Studi Sociali - anno V - n. 31 - 23 giugno 1934

2 menti popolari, noi cerchiamo di fiecan i dapt'rlutlo e ci serviamo di tutti i me-1,zi che servono a unire le- masse, a educarle alla. rivolta, a darci roccasione d1 predicare il .socialismo e ranarchia. Jnlenc.lo dire, d6 s'intende, tutti i mezzi che non sono contnil'i .allo scopo che ci siam propm;Lo: - cosi, tler 1;:;e-m– pio, 11011 potremmo mescolarci ad aggruppazioui poli– tic:;he o religiose, se non per combalterle e c<•rran• di 6Cioglierle; ma noi possiamo e dobhiamo 8cm1J1·0 cercare di organizzare lo masse per la resi:.;tenza. <.:ontro il capitale e coutro jJ govcn10. 1,; don'- non 1.òsse possibile altra co:;a, ctovP la ratica ris:a.~1rn le masse 11ell'isolan1ieulo e 11cll';.1hbruti111ento, ran•111- mo bene, in manc.:auza di meglio, a ricorrere :111clw alle società di ballo e di musit:a, 1>cr iniziare, i ~io– vani alla vita sociale e lrovar uu11ti11i <·tii p;1rbrc. Non ,sapremmo certo 11oi i11cori.1g-~i.1r'-:' l'illu:;ionc •di coloro che c_redono emanciparsi con le coopera– tive e gli scioperi; ma dobbiamo ~ l:1rp, in mr:zzo a loro se vogliamo trar vrofitto JH. i· Il· 110Hn• hlro dalle disillusioni dei cooperatori, o co111ouu,•n· la lru·o teuclenza a imborghesire, P- se ,·oglillnio romt'-11- taro quel germe di rivolta che si trova in ogni sciopero. Noi ere-diamo che. l'accorcio, l'associa;-;ione, l'o1·g.1- ~1izzazioue é la legge della vita e il segreto della forza - oggi come dopo la rivoluzione. Vogliamo per ci6 organizzarci noi stessi il meglio 1>0Sriibi:c con colol'o che pensano come noi. Ma vogliamo a.11- che che si organizzino le ma~e, 11uantfl pill m,rn~,e possibile, come deve volerlo chiunque nou cerca nella rivoluzione uno scopo di dominazione perso– nale o cli 1iartlto. Dopo tutto. il domani non pu6 essere che lo :;ri– !uppo dell'oggi; - e hiaogna bene, se si vuol trion– fttre domani, l>I'eparare oggi gli elementi della ,·it· toria. Ora, che i le~alitari dicano, quando predichiamo l'organizzazione, elle noi non siamo anarchici. é cosa senza importanza. Essi fanno come i borghesi. che dopo aver eletto, e forse cre<luto, che gli anar– chici sono dei selvaggi e dei bruti, quando poi si trovano in presenza di un anarchico autentico, cioé d·un uomo cli cuore e di buon senso, gridano: "Ma ,questi non é un anarchico''. Sono due o tre anni che i legalitari italiani, copiando quelli tedeschi, si misero a dire che gli aq_archici no.n sono che dei liberisti borghesi che 1·i.spettano la proprteta indi– viduale, la concorrenza commerciale, ecc. Quando noi rispondemmo che gli anarchici sono i nemici pill accaniti e pili. logici dell'individualismo bor– ghese e sono .quindi i soli sociall:;li veri. ci ~i replic6 che allora non eravamo anarchici! Che YO– lete rare.i? Del 1·esto le idee che io espongo 'non sono sof– tn nto mie Personali. Al contrario. Es<::e -:;0110 le idee della grande maggioranza degli anarchici (Pomà.li stesso ne conviene quando ne 'deplora i "lamentevoE effetti·' jn Italia sopràtutto eil in Spagna.) e. sé non 1'r.'inganno1 rappresentano 1a ten:lenza dbminante anche nella redazione della Révolte. E ci voleva tutta la stizza contro qualche ·persona che banno terti ."nemici clel persona1H,mo". per attribuire i-1 pochi individui ci6 che é una delle gt•ancli correnti rlel movimento anaTchico. Ah! si .potrebbe ben ripètere· loro 11 monito: Gua– ritevi degli' -individ-uf. Vostt'o •e ·dell'anarchia ERR·ICO MALA.TESTA. (T~a·Jo~~·•_da. "La R_évolte" di Parigi, - anno VI - n. ;i, d~I_ J.