Studi Sociali - anno VI - n. 40 - 15 maggio 1935

Laguerra e la"Iatalita storica" Noi conosciamo gli argomenti con cui i soste– nitori dell'attuale ordine di cose cercano di giusti– ficar-e la necessita dflla guerra. Agli uni essa a.p• pare come l'espr,essione rdella collera di Dio, ·perché gli uomini si renclan conto dei propri peccati. Gli altri considerano la guerra come un portato della natura umana. Recentemente si é giunti a vedere nella guerra la manifestazione inevitabile delle dif– ferenze Tazziali. E siccome, 1Secondo quoota novis– sima. teoria. razza é destino, la guerra é 1,er ci6 una cosa del destino e non pu6 essere soppressa 11el mondo 1)01' mezzo cli argomenti umanitari. 1 socialisti cli tutte le correnti non -danno a tali affermazioni importanz · ailcuna, poiché desse non resistono a ninna critica ,se1•ia. Per6 la maggioranza di loro non si accorgono che essi non ,fauno altro <:he sostituire il fatalismo dei loro avversari con 1rn allro fatalismo, inculcando nei propri seguaci la convinzione che la guerra é unicamente 1 un ri– sultato del sistema capitalista mondiale, e solo HcornparirA con quooto. llu che si differenzia {]nesto fa.talismo economico dal fata:lismo razzista clei Go– btneau, •Chamberlain, Woltma.nn, Guenther, ecc.'? Solo .. nella forma, e non negli effetti pratici. Anche in questo caso si tratta di una credenza cieca ac– cettala tacitameute come vertta. 'Quando i capi delle truppe coloniali francesi, nelle Joro crudeli e sanguinose lotte coi popoli asiatici. arrivarono <fino a rubare ad essi ile ossa dei loro J)adri nei campi ,di riso, per costringe,rli alla som– missione non fecero .cbe approfittare di un cieco t'atalism~ per raggiungere una. JI)iù facile vittoria. Pure nes•s•una ·persona ·ragionevole sosten·à che ci rosse realmente in ,quelle ossa hnputri,dite una forza determinante ciel destino, e che la loro perdita fosse el'fettlvamente rnn0€ta ai toncb.inesi. 'Tutti capiscono rt>enfssimo che funesta fu non quella snpposta forut. bensi la credenza cieca degli indigeni nella ~ma e– sistenza. [Pill ù'uno :;i Tide della scarsa intelligenza dei 'bru·bari gianr·, ~enza sospettare d'essere egli tìtesso yittima ·di una illusione consimile. 1Cbe cos'é, fnfatti, la credenza. nella. inevitabiliti del divenire &torico e di tutti i feuomeni sociali, se non una nuova teoria del destino, le conseguenze della quale r>aralizzano ,l'azione 1tmana come ,qualsiasi altra cre-– d·cnza nel <lestino? I difensori delle idee socialiste avrebbero dovuto capire per i primi che le "necessita storiche" ed il ''divenire ineluttahilc" non banno ragion d'.esserr:!. se non finché gli uomini le accettano come fatti I>OSitivi e non oppongono loro alcuna resistenza. ln– ·ve-ce coosano dall'essere necessita storiche dal mo– mento in cui l'uomo si leva contro "tali suppqste necessiti"L e tenta di dirigere in altro senso la sua vita. E' vero ch'egli nelle sue asplrazioni é in– fluenzato {lall'.ambiente che lo circon<la, ma colee-ta. influenza é sempre legata al suo riconoscimento spi– rituale, e decresce man mano che il suo 6piritv nenetra le cose e rjesc~ a sottoporle alla propria. volonta. •Considerando la. guenu, semplicemente come runa ineluttabilit3. ,del sistema attuale, si appoggia co– scientemente o incoscientemente ,quooto sistema e i suoi difensori e iS•ipresta un servizio alla guerra e al mtiltarismoc Un sistema sociale non é qualche. e.osa ùi assolutamente riidcto, legalo in tutte le !orme della sua evoluzione a. ferree necessita. La titoria ci mostra. piuttosto, che alla lotta contro l'esistenza di un sistema determinato preced& sem– pre una innumere sPrie di piccole e grandi lotte contro certe istituzioni. cli quello stesso sistema, .che portano pure a modificazioni inevitabili. ,Cosi, per esen1pio. l'attuale giurisprudenza si ra– ,(11ca