Studi Sociali - anno VI - n. 37 - 16 gennaio 1935

traverso cui ruomo possa alfine diventare sul serio il fratello e l'amico dell'uomo. Altrimenti tutto continuera come prima. e peggio cli prima. LUDOVWO S('HJ,OSSEH. Ancora dell ' Individualismo Diccru1110 ne:l numero passalo ehl· l'armonismo - la fede in una legge nalurale in rorza dr-lla quah' tutto lo tose s·arcomoderchbcro da loro .;.tesse Pl'!. il meglio - stava in fondu ùellc i ll'e de~li iudh·!• dualisti, e solo 11ote•·a conciliare il loro .Ic:iitlcri:.> c·aldo o sincero del bene di tutti col loro idealo di una socielfl in cni ciascnno gode..;se liberttl ass~luta s<:nza bh;og110 di :-;trin.~Pr patti e di \'(•nire a tra11:;a– ziono ,·011 gli altri. A dir vero. u11 rondo di armonismo, o vo111e po– trelJbo a!Lriment.i dirRi, fatalismo ottimista, lo 5i_ ri– trova in ,quasi tutti gli anarchici r forf-lc iu tutli t soc.,ialisti moderni delle più divPI'.H! i;cnolc. Ciò di• 1pende cla varie ed opposte cau ;~: 1111 p6 la :;opravvi– venza delle idee religiose secon.lo le quali il mondo era stato creato ed ordinato 1>er il bene degli uomini: un pò l'influenza degli economisti che tentarono di giustificare con una pretesa armonia di interessi i privilegi della borghesia; un p6 il favore quasi e· :-sclusivo iu cui eran venute le 6cienze naturali; e Jloi il desi 1 derio di far le cose helle e facili a ecopco) di propaganda, e- la comoditil. di saltare a pié pari lu ctirfi(oltlt senza darsi la pena di affrontarle f' risolverlt'. E gli individualisti non ha11110 che la ('O!– lJB, o il merito, di .aver tirale le eo11seg11enze lo• giche dell'errore di tlllti. Ma l'avere errato pili. o meno tutti non é un;\ ragion~ per 1,erseverare nell'errore. 1La cosidetta ar• moniu clic esiste nella natura non significa che que• s10: tm un fatto e:;istc, '''Uol dire che si sono veri– ficate lo condizioni necessarie e :mtficienti alla sua esistenza. Ma la natura non ha finalità o. in tulti i casi. non ha le finalit:i umane: per es-sa la morte. i dolori. le stragi degli esseri vivi sono indifferenti ~~ . re--ctcTn.c cl·h sua ,;armonia'~. J fatto che il ~,1llo mangia il topo é uu (atto naturale e quindi 1>erfettamente in armonia c:oJl'orcli11e CO· ~mico: rna. sr 1,otessjmo interrogare I topi, trove– remmo !'orse che quesfarmonia é per loro ec·ce~;siva• meintc stonata. E' legge naturale che gli e~iseri vivi dehhono nn• trirsi r che quindi il numero e la !'.orza <lPi viventi é limitala dalla quantita cli alimenli adatti pPr cia– .!S<'1111:1 specie; ma la natura mantiene il limite, in• dHCrrrntementc. e-olle stragi. le morti cli rame. le degenerazioni. lt~ gli esempi t:ii potrebbero moltipli– c·arf' all'infinito. Carlo Fourier, per dire di quanlo la natura é ,)1pcriore all'arte si sen·e di un Gurio:;o paragone clivenuto classico a forza di esser ripetuto. "Mettete in un vnso tanti sassolini di vario C'Oiore, agitateli, poi versatrli sopra un tavolo ed avrete una comibi• nazionr di C'0lori co6i bella che 11e~-1sunpittore sa· 1·ehbe l'iuscito a trovarla" ·1•; pu6 anC'he cla!'si .. Ma una madonna del Tiziano non l'avrete di certo: ·non aYrete queJlo che vorreste ,•oi. fc..J8:;eanche 1rn~1 <·osa brutta: e questo é l'es:;enziale. La veTilà é che ,questa legge mi.