Studi Sociali - anno V - n. 29 - 21 aprile 1934

2 STUDI • SOCIALI speranza cessa, s'egli muore. Ma per i po- poli; che non muoiono, la speranza anch'es- sa non muore mai, E se la speranza non si esaurisce in una inerte attesa, ma si tra- duce in una attività persistente rivolta allo scopo voluto, affrontante con lieto animo tutti i sacrifici necessari, niuna sconfitta é mai definitiva e la rivincita resta sem.- pre possibile. Il segreto della vittoria é nella volontà attiva; individuale e collettiva, che si traduce in. ogni-istante nei fatti, consapevole dell'alto fine da raggiungere e ammaestrata dalle dolorose lezioni del pas- sato. Il suo intervento puó cambiare questa marcia della reazione, che oggi appare ir- resistibile, nella rotta Più vergognosa, dopo la quale riprenda, promessa radiosa ai po- poli di sempre maggior benessere e libertà, la marcia ascendente del progresso umano. LUIGI FABBEL- ANCORA BISANZIO Parlate di devozione, di sacrificio, di abnegazione, di solidarietà, di altruismo ed anche di giustizia, di diritti e di doveri, servitevi nella propaganda o nella discussione di queste parole, che suscitano i migliori sentimenti dell'uomo e che spingono tanto le masse che gli individui alle grandi opere di utilità gene- rale, e troverete sempre qualche compagno che Pen - sa che voi non siete all'altezza dei tempi e magari che siete addirittura un reazionario. Parlate di sen- timenti e troverete nift d'uno che, nella sua ingenua ignoranza, immagine)* che voi credete al buon Dio e all'immortalita dell'anima. • A sentirli, -voi non siete anarchici se, parlando di azioni umane, non ripetete ad ogni momento le espressioni egoismo, interessi, bisogni e simili. Di fatto, tutto diS, tra socialisti e finché si resta socialisti, non é e noi Può essere che una questione di parole. Questione che ha la sua ragion d'essere •quando si tratta di reagire contro lo spiritutilismo, Contro l'interpretazione metafisica dei fatti d'ordine 'morale, ma che é stata da gran tempa superata, e sulla quale i suddetti compagni non si attarde- rebbero punto se non avessero la debolezza di pren- dere per novita delle cose, che essi stanno impa- rando adesso da libri vecchi di' trent'anni. - La causa che devia -tanta gente nello studio di questi problemi che si riferiscono alla lotta tra il materialismo e Io •spiritualismo, é che spesso sì confondono i fatti in se stessi con la spiegaziofie più o meno ipotetica che la filosofia si sforza di dare a quei fatti. . Ciò che tutti sono d'accordo nel chiamare buoni sentimenti, l'amore per il prossimo, la volontà, o Il 'bisogno che dir si voglia, éhe spinge gli uoniinl'it sacrificare il foro benessere materiale, la loro li- -berta e la loro' vita per il bene dell'amenità; questi rapporti.tra gli uomini che si chiamano: diritti, do- 'veri, giustizia: questa grande aspirazione che si -chiama la solidarietà., sono cose che esistono indi- pendentemente dalla spiegazione, che se .ne può' o non se *é può dare. • Gli spiritualisti, Credendo Spiegare le coee tón delle parole, pensano che tutto ciò viene da Dio, dall'anima o da non so che altro d'immateriale: noi, materialisti, partendo dal principio che non v'ha nul- la al di fuori o al .di sopra della natura, cerchiamo di spiegare i fenomeni psichici col gioco delle forze •naturali, la legge dello sviluppo 'organico, la lotta per l'esistenza, ecc, e quando non riusciamo a spie- gare le cose. confessiamo la nostra ignoranza e spe- riamo nei progressi della scienza. ' Ma, ripetiamo,' qualunque sia la Spiegazione che se ne dà, la realtà dei fenomeni di cui- parliamo resta la medesima; e là miglior prova di questa realté é l'esistenza del socialismo. • Certo, sarebbe