Studi Sociali - anno III - n. 17 - 21 febbraio 1932

intermediari che defrandano te e i consnmatori di gran parte del valore dei tuoi prodotti, di tutti i parassiti e usurari che ti riducono spesso alla mi– seria. Ma tu poi sarai libero di scegliere fra il la• voro individuale e il collettivo. Quello che ti dico é ,che tu hai interesse ad associarti ai tuoi compagni, agli altri coltivatori della terra per aiutarvi mu• tuamente; di essere solidale coi lavoratori di cit– tà contro il comune nemico capitalista, per fonda· re la grande comunità degli uomini liberi. Alla grande opera puoi cooperare, anche se preferisci restar coltivatore individuale o familiare del tuo pezzo di terra, invece che lavorare piU grandi esten– sioni terriere in comune -con altri, al solo patto cli non isolarti dagli altri e di non renderti a tua volta sfruttatore degli altri. Errico Malatesta, dal 1884, non diceva diversa• mente nel suo noto opuscolo di propaganda "Fra Contadini": "Ogriuno ha diritto alla materia prima e agli strumenti da lavoro; e quindi se uno ha un campicello, purché lo lavori lui, con le sue brac– cia, se lo pu6 benissimo tenere; anzi gli si daran– no gli utensili perfezionati, i concimi e quanto altro gli possa occorrere per trarre <lalla terra il mag– gior utile possibile. Certamente sarebbe preferibi• le che egli mettesse ogni cosa in comune, ma I,>er questo non c'é bisogno di forzare nessuno ... " Cosi pure Pietro Kropotkin, all'incirca nello stes– so periodo di tempo, trattando de "L'Espropriazione" (vedi "Le Parole di un Ribelle", 1885), a un certo punto si domanda: "Ne consegue forse che la Ri• voluzione Sociale deve roveseiare tutti i limiti e le siepi della piccola proprieta, demolire orti e giar– dini, e farvi passar sopra l'aratro a vapore per in– trodurre i benefici problematici della grande cul– tura, cosi come lo sognano certi riformatori autori– tari? Certo, da parte nostra, ci guarderemo bene dal farlo. Non toccheremo affatto il podere del con– tadino, finché lo coltiva lui stesso coi suoi figli, senza ricorrere al lavo..ro salariato. Ma noi espro– prieremo tutta la terra non coltivata da coloro che ne sono i detentori attuali". Più appresso l'autore dice bensf la sua persuasione che il piccolo prop:i;ie– tariò comprendera, vedendone l'esempio attorno a sé, i vantaggi della coltura in comune; ma sempre resta fermo che vi aderirà soltanto se liberamente lo vona e quando ne sia persuaso. • ... L'organizzazione del lavoro agrario <lovrA insom– ma tener conto della mentalità degli interessati di• retti, dei lavoratori agrari. Prima della rivoluzione, oggi, nel periodo della preparazione e della propa– ganda, dobbiamo sforzar<li di formare nel contadini, nel pili. gran numero possibile di essi, una me ta- ~--- 1ila ed una psicoloE!a comuniste, o per meglio di• re solidariste, - e non solo con la parola scritta o parlata, ma anche coi fatti, dovunque le circo– -stanze, i mezzi e l'economia degli sforzi lo permet– tano. Tale pu6 essere il -compito, oltre che d'ini• ziative individuali o di gruppi, dell'organizzazione sindacale e cooperativa agricola, delle imprese col• lettive, colonie agrarie, ecc. Ma quando sia giunta l'ora dell'azione, quando la rivoluzione permettera l'espropriazione dei capitali• sti e imporra la immediata riorganizzazione su va– sta scala della produzione agraria - che non potra essere interrotta neppure per un istante - e l'ora pu6 suonare da un momento all'altro - non si po– tra più aspettare d'aver persuasi tutti quanti della bonta migliore di questo o quel sistema organizza– tivo: bisognerà metter subito le mani in pasta, pren· dendo gli uomini quali sono, coi loro meriti e difetti, con la loro mentalità e psicologia, nelle cir,costanze di fatto quali si presenteranno. Bisognerà fare cioé, d'accordo con tutti, non quello che sarebbe l'ideale sognato, ma quello che sara possibile in rapporto coi l>isogni e volontà degli interessati, nonché in rapporto con le possibiita materiali contingenti. Come non si potra, per esempio, applicare la col– tura intensiva se non ci saranno pronte le macchi– ne necessarie, o se la natura del suolo non lo per– metta, cosi non si potrà adottare un sistema d'or· ganizzazione ,del lavoro, quello comunista nel nostro caso, se e dove i primi interessati che dovrebbero attuarlo non vi sono disposti e vogliono invece or• ganizzarsi differentemente o adottare altro sistema di lavoro: quello individuale o familiare, per esem– pio. L'importante é che nessuno abbia la forza, po– litica od ,economica che sia, d'imporre agli altri di lavorare per sé; e non vi siano altri disposti a la– sciarsi volontariamente sfruttare. Ma il compito del– la rivoluzione é appunto quella d'infrangere la forza politica ed economica dei primi col rovesciamento del governo ,e con l'espropriazione; in quanto ai secondi ,chi mai vorrA farsi servo, se nessuno potra costringervelo e nessuna necessita materiale ve Io spinga? Mi .sono occ'upato incidentalmente, una deoina d'anni addietro, di questo problema in qualche pun• to d'un mio lavoro (vedi "Dittatura e Rivoluzione, 1921) in cui dimostravo come le soluzioni d'impe– rio fossero le peggiori e pili. disastrose. E vi son tornato su più tardi, precisando la posizione degli anarchici di fronte alla questione agraria per incari– co della Commissione di Cor,rispondenza dell'Unio– ne Anarchica Italiana, allora di sede a Livorno (vedi "Fede!" di Roma, n. 129 dell'8 agosto 1926). I lettori mi scuseranno se devo in qualche parte ripetermi. Dicendo sopra che bisogna tener conto della men· talita e psicologia degli interessati, a proposito del· Ja riorganizzazione della produzione agraria, io pen- STUDI SOCIALI savo specialmente al fatto catatteristico dell'attac• camento alia terra, come sua proprieta, del conta– dino cl1e l'ha, ed alla voglia di averla, di tenere un campicello proprio, anche dei lavora.tori rurali che non ne possiedono. Certo avevan presente ci6 Guil– Jaume, Reclus, Malatesta, Kropotkin, ecc. quando scrivevano ci6 che ne ho citato pili. sopra. La a-i– voluzione si trovera domani dinanzi a questo stato di fatto: l'esistenza di una quantità di contadini, ch'eran piccoli proprietari terrieri anche prima; e la creazione improvvisa, fin dal primo momento del– la rivoluzione espropriatrice, di altre piccole prop· rieta costituite eia operai dei campi (e fors'anco di città) nullatenenti che si ,iranno impadroniti di ap– pezzamenti di terre padronali per coltivarli per pro· prio conto. Questo fenomeno si produrra indubbia– mente in molti luoghi (i..,_ Italia in specie nel Meri– dionale); mentre, si capisce, in regioni pili. evolute, più a coltura razionale ed estesa, e dove il proleta– riato agricolo era gia organizzato e preparato dalla propaganda, più facilmente si passera dalla grande proprieta terriera capitalista ad una gestione collet– tivista o comunista della produzione agraria. Orbene, che atteggiamento terranno i rivoluziona– ri di fronte al fenomeno, sia della piccola proprietà agraria rimasta dal vecchio regime, sia della pic– cola propri eta di recente formazione rivoluzionaria? Abbatteranno essi, come si chiede Kropotkin, i li– miti e le siepi vecchie e nuove, torneranno ad e– spropiare i piccoli proprietari formatisi poco p.rima con l'espropriazione dei capitalisti, per imporre per forza a tutti i contadini la gestione collettiva, che questi ultimi non sentono e non comprendono an– cora? Mai no! se lo facessero, creerebbero artifi– cialmente una forza contro-rivoluzionaria terribile, tramuterebbero i contadini espropriati in nemici e susciterebbero le maggiori clifficolta al vittovaglia· mento delle città e di tutto il resto clella popola– zione. Faranno quindi assai diversamente: espro– priati i padroni di terre, cost:tuiranno bansi una organizzazione comunista del lavoro agricolo nel– le plaghe dove sarà possibile e vi sara il consenso della collettivita lavoratrice interessata; ma !asce· ranno tranquilli gli altri che si saranno arrangiati diversamente. Per noi anarchici ci6 costituirebbe un dovere elementare, derivante dal nostro stesso con– cetto di libertà; ma se anche noi fossimo, ci pare che non consiglieremmo lostesso un diverso atteg– giamento per un senso pratico di opportunitA rivo– luzionaria, in qPanto la rivoluzione deve accurata– mente evitare di ,,..._ 1•si stilita di qualsiasi spe– cie lra le masse popolari e sfuggire gli scogli della discordia, per rivolgere le proprie forze contro le sole forze reazionarie .e ca.itrorivoluzionarie. Vi sara con tutto ci6 un notevole lavoro da svol– gere anche dove p1·e-varra il sistema della eoltivaz.io• ne individuale o familiare dei campi suddivisi. Ne parlava Reclus nel suo aureo "A mio fratello con– tadino" gia citato. Che contadini o famiglie di con– tadini coltivino a parte ciascuno il proprio appez– zamento di terra, non signifi.ca ch'essi debbano iso– larsi da tutto il resto del mondo. Se Io facessero non potrebbero soddisfare che un'infima parte dei bisogni propri personali e dei bisogni stessi della -coltura; e la loro esistenza presto diverrebbe mi– serrima. Es-si avranno inoltre, in comune con tu..tti gli altri lavoratori liberati dal giogo padronale, !'in• teresse di difendere la rivoluzione, cioé la loro nuo– va situazione contro i tentativi reazionari che met– terebbero in pericolo anche loro. Di qui la neces– sita di fomentare fra loro lo spirito di associazio– ne e di mutuo aiuto, di costituire -delle loro orga– nizzazioni comunali e regionali, per provvedere ad eventuali scambi di opere, per l'uso delle macchine, per i servizi a tutti necessari della viabilità, delle acque, della luce, ecc. ed infine, per la collocazione dei prodotti della terra e lo scamb'o di questi con i prodotti industriali delle citta. Cosi quel sociali– smo, che non vi sarebbe nella forma esteriore della ripartizione della proprieta terriera, trionferebbe lo stesso nella sostanza che é l'assenza dello sfrutta· mento cla un lato e l'estendersi della solidarietà so– ciale dall'altro. L'evoluzione graduale e la visione dello sviluppo della gestione agraria collettiva, ,in cammino nelle altre zone, farebbero il re o. A poco a poco, sotto 11 gran .sole della liberta,., l'esempio guadagnerà i nluttant1, - se, naturalmente (come noi preveò.ia – mo) gli esperimenti di gestione collettiva daranno migliori risultati delle gestioni singole individuali e familiari. Inutile dire a tal punto che, se cosi non fosse, saranno gli altri a mutare liberamente siste– ma. Ma a questo proposito non é male avvertire che la gestione separata potrebbe in alcuni luoghi es– ser consigliata anche dalle condizioni obiettive e– steriori, conformazione del suolo, ubicazione, siste– mazione delle acque, ecc. Per esempio (io penso in questo momento all'Italia), é certo che le grandi pianure o il suolo poco accidentato sono pili. favo– revoli alle grandi gestioni collettive, con l'impiego di macchinario al completo e d-i grandi masse di lavoratori; mentre jn regioni montagnose o troppo accidentate il frazionamento clella prop.rieta terrie– ra potrebbe, alnieno nei primi tempi, essere pili. consigliabile, anche indipendentemente dalle prefe– renze di origine atavi,ca. Non é 1nale, infine, tener ,.>resente, passando dal– la produzione alla distl'ibuzione dei prodotti, che que3t'ultLma, per esserle! realizzata in senS-O com– piutamentle comunistai - "a ciascuno seco·ndo i suoi bisogni" - bisogna che attenda che i prodotti sian divenuti cosi abbondanti da bastare in realtà ai bisogni di tutti: ci6 che oggi é ben lungi dalla real• 7 ta; né la rivoluzione potra creare tale realtà In un baleno. La ripartizione dovrà quindi ispirarsi, J)6r i prodott; di cui vi ,sara meno abbondan21a, e, finGhé l'abbondanza non sara Taggiunta, a criteri d'opportun.ita e d.i giustizia, iru;ieme, necessaria– mente relativi, in rapporto con le circostanze e le necessita più imperiose. Ma questo vaie per tut• ta la produzione in generale, e non soltanto per la produzione agraria. • * * La Tisu.ltante materiale im,media,ta. prevedibile d'un atteggiameuto dei rivoluzionari e d'un indi– rizzo della rivoluzione, qualli ho ,cercato di deLi– nieare per il problema speciale qui esaminato, mi sembra la seguente (1). All'indomani della rivoluzione, dove vige la mez– zadria, eliminato iii pa.drone, i me~adri diverreb– bero proprietari unioi dei ter1reni da loro coltivati. I contadini, gia piccoli proprietari del po' di ter– ra da es,si occupata e lavorata, rimatrrebbero su 1-er giù come sono ora. Invece, dove vlige il lati– fondo, dove la terra é posseduta da padroni che 1~ fanno lavora-Te a gio1·nata tdai braccianti, 0 non é lavorata affatto, si determineranno subito due fatti. Nelle l·egioni più arretrate o meno guada,. gnate dalla propaganda socialista, dove la tradizio– nale 'fame di terra" peJ·mane (come nel M,eridio– nale d'Italia), i lavoratori de,lla terra. invaderanno i campi e se li spartiranno. L'espropriazione col– pirà pure quei contadini che, pur lavorando da sé l."!. terra, ne poss1edono tanta in pili. 1da <dove1,1afar la,vorare anche dai braccia.nti; saranno questi ulti– mi che s'incaricheranno di pigliarsi il di pill, la– sciando a qne,lli soltanto la parte che po.s.sono col– tivarsi da sé. Dove invece la cosidetta, "fame di terra" non si sente o si sente meno, dove le masse contadine sono pili. moderne ,e pervase di spirito socialista, dove souo sviluppate le organizzazioni sindaca.li e cooperative campagnuole, ecc. (com'e– ra'.!, prima del fascismo, nel Settentrione d'Italia, nell'Emilia e Romagna, ,i un po' in Puglia) i ter– reni .a latifondo, le grandi propnieta terri~Te, ,le vaste aziende agricole padronali, potranno subito esser-e ,organizzate con ,critari collettivisti e -comu~ nisbi: in una paroilar, socializzate . Le cose potranno resta,re cosi durante tutto il periodo ,rivoluzionario, senitt troppi inconvenienti. Poi, come ho de,tto sopra, lo sviluppo graduale suç– ce..sfvo fara :Il ;resto. La piccola pt oprleta terriera d~,, vecchia o récente formazione, non potra ooser~ d 0&ta.colo alla rivoluzione, ru1 comunismo delle ~tta o di altre regioni, dal momento che non avra ~o di operai salariati, essendo bastanfe a sé stessa; e d'a.I!Jra parte braccianti o Iavora ,to.ri sa,. Iarlati della terra non se ne troveranno più per– ché quelli che v'eran prima deL!a rivoluzio~e sa– ran 1 divenuti piccoli propr,ietairi o sa.ranno stati as– ~?:rbiU_ daLJe .aziende collettive. L'im-por,tan;te saTa d mdtnzzare 1 lavoratori della terra, qualunque sia la loe-o sistemazione, ad una roltura inteThSnva, del suolo per ricaval'n<i il massimo de1 prodotti indi– swn.sabiJ.i a1la vita. L'importante sara di fornire abbondantemente ai contadini, senza distinzione, certe materie prime, i con.cimJi, Il.e vesti, J,e crulzatu– r.e, ,ga. strum~ntl agricoli d'ogni specie, da.i più semp!Jc1 ara.tm alle macchine più pwfeZ!ionate. Se I .lavor~tori di dtta faranno questo, i conta.dini non lesmeranno loro i prodotti della terra neces– sairi _alla popolazione urbana, e sara,nno d loro ml– !'hon all"'.1-ti; più a.ncora td·ilventeranno i fattori più unportant, de•la Rivoluzione. LUIGI FABBRI. (1) Da Qui alla fine, le poche parole di conclusione <'he seguono, alquanto modificate e completate, le ho tol– te da pag: 314 a pag. 316 dell'edizione italiana di "Ditta– !1:1ra e ,Rivoluzione". Essendo restate le stesse le mie 1oee, m é parso inutile cercare parole diverse per dir– le. - I. f. Diamo q1ti, p~r n_onn~clei volenterosi, gli in– dirizzi di alcitni dei vnncipali Comitati di soc– co1·so, ciii rivolge1·si con le offe1·te per venire in antto alle vittime politiche: Comitato Nazionale Anarchico pro Yittime volit·iche. -- Rivolge1·.,i a: JEAN BUCCO, 116. rue Chateau-des-Rent:rrs, PARIS, 13 (Fran– cia). Comitato pro figl·i dei Carcerati politici d'I– talia. -- Rivolgersi a: CARLO FRIGERIO, Case poste Stand, 128 GINEVRA (Svizzera). Comitato Internazionale Libertario d'assi– stenza alle vittime p1Jlitiche. - Rivolgersi a: COl\fI'l'ATO. INTERNAZIONALE LIBER'l'A– RIO, P. O. Box 565, WES'l'FIELD, N. JER– SEY (Stati Uniti). Comitato pro vittime volitiche dell'Unione Sindacale Italiana. - Revolgersi a: J. BAR- J BIERI, 6, rue Renardière, FONTENAY SOUS– BOIS (Seine) (Francia).

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