-;teriosa per la t1nale la natura. provvidenza hPnrfir·a. dovrebbe ac~ c·omodar le cose a gra-do degli nomini, é un as:mrdo d1e é contraddetto da tutti i ratti e non resiste un momento all'esame. Si pu6 ancora conce-pire il fata· Ji:;;mo, per quanto esso c·ontraùdica a tutti i mo• vPnti chr ci fanno agire: ma il fatalismo ottimista. un fato intelligente che si sia preoecupato della felicità delle generazioni umane, é una t·o:n., addi• rittura inconcepibile! l~ ncrch{• mai ciuesla legge tli armonia avre,bh-2- aspellato tante miriadi di secoli, per entrare poi in azlont.1. nro'J)rio quando noi avremo proclamala rauar– chia? Lo Stato e la Proprietf.l individuale sono ('erta– mentc la cau5a oggi dei più gru Yi antngonh3mi so• riali; nw ciuellP istituzioni non possono essere stat!" prodottf>. da una miracolosa sospensione de1le leggi di natura, e bi~;ogna che sieno reffetto di antàgo– nismi preeaistenti. Distrutte, si riprodurrebbero\ :,e g-Ji uomini non provvedessero a comporre altrime,nti quri conflitti chP gift le produssero una volta. E! conflitti di interessi P di passioni c:;i::-itono ed esisteranno sempre; poirhé. anch(') tiC si poteasero eliminare quelli esistenti, n.l punto da conseguire l'accordo automatico fra gli uomini. altri se ne 1>resenterebbero ad ogni nuova idea ('iH' germoc;-1iaRsC" STlilll SOt'L\Ll in tlll cervc:llo nmnuo. Infatti. come mai si pu6 )m• nia~inare che ul 1n·od11rsi in nn nomo di un nuovo rle~i'tleriu. i eervrlli df'gli altri nomini arl>biano a. modificarsi imn1c-diatomcute ed in modo da disporli atl acco.;.;-liere favorevolmente ·quel dooiderio? Com& t rNlerc che o~ni nuova idoa sia .subito accolta da. tutti? !E garan poi ~iuxte tutte le i•dee nuove? Spro• pcsiti 11011 se Il(' [an\11110 più'! Oppure :;i immagirnt che J'ambil•11tr divcntcrù talmente uniforme da sop– primere o~ni cliflerenza iniziale fra ~li uomini e far ~:i che tutti si svilt11>peranno sincronicamente t·Jn rnatematica eg-uaglianza "! E aneora. hi~ogncrehbe :•wmpre che ,que:ila uniror· mit(1 di morte fo-,;.se ro1>cra voluta degli uomini. poiché la natura ahhanclonata a sé stessa produce sempre nuove varirtt·1 ! :--1on bisogna c:011te111arsi di vane parole. Quando si dice- che ';la lihrrt:'i dell'11110 non trova il limite ma il complemonlo nella lihf'rfà degli altri" :;i e• sprime in l'orma ai't:c-rnn-1tivt1 1111 ideale sublime. il più perfetto tor:rn che possa a.s,3egnan;i a.ll· evoln– zione :- :oda.le : ma se si intende afl'ermare un fallo positivo. attuale. o che sarebbe attuato col 3010 di• struggere )e istituzioni presenti, si scambia Gempli– cemente la rcalt{1 obbiettiva con le conc~zioni ideali del no~tro cervello. L:,sciaudo da parte l"oppresaionP che sopportiamo come proletari e come governati. quantC' mai co!-ie a,'l'emmo voglia cli fare. e non ie l 'accia.mo per non di!:;piacere o non incomodare j!.ii altri! Possiamo astenerci volontariamente ed aucllf' trov8re del piacere nel "3acrificarci alla conmnit,·1; ma .saremmo più contenti se A"lialtri a.,•es.;oro g'l1St i e hiso~ni divc·rsi che ci permettessero di fare qncllr. che \'OtTrlll mo Ca r noi: e ciò prova che la nostra lihcrl:'t moli.e o molte volte trova bene un limite nelh1 liberti', clc~li nltri. 1 1: 11011 intendiamo 1 >arln.re :;ottanta di ''gusti P fantasie" rispettabili certo. •nrn secondarii. l conflitti '3i proch1co110 naturalmente anche nella so•listazionÌ1 dei biso~ni es;;cnziali. f> spetta agli uomini -di eli· minarli o comnorli per il maggior bene cli tutti. Uno 1rn6 a,,er voglia o ùiRo~no cli mangiare un cibo chr– non si 1rnl1 nverr :-.e non privandone un altro. di occ.u1>arc un posto che 6 già occupato da un altro. ccc .. ree. Si potrù J}rovveclere perché ogni speciP di cibo P08Su C.'