intirnarnenle iu Lutto il si6tema vigente; pure, malgrado tutto, certi metodi di tortura medioevale. sono stati wbbandonat.i, ed il i-itorn.o ad essi -pro– duce una indignazione •generale, come ·vedemmo a suo tompo ·quella con-tro gli inqui•~itori di !Montjufch. Anche la guerra e il ·militarismo ~ono possibili sol– tanto in quanto ·sono accettati dalle masse come necessit{1,; irreludibi-li.. · Quando, invece, 6parisca in esse la ,credenza jn .riuelle supposte necessita, nes– sun ordhle .capitaliSta e nes'Sun modo idi produzione, potrannò•t>sser capaci di forzare i p<>poli.alla guerra. Giustamente per questa ragione uoj dovremmo ,·onfonnnre tutta là ·nostra pi'opagan:cla contro la g-11erra, ponendo al primO piàno dovunque la mo– struosita P criminalita dell~ strage iumana organiz– zata e l'interpetrazione -del ·milita1:ismo <.oine la fiCUola dell'assassinio e dell'abbrutimento. Anzitutto bisogna èreare l"a convinzione che la guerra ,po-· trebbe essere impedita o.ggi stesso e che i produt• tori, s1lecialmente, tengono -nelle loro mani i mezzi STUDI SOCIALI per riuscirvi. Quanto pili riueciremo a stimolare il senso di giustizia delle masse contro l'assassinio organizzato doi popoli, tanto meglio potremo incuì– eo.re in loro il rispetto della libertà .e •della vita umana, o tanto più viena di promesse ci si ,presen• teranno Je lotte .[uture. :Jt fatalismo •C sempre un risultato di ideologie autoritarie. O~ appunto 1>erché abbiamo riconosciuto che il prìncipio crautorita trova la sua -espressione pill brutale vergognosa nel militari-s·rno, <10 1 bbiamo procurar sempre di minare il rispetto per l'autorità, che in roalt{t é il vero ostacolo che separa gli uo– mini dalla ,possibilità della loro ,liberazione. A tal ,Proposito, accenneremo anche a un meto·dr:> che pu6 essere utile nella. lotta contro la guena e il militarismo, come coefficiente ostacolizzatore di questi. Molti dei nostri si erano abituati, a tempo della g·u.erra mondiale passata, a frascurare facilmente i sistemi e fatti cli violenza ·dei "vincitori", segna– lando quelli •dei "l'inti", .quando questi erano ancora un fattore ,della sanguinosa contesa. Tale atteggia– mento poteva giustifìcaro da 1.;olo il pensiero della rivincita nei s.cconidi, e non corrisponde certo alle· idee della liber-ta e del socialismo. I piani dei grandi industriali tedeschi durante la guer.ra mondiale non sono un sa Lvacondotto per .le aspirazioni {li Poin– caré ed altri mandatari del '~Comité des Forges"; l'invasione delle truppe te:<lesche nel Belgio, ecc. non é una giustificazione delle repressioni contro DOCUMENTI Lettera ad Andrea Costa sul Parlamentarismo T.onclra. 16 maggio 1890. (a!·issimo Andrea, Ricevo Ja tua di ieri. La tua proposta mi ha mera– vigliato. dopo quello che tu sapevi di me e che per– s::i.nalmeu te ti ho ripetuto a Parigi. Me ne duo1e, ma noti pos.so in ne~:isun modo accettarla. A parte le ragioni generali che consigliano ad un partito rivoluziona.rio I1astensione dalle urne e che- io non istar6 a ripeterti, mi pare che in questa circostanza,. se eccezione v'é, l' é tale -da rentlere pill eh mai 1e.c.-essar'io, per ~gli anarchici, una. con– dona· c·he non si presti air equivoco e H distingua. ~:a coloro che· votano. · · Jr discorso col •quale .chiudesti, per allora, la. tua çani.era pari amen tare, la tua lettera a proposito <lella candidaturn IMenottl Garlbal,di, la tua ad•esione a! Congressq radicale, 1' unanimità della udemocra– zia'' a tuo favore,. sono, dal mio punto di vista, tali cose che •necessiterebbero si una protesta dei socia– lis1i, ma non quale tu la intendi. Ora non ,é più Gaiamente ·ctuestioue cli metodo; é il programma sociali~ta tutto intero, é n .fine da raggiunge1;e ,che viene sempre più 1.