bene di potere, per ogni questione, adoperare un linguaggio nuovo, che non sia alato 'aia usato in un senso antiscientifico e che nén possa dar luogo a false interpretazioni. Ma questo nuovo linguaggio non esiste, e se esistesse non sarebbe compreso dal popolo; bisogna 'dunque che ci ser- . viamo del linguaggio Ordinario. Orbene, se per paura • d'una interpretazione spiritualista,. noi respingiamo le parole di cui tutti si servono per indicare i sen- timenti socievoli, saremo obbligati allora di servirci di parole che han servito' tipo -ad oggi per indicare il sentimento unti-socievole, e -di. dare loro un lagni- - desto migliore, 'chi che non pigra non rendere oscura e confusa la nostra propaganda. • Noarsi vuol sentir parlare di abnegazione e vi si risponde che non si agisce che per interesse; ma Sono anch'io uno di coloro che furono conquistati • a Nicolai.. dalla prima edizione del, suo libro --"La Biologia della Guerra pubblicato durante là guerra mondiale, verso il 1917, mentre 11 dotto professore tedesco si trovava ancora un prigione in Germania. Ricordo, perché ciò serve a mostrare l'importanza del •libro specialmente in ,quel momento;, storico, ..l'impressione che fecero l'opera e il coraggio del- l'autore, quando il volume vide la luce in. Sviz,zeia. Eravamo in piena guerra. Fra gli intellettuali che avevano resistito alla follia generale, Remain Rol- land, il più conosciuto, -era ogni giorno fatto segno .a insulti e villanie d'ogni sorta: Pochissime' erano le luci elevateei al di sopra del massacro europeo e richiamanti i popoli impazziti a concetti sani di umanità. La speranza' e la fiducia. erano mantenute Vive in noi, -che ci eravaino negati alla , guerra, da uÙ esiguo numero di scrittori e pensatori dr varie 'lingue che erano riusciti a rifugiarsi -in quell'isola di pace"- che era la Svizzera, chiesa, in -mezzo a paesi in fiamme. Quivi quei pochi "precursori" cer- cavano COQ la loro voce di richiamare alla ragione 'tanta parte di umanità travolta dal delirio guerriero. - Erano essi: Remain 'Rolland col sue "Au desinai de la Melée", Andreas) Latzko col "Menschen im Krieg". Leonard Frank col "Der Mensch ist Gut", Iolitcher o Rubiner con la loro rivista "Die Neue Zeit", Stefan Zweig col suo "Jeremia", Guilbeaux 'con la rivista "Demain" 11 gruppo di Claude Le Ma- guet col periodico "Tabiettes", A. P. Joave col suo ."Hotel Dieu!', Marcel Martinet con i —Temps Man- gia', il gran . pittore Franz Maseerel col suo In- , cessante lavoro artistico, ecc. ecc. • Erano pochi, ed ogni nuova voce che si univa • a quel COM era sempre ben accolta; rappresentava 'un respiro nuovo, una speranza di più. Ma la guerra continuava a devastare il mondo. Letteratura, scien- -sa ed arie erano state tutte poste a disposizione . degli interessi dei vari Stati e della guerra; tutto era .utilizzato come ordigno di odio e di morte. La sdienza! Anche da lei c'era poco da Sperare. Quello mie si 'cercava era un modo nuovo, più po- tente, 1)01'poter -meglio devastare e assassinare. - Cosi, quando a -noi rifugiati in Svizzera, ribelli ma schiacciati sotto il peso della demenza universale, giunse la nuova 0 possente voce -del prof. Jorge F. Nicola', che elevandosi anch'egli al di sopra della mischia, ci portava nen più e . saltante Parole che andavano al cuore e al sentimento, ma ragioni e -conclusioni elio si rivolgevano. al cervello, ci parve che uno dei pin poderosi colpi egli avesse dato alla grande infamia della -guerra. Ma insieme-a quel- la voce, altre flettile ci giungevano poco rassicu- ranti sullo condizioni dell'autore della nuova opera. • rimasto in mano al nemico nelle galere -tedesche. -Trepidammo allora tutti per „.. Il--suo "Dia