Studi Sociali - anno V - n. 31 - 23 giugno 1934

ANNO V AIJRONA![EN'fl: l'er ,·euti◄t11nU.ro numeri Per do41i<·i numeri $ 2.– " 1.2;; (-All'estero lo stesso prezzo, equivalente in mone– ta degli Stati Uniti a due dollari p~r 24 numeri ed un dollfl.ro e 25 cent. per 12 numeri.) SOMMARIO O·u,<'rra. 1 l-'asc~,n,-0 (LulGI FABBHl). (Ju,~etÙlll•Ì di te,,/ ti:ca ( ERRI CO }\[AI,ATES'!'A)' li Corp01· aJivi:s1nofasci.si a, i/.alù1110 (T1Cf'E ]<'An– Hm). Sp-ui;t-i critici e polc, ni.ci (CA'l'fl,Il\"A). lfropotkin, Ma. la.te. ,ta rd il Congresso 1·11-t. Soc. Ui,·. di l,ondra del 1881 (MAX Nt:TTLAU). Program11w, e Organizwzinnc dcll'Associa.zio·11e fnterna.zi111w/.,• dri la1·ora.lori (B11m0u ~•IAI,,1- TESTA) Bibliog;-afi.a ( < 'ATILl'-A). J,ibri r1:Nr11/i in d,0110. 6uerra e Fascisn10 Lo stretto rapporto che v'é fra i due ter– mini é eosi evidente, che non ha bisogno di. dimostrazione, Allo stato dei fatti, é noto che. i itegiml fascisti stanno febbril– rne'nte, in--dm primo gior1w 'ùi•lla loro esi, sr.e11za,preparando e provocando la guerra. moralmente e materialmente all'interno dei loro paesi, ed all'estero coi loro rii:attatori maneggi diplomatici. A volte, del resto, lo c>onfessano cinicamente, pur alternando per opportunismo, cti tanto in tanto, le loro spacconate bclligere con ipocrite quanto eontradditorie dichiarazioni pacifistiche. Tutto questo, pero, non diminuisce le gravissime responsabilita <lei regimi sedi– centi democratici circa la situazione inter– nazionale attuale sempre più minacciosa, Pu6 darsi (ma non é affatto sicuro) che essi oggi non vogliano la guerra, o la te– mano pil'l dei regimi fascisti; per6 ci6 Ili deve a ragioni d'interesse del tutto con– tingente, che non riguardano il passato, né impegnano l'avven.ire. Nel passato essi contribuirono grandemente, come gli altri e quakuno piu degli altri, a preparare ele– menti di guerra e a determinare i~ sorgere del fascismo; ed- oggi anche essi vanno ac– cumulando materiale incendiario rhe, sia pure in un futuro un p6 piu lontano, é por– tato fatalmente a scatenare la guerra. Che quelli degli imperialismi, usciti vin– citori dalla guerra ultima desideri'lo meno. dei vinti una nuova guerra, é naturale. Essi si sono bene impinguati, e vogliono· godersi in pace il loro bottino, almeno per un p6 di tempo, finché duri la digestion0 e non sorga la possibilita <li un bottino piu pin– gue ancora. Questa é la ragione vera del loro transitorio pacifismo, - ma pacifismo armato fino ai denti, - e non la democra– zia, del resto ridotta ai minimi termini, dei loro ordinamenti interni. Ed il loro egoi– smo conservatore, mentre determina il fu– rore fascista degli imperialismi avversi, tende a maturare il pericolo fascista anche nPl proprio seno. Cosi, il fasdsmo degli imperialismi rima– fii sc<:mfitti dalla ~uerra o meno sodisfatti trova una qualche spiegazione nel loro ap– petito deluso o poco appagato: e che esso t.enda maggiormente alla guerra é altret-– tanto naturale del sedicente pacifismo degli altri, come é naturale che un lottatore viuto MONTEVIDEO, 23 GIUGNO 1934 N• 31 • • • I RI\IIST A DI LIRfRO ESAME Per la redazione e l'Amministrazione ri– volgersi a: LUIGI }'Amnn, rivista "St.mli Soci11li'' l'11silla 4le Correo 141 }fON'J'EVHrno (Uruguay) pensi alla rivincita, Ma il fascismo é solo in parte e