_sserme8Sa a <li.aposizione cli tutti. --,rorctr&-o~lliiiiO (IO\! tld .LCCDiiiOddi,,l- iihl provvedere. Diro c-lte naturalmente. He11za patti. si produrn'i proprio Qnclln l'Où:1 C'hr (' cle:;iclerata ed i luoghi 8\ trovcn111110 proni.i co111euno li dcsicler,1. si~ni[iea pre-• para rei 11isilln-:;ioni tr1Tiblli; significa in pratica ri" nunzlnre a fare, o quincli mettersi in posizione da dover suhirf' quello c·he faranno gli altri. Co2i é rl,\1 l:\\·oro in ~enere. Si dice che tutti lavoreranno J}rn:hé- il lavoro é esercizio igienico. e bisogno orJ.,:"anieo cli C":-1plican~ le 1>roprie facolt(1: erl é vero. ::\la qnC'llo C'l1r 11011 é vero si é che questo bisogno rli Pwreizin l'orris1>01icleni. esattamente al bi– sogno di prodolti dte lwnno gli uomini. e 5i adatterà spontanearnent<' allf> c·on11i:doni imposte dallo ::;tru• mento di prod11zio11t~. Se ognuno fosse convinto che fac~ndo QUC'l c·hr tnP~lio gli aggrada, fa tutto quell;) che deve perc-h·é i ullo anllr{t bene io stesso, cerla– ·mente mo.!ti lavori nece-ssari non sarebbero fatti per• ché non aggrndnno a 11es-suno, e molti altri non -;i potrebbero rarr prn:hé per farli é necessario CÌl'"' nn crl'to •numrro lii uomini si accordino e 1·ispeltino gli accordi prrsi. E' vero C'lw l;1 trrn1 può 11u:lrire abbondantementE• j suoi ahitanti <' c-lw i! lavoro 1rn6 organizzarsi iu modo <·hc Ria nn pia<'ere. o. alla peggio. un lieve sforzo el1C> tulli farc>bbero volentieri: ma bisogna organizzarlo. Creden" rhe, lavoran:lo ognuno a caao. quando gli pare>, come gli pare. senza tener conto cli quPllo ('hC' ranno gli altri e senza coordinare e ,_;;ubordinan" l'attivité', 1>ropri.i n quella collettiva. f.;i dPbba poi lrovarf' che alla fin dell"anno si é prodotto tanto grano e tante macchine, tante scarpe e tanti cal'ciofi quanti 11P occorrono per $0::ldisfare ai clesi• rleri di l.ulli. r collie rimettersi nelle imani cli Dio. lu ronclu:.;ionr: J'uorno ha bi:;ogno di Yivere j11 soci12l(1 <' JHr \"ivc-rvi ha bisogno cli a:--corclarai col! gli n!I ri 11r"11i11i P c-oopPrare con loro. O questa coo· pen1zio111' ~:1r:'t ra~~in11t~1 volontariamente. per li· he-ri p:ll I i. P :-:ani a vnntag~io cli tutti: o 5ara Ta~· giunta P"'r [orza. prr rimposizionc cli alcuni. e sarà sfrnttaln a 11rofitto particolare cli coloro che l'a• ,-r:n1110 imposta. La c:001>erazione libera, volontaria. a beneficio di lulli 6 L-\narc·hia; la cooperazione forzata. a bene• ficio principale cli cc-rtP dato e-lassi é il regime auto- rit.i:·'o. ERRICO MALATESTA. (Dal numero unico "L'Agitatore" di Ancona, - che sostitui, per un arresto del gerente del giornale, il n. 7 de "L'Agitazione .. - del 25 aprile 1897.) 1 Au_chP ci_ue.it'arlicolo. conw il l)l'Ccedeute cui fa seguito (ripubblicato nel nume1·0 scorso di "Studi ~ociali'') apparve_ la prima volln tiCllZa l'il'nu.1 1 come, (,?~" de\111 redazione. l due artko!i. - rii;t.ampati p111 voli e e tradotti j11 varh• linguù, - cosi ituiscono tt~Jo <lei più in~portanti scritli cli Malatesta, Il c1uale v_1Pspo11P,•a. rlll da cir1·a 40 anni fa, la sua couce– z1011P ,·?lo1_1tari.;ta clell'anurchi.rnw. E.;si si colleg-auo 1101 J>er10d1co anconetano con una serie cli tre arti– <·(:li ,_..;_ull'o1·ga·nizzazione. 1rnbblicutivi nei numeri ;.;e• ~111•1111. - <..hù <lllf'hc 11oi riprodurrC'mo prossima• mente. Totalitarismo o Sperimentalismo? Lo :;viluppo del pensiero e ciel movimenlo delf(:t· 11:1rchis1110.attraverso la sua inòessante elabora;,iouc e revisione, che in que-sti ultimi cloccnni s"é fal'ta sempre più pratica e aderente alla .realtà sociale, lta ·n~esso in luce un e<iuivoco una -volta invi;:iibile e tl'U$CUral>ile. quando gli avvenimenti non ne ave,. vano {\ncora pro,·ocata la discus.