Biologie ,des Krieges" _pubblicato. dai' l'istituto Orell-Fassli di Zurigo nel 1917, tu vera- - '• Wente colno- terribile contro le idee "talito 'in VO,g-- in quegli -inni hitt-Osi (-idee che sembrano puri ;oppo tornare ora' d'attitallta)' sulla guerra, sel- la -;:a bellezza e necessità, sia per migliorare la ran..a, sia per far progredire il mondo. Erano certa- Un altro si vende alla borghesia facendosi gior- nalista o spia; egli trovera degli ingenui difensori o complici che diranno che- é stato spinto a ciò dai bisogni della sua, natura e che non dobbiamo nep- pure rifiutare di stringergli la mano o metterlo alla porta delle nostre riunioni. Un altro ancora vi abbandona in un momento di pericolo e fa naufragare un affare che avevate con- certato insieme: é di nuovo l'irresponsabilita, l'in- fluenza nervosa, ecc, che servono a sostenere che voi avete torto di non volere più aver a che fare, un'altra volta, Con un tipo- citatile. . • ERRIGO MALATEsra. (Tradotto da "La Révolte" di Parigi, — n. 38, dai 7 al 13 giugno 1890.) L'articolo-i -pur essendo di Malatesta, non era fir- mato, secondo un uso quasi costante nella stampa anarchica fin verso la fine del .3e^,olo 6601.80. Il lettore tenga presente che questo ecritto risale a ben 44 anni fa; e che in generale l'ambiente anar- chico é molto mutato, da allora. In specie l'ultima parte dell'articolo oggi può sembrare superflua. Esso si riallacciava, nelle intenzioni dell'autore o della redazione del periodico, ad un altro articolo su que- stioni di tattica dello stesso Malateata, intito- lato "Le lezioni del Primo Maggio", che era stato pubblicato circa un mese prima ne "La Révolte", — che non ripubblichiamo qui perché gte di recente ristampato altrove (ne "II Risveglio Anarchico" di Ginevra, n. 847 del la maggio 1932 e nel numero unico "Umana)). Nova" di Buenos Aires, pure del la maggio 1932). Anche di questo articolo, il titolo "Ancora Bisanzio" era preceduto dall'altro più gene- rico "Le lezioni del primo maggio" che qui abbiamo omesso perché Oggi non se' dò vedrebbe alcun rap- porto con gli argomenti del testo. Per le questioni trattate, questo z'ritto starebbe bene insieme alla serie gla pubblicata in "Studi Sociali" sulla violenza, la morale, ecc. dal n. 16 al n. 24 (dal 10 gennaio 1932 al 22 aprile 1933). ínente menzogne, ma crei diffuse e affermate tante seriamente dagli uomini allora più "rappresentativi" della scienza e della letteratura, che un'infinita di gente le .accettava e trangugiava come veritó; asso- luté. Queste pretese "verità," il Nicolai ha demolito ad 'una ad una nel-corso del suo -grosso quanto nu- trito volume. La voce del noto scienziato, elevatasi, pia ancora che al di- sopra, contro la mischia be- .8tiaie ehe stava distruggendo la parte migliore - del- la vecchia Europa, non solo fu di grande conforto Per nei, ma sopratutto fu un contributo importan- tissimo all'opera di disubriaeaturà dei popoli travolti .in quellaramane disastro. - ,. -Quella prima edizione' pubblicata in Zurigo, mentre „ulcera il Nicolai era prigioniero in Germania, fatta .a cura di un gruppo di suoi amici, non 'é completa 'né può considerarsi edizione . originale. Lo dice lo -stesso Nicolai nella prefazione alla ,seconda edizio- - ne tedesca- ed alla recente pubblicata in spagnuolo, ,che -ci offre occasione_ ora di parlarne (1). Quella pubblicata in Zurigo nel 1917 lo fu, racconta egli "senza elle all'inizio io ne sapessi nulla, senza mia Contribuzione, valendosi di un vecchio abbozzo in- 'completo e in disordine". Nonostante pero tutte le .aue manchevolezze e lacune, quella prima edizione -ebbe un valore grandissimo. L'autore, mentre dal punto di vista Scientllacci dichiarava di