Studi Sociali - anno V - n. 29 - 21 aprile 1934

ANNO V MONTEVIDEO, 21 APRILE 1934 bly 29 Studi Sociali RIVISTA DI LIBERO ESAME ABBONAMENTI: Per ventiquattro numeri Per dodici numeri (All'estero lo stesso prezzo, equivalente in mone- ta degli Stati Uniti a due dollari per 24 numeri ed un dollaro e 25 cent. per 12 numeri.) • Per la redazione e l'Amministrazione ri- volgersi a: LUIGI FABBRI, rivista "Studi Sociali" Casilla de Correo 141 • MONTEVIDEO (Uruguay) RIVENDITA: Per ogni copia $ -0.05 (Negli altri paesi lo stesso prezzo, equivalente a cent. 5 di dollaro. — Sconto d'uso ai rivenditori.) $ 2.— " 1.25 SO MM ARIO La Marcia 1 ha R, , (LUIGI FABBRI). Ancora Bisu a zio ( E Rico MALATEBTA). kiológia 'Guerra' (Huao Tasto): Il Corporazioninno fascista italiano (Luca FAB- BRI). Spanti critici e polemici (CATILINA). Krepotkin, Malatesta e il Congresso ml. Soc. Riv. di Londra .del 1881 '(MAX NETTLAu). Un progetto di riorganizzazione nate del 1884 (LA itEDAiio('à E. MALArEsTA). Cesare Agostinelli (L. F:). Bibliogra fio (CATILINA), LA MARCIA DELLA REAZIONE Malgrado ogni sforzo di serenità e di obiettività, non é certo con un senso di ottimismo che abbiamo assistito allo svol- gersi degli avvenimenti internazionali negli ultimi.4 o 5 mesi. Pochi anni conte questo abbiam visto iniziarsi sotto cosi cattivi au- spici. Speriamo che lungo il suo corso le cose canibino; Ma, per ora, per chi le guarda dal nostro punto di vista, alla luce della nostra passione di libertà e di giustizia, esse non sono davvero molto promettenti... Già fin dalla fine dell'anno scorso era stata soffocata nel sangue una sollevazione tentata dagli anarchici in Spagna il giorno 8 dicembre e seguenti. Benché il momento non fosse male scelto, mentre l'irritazione di tutte le forze popolari di sinistra era an- cora grande pel trionfo elettorale delle de- :atre nelle recenti elezioni politiche, 'e si poteva sperare che le prime coglierebbero con entusiasmo l'occasione di una rivincita sul terreno rivoluzionario dopo l'insuccesso su quello legale, gli anarchici furono la- sciati soli dalle grandi masse. Gl'insorti si batterono con grande corag- gio e spirito di sacrificio dovunque, l'insur- rezione si' estese per un raggio assai più vasto che in tentativi precedenti, non man- carono qua e là episodi simpatici, fortunati Od eroici; ma il governo, in specie per la mancata o insufficiente Sollevazione nella capitale e in quasi tutte le più grandi città e per aver conservato tutto intero 11 con- trollo delle sue forze armate, ebbe molto presto e facilmente il sopravvento. Risulta- to: centinaia di' morti o feriti, migliaia d'imprigionati, crescente soffocazione di libertà, imbaldanzimento delle correnti più retrive, accentuazione dell'indirizzo anti- proletario, clericaloide e• fascistofilo del governo centrale. Le vie della rivoluzione restano sempre aperte, questo é vero, per- ché le forze rivoluzionarie, e quelle anar- chiche più di tutte, restano sempre in piedi, conservando tutta la loro efficienza. Ma pel Momento é la reazione che trionfa in Spa- gna, — ed é questo un fatto non senza ripercussioni sensibili in Europa e qui nel- l'America latina. Ciò che qui 'avviene é ben noto: in tutti i paesi centro e sudamericani non si fa che scimiottare l'Europa in ciò che questa ha di peggiore, salvando soltanto, e non sem- pre, alcune apparenze esteriori. Vi sono nazioni dove da anni e anni lo stato d'as- sedio é in permanenza, o IO si toglie ogni tanto per rimetterlo poco dopo; nelle altre v'é lo stato 'd'assedio di fatto, anche se non di nome, e le cosidette garanzie costituzio- nali sancite dalle leggi é come se non esi- stessero. Il militarismo e la polizia sono onnipotenti, al di sopra delle leggi ed an- co, In certi luoghi, degli stessi poteri pub- blici. CI sono state recentemente le elezioni politiche nella Reptibblica Argentina, ma anche questo innocuo passatempo democra- tico dà ombra nelle sfere plutocratiche. Un personaggio influente nella politica e nel giornalismo di I3uenos Aires, che tempo addietro diceva che bisognerebbe cancellare perfino nei dizionari la parola "libertà", assicurava poco fa un nostro amico che le suddette elezioni sarebbero le ultime: "se mai, le prossime le faranno lo mitraglia- trici". Intanto la "civile" Europa continua a dare al mondo il più orribile esempio di ritorno al medio-evo. E' un vero furore pazzesco d'imbarbarimento, che agita strati non indifferenti della popolazione, anche di gran parte di questa che non ne avrebbe interesse e che a suo tempo dovrà pagare a caro prezzo l'odierno suo smarrimento. Ciò che si é visto da qualche anno in qua in Germania, finito come tutti sanno, co- mincia a delinearsi, ancora vagamente e da lontano, perfino In Francia. Non é ancora il fascismo tipico, — benché questo vi ab- bia già fatte le sue prime esplicite manife- stazioni, — ma qualche cosa che molto gli si avvicina e che in Ogni modo può consi- derarsene la preparazione o l'anticamera. Certo é che i tumulti del 6 e 7 febbraio u. a. in Parigi, finiti con una transazione dello Stato repubblicano e parlamentare che cedeva alle destre il potere sotto la solita maschera dell'unità nazionale, segnarono un notevole sbalzo In avanti della reazione. Ci si può consolare in vani modi, sia os- servando che i ministeri nuovo e vecchio non differivano molto, sia esaltando i moti successivi di protesta popolare e lo sciopero generale proletario, non certo privi di ai- gnificato. Ma, tirate le somme, resta il fatto concreto di una forte sterzata a destra della politica francese, che é venuta a rafforzare ancor più le correnti antiliberali e fasciste europee. Forse non manca una qualche re- lazione fra l'esito delle giornate parigine suddette e la decisione, freddamente e fe- rocemente attuata, del governo elenco-mi- litare austriaco— istigato e spinto alle reni dal. fascismo italiano — di rompere ogni Indugio per sbarazzarsi subito della sua , ti- Mida e accomodante opposizione social- democratica e permettere quindi alle caste plutocratiche di cui strumento di calcare senza pietà il tallone di ferro sul vinto proletariato. Il proletariato austriaco, però, non si é lasciato incatenare cosi docilmente, come si poteva prevedere dopo il triste spettacolo offerto dal proletariato germanico e data la precedente attitudine passiva dei propri ca- pi. Le quattro giornate, dal 12 al 1.6 feb- braio, di battaglia e dì resistenza di Vien- na socialista, la morte eroica di tanti mi- litanti, il sacrificio supremo della forca af- frontato da numerosi martiri, costituiscono un'epica pagina di storia, che non sarà mai più dimenticata. L'insurrezione austriaca ha salvato l'onore del socialismo europeo ed ha risollevate le speranze in un avvenire migliore, rivelando sempre viva nelle masse popolari una energia che si credeva spenta. La Comune viennese é stata schiacciata, e forse non poteva essere altrimenti, mentre le camicie nere e le camicie parde dei fa- sciami italiano e prussiano vigilavano ai confini, pronte a intervenire in aiuto del loro confratello d'Austria, se la classe ope- raia della piccola repubblica fosse riuscita a spezzare le sue catene. Ma v'é stata bat- taglia: questo é l'importante; una battaglia ohe ci ha dato la prova che non é impos- sibile battersi, e quindi non é impossibile vincere. Non perdiamo tempo a domandarci che figura ci fa, in questo interminabile dram- ma mondiale, -la democrazia che sta al go- verno ancora in alcuni paesi. Essa crede salvarsi diminuendo se stessa dovunque an- cora tiene il controllo della situazione, e cedendo al di fuori più che può alle tirati- nidi autocratiche delle altre nazioni. La repubblica austriaca fu bene una creazione degli Stati democratici che vinsero la guer- ra del 1914-18; ma questi 'ora la lasciano strozzare senza batter ciglio. E si può pre- vedere senza tema di sbagliare che essi la- sceranno tornare sui loro troni gli Hohen- zollern e gli Ausburgo, non appena ciò sarà permesso dalla rispettive situazioni inter- ne. Il fatto cosi visibile che la diplomazia delle democrazie statali é tenuta di continuo in scacco da quella, pur cosi zotica e scema, dei vari fasciami e se ne lascia tirar per il naso cosi facilmente, dimostra l'assoluta impotenza e incapacità della democrazia borghese a salvare se stessa. Forse perché essa stessa non ci tiene troppo ad esser salvata, visto Che per salvarsi dovrebbe ri- pudiare il capitalismo e cessare dall'essere borghese! La situazione non é rosea per tutti co- loro cui stanno a cuore le sorti del prole- tariato e della libertà. Ma bisogna non la- sciarsi abbattere dai rovesci, per quanto gravi e persistenti essi siano, poiché dessi non hanno nulla di ,fatale e d'inevitabile, ma sano nella maggior parte il risultato del cozzo delle volontà umane contrastanti, determinate in linea generale da contra- stanti interessi, a formare le quali però contribuiscono in una misura sempre no- tevole, talvolta decisiva, anche moventi i- deali e disinteressati,' che costituiscono il lievito migliore del progresso umano. Il Corso degli avvenimenti, per quanto si mo- • stri oggi poco favorevole al nostro ardente desiderio di libertà 'e 'di giustizia, dipende anche da noi, da tutti coloro che avrebbero interesse di cambiarlo; e potrebbe essere arrestato ad ogni momento e radicalmente mutato. da uno sforzo cosciente e concorde di tutti gli 'uomini di buona volontà.. Si suoi dire che finché- c'é vita c'é spe- ranza. Evidentemente per l'individuo ogni

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