Studi Sociali - anno II - n. 13 - 16 agosto 1931

,•ista il primo e p\ù impelJente dover-e immediato della lotta e della' .ri.vblta, della distruzi,one ·de•lla Tocca forte nemica, dell'a,bbattimento dei tiran– ni. E' ques-tion,e ·di vita -0 di m•orte, oggj, in qua– si tutti i pa,esi. Non insistiam•o, pere1hé certamen– te Gobbi su ci6 Silrà -d'accordo con :noi. Ma é be- '·ne stare in .guardia contro Je con'seguE!nz•e logi– che di certe sue proposizioni ... Per esempio, Gobbi vorrebbe sostituire alla for– n1ula '~distruggere é costruire" l'altra cli ".costrui– re é distruggere~•. Ma qua,ndo 1nai gli anarchici hanno adottato la prima? Né la seconda, d,e,l re– .sto, é .1neno 0quivoca dell'a :lt.ra .. Si_ tratta di para– dossi, ambedue falsi se presi alia lettera,; ed am– bedue senz'alcun signi1ficato chiaro e preds-o, se •pr-esi in senso iperbolico: -Ognuno pu6 dare a cia– scuna fOJ·•mula i-1 se11s0, c-he vuole, buono •O cat– tivo c,he sia. ·Teniam,oci dunque a.l semplice buon senso e diciamo ohe bisogna d'istrugge,re e _costrui– re in~ieme, cih,e i d•ue fatti sono connessi - per– ché distru,gger,e se.nza1 costruire sarebbe morire., e costruire senza distruggere .sarebbe sognare - e cihe quando si vuole ricostruire un ordine so– ciale nuovo ,a.I po.sto d 1 e·l vecchio, pur pT,epaTando gli e~-en1enti costituthvi dèl- nuo·vo, bisogna co111in. ciare col dar subito di piccone al ·vecchio. Gobbi si preoccupa che si sia troppo portati, fra anarchici, a so•pra,valutare 1a violenza riv:_oluziona– ria a scapito del fine umano dell'anarchia; e che ci6 abbia condotto a un "abu•so1 della violenza!' 1 ,c.h'é u1~a piaga del movimento ·anal·chico. Egli non ha to•rto, ma, ancora una vo:ta, esag,era. Non tie– ne anzituttO conto eihe in parte ci6 é inevitabile, in un partito d'avvenire, costT.etto dalle necessiti più prepotenti ad essere nel presente un partito di lotta e di rivolta-. ,E)ppoi gli anarchici sono >10- mini come gli altri, e mentre tutto il 1nornd,o é' _in preda allo scatename-nto pili furi,oso di vio– lenze d'ogni .sorta, é spiegabile che non tutti fra essi pos-sano sfuggirne le influenze ma1'sane, e vi' sia chi' r,ompe I'eqllilibrio t•ra il ·fine B i me.zMi a danno d--el·pdmo, e dalla violc-n--za rivoluziona-ria 1 vera e pr,opria, la violenza che, lib,er-a, - della quale non c'é aHatto "abuso", ma!,grad-o se ne faccia molta ai c11iacc:hie-re, ma purtr.oppo il con.– trario, _:_. scivola sul terre.no delJa violenza ch'e opprime e viola l'altrui di•ritto e libertà, violenza Ghe ,si ch:ia·ma tirannide nei governi, ,e fra i sin. gol.i cittadini si ohiama intolleranza, pre-potenza, e so,praffazione. Ma l'i•dea anarc-hica non c'entra; e nessuno che abbia la testa a po•s,to"s'•é mai so– gna,to di far-e una ''te-0ria" d'i ci6 che é un fat– to_ o complessò di latti determinato da cause e– ·steriori più forti d'ogni dottrina; il qu•a1e avvie-. J.1; non a causa dell'a'narchia Yùa suo ma:.grado. 'Se mai, a tal p-roposito, a,l contrario del rivedere J.e teos·i,i, si tratte·rebb_e piuttosto' di ritornare più .coerenti con esse. Un errore, proòabilme-nte più di es•pressione che intenzionale, é quello di Gobbi quando ragi,ona deJ "dov.ere -sociale". Gli,e vi sia un d.overe so– ciale, !igli-0 della -solidari-età, é indubi,tato-; ,é Gob– bi ha ragione a da,r.gli importanza e a richiama– re ad ess,o la cosci-enz.a di quei rivoluzionari .che volessero pres,cinderne. M'a ,èlal modo c·omB si e– sprime parrebbe <!h'-egli.sepi'ri il concetto di "do– vere" da quello di "diritto". E se cosi f.osse (ben– •Ché .siamo certi che n-o•n·sia nella sua inte1u. 1 ;one) dive1-r,ebb.e utopista, e ingiusto per giunta,, come certi morali-sti borg,hes-i in malafede, ed· anche· qu-alc,h,1 idealista in --buona fede come Mazzini, i quan din1enti-can.o ohe. nell',ordine