• ,11_7 ottobre 1892.) Not~ d·ell.a Redazione. - Questo articÒlo face.va in t>rlgiue· parte di uno scritto polemico 'pii•1 diffutio di carattere piuttostO· perso1fale. La redazione de "La Révolte'' stacc6 ,questa ;parte dal 1·e3to. preiando Malatesta di .svilupp_arvi. l'e::-;posizioi1e di prin-cipii. La 8tessa redazione. 1ioi. rece seguire al JUITipor– tato articolo di Malatesta. nello stesso numero -del giornale (ed in .altri successivi che- noi non ab– biamo) una lunga discussione. Ricordiamo il dovere cli aùita.re le vittime 7,olitiche! Ragioni di .~pazio c'impeclicono di l'iprod 111Te appelli, circolai·i, 1·esoconti, ecc. che appaiono in altri periodici, diff1tsi fra. compa.– gni ancor pii, della nosti-a.rivista; ma ci{S é mia ,·agione di più per noi di raccomanda.re mi let– to1·i i/, compimento alacre e solerte del sac•·o ·impegno cleUa, solùlarictà, lloviit1i da f-u.tfi ai e<ulii-ti11ellalotta, ed alle loro famigl·ie. Comitatn Nazionale Anarchico pro ·vittime politicht-. - Rivalge1·si a: V. P. JEAN RE– BEYRON. boite postale 21, Bureau 14, P A– RIS ·14 (Francia). STUDI SOVIAU Il Corporativismo Fascista Italiano (Continuazione e fine; vedi numeri 29 e 30) ")fon essendoci tempo sufficiente in questi mesi per la <:1:razio11e dei nuo,ri Istituti con>0rativì, la nnova C'HmC'ra sar;i eletta con lo ste:;so ~di~tema del 1929. K 1rnrfctta1~1e11te comt)l'ensihilc che più in– nauzi il Com;igUo nazionale delle Corpor:~zio11i ~o:;ti– tuisca. in tutto la Camera. uttuah•, chP 11011 t:i (, piae:iuta mai. Q,ucst.a <·nmcra <.; ;.inac·ronistira. e– stranea alla nostra me11talit}1 e alla nostra paf3:.:sio•1e di fascisti ... presup])one un mondo giù demolito ... 1·. Qu?sto Jlarole ~011 d<'l discorso rel''i.illto del 14 11.J– vembre 1933. Ci sar.·t chi }:i ric·o1~i ancora. in lt;i– Jia, dei discorsi in cui lVl_118soli11! c-.rnlwva la Cn– mcra col sistema. attunle-. ::-.or-ladalla riforma elctto– nlle fascis.ta ùel I928. COIIIC' l'e!:-IJ)l'l'l--SiOllO più p111·a dello Stato corporativo'? L:L l-toria del ('orpornti,·i– smo sla tuLia in queste co11tradizioni: é. 1111a i.:;tol·a di parole. ~el 1927: ''Abùiamo tl'P:1to lo Stato cor– porativo·1 Cl); e 11cl 1934: '·Stiamo 1wr c.:re,n•p J.1 Stato r,orporativo··. J1 1a g-ennaio 1934 "Mu1,solini. presPntundo jJ pro- . getto della legge cor})Orativa, illustra una volta an– corn in Senato la. ··nuont. r-couomia ... e in.3istP .;a qiaesl.o 1rnnlo: "}."economia corporativa rispet1a. :! principio della propriefft r1rivata ... Lo Stato iutrr– ~·ien(' solo quando l'economia. individuale 6 immft'.– cie11te ... ·· Lf\ aHermazioni anticapitalif.tc del 14 110- veml>re erano già passate in archivio. lHtautn '.i senu.tore De Vecchi. l'ispiratore del massacro di To• rino. clava questa chial'a e ic!Palista definizione d"!:lc corporazioni: ".La coq,otazio11e é la. pal'e soci:ilo ·101 regno del purissimo Rpirito ... Tra -discorsi esplicativi e apologetici fu u.pprovato alfi ne in gennaio (1934) il regolamento delle cor– porazioni. Come misura previa, erano stati de■ti­ tuiti i dirigenti sindacali Razza, Clavenzani, De Mar– sanich ed altri che, credendo d'lnterpetrars? le future tendenze di Mussolini e volendo disimpegnare più o meno approssimativamente la propria funzione di rappresentanti operai, avevano partecipato alle di· scussioni corporative dell'anno passato con le idee del cosidetto Ca.Erc1srno ùi sinistra. Qnes[a ;corrente, incoraggiata talvolta. benché .in forma amb1gi.ia, dal capo del Governo. servi durante alcuni mesi per !-!Onda.rfi l'opinione pubhlica nello stesso campo fa· ::,;cista e J>er fai· colpo sugli stranieri, C'lie finiscono col confondere un corporativismo con l'altro. le teo– rie con le leggi e queste con le realizzazioni pra– tiche. Come sempre, MustSolini getti:l. via i snoi strumenti dopo rssersene servito. 11 fascismo cli Hinist1:à aveva ra.ppr03entala la. sna parte nel 1933: ma nel 193-t i dirigenti delle tredici confederazioni appartengono tutti alla. tendenza tradizionale ed essenziale del fascismo. Tra essi c·é Pirelli, il pi\1 c()nservatore fra i grandi industriali italiani. Nel campo teorico e legislativ·o il re~olame-nto dello corporazio11i approvato in gennaio é runico documento che possa se1-vire cli base ad· nna defi– nizione del ~orporativismo fascista in queHto· mo– ri.1ent0-. Anzitutto le corporazioni 11011 sono più s~tt~· tòme nel progetto di Arias. O~ni Confederaziòno ·sIIlcta– calo comprende una. molteplieita cli éategorie che ora -son diohiarate autonome e forma.no distinte eorporazioni con le categorie corrisponòC'nli (lella Confederazione pi1rallela. Le Confederazio1-1l che, raggnippando. su vasta scala da ·un lato' gli onerai o dall'altro i datori <.li.lavoro, tenevano malgrél.~lo tutto un contegno claSsista, sono stn.te riclott.e acl · 1111 •<'Ompito secondar-io e quasi snpernuo. Malgrado l'esistenza puramente burocrati-ca. dei sindacitti, il concottO ste6!;0 di organizzazione ope1 :a.ia • sembra pericoloso. Si tratta cli oppoJTe alla sOlidarielU di clas,sp una soliclarieti'l tra padroni e operai di una si PS.8U Nttogoria. :\fon ~.;i pu6 n1isconoscere cife risorge qui i1 cir– colo rhiu~o delle corporazioni medioevali, ma con nitro spirito e in altre~ condizioni. Oggigiorno. con i <·c,111plic-alingl'anaggl di unu ·11a1.ionc moderna. la ùivh;io11c .. per categorie é una cot:1a naturale nt•lia C'las,H dei. datori cli laVOl'O, mentre é Hll C'Olltl'O· senso per gli operai, che hanno nell'unione l'unica garnnzia per la difesa dei propri interessì. La dif– ferenza essenziale tra lo antiche e le moderne cor- ( I.) Vedere il discorso alla Camera ciel 26 rnagg,o j '.>27 (Corri.ere della Sera del giorno dopo) e l'altro ,1-,1 10 marzo 19~9 nell'Aseemblea quinquenna'le del re:;ime (Corriere della Sera òcl 12 marzo 1929). porazioni é che queste ultime sono create dallo Stato e sono organi dello Stato. Ci6 :-;posta e cam– bia fonclamentalmente tutti i termini della que– ittione; -e n'On ~i conqH;endo come lo due co30 possano pof'taro lo stessO 11ome. ~elle corporazioni medioevali esistevano gerarchie interne e quelli che i,ossiedevano gli strumenti di pl'Oduzione opprime· vano gli altri. Nella nuova creazione italiana que• sta oppressione é legittimata dallo Stato cho con– trolla tutte le manifestazioni dellu vila e impedisce qualsiasi. ''evasione ... Per i grandi industriali e tenatenenti quesror– ganizzazione rappresenta la sicurezza di fronte alle incognite presentate dopo la g-uena dall'evolu.zione della classe operaia e s6pratutto dal caos ecòno• mico. Lo Stato forte crealo da O:iSi fa !tiparire da un lato il fantasma terribile dell'espropriazione ri– Yoluzionaria. e dall'altro sostiene col danaro di tutti lo imprese in perico_lo. J~ un giorno o l'altro, quando giunga lo .scioglimento che tutti preHentono. quando 1-, "crisi del sistema" sia più forte di tutti i pun– telli. gl'industriali 1>aseeranno con poca inquietu– dine dalla propria posizione attuale a quell:l di funzionari e<:onoìnici, di alti impiegati clello Stato. E' una menlalit8 che si sta diffondendo nella classe capitalista. Diceva !'on. Olivetti nell'assemhlea degll i11duslriali meccanici e metallurgici di Torino il 20 novembre del 1~33: "Gli industriali pensano: con– tinuiamo: quando la nostra impresa non potn'i pili resistere. chiederemo l'aiuto dello Stato. ro so bene che moltL industriali, in questi momenti di diffi– colta e di ostacoli, cambiarf'hbcro l·on pia.cere la loro situazione di capi d'imprc.;e con quella di sem– plici funzionari. direttori di case induatriali, senza. i' rischio dei fallimenti e con la sicurezza -O.i un appoggio esterno nei ca.si difficili•· (2). Per ora -Questi desideri sono individuali e quasi incoscienti. Per6 è inclnùita.bile che esiste in queeto n1omento la tendenza a passare da una fase di dominio capitalista ad un'altra di preponderanza burocratica attrave. una chiusa organizzar.ione statale. In Russia. <love il capitali,.rq_o esisteva aP· peua, a cas..ta...dé" b11w .. iona.-ri s01:ht da . tra· _, - cali ancora. vergini. Negli altri pae.<\i il fascismo, che comincia sempre con lo schiacciare la classe operaia. e impedire i suoi tentativi cli raC'coglicre l'ereclit<.'i c·apitalista, si concreta poi in un governo) assoluto/ che potra beniss-imo essere il veicolo per mezzo 1iel quale alla supremazia capitalista succ:cda la. supremazia burocratica. senza che per questo la– classe dominante odierna sia costretta ad abbando– nare la sua posizione preminente. Lo Stato sar~ il suo puntello. o, per meglio dire, la tilla sto.!--.:·m e~ spressione nel campo politico. domani come o~~i. .PPr questo il maggior poricolo nel [enomeno fi~~d– sta non é il suo carattere capitalista, bensi il suo aspetto statale, che si idontifica c·ol suo nspc-ltQ classista. (Il capitali~mo non é c)le una forma t1: 4 n.– sitoria della clas.~e sl'rullatrico; lo Stato é la sua cspres.sionE\ perrna n~nte) .. Da.I 1922 tutte le forze ciel fascismo tendono' alla formazione dello Stato forte. La nuova legge suHo corporazioni é un ~lto scalino della ])rogresitoiiva identificazione .ciel potere legislativo col potere eao– cutivo. c-he cOBtituisce il sLs.tema giuridico (il sola– yalutdto · all'estero) di ei6 cho é lu. realtà -italiu.nu dall? ma'rcia su· Roma in r,oi. Giù ora la Camera, emanazione indiretta del governo. non h;i altrn mi2~ sioùe che quella cli trasformare in le?;gi i dPcreti del ministero. &l é stata annun'cinta (Ome prossi– ma la morte del Parlamento. c-h~ .~a~:à : ~o.st :il 1 ~ 1.it, o dal Consiglio Nazionale delle Corpora_zioni. Xon si' pu6 an~iciJ)are nientP ùi sicuro s11 qu~ta riforma c~tituzionale . .Per6 il recenl~ rc~oh.tmrnto ci Permette di osservare l'islitn1o corporativo nel suo carattere attuale di suprema auloritù econo– mica. Le diverse corporazioni saranno c.Teato pflr decreto cli Mussolini (art. 1); i loro presidenti, pure nominati dal Duce, saranno membri del i;;OVerno o· funzionari del partito rascista (art. 2); i loro mem– bri saranno nominati dallo ris11ettive ~s-sociazioni di categoria, ma la nomina non san\ valida senza l'approvazione del capo del governo (art. 3). 1.,a corpo1;azione potrA dettare norme per lP. relazioni economiche e la disciplina unitaria clrlia produ– zione. Questo é il J)erno della riforma corporativa, secondo i fascisti. Per6 la corporazione puO eser- (2) "La 01·ganizzaz·ioue industriale'· (Bollettino òella Coni. Gen. Fascie.ta della" Industria Italiana). Citazione de "L'Operalo Italiano" Pari~i. l3 gen– naio 1934.

RkJQdWJsaXNoZXIy