Studi Sociali - anno III - n. 20 - 25 luglio 1932

germe di una sempre maggiore disgregazione. Per discutere con un po' di serieta, senza inutili giochi di parole, sul principio della "responsabilitéi collettiva" bisogna stare al significato concreto e gi.-1 stabilito delle parole stesse ed a quello con cui venne presentato da coloro che a suo tempo, per la prima volta, lo proposero gli anarchici come una norma di organizzazione. Il significato delle parole si pu6 spiegare nel senso che, in una data colletCvita, ciascuno é responsa– bile dell'azione di tutti, e tutti sono responsabili dell'azione di ciascuno. Questo concetto, cui é an– nessa l'idea di merito se !'aziono:! é buona, e di de– merito ~.e l'azione é cattiva, non ha niente a che -vedere con quel 44 uno per tutti, tutti per uno" con cui s'intende semplicemente l'idea della ,solidarieta e del mutuo aiuto all'atto pratico, il fatto concreto e materiale di cooperare insieme al bene comune, senza che vi sia forzosamente annesso alcun giucli– ·zio o sanzione anche semplicemente morale. La responsabilita é altra cosa: é un fatto morale, per cui si risponde - si é responsahili - di fronte agli altri, oltre che alla propria coscienza, di tutti i proprii atti. Nel caso della "responsabilita collet– tiva" si é l'esponsabili in una associazione cli tutti gli atti politici e sociali proprii ed altrui, anche se estranei al semplice esercizio del mutuo aiuto. La stessa solidarietA vi diventa non più volontaria !lla coatta, in quando si stabilisce a priori clrn la collet tività si considera sempre solidale degli atti politi– ci e sociali di ciascuno dei suoi membri, e vicevc.r– -sa, sotto pena di reciproca esclusione o sconfes- -sione. Questo in realta é il significato che alla "respon– sabilitA collettiva" dava il noto "Gruppo di Anarchi– ci Russi all'Estero" nel 1926, ponendolo tra i prin• cipii basici d,ella sua "Piattaforma" (di ,qui il nome cli "piattaformisti" ai suoi fautori) per l'organizza– zione d'una Unione Generale degli anarchici. Ecl in tal senso continuarono i proponenti a presentarla in seguito nelle polemiche loro. sia per la stampa che a voce. Ecco infatti come il principio veniva testualmente formulato: "Ref'pom:.abilit3 collettiva. - La pratica di agire sotto la propria respon.sa bilit:i personale dev3 ess.ere condannata e rigettata in modo decisivo nelle file del movimento libertario. Il terreno della vita rivoluzio– naria, sociale e politica, é innanzi tutto profonda· mente collettivo per la sua essenza. L'attivit:i so– ciale rivoluzionaria non pu6 basarsi, su tale terre no. sul'ì~i responsabilitA personale dei militanti se– parati. L'organo esecntivo del movimento libertario generale - l'Unione Anarchica - opponendosi de– cisamente contro la tattica dell'individualismo irre– sponsabile, introduce nelle sue file il principio del– la retponF.abilita collettiva: tutta l'Unione sani re– sponsabile clell'attivita rivoluzionaria e politica di ogni membro; allo rtesso modo, ogni membro sani responsabile della attivitA rivoluzionaria e politica cli tutta l'Unione''. (Plat-forme, ecc. Parigi. Pag. 30.) Ci sembra molto chiaro! A parte altre r~ravi con– siderazioni. che qui sarebbero fuori d'argomento, é chiaro cioé che la "responsabilita collettiva" si ri– fer··.Jco a tutta l'attivita rivoluzionaria e politica cli tutti e cli ciascuno, e non pu6 essere quindi pre– sa come una semplice affei·Tnazione di soliclariet{t generale. La solidarietA é perfettamente concilia- 4bile con l'autonomia delle singole forze e con la li– bera iniziativa; queste u1time invece sarebbero an– nullate dalla messa in pratica della <lresponsabilita collettiva", poiché clessa significherebbe letteralmen– ·te che né la collettivit:i né ciascun suo membre po– trebbe svolgere una qualsiasi attivitA rivoluziona– ria e poiitica non approvata da tutti, fino all'ultimo associato. Altrimenti sorgerebbe una divisione di responsabilit3., e questa non 8Drebbe più "collettiva", ma cli frazione o individuale. Praticamente ci6 signi– fica, o che l'organizzazione si tradurrebbe in una inattivitA generale, opuure che