora, i fred– di afsassinii di Stato si moltiplicano. città intere sono distrutte da bombe incendiarie, falle in fuga ,-::ono mitragliate dall'aria, e non si odono, o meglio non si leggono, che dichiarazioni di protesta. ac– compagnate -questo ,si- dalle migliol"i firme. L'a– natia é il sintomo più pauroso di questo terribile momento. Nell'ora dell'azione disperata, le grandi Ol'ganizzazioni sindacali. i partiti ormai tradizionali del proletariato e della borghesia democratica, ac– ccnl uano il loro carattere burocratico e scelgono la tattica del minimo sforzo. Quando solo l'offensiva 1rn6 salvarci dalla -schiavitù e dalla morte (la Spa– gna lo climc,3tra), si cerca la salvezza in nna · riti– rata. niente affatto strategica. tanto nel campo ma– teriale, come in que1lo dei priucipi. La situazione della Spagna é tragica, appunto per– ché la sua resistenza sublime, basata non sulla no– stalgia de-Ila tranquillita democratica di prima della guerra mondiale. ma sulla rivoluzione, é in antitesi ooll'atmo-sfera impregnata di cloroformio in cui il (Juindi impossibile ùa disciplinare noll'inazion-e, per (Juanto capace -nella lolla- d'una sua, benché im– perfetta, disciplina. Per (Juesto il popolo spagnolo é stato aiutato cosi poco, nel p1·imo momento in cui un piccolo sforzo di più sarebbe bastalo. dalle masse lav01:a.t.r.ici di ll.tt.lo il mondo. L'aiuto, senza. grande cntlli3insmo e con molto precauzioni, é venuto dopo, quando s'é potuto prestare, non ai comitatl operai o allo milizie, ma al governo, che, nei giorni del maggior pericolo, era nraticamente scomparso. Carlo Rossellì, che apparteneva alla razza degli nomini che non sanno retl'ocedere. non aspett6 il rii.orno òella legalitA per offrire il suo braccio e il suo cervello alla lotta antifascista che si identifi– cava con la rivoluzione. Questo distacco sul terreno clell1azione, di1stacco confermalo da tutta la ,sua vita anteriore, da tutte le parole pronunciate o scritte du– rante gli anni dell'attesa, fa spiccare la sua figura ùi socialista "liberale" sul fondo grigio del movi– mento socialista internazionale, infeudato a Marx e più o meno viziato di comodo conformismo e di po– litica parlamentare. Rosselli formava parte delle t'ol'ze nuove che sorgono o si affermano ora, mentre 1 ntlo il resto crolla. Per questo la ,sua scomparsa é cosi tragica e -nello stesso tempo- cosi solitaria. " * • Rosselli era qualco.sa di più d'un rivoluzionario d'azione e d'un teorico. Era una coscienza indipen– dente. era un uomo nel più ampio significato della parola, con tutte le possibilitR dell'uomo. Era più un animatore che un capo. C'era in lui una di quelle personalitft. che non 1Sono dominate dalla vita, ma la dominano, incarnazioni viventi della liberta spiri– tuale. Per questo la sua fuga da Lipari port6 un Eoffio di vita nell'emigrazione antifascista. La sua negazione del determinismo insito nelle teorie di Marx, la sua fede nel potere della volontA umana erano si un frutto -del suo pensiero, ma d'un pen– siero visauto, ch'era tutt'uno con le spontanee ca– ratteristiche della sua vita. Le sue idee non erano nuove, né originali. Ma i,1loro valore pratico, la loro feconclita, deriva dalla vitalita profondamente sua, individuale, da cui erano animate. Nascevano dall'a• zione, dall'osservazione, dalla fede appassionata, non dai ,libri. Nessuno fu meno professorale di questo profe,3sore che usciva dall'aristocrazia intellettuale italiana. Non l'ho conosciuto personalmente perché già a– vevo passato l'Oceano quando la notizia della bella avventura di Lipari si •sparse per il mondo come una ventata d'ottimismo per i proscritti. Ma, da quel 3 1 momento egli é stato un amico per lutti gli spiriti liberi. L'uomo é più forte delle sue catene. E~l é anche più forte del dogma, minimo comune denorninatora, di setta o di partito. Rosselli é stato l'incarnazion<" di qU€•3ta forza d ll'uomo, in un mondo che si ri– duce .sempre più a un deserto popolato di caserme e, qualche volta, <li ovili. Per questo, 1rnr avendo va.ssata la vita in ambienti lontani dal nostro campo d'azione, pur ignorando molte cose di uoi, c'era sni– ritualmenle vicino. E il suo socialismo liberale con– vergeva e converge con il nostro socialismo 1ibrr• Larfo. Il marxismo tSi ricollega in fondo alla diviniz• zazione dello Stato cli Hegel e sbocca nella dittatura del proletariato di cui la Russia é un esempio vivo. Noi, in seno al socialismo. raccogliamo l'eredita dello tradizioni democratiche e liberali che affermarono, ~pesso col sangue, il valore dell'indivi~luo di fronte al de.spotismo. Quest'affermazione, trasportata Hel campo tSocia.le. spogliata della sovrastruttura opp1·c-.s• siva. che la borghesia le impose pe1· servil·sen2 come, di strumento. é alle radici del nostro socialismo. come di quello di Rosse1li. Egli non aveva piena. co.scie,nza cli rinest'atfinitA, perché conosceva un lato solo •dell'anarchi,smo. La lettera sua che si trnbblica in (JUeslo stesso numero lo dimostra. Certo non arriverei mai a. dire che Rosselli fosso un anarchico. Troppi elementi della societa attuale che a noi sembrano nocivi e supel'ali. a lui 13emhra– vano ancora utilizzabili nella ricostruzione. Egli non negava lo Stato. Ma la sua tendenza al federalisino. allD decentralizzazione, alrautonomia delle parti, ne– moclificava. notevolmente la struttura, nella sua con– cezione, e non certo in ,senso autoritario. E, sopra– tutlo, quel cho ci fa pensare a lui come a un fra• te-Ilo. é quella passione ardente di libertà, che Ila mo1tiplicale le suo energie e l'ha condotto alla mor• te. insieme al .suo fratello mite, che avevn passato la gioventll e i primi anni dell'eh't. mfltnra. a lavo• ìino, studiando Bakunin. Mazziui e Pisacane. Solo ncll'ultirno anno dPlla sua vil8 egli ci fu vicino anche materialmente. sulla terra infuocata di Spagna. lil i suoi scritti di quest'ultima epoca, gli anpelli per radio, da Barcellona, agli italiani rin– cliinsi nell'immcusa prigione fascista. ci dicono fino a elle punto egli ci avesse capiti. L'articolo "Cat'llo– gna. bastiono di Spagna" é già stato riprodotto dalla t'lampn. 110,stra. FJ su queste colonne speriamo d.i p::,– leJ ripubhlicarc qualche altro documento ::li 1uest'in– contro spirituale e cli ,questa cornprensione recipro– ca. Si é parlalo di dissensi d'ultimo momento, al fronte. prima che llosselli fosse obbligato, dalla sua [lelJite, a tornare in Francia. E' buona norma 11011 parlare di ci6 che non si cono.sce. Per6 Salvemini ha gia -smentito che si trattasse delle co.se gravi di cui s'era detto. rn un articolo pubblicalo sul "Liber– tairo'' dal nostro compagno Viola che combatté al suo fianco per molti mesi e muove agli spagnoli il rirnprovero d'aver mancato di rapiclih\ e di coordi– nazione nei primi tempi della lotta. ci fa capire lo stato d'animo di coloro che, andati in Spagna con la loro previa esperienza militare e con una visione "europea" <li che cos'é il fa,scismo, -si trovarono in mezzo a un popolo che non aveva fatto la guerra mondiale e conosceva ,30!0 la tecnica della rivolu– zione e (JUella, tradizionale in Spagna, della gueni– glia. Bi.sognava far la guerra con una moltitudine d'anlimilitaristi. L'adattamento non poteva css3rc immediato, tanto più che bisognava creare tutto dal nulla e l'organizzazione dell'indu.stria aveva la stes– sa importanza cli quella dell'esercito. Raccon1ano che Dunut i sia vissuto per molto tempo iJ1 11110 stato permanente d'esa13perazione e che non fosse grade. ,~010 parlari•:i per telefono. In ogni modo sani inte– rcsi:;anle, più tardi, avere dei particolari t1l'ecisi. Sia coma vuol essere. al di sopra de11'epitSodio, sta il significato di tutta una vita, di tutta un'opera, di lutto un pensiero. Vita unitaria nella sua linea di sviluppo. senza un cambiamento di rotta, senza un pentimento. I fatti, i terribili fatti di quest'epoca nostra piena d'angoscia. non hanno prodotto dubbi e vacillazioni nell'intelligenza di Ros,selli; sono .sta– t1 solo causa di evoluzione e d'anicchimento. Pe1· lo meno questa é J'imiwessione di chi l'ha seguilo dal di fuori e di lontano, attraverso la iSua azione ccl i suoi scritti. Il suo socialismo, dal tempo della pubblicazione del ·suo libro, si é precisato sempre di più, s'é arricchito d'elementi pratici da una parte, d'elementi spirituali, pl'ofondamente umani, dall'al– tra. Il suo appello alla volonta non é mai stato declamazione, ma s'é tradotto in un'attivita sempre più intensa. r r

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