naturale delle ,cose. il diritto precede il' do<vere, in quanto, pe-r– es-em1iio, un 1av,oratore non pu6 adem•piere, e nqn .lj giusto pretendere che adempia, il suo _dovc11e di la•vorwre, se "prima" n-on ha. sodis,fatto. i1 suo dil~itto di nutrirsi .o se non gli vien-e assicurato "da prima" il sodisfacimento di tal.e diritto. In realt:i il "d-over,e socialè", in ra-ppor,to al. le u-ostre intenzioni' egualitarie e Hbertari,e, non pu6 sca,turir-e da un aprioris·mo dottrinario o me– ta,fisico, ben.si soltanto dalla praticp, del "libe-ro .. accordo" degli indivi,d•ui uniti volontariamente e soli-dariamente in soci-età, ·nella quale dall'aiuto mutuo e dall'osse.rvanza. d•gli impegni presi, sca– turis·ca quella '·armo·nia di interessi" che permet– ta a tutti di vivere s-enza farsi sfruttare o domi– nare ed accresca il benessere -e la libertà di cia– ~icun individuo. Dove non v'é libevo accordo e ar– n1onia d'interessi non v'é do,vere .sociale, ma solo violenza o ricatto da un lato e adattamento for– _za,to dalJ'altro, speculazione o coercizione, oppu– re sacr-ificio. A Gobbi non piacciono le formule "li-bero ac– •cordo" o "armonia cl'inte·nessi" (questa seconda., veramHnte, g-li anarchici 1a usano assai poc,o) ; ed ,igli preferisce quella· di "dovere .socia,le", perché 1 ,e.ne prime vede qualcosa di borghese. Questione •di gusti! Non si capisce che cosa può esservi di ·borghese, per esem,pio, nell'~spressione ".Ubero accord,o"; mentre di "dov,ere sociale" rigurgitano 1 manuali dei moralisti ed econon1isti borghesi. ·Ma· ci6 non ha importa·nza, e nO!l perdiamo t~m– po a disculerne. Facciamo più presto a-.. convenL re che tutte, le• form ul,i s-0110 imperfette, percihé ·sacrificano la chiarezza alla b:revita; e vanne quin– •<li prese col soilìto gran,e1lin di sa,le ed inter-pe– trate secondo le idee di cM le propone od accet– ta. Interpetrate anarchiclllmente, "libero accor,dol'i "arm-onia di intere.ssi" e '·'doveT.e sociale", son-o ~t- BibliotecaGino Bianco 1 ·· j STUDI SOCIALI time tutte e tre, e n-on abbi-amo diHicolta ad accet– tare da Gobbi la terza per unirla alle altr8 due, M.a, poiché parlia,1110 di ·fo-rm-ulé, perché non ri– cordiamo· anche quella, cos-i .sempliee, -dei nostri compagni della prhna In.ten1·a~(ionale ";1e-ssun do– vere senza diritto, nessun diritto .senza dovere"? Servirebbe, se non altro, a dimO"strare che .su questo argo.mento c'é poco da "revisare", a meno eh-e i;i-on si v-0g-lia, fare delle inutili questioni di parole. Un'ultima os,se-rva-zione, .a proposito del dovere· di !imitare la propria libertà per non calpestarn que-lla del vicino.• D'accordo con Gobbi nel concet– to; n1a i1 suo modo di di.tlo pu6 far credere cJhe noi si dia il nome ,di liberta a ,quella ohe é pre– potenza, violazione della libertà altrui. Fin dai tempi della Riv-ò1u·z·ione F-rancese de.I 178 9 si é d-etto $émpre che la libertà d'un cittadino fini– sce .d-ove comincia la li,berta d'un altro cittadino. Ripetiamo: d'accordo nel ·concetto; ma sarebbe as. sai più chiaro e vero il di-re che H non ca,lpestar-e la liberta del vicino, il rispettare la libertà altrui, 11-011 ìimita la libertà propria, ma la estende 11eJ– lo spazio' e nel tempo,· la rende doé più ampia e duratura,. L'uomo isolato, o l'uomo che J e-sta di continuo i -crulli a,l pross.iim-0, é -0 finisce· con l'essere i1 me.no libero di tutti, perché 110 1 11 ha o verd.e a ,poco a po,co la cooverazione di tutti; a meno, .s'intende, c11e non dive-nti un tiran·no verò e pro– prio, nel qual caso non, é più ,questi-one di libGrta. QuelloC/C:he _Gobbi chiama limitazione delJa pro– pria, libertà non é 0he la rinuncia volontaria al-. l'uso di un,a, qualche particolare libertà propria del momento; ohe potess-e far danno a:d altri, sia per sentimen(o spontaneo di fraternit~ um.ana, sia