riconoscere come sua originale soltanto la seconda, e solo . di questa assumere la responsabilità, ricordava con commozione: "Però la prima edizione mi ha' procurato amici in tal numero e cosi buoni, che provo come una sensazione di disamore al separarmi simultaneamen- te da loro. Forse 'questa nuova edizione non, avrà l'entusiasta accoglienza della prima, , perché nel :frattempo i fatti han superato le parole, La niag- , gioranza condivide oggi le rale' opinioni sulla guer- ra,. e 'l'oaera mia mi sembra quindi quasi un di più. Quello che era un paradosso nel .1914, oggi é quasi una banalità". Ma gli av.veniinenti che . si - stanno svolgendo ora nel mondo, alla distanza di 15 anni, provano invece quanto quelle sue idee 6011 8010 non siano delle banalità, ma non siano state mai neppur comprese o sentite. qtil l'utilità di .ripubblicare questa opera e. la prova che fecero molto bene gli editori della recente •traduzione spagnuola, che é stata condotta gialla 'seconda -edizione tedesca accettata dall'autore e o- ecita in. Germania -dopo la fine della guerra 1914-18. Essa é in speeial_ modo opportuna e più 'che mai d'attualita appunto ora, mentre non solo si conti- nua a parlare di guerra, ma la si sta preparando febbrilmente in Will paesi cosidetti civili. : Il Nicolai medesimo recentemente, in una prora- -zione al libretto del doti. J. Lazarte sulla "Pazzia •della guerra _in America" diceva fra l'altro: "Se- dici anni fa, quando scrissi la Biologia della Guerra, ero ottimista rispetto all'intelligenza umana; Non troppo, pero, poiché giusto in quei momenti gli uo- . - -(1) Jorge F. Nicolai: BIOLOGIA DE LA GUERRA. Prologo -di. Romaln Rolland, traduzione dal tedesco di 13- A. de Santillari. — Edlt. Colegio Libre de Estudios Su- perlores, Buenos Aires. 1912. — Un volume di pag. 482. — Prezzo: 4. quando domandate al vostro contraditore 60 sarebbe disposto a tradire la causa e gli amici per interesse, egli vi rispondera che esiste un interesse morale e intellettuale più forte degli interessi materiali, che spinge a difendere la propria causa e ad esser fedele ai propri amici. Ma allora, perché, iialberarei contro l'abnegazione", che é precisamente quel bi- sogno morale che vi fa cercare li bene degli altri, anche a detrimento del vostro benessere personale? "Tutto si fa per egoismo", ci si dice; ma con ciò si vuole significare quell'egoismo "ben inteso" pel quale 'un uomo di cuore non può essere felice se anche gli altri non sono felici. Ma perché dunque non si vuol sentir parlare di "altruismo", che é pre- cisamente il nome che si da a tale specie d'egoismo d'ordine superiore? Ma per elevarci contro le questioni di parole, non vogliamo -metterci a fare di simili questioni anche noi. Che ciascuno si serva del linguaggio che gli conviene: ciò dipende dall'ambiente in cui ci ai trova, dagli individui- ai quali si fa la propaganda ed anche dallo zelo dei neofiti, Isel quale anche noi siamo passati. Che ciascuno si dica a suo. piaci- mento egoista o altruista, morale o immorale, che si parli di sacrificio o d'interessi.. . Ma guardiamoci dallo scomunicarci a vicenda, dal guardarci l'un l'altro con freddezza per semplici questioni di prete- renza di linguaggio. - Ciò che é pii) importante, e su cui richiamiamo l'attenziene dei compagni, é una tendenza che si fa strada, a voler con le teorie materialiste giustifi- care o anche glorificare ogni sorta di male azioni grandi e piecole. . Qualcuno manca di parola, anche in un affare molto grave: se voi aliene fate rimprovero, egli vi risponderà che non v'é,libero arbitrio e 'che non pué . esser tenuto_ resnonsahile di nulla. BIOLOGIA DELLA GUERRA '

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