Studi Sociali - anno IV - n. 25 - 10 settembre 1933

2 pericolose, in quanto non si mostrano e af– [i]ano le loro armi nell'ombra o, peggio, si mascherano demagogicamente eia democra– tiche e ostentano una ipocrita adesione al regire repubblicano. Il grosso <li queste forze della reazione, in Spagna come dovunque; é costituito dalla borghesia possidente ed in genere dalle ca– ste privilegiate che si raccolgono intorno allo Stato (militarismo, polizia, burocrazia, ec-c.), oltre che, come sempre, dalla parte più paurosa e misoneista delle classi medie e, purtroppo, da quella parle non indiffe– rente di proletariato ancora di spirito ser– Yile, che resta al seguito dei signori e dei preli per ignoranza, per fanatismo e per lo ;;,esso abbrntimento prodotto dall'eccesso d1 miseria. Per lo più que~te [orze, - vili, in– sincere, interessate, - non amano confes– sarsi reazionarie alla luce del sole; e so– pratullo sotto nessun regime si mettono c·onlro il potere dominante, sia pur esso il più "rosso", finché q11csto é forte ed ha probabilita di durare. In realta, prive come sono di una molla ideale, la differenza d1 governo (monarchia o repubblica) le lascia indifferenti. Forse a quest'ora esse quasi tutte rimpiangono il regime monarchico; ma si accomodan,o anche con la repubblica, ~e <la questa possono sperare il manteni– mento o accrescimento dei propri averi e privilegi, delle proprie posizioni_ ed impie– ghi, e specialmente se la repubbhca rappre– senta per loro il meno peggio, la valvola cli sicurezza contro la rivoluzione proleta– ria, oggetto principale del loro ?elio e spa– vento. Non amano certo il regnne repub– blicano, ma preferiscono restare appiattat_e dietro di esso, servirlo e servirsene; per ri– manergli fe<lele finché quello sara potente, ma riserbandosi di voltargli le spalle, o elargii l'ultima spinta per rovesciarlo, non appena lo vedranno vacillare. Si potrebbe essa chiamare la reazione senza scrupoli e senza pregiuclizial i, che, come certi rettili schifosi e micidiali delle zone torride, prernie il colore dell'ambiente che trova. A volte dissimula la sua forza e sembra addormentata o insignificante. Ma ha dietro cli sé un'immensa parte di quella gente, di cui nessuno si accorge perché sem– bra indifferente o neutrale: la gente che '·non si occupa cli politica". (E talvolta so– no gli errori dei rivoluzionari che spingono a gettarsi con la reazione anche una parte di questa gente, che altrimenti 1 potrebbe ac– cettare la rivoluzione.) Dessa costituisce nei tempi attuali il più naturale vivaio del "fascismo"; il quale anche lui rifugge al– l'inizio dai programmi definiti per poter fa– re, contro la liberta e contro il proletariato, un sol fascio cli tutte le male erbe, cli tutte le scorie e i rifiuti dei vari partiti, di lutti i falliti, gli avventurieri e i rinnegati cl'o– gni fede e d'ogni ideale. Anche in Spagna si é lfntato e si tenta cli dare vita ad un mo1·imenlo fascista, sul– l'esempio di quello italiano e tedesco; ma per ora senza un successo apprezzabile. Es– so sembrerebbe l'alleato naturale dei mo– narchici, e forse n'é una filiazione. Ma que– sto conta poco, perc-hé il fa cismo ha ten– denze sue proprie: ima volta forte ed a– dulto, stara con la monarchia o ne fora senza, a seconda del suo esclusivo inter sse; a seconda, cioé, che con la monarchia o senza potra. arrivare al potere e restarci, e meglio ridurre in catene il popolo e vivere parassitamente del sudore e del sangue di lui. E quei rivoluzionari che in Spagna ostentano noncuranza per questo loro nuo– vo nemico ancora in germe hanno grave torto; e sbagliano anche col confonderlo con altre forme di reazione, per quanto o– diose esse siano, degli altri regimi passati o presenti. Il pericolo fascista resta, ed é grave; perché il clima storico della Spagna odierna, se favorisce lo svHuppo delle forze rivoluzionarie, provoca per reazione anche i peggiori fermenti reazionari. E nel fango S'l'l'lH SO('I,\LI in cui questi brulicano, fra ·]a melma viscosa degli opportunismi, delle paure e delle vil– ta, il serpen teli o fascista, oggi impotente e insignificante, se non viene strozzato su– bito dal pugno vigoroso del proletariato mi– litante, crescera a vista d'occhio e sara in un vicinis~imo domani per la Spagna lo stesso moslrnoso ed odioso serpente a so- 1iagli c-he oggi strozza fra le sue spire e dissangua i generosi e infelici popoli d'Ita– lia e cli Germania. .. l\Ia iri Spagna v'é la Repubblica, ed una repubblica sorta da uno spontaneo e travol– gente movimento cli popolo; una repnbblic:a che si vanla dernoc-ralica, anticlericale e radicale, che ha un governo i11 c-ui han largo posto i socialisti. Amo, per qualche tempo, ,definirsi anche '·repubblica dei la– voratori", - ma il nome [11 lasciato c-adere in disuso, forse per<.;hé i falli davano una troppo slridenle smentita alle parole. Sloric-amenle e politicamente il fatto non é punlo tras<.;urabile e senza conseguenze notevoli. L'essere anarchici, cioé nemici cli tutti i governi con eguale intransigenza, non ci impedisce di valutare obiettivamente e con senso cli giustizia le differenze essen– ziali che corrono fra il regime spagnuolo attuale e quello precedente, e più anc;ora fra quel governo repubblicano e i vari go– verni dittatoriali e fascisti che pes,ano su altri paesi d'Europa. Uno dei più importanti motivi di differenza é l'origine popolare e parzialmente rivoluzionaria da cui é sorta la repubblica. Il nuovo 1Stato, per reazione all'antico regime, in opposizione alle forze superstiti cli questo ancora in agguato con– tro cli lui, pel bisogno cli conservarsi l'ap– poggio di almeno una parte del1e masse col favore delle quali si formo, per mostrar i meno infedele possibile ai prin<.;ipii cli li– berta che ostenta nei programmi, per la sua medesima composizione di elementi pi(t o meno {liscordanti, ecl infine (diciamo per ultima la ragione che forse é la più forte di tulle) a causa della pressione popolare della piazza, divenuta irresistibile con l'ab– battimento della monarchia, e che gli fa temere d'esserne rovesciato a sua volta se, a furia di tirar la corda reazionaria, questa si pezzi, - mentre come Stato tende p~~· la sua natura autoritaria a farsi ognor p1u tirannico, conculcatore di liberta e oppres– sore del popolo, - é sempre costretto, per forza maggiore indipendente da lui, a fre– nare cotesta sua ten<len za naturale e ad es– sere, ~uo malgrado, meno reazionario di fatto che se fosse un governo assoluto, clit– tatoriale o, fascista. E' questa in sostanza la differenza che distingue i regimi assolutisti, - tramontati nel mondo sotto la spinta delle rivoluzioni politiche dal 1789 al 1870 circa, ed oggi ri– sorgenti, - dai regimi democratici. La com– posizione di questi, dipendente dal concorso attivo di più larghi strati di popolazione che in quelli assoluti, subol'dinata più o me– no al contrasto di partiti più numerosi, de– terminala dal gioco di più vasti interessi in conflitto, - anc-he se si tratta di strati, di partiti e d'interessi prevalentemente bor– ghesi, fra cui le classi proletarie e oppresse non hanno modo cli farsi valere che in mi– sura irrisoria, ..:_ é inseparabile da una cer– ta dose <li liberalismo, cioé da un minimo di quelle consiclette "liberta civili" (di pen– siero, cli parola, di stampa, di riunione, d'as– sociazione, ecc.) da cui niun regime demo– cratiC'o, per quanto falso e liberticida voglia essere, pu6 prescindere totalmente. Ne sca– turisee una situazione di fatto innegabil– mente preferibile a quella dei regimi asso– lutisti, ma di cui i governi democratici non hanno alcun meri lo; poiché, se é vero che i loro uomini l'hanno voluta finché stavano all'opposizione, saliti al potere la subiscono con dispetto e cercano sempre di peggio- 1 aria con leggi restrittive e con arbitri, - ed essa non implica quindi transazioni o indulgenze di sorta verso quei governi da parte dei rivoluzionari. T <inali pero hanno tutto l'interesse a tenerne il dovuto conto 11er regolarsi nello sviluppo della propria lotta autonoma, nell'interesse superiore del– la liberta. Evidentemente é questa visione obiettiva delle differenze intercorrenti fra i regimi democratici e quelli autocratici che faceva dire al nostro l\Ialatesta che non é il minor danno delle dittature quello·cli far rimpian– gere le democrazie e che "la peggiore delle democrazie é sempre preferibile. non fosse che dal punto di vi ta educativo, alla mi– gliore delle dittature". Queste considerazioni non sono fuori di proposito a riguardo della Spagna, benché l'attuale governo spagnuolo, - almeno ri– spetto agli anarchici ed alla larga parte di proletariato che simpatizza con essi e ne ·egue le direttive, - faccia acldiritura l'im– possibile per cancellare, con una furiosa politica liberticida e Pon la violenza più arbitraria e feroce, la distanza che lo se– para dai più efferati regimi dittatoriali. Troppo lungo sarebbe il descrivere la tra– gedia dell'ora attuale nella Spagna repub– blicana. Da- un lato una costituzione molto liberale, abolizione di congregazioni reli– giose e di privilegi ecclesiastic-i, laicita sta– tale e scolastica, processi contro personaggi del vecchio regime per cause diverse, pre– parazione di una specie di legge agraria, riconoscimento cli autonomie locali ed altre misure di carattere •democratico, e sopra– tutto dichiarazioni e promesse di riforme popolari per migliorare le condizioni delle classi umili. Ma dal lato opposto - mentre la maggior parte delle promesse e dichia– razioni restano tali, le misure laicizzatrici sono applicate lentamente, contro i delin– quenti e cospiratori del vecchio regime si procede con infiniti riguardi, le riforme i– niziate o non approdano o perdono per via ogni sostanza, e la stessa Costituzione ap– provata e sancita é di fatto come se non esistesse, - talcbé il lavoro democratico {]ella Repubblica sembra quello dell'antica Penelope, che disfaceva di notte la tela tes– suta di giorno, - la miseria generale au– menta ed aumenta insieme la baldanza del– le forze più retrive le quali, come s'é eletto gia, in maggior parte, pur rimpiangendo con l'anima il vecchio regime monarchico, preferiscono per opportunismo coprire la loro merce avariata e la loro altivita rea– zionaria con la bandiera repubblicana e so– stenendo il governo, cosi come si dice che la corda sostiene l'impiccato. Infatti la Repubblica spagnuola appare sempre più prigioniera della c-ontro-rivolu– zione, - e prigioniera col suo consenso. Poiché la contro-rivoluzione oggi é rappre– sentata dal Capitalismo, -- come la rivolu– zione lo é dal Proletariato, - ed il capita– lismo ha decisamente voltale le spalle alla democrazia e lavora dovunque, all"interno d'ogni paese e internazionalmente, per sba– razzarsi dei regimi politici democratici, che non rispondono più ai suoi scopi c-ome pel passato, la Repubblica cli Spagna non rie– sce a vivere che servendo al capitalismo come val vola cli sicurezza e come diga con– tro la minacciante rivoluzione proletaria. Essa é costretta cosi ad essere, malgrado i suoi programmi e proclami, il meno de– mocratica possibile contro tutte le opposi– zioni; e assai più contro le oppo izioni di sinistra, proletarie, che contro quelle di dP– stra, borghesi. Nella più indulgente ipotesi, essa é impotente e incapace a praticare nei rapporti col proletariato rivoluzionario quel minimo cli democrazia, senza cli cui questa non ha significato, che consiste nel non violare con prepotenze ed arbitri, neppure a danno dei maggiori avversari, le liberta e diritti più elementari acquisiti per tutti

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