-;ione. ma che oggi risalta e,•idente ed esige un radicale chiarimento p~r pcter proGedere con passo piti. s1>edito verso realfz. zazioni veramente anarchiche. L'anarchismo é sceso in campo contro il mondo au· toritario e borghese. lleganclolo in pieno, totalmente, su tutti i campi dell'economia, della politica e della morale. Pel'6 v'é nna clelie sue negazioni ch·é la :ma. carntteristica ed ha determinato, ormai 6 un secoJo, l'adozione del suo nome: la negazio11[.) dello Stato, cioé di ogni governo violento dell'uomo sull'uomo. CIO che rlOpratutto gli anarchici criticRno nello Sta• to. subilo t101>0 la sua .formazione Yiolenta e coerci• lin1. é la centralizzazione che rende da un lato pill cieca e liberticida la violenza. stata.le. e dall'altro latu si traduce in un sempre maggiore ~perpero lli energid e ricGhezze sociali. Quindi, quando dal campG della nee:azione si passa,·a a quello cte11·arfermazion°' ci6 che sooratutto gli anarchici affermarono fu J·/ niziativa libera in tutti i campi, non esclu-ao ree-<" nomico, e Ja sua organizzazione sempre più e;;tesa sulla base della solidarieta e del mutuo accord" volontar10. In ci6 era logicame11te implicita l'es::.lusione di ogni asso1nti,~:mo e tot~ditarismo in materia di m·• ganizzazione sociale ed economica. ~· ovvio che, quanto più si va clall"individuo ad aggruppame1tt: sociali più vasti, man mano che questi aggruppa• menti si allargano e organizzano i loro rapporti :m più vasta acala .. !"infinita molteplicità delle ten– denze. attitudini. capacita. meutalitfi. e bisogni uman: d'etermina una varietà sempre maggiore delle fun– zioni e dei modi e sistemi cli e;,;plicarle. Allora ra– clozione di un qualsiasi sL:;tema ;'unito" cl'organiz• z:lzicne sociale. politico. economico. od altro, per quanto perfetto lo si possa immaginare. t~i Tende impossihile, o per lo meno inconcilial>ile con la lfbert:-\. cioé con la negazione dello Stato. Infatti, se un sistema unico p116 e:;sere pos::,ibile, p:·et'eribile o indispen·aabiie, sulla lxt~e del libero acC'OJ ~10, localmente, o in aggruppamenti limitati, o in singole organizzazioni omogenee-. appena lo si YOglia estendere a territori più va:;Li o in una phi larga cerchia cli rapporti sociali. non potrebbe es· sere applicato che per forza e con l'intervento dello Stato. Ed anche in questo caso, dal punto cli vista cle!l'utilità sociale, non solo ucciderebbe la libertà. ma ri-3ulterebbe pili che mai deficiente ed antiec·o– nomico. Questi concetti erano in certo mo:lo sottintesi fin dai primi tempi dell'anarchi:;mo. 111 Proudhon, in Balrnnin. negli scrittori libertari della prima Inter• uazionale, si cercherebbe i1nano alcunché .Ji con• dliabile con l'idea di un sistema totalitario. Ben• ('hé, a :111anto mi sem1bra, rargomento non sia :;lato t_rattato t'ino ad ora esplicitamente e nei termini <'Onte si pone oggi. tutto l'indirizzo del pan\.:ilero anarchico f' stato sempre. rin da allora, in sew;.o cliamellalmente opposto a ~1ualsia::;i solur.ione totali• :aria del problema sociale. Rlkunin e i primi internazionalisti. infatti. re– i-q.ingevano il c:omunismo. preferivano dir.ii sociali• sti ecl ac('etlavano il colletlivismo. - benché nel senso preciso e strettamente economie-o della ror· mula essi non fossero punto antiC'omunisti. - non ,c;oltanto per avversione al comunismo statale le– clesco. ma anche perché vedevano nel comuni:rn10 un sistema troppo chiuso ecl esc·lusivo (troppo 1 ·to· talitario•·. clil'emmo ora). 'Nella loro t·oneezione il collettiviHmo aveva uu senso pili largo. più simile

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