·ap~~amento mes– so da parte· e dimel1ticato. Quan-tunque credo capire le ragioni .che l' han– no d,eterminata., o forse appunto per.ché le ca, pis.co, 10 veggo con dispiacere questa tendenza.' alla fusione tri i partiti 50cialist.i moderati e legalitart r,cl i 1rnrtiti borghesi cosiddetti avanzati - e. non ,m~ ne aspetto nulla cli buono. La. Francia e la Germania insegnino. Comunque, io credo necessario, perchè la pro.~– g;ffia, inevitabile rivoluzione non riesca una com– i:Ieta delusione, che vi resti in ogni paese almeno uu nucleo, vergine di ogni compr.omessO horglH:HP. ii quale possa tenere alta h bandiera del socia– lismo e combattere per la sua attuazione piena ,ed interà. E questo nucleo. quèsto partilo, ~µoil puO ~ssere che ,quèllo idc~li anarchici. _ ·' · · •lo credo quindi. che gli anarchici tradirebberç,_ ii mandato cho te c-irrostanze hanno affidato loro S!?, - fosse •pure a titolo cli P.ccezione o come in– dh•idui o per 111·otesta.- si face-ssero trasciµare .~ ooncessioni che menomerebbero il loro cm·attere rivoluzionario .. e li avvicinerebbero ai -partiti bor– ghE'Si. che eSSi han Illfssione di combattere a morte. Omn'battere. intendo. come classe e come pa'.rtito, r1tr ee1·c:ando d"i atti rare quegli elementi popolari e tulla '<tuella gente· ~incera iehe per ignoranza, ·6 per tradizioni o per affezioni perS•Onali. Si trovanq. fot-. v:ati tra i nemici. coscienti o no, del popolo e dell~ r1voluzione. 111 quantd.· alla ,proposta di Crispi tende11te a to• r,ll6re i diritti elettorali ad 11na certa çategoria cli Condannati, in cui, fra gli altri, siamo_ colllpres.~ tu ed io credo anche lo ch•e la Camera l'approverà; ma nÙn me ne commuovo ,come non mi commoverei se domani il padron& cfi qualche altro luogo infama, dove per sentimento di dignità non soglio e non voglio anelare, 'Si volesse divertire a staJbilire ò•ell& crmdizioni che me ue impedissero l'entrata. Quella legge df esclu6lone sarà un vantaggio per JJOi. se i socialisti sapranno accoglierla con la do– vata ìncliffer,euza e risp·ondervi ·abbandonando una. b1wna. volta la. lotta elettorale 'Per prepararsi mo– ralmente e materialmente alla rivoluziou,e. Sareb- .. be invece una jattura .se i socialisti, non corretti dalle passate esperienze, volessero tentare cli ot– tenerne il ritiro a. forz~ di elezioni e perdessero j co-3i ancora j].egli .ann.i in un' agitazione addormen– tatrice e cornittricc. Pàg. 7 le popolazioni del Tirolo ,da parte dei carabinieri di Mn6solini; l'esistenza in Germania. del Hacken– kreuzlern e dei tCaschi d'acciaio non id;;i. 1·agìone al [ascismo in ùtalia. !Siamo avversari di ogni sfruttam•ento e di ogni oppres·sione, tanto se realizzati da tedeschi o •fran~ cesi, da ing1'esi o russi. I1 •militarismo che ha ,per suo rappresentante il generai Foch nOn é migliore ciel militarismo idi Ludendorfr e •cli I-Iindeaburg. La guerra. il militariemù ed il nazionaUsmo sono fla– gelli deH'umanita, e debbono esser combattuti do– vunque con la stessa energia. 1Lo sviluppo del mili– tarismo in paesi come, gli rStati Uniti ed il Cana~la, -dove oggi invade tutte le scuole e le università, é la prova migliore che lo spirito militarista non é attributo speciale cli alcuni popoli soltanto, ma ~he esso .penetra in Ogni luogo in cni non gli si op– ponga 1·esistenza da parte del popolo medesimo. ·Non si tratta ,qui di disposizioni nazionali spe– ciali, bensi ,cli una ~leterminata tendenza ·dello spi– rito umano. che non pu6 non produrre ·dovunque gli stessi tenibili effetti. iComOJattere tale tendenza, provocare negli no:niui la repulsione per le sue co.n– seguenze. e aprire n ca)mmino alla libertà e alla giustizia, - questa G la nostra missione in tutti i pae-si. J~ non dobbiamo dimenticare che la nostra lotta contro la guerra e il militarismo é nel tempo stesso una lotta anrhe contro ogni forma di sfrut– tamento economico e di oppressione statale. RUDOLF ROCKER. P,·! resto quelia proposta è ancora una prova del ccn:.·. il potere, lusingando la vanita dell' uomo, ne ofl nsca l'intelligenza. Cris,pi, .cbe ora vuol chiudere nti ogni costo le porte cli Montecitorio a qualche sccialista .,che dopotutto (ne converrai) gli ha dato ,~en po,co fastidio, anni or ,sono, quando il potere uau l'aveva ancol'a fa:fto maniaco, .con ben altra. chiaroveggenza scriveva nella Riforma, pr,ecisa– m&nte a ,proposito della tua prima candidatura, che il miglior modo per disarmare i 1partiti sovversivi era <iuollo di attirarli nell'orbita parlamentare. "Chi sta in mezzo a noi" egli diceva con quoote o slruili parole, ''è o diventa dei nostri". Caro Andrea, ,come vedi io non .discuto, non metto. in dubbio le •buone intenzioni, ma tu sai bene quan– t·, poco possano le intenzioni -contro la logica della condotta. Tu sai -come per una :prima transazione, tu et~ altri ,sìcte arrivati .d ove pe r certo non volevate t• non prevedevate cli an· iva.re. Là,scla dnll'que che gli an archici restino fermi al lt,ro posto; o tu e gli altri sru·ete contenti cbe vi sia chì vi offra ·occasione, un giorno, di ritornare aui vootri passi. 11 uostro programma - quello d-egli anarcl~ici - è chi'aro. ---iPr6,1Ja.ganda ed azione 1>er una ri volnzione che si propouga. la. messa ill comune della ri.cchezzn, i'f? bolizione di ogni. governo. l'organizzazione spun– tunoa. da 1 semplice al complesso. di una societa ar– nwnic~ 1basata sulla solidariotll. NSTEN!SION1'~ DA1LL0 URNE; partecipazion,e .attiva e, quando si Pl!Ò. inii'.iati\·a in tutti quei fatti che tenrlono .nd e!evare la coscienza popolare ,e propagare lo spi– ri:.c, cli :rivolta, ad abituare il popolQ a esige_re ''\ pr<"ndere quello che va comprendendo c-3:;or" suo ,diritto. a togliere ,tll'est.igio al sistema <1ella 'rap- lì!'t·sen I anza o della delegazione,; ' 1 Sun I via tracciata da 1questo programma.- \o· :•tino 1 p?·rml.1)a cooperare con rulli, senza intollcr.1nzo o lif'Yl~~~ bizze personali, e credo che tale Sfa ·1.:t 'di,!-'· p(,sizione elle domina nel campo anarchico. Noi acc.e.ttìamo il concorso cH qualµnque ftlrza· :-.i trovi, in un dato momento, cliretla sulla via che no! sp.guiamo: l'accettiamo nella, propagaJ1d~,. ;wli'agitazione, nell'azione. ,Ma transazioni e con- Gt::f:sioui no;n· possiamo e t)on vogliamo farne. . Capirai: uoi crediamo di essere i pi•ù avanz,ati e taii. in fondo, c,i consideral\O i nostri sl~Ssi avv~r'S~; rì. Possiamo. c lobhi amo tCfttÌncli accogliere chiunque ii'avanza e per qr.el tanto che si avanza: retroceclP– r~ por avvicinarsi a gli nltri nol J)OBsiamo si;nz~\ de-, cadere e 1nor,ire-. 1.'uo di cuore ERRICO MALATESTA .• , ( Dal Supplemento al num. 1 de "La, Plebaglia'' di Imola, 25 maggio ·1890.) · ' j\:[:'l.latcsta n Costa cra11n stali :\miei Intimi ·e plÒ <'lll' Ìl'R.telli fin vers o il is:::,,. N[:1. l'lnv()lu:twnc clel secpnrJo · suscìl6 fra 1orQ u.na. pol••n1il'.ft,, d,(' r:1.g-giumm li culr:tl!l(.– dell'asp1·e:1..r.a nel JSS 4. (' t1111tù l"nniki:r.1n. l1~ n11tnH·•rn1a. Ptr6 hel 18S9, a Parigi dove i dw-- a_ll01·;1 ~1. tro.,:avan:-, Amilcare Cipriani (che in quegli amn :.t~l~nva, al mov1-. mento anarchico) volle p' riusci 1.1. ntppac1f1c:.\rh. 1:'~ :pero un r~ppaclflcamento 1mrarnente formale ç sup~rr1cmle, ccmc si comprende anche dal tono c1c,1a:. .1ette1·a sopra riproclotta. Ricordiamo il dovere di aiuta1·e , lei. ·vittime po'ftitiche! Ragioni di spazio c'iinpediscon.o di rip1·od1wre appelli, cii'colai·i, resoct>nti, ecc. che appaiono in altri periodici, dif f1r..sifm compa– gni ancor pi{i della' nosti·(IJrivista; ina ci6 é. un<1 ragi01te cli pi{i pei· noi cli ra.ccomandare a,, let– to1·i ii conipiniento alacre e solerte del s~•-~ i?npegno della solid aff'ieta , dovut~ ~a tutti a, cacl1//i nella lotta ed al.le lo1·0fami,g_lie.

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