l'organizzazione fis– serebbe una attivita "ufficiale'' per tutti in ogni campo rivoluzionario e politico, fuori della quale non ne sarebbe consentita altra. Di qui la neces-sitA cli qualche organo centrale in ·cui la "responsabilità collettiva" si materializzi: un organo responsabile di fronte all'organizzazione dei suoi atti, e responsabile in nome dell'organizzazione, rappresentante cioé della "responsabilità collettiva". cli fronte agli estranei ed al pubblico. Avendo esso la responsabilita ufficiale degli atti di tutti. é logi– co che de\ 1 e avere anche l'autor•itA di vietare o sconfessare gli atti individuali o di gruppo che giu– dichi contrari al suo modo cli vedere. Infatti la "Piattaforma" prevedeva - logica derivazione di un principio, ognun vede quanto autoritario, anzi tirannico - il sorgere di segretariati e comitati non solo esecutivi, ma anche "dirigenti'\ spin– gendo anche più in lii qt1esto compito di clirige::– za: clal campo dell'attività pratica a quello dell'at– tivita. ideologica. Il Comitato Esecutivo avrebbe an– che dovuto dirigere "ideologicamente" l'opera po– litica e tecnica degli associati. E' evidente la conse– guenza che ogni autonomia o liberta d'iniziativa, e perfino di pensiero, ne risulterebbe di fatto stroz– :zata. (La fine al prossimo numero). LUIGI FABBRI. STCDI SOC'ULì RIBllOGRAflA Lolmo: INSURREZIONE e RIVOLUZIONE Edit. Libreria Autonoma, 11562 Hawtl10rne Ave. Detroit, Mich. (U. S. ot A.) 1932. - Opuscolo (pagg. 63). - Prezzo $ 0.20, per l'Europa fr. 3. Avendo seguito con attenzione, fino dal luglio del 1929 - ormai sono tre anni! - la campagna re– visionista che "Lolmo" va conducendo in mezzo al campo anarchico dalle colonne del periodico "Il Martèllo'' di New York, al ricevere dao-li amici editori questo suo opuscolo, abbiamo sp:rato che alla fine egli vi si sbottonasse, per dirci esplicita– mente ed in modo semplice e chiaro quali ·sono se– condo lui le i<lee e metodi sbagliati o superati del– l'anarchismo rivoluzionario, quali gli errori da cor– reggere e come correggerli, e sopratutto quali si– stemi e vie nuove, o divrerse da quelle battute fin qui, egli propone e -crede si debbono adottare per la rivoluzione e nella rivoluzione, perche quesla possa avvenire al piu presto, trionfare, e svHupparsi nel senso di una sempre maggior somma di benes– sere e di liberta per tutti. Abbiamo letto attentamente l'opuscolo, come ave– vamo fatto ad uno ad uno con tutti i suoi articoli· m::i neppure qui abbiamo trovato quello che ce;. c~1; vamo. Pazienza! sara. per un'altra volta o un'altra Ol:casione. In attesa che la montagna, che cresce da tre anni, partorisca - e speriamo non sia il topolino della favola esopiana! - contentiamoci di quello che 1 'Lolmo" ci da in questo libriccino, di pagine dense di una quantitA di osservazioni e cli concetti, peraltro lostesso interessanti e meritevoli di esame. •Come si pu6 inl"1ir-e dal titolo, tutto l'opuscolo si aggira intorno ·a questo argomento: che "insurre– zione" e "rivoluzione" non sono la stessa cosa, la prima essendo un episodio o una serie di episodi della seconda; e quest'ultima a sua volta essendo costituita, att1,averso un respiro assai piti ampio di spazio e di tempo, -da un complesso cli fatti ,di azione e reazione, or calmi or tumultuosi, che solo a lu~g processo ultimato si pu6 giudicare per quello che é stata realm-ente. Su ci6 siamo d'a.ccor,clo per lo meno da cinquant'anni, da quando cioé il nostro E:liseo Reclus ci -dava della rivoluzione - in "Evo– luzione, Rivoluzione e Ideale anarchico" - un qua– dro prospettico che ci pare tuttora vitale e non su– perato, anzi confermato da tutti gli avvenimenti storici da allora fino ai giorni nostri. )lonostante ci pare che "Lolmo" sia cadut:!> in qualche errore nel trattare la questione. Fra l'altro, in un errore di apprezzamento, attribuendo a tutti i rivoluzionari, o per lo meno a troppa parte di essi, la confusione che dei due termini talvolta si fa nel– la propaganda dai meno avveduti, usando un lin– guaggio figurato con cui si chiama il tutto col nome cli una sua parte. Anche a noi pu6 talvolta essere capitato, come a Kropotkin, di dir-e per esempio, a– doperando espressioni popolari in voga, "in tempo di rivoluzione" invece che "in tempo d'insurrezione"; oppure "é scoppiata la rivoluzione" net tal luogo, invece che "é scoppiata una sommossa"'. Ma tutti capiscono, senza peri-colo di confusione, che cosa s'intende dire; e lo si capiva anche quando Kropot– kin, gia non più giovane, adoperava intorno al 1880 le espressioni che "Lolmo" gli rimprovera, alle qua– li Kropotkin non clava certo il senso che "Lolmo" attribuisce loro. Cosi "Lolmo" esag-era fino a mutare la verit:i nel suo contrario, quando critica la espressione corrente "la Rivoluzione francese del 1789", come si volesse con ci6 significare soltanto l'atto insurrezionale del– la presa della Bastiglia. Chi m:ti ha sostenuto una sciocchezza simile e che bisogno c'era -di confutar– la? Tutti gli storici parlano della "rivoluzione del- 1'89" per ragioni molto più serie. Perché, cioé, fu– rono tutti gli avvenimenti di quell'anno, - e non la sola insunezione del 14 luglio, per quanto .carat– teristica e pie-na di valore simbolico superante le 24 ore eh quella giornata memorabile, - che storica– mente significarono l'inizio di un mutamento sostan– ziale s profondo: abbassamento dell'autorita regia, passaggio dagli Stati Generali alla Costituente, pre– ponderanza del Terzo Stato, affermazione dei Dirit– ti dell'Uomo, tramonto dei Diritti Feudali, ecc. Pa– re se ne rencless-ero conto gli stessi contemporanei, se é vero l'episodio che, avendo il Re -domandato a uno del suo seguito notizie su non ramentiamo che "sommossa", gli fu risposto: "Sire, non é una som– mossa, ma una rivoluzione". Ma poi non é difficile capire che, quando si dice da tutti "la rivoluzione del 1789", si vuol significare ancor più semplicemen– te "la rivoluzione cominciata nel 1789". Nel modo cli argomentare di "Lolmo" c'é an– che un altro errore, più grave dal punto di vista rivoluzionario: errore di proporzioni e nel tempo stesso di pedagogia rivoluzionaria. E' l'errore cli cer– car cli diminuire l'importanza dell'insurrezione nella rivoluzione. "Lolmo" non nega la necessita dell'insur– rezione, al contrario; ma a furia di rimpicciolirla, cli ridurne la portata, di apostrofarla ad ogni passo cogli aggettivi e modi di dire più ... -deprimenti, fi– nisce, (senza dubbio, senza intenzione e col lodevole scopo di far capire la grandezza della rivoluzione), con lo screditarla nell'animo dei lettori. Ricordo che trent'anni fa usava lo stesso linguaggio con me, prima nel giornale poi anche a voce, Bissolati che 1 era allora all'"Avanti!" in Roma. L'insurrezione nou é la rivoluzione. Ma si, buona gente, lo sappiamo! ver6 dovete convenire che senza insurrezioni non si fanno rivoluzioni, che quelle segnano un momen– to decisivo per queste, che bisogna quindi prepararle moralmente e materialmente, - senza con ci6 tra– [;curare, s'intende, tutto quanto d'altro é necessario non solo a vincere la lotta armata. ma anche a rea– lizzare i pili vasti scopi della rivoluzione nei campi più varii dell'economia, del1a politica, della coltura, della morale, ecc. Attorno a questo argomento principale dei rap– porti tra insurrezione .e rivoluzione, "Lolmo" sfiora una quantita d'altre questioni, su cui sarebbe troppo lungo discutere partitamente. Accenniamo brevemen– te a qualcuna, lasciando da parte ci6 ch'egli dice su cui non v'é ragione cli dissenso. Ché molte sue os– servazioni e riferimenti sono giusti, sia s·ugli errori comuni fra i rivoluzionarii, sia su certi avvenimenti recenti cui egli si richiama. Per esempio, sulla Russia e la Spagna anche noi siamo cl'opiniona che non se ne possa dare un giudizio definitivo, perché cola i fatti sociali più importanti ci appaiono ancora in via cli maturazione. Lo stesso si dica sulla valutazione delle cause che produssero lo sviluppo del fascismo in Italia, e su quelle cha hanno fin qui impedito che si svHuppi in Francia. Di certi errori d'atteggiamento e pratici dei rivoluzionari tutti, compresi gli anarchi– ci, anche in tempi recenti, ci s'amo o::!cupati cosi Oifffusamente da circa dieci anni in qua, che i let– tori possono da se stessi capire in che cosa concor– diamo con "Lolmo" e ·11 che cosa dissentiamo. E' un lato che ora qui c'interessa di meno, perché l'impor– tante é quel che dobbiamo fare in avanti, e non quel che ci siamo lasciati alle spalle. 1\1!"1 veniamo a qual– che altro punto di dissenso riguardante l'avvenire. Antitutto rileviamo un errore di omissione cla parte cli "Lolmo". Egli prevede inevitabile una ri– voluzione profonda a carattere sociale. Noi, per conto nostro, diciamo pili realisticamente che la desideriamo e vogliamo lavorare per affrettarla e per vincerla. Ma forse é la stessa cosa. Per6 "Lol– mo'' prevede (o desidera) la rivoluzione prossima come una "rivoluzione economica", con "obiettivo materiale'', come "soluzione del problema economi– co mediante la superazione del sistema proprleta– ristico'". Ottimamente! ma... non basta. Manca, secondo noi, nello scritto di "Lolmo" qualsiasi ac·– cenno alla condizione indispensabile perché la ri– voluzione economica non sia mis tificata e -deviata a completo danno delle grandi mas.se lavoratrici: manca qualsiasi accenno, in tutte l e 63 pagine dell'opuscolo, al problema della liberta. L'omissio– u"e salta ~gli occhi, specie in un lavoro scritto ed edito da anarchici. Potrebb'esservi chi, a questa osservazione, ci ve– desse subito dentro la "pregiudiziale" dottrinaria, il "dogma'' dell'anarchismo tradizionale, le "formu– le" superate, ecc. ecc. Fraseologia revisionista a parte, v'é certamente in noi la preoccupazione di anarchici, che al problema della liberta danno, per lo meno, la stessa importanza, se non pill, che al problema economico, del benessere materiale. Pure, qui facciamo per un momento astrazione cla ci6, per non vedere che il lato puramente economico. Orbene, noi troviamo, anche da tale punto di vi– sta, necessario di completare l'affermazione di "Lolmo" in questi termini: "La soluzione del pro– blema economico e politico (della libertà) é •d'im– portanza primordiale per le masse lavoratrici". Perché a seconda che il problema politico sia ri– soito, insieme a qu.ello economico che ne é inscin– dibile, in un senso di maggiore o minore liberta, l'economico medesimo lo sani più o meno realmen– te nell'interesse vero delle classi lavoratrici. Lo sfruttamento, la servitti del salariato, non potra. scomparire, se resta in piedi una qualsiasi domina– zione politica e statale. Ci6 ha dimostrato incon– futabilmente non solo la "teoria" (che poi non é altrp, in fondo, che un principio generale desunto dall'osservazione della realta passata e contingen– te), ma anche la "pratica", e cioé tutta l'esperien– za storica fino ad oggi. In qualche altro punto ci sembra che "Lolrno" diluisca eccessivamente il concetto cli rivoluzione, fino a comprendervi periodi anteriori e posteriori, che rientrano nell'orbita cle~l'evoluzione piuttosto che in quella della rivoluzione. Egli dice, per esempio, che la rivoluzione sani o– pera cli "parecchie generazioni" e le attribuisce un lavorio lentissimo cli realizzazione. Non bisogna e– sagerare. Certo non si r,ssono misurare col metro o l'orologio i passi clelh ::tori.1; ma é altrettanto certo che le rivoluzioni cìrn non riescono presto - di qui il compito in esse delle misure insurreziona– li - a distruggere e creare qualcosa di grande, a stabilire dei precedenti, dei fatti compiuti che non consentano cli tornare indietro, quelle rivoluzioni corrono gran pericolo di abortire. Ci6 rende indi– spensabile l'intervento della volonta demolitrice e costruttrice delle minoranz-e rivoluzionarie. Qui dovremmo ritornare a parlare dell'importanza del periodo insurrezionale, che deve essere utilizzato per quanto é possibile, non solo in senso negativo ma anche positivo. Se si potesse fare questione di tempo noi diremmo che la generazione che inizia la rivoluzione b~sogna che, prima cli scomparire, abbia fatto qualcosa di solido e di incancellabile, perché resti impossibile alle generazioni successi– ve di tornare indietro. Qua e 1A "Lolmo" dice che l'organiziazione nuova

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