fino a un certo punto la causa della guerra, poiché egli stesso é un deri– vato di guerra. una conseguenza dell'impe– rialismo e del capitalismo, lo sviluppo lo– gico dello statalismo. Solo che, sviluppatosi fino a diventare una forza autonoma e vo– litiva, anch'egli a sua volta da effetto é divenuto causa, o una delle cause piu forti della guena; eò. oggi é l'agente attivo di guerra più pericoloso, Non bisogna dimenticare questa stretta relazione che c'é fra capitalismo e s·tata– lismo, e quindi fra capitalismo e fascismo, anche nella preparazione della guerra, co– me bisogna tener presente di continuo che, se il faseismo conduce alla guerra, é ]a gu~rra che ci ha condotti al fascismo. Que– sto specialmente debbono rammentare certi antifascisti, anco1· pochi per fortuna, ma elle non accennano a diminuire, i quali da un eccesso di pessimismo e di sfiducia iu sé e negli altri, sono spinti a veò.ere nella guerra una via d'uscita, un'occasione di li– berarsi il.alle spire mostruose del fa,sdsmo. Terribile illusione! terribile, perché <.la un lato predispone all'aspettazione fatali– stica e all'accettazione passiva della guer– ra, e dall'allro addormenta o diminuisce le forze di resistenza che sole potrebbero im– pedire la guerra e vincere il fascismo, Ter– ribile, per la disillusione immancatile, tri– ste di tutte le spaventose conseguenze di qualsiasi guerra, prim_a fra tutte quella del generalizzarsi ancor più e giganteggiare del fascismo. Che se ,:J probabile che dalla guer– ra resti schiantato il fascismo di casa no– stra, quello attuale, - ma purtroppo é pos– sibile anche l'opposto, - é invece piu che sicuro che come fenomeno generale, euro– peo o mondiale, il fascismo ne sara avvan– taggiato. li militarismo trionfante gli dar:i vita, nei paesi vincitori, anche dove prima non c'era; e nei paesi vinti abbattera un fascismo semplicemente per wstitt,irgliene un altro. Naturalmente, le forze popolari rivolu– zionarie faranno di tutto per salvare le ragioni dell'umanita, anche in mezzo ai saturnali di sangue e di morte, per cogliere cioé ogni occasione che si presenti di ab~ ]::attere il fascismo con tntti i suol complici e i suoi generatori, e di eliminare per sem– pre le principali cause eeonomiche e poli– tiche della guerra: statalismo e capitai i– smo. Ma la guerra rendera assai piu diffi– cile il loro compito, e le conseguenze nefaste di essa diminuiranno in Ol:,'Ilicaso il loro successo, e lo insidieranno coi peggiori pericoli di deviazione e di degenerazione, Per vincere piu sicuramente e più ;;omple– tamente, é prima della guerra e◄1 evitan– dola, non dopo, che deve scoppiare la rivo– luzione, che bisogna abbattere il fascismo, Bando alle illusioni, adunque; e non se– guiamo l'esempio, equivalente anche se op– posto, dei pacifisti e democratici di governo europei, che - forse appunto per:::hé sono assai meno democratici e pacifisti di quel che -dicono - p_er paura della guerra in– trigano coi regimi fascisti, li aiutano di armi e di danaro, violano anch'essi il di– ritto delle genti ad ogni pié sospinto, e cosi I lUYENHl'l'A: Pl'r ogni copi11 $ O.O:. (Negli altri paesi lo stesso prezzo, equivalente a cent. 5 di d::dlaro. - Sconto d'uso ai rivenditori.) non fanno <.:berendere la guerra più pros– sima e inevitabile. I popoli possono salvarsi e dal fascismo e dalla guerra con la propria azione diret– ta. la rivoluzione, Ma guai a loro se, per risparmiarsi lo sforzo faticoso ed il duro sacrificio che ogni rivoluzione richiede~ s;:petteranno salvezza o il minore dei mali dalla guerra o dal fascismo! Avranno sem– pre ed in ogni caso i peggiori dei r:1ali: lo sterminio, la fame, la schiavitù, LUIGI }'A11UJU. Ouestioni di tattica Bisogna fare della propaganda; bisogna far pene• trare le nostre ictee tra le masse; bisogna t:il)ingere gli operai a far da loro stessi i propri interesi:;i, aliontanarli dalla. politica e convincerli che non po– tranno emanciparsi che con respropriazionc e !"abo– lizione del potere politico; ed i cooperativisti non sono peggiori degli altri per lavorare, in mezzo a quelli a tale scopo. I! fotto é che noi non ci conteutiamo punto ciel godimento aristocratico di cono:-;t:t:•re o credere di conoscere la verita. Noi vogliamo la rivoluzione rat~ ta d.1.l popolo e per il popolo. Pensiamo che uirn, rivoluzione fatta da un partito senza la 1:)artecipa• •dona delle masse, anche se fosse possibile O!'.;'gi non condurrebbe che alla dominazione di quel partito: e d6 non sarebbe affatto la rivoluzione anarchie~. Noi vogliamo a.dunque, per quanto é possi,bilo al• t.ualmente, conquistare le masse alle nostro i:Jee, o per questo occorre che stiamo di continuo tra. le ma.sse, che lottiamo e soffriamo con loro e, per loro. Quam'lo non so qual compagno Ila detto ne!lll "Tribuna dell'Operaio" (l) cbe bisogna eutrare nello associazion.j oper;. i.ie e che nelle località dove non ne es·istono bisogna crearne per diffondervi poi le nostre idee, non ha. detto che una veritft. di BeHso comune - quasi una banalita. Se vogliamo rag.grul)• pare i la.V0J'i!tori, che non sono anarchici, per avero il mezzo di rar loro la propaganda, é evidente che non po.5siamo aspettare che siano diventati anar– chici prima di organizzarli. Poma.U (2) trova cho non sf é visto mai degli anarchici s:pingersi tanto in 1a. J'.o dico invece che, da venti anni, fin dai tempi dell'Internazionale, noi ·non abbiamo inal pen– sato, né parlato dlversam<inte, E se vi sono stati dei period·I nel quali noi ci siamo trovati lontani dall~ mas:ie e abbiamo laaciato il cll.mpo libero ai legalitari, ci6 si deve a ca.use molteplici e sopra– tutto alle persecuzioni' <lei governi che di tanto in tanto ci han posti ruori combattimento, ma non é stato mai di nostra volontà deliberata. Al contrario, quei periodi sono stati sempre da noi considerati <.:ome S<:onfitte, di t:ui bisognava prendere la rivin• cita. · Ci si comprenda bene. Nei gruppi anarchici. dove ttoi coordiniamo le nostre forze e ci mettiamo -<l'ac· cordo sul modo di rendere pili efficaci i nostri sforzi. non vogliamo che degli anarchici che siano iu armonia d'idee e di sentimenti con noi. e non restare aggruppati che fino a quanùo <lura tale armoni:i. Ma fuori dei nostri gruppi, quando si tratta di t'nrB della proJla.ganda e di m·ol'ittarf.! dei rnovi• (I) "La Tribuna dell'Ol}eraio", <.li Firenze . Prato, periodico anarebico del tempo. - N. della H. (2) Il Pornati, anarchico che in corrispondenze dal• l'ltali:i. aveva attaccato ne "La Révolte" Malatesta e Merlino da 1111 punto di vi:!ta a.ntiorganizzatore. - N, della R. / I I

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