per conservare e.d au,1nentare_ le liberta assai più vaste ed importanti di cui si pu6 godere solo con la cooperazione a,ltrui. A parte che quando una •rinuncia é voJo,ntaTia non pu6 più dirsi limitazio– ne di liberta, tale rinuncia equivarrebbe, pratica– mente, a quella dB-1saggio contadino che si priva ,d.i tanto del grano raccolto per qua1nto gìiene oa. correrà per la semina futura: egli li-mita momen– tanea1nente il suo consu1no, ma s-e n-e assicura u- 11-0più abtbondam.te per l'avvenire. Ripetiamo: a parte le nano le, non oredia·mo il nostro conce-tto diverso da quello di Gobbi; il ,quale con 1-e sue parole, pero, non fa che ripetere ci6 ohe dicevan-o i ·"nostri mag.giori" del processo di Lio•ne del 1882, fra cui Kropotkin, i quali a lo-ro volta ripetevano la nota frase surriferita dei rivoluziona,ri .del 1789. In questo caso, come si ved,e, se di "revisiorne" s~ v-0 1 lesse parlar-e, i. revi– sor,i, sia pure solo nella f.onn.a, saremmo p1utto– sto noi che TI nostTO amico Gobbi. Ma, f~a anarcihici, non ci pare pOs.sa essere que– stio•ne di "r,evisionism-o" o di "antirevisionisn10". In realtà gli anarc-hici, che pensano ed ama,no il movimento delle idee e dei fatti, sono tutti "revi– ·sion.isti", anche quelli Che .s,i dicono i1 contrario. Ohi mai non cerca di avvicinar,e se1npr.e più alla verità il proprio p.ensiero? chi mai non si s.forza di rendere sempre più idonea alla ca-usai abbrac– ciata 1a propria a4ione? ,Chi non cercai di miglio– rarsi sempre più nel peinsie-ro e nell'azio11e, elimi– nandone pi•ù che é' possibile gli errori? Chi non accetta o non crede di acoettare dalla scienza e da,ll'esperie11za tutti i nuov.i am1nae-stramenti ~os– sibili, in vista dello .scopo cJhe,si p_re,i-gge?. E eh; co.s'é tutto questo se non una continua rev1s-wne. Se contrasto v'é, aciun,que, esso non v-erte sul fat– to i·n sé del rive-dere di continuo le proprie idee e metodi di cui nessuno pu6 negare l'utilità e legittimitÌa., bensì soltanto sulle direttive che cia– scuno - inid1viduo, gru,ppo, periodi.co o s~.ttore del 1novimento - imprim-e al suo particolare re– visionis-io, L'importante é di ''.~evisare" sulla di– rettiva giws-ta, pili coerent,e e p1u utile alla 1 causa, e non in ~senso opposto. Inutile dire che noi crediamo d'essere sulla buona direttiva; perché .se ci persuadessimo del contrario ... cambieremmo opini-one. LUIGI PABBRL Alcune parole sul Socialismo costruttivo (Continuazione e fine; vedi numero precedente) Tale a:bitwdÌn~ di ;ia&sività deHe ;nasse 1avora– tric,i é proifondarnente raidicata. Tanto C'he, aven_ do fin dai tempi primitivi i .11h1forti imposto s·em– pre ai pili deboli l'obb.ligo del lavoro, un'arma di , di,fesa degli· sfruttati !Ù, quando dovevano 1a.– vorare, d~ farlo 1 il m·eno possibile, il pi.ù male e con la ma,ggiore incuria_ .Quanto pi-U inte,nsivo é lo sfruttamen.to , fino a,lla, razionalistz-azione attua– le, tanto più viene impiegata cotesta arirta di dL f,esa. Avvien,e cOs.i che, quanto più si avvi-cinano .le grandi crisi socia-li le quali se si deve edifi– care qualcosa di nhovo esigerebbero da, ciascuno maggi-0·re energia e buona volontà di lavorare, tanto più al contrario gli operai odiano il lavoro 5 e tanto più ne diviene per essi indUfeTente il ri– sultato. Pe-r ci6 non si do,vrebbe appag'!rsi di ta,le' con– statazi,one e approvare te.oricarnen.te coteste con_ diz'ioni 'peTc\hé pregiudicano i capitaHsti attuali,_ ma invece Te3Jghwi; e a tal fin~ il socia.l~smo co– struttivo po.tr -ebbe esserne -il mezzo mi,gllore. Gra– z:ie ad esso, in _.prganismi di 1n-oduzio.ne ben so– lidi corn•e qtteUi gifi suaGcennati, il lavoro libe.ro potrebbe mostrarsi in tutt,a da ·sua di.gnita ·() co.n tutti 'i suoi risU'ltati; e la massa dei lavoratori potrebbe 'appTend•ere a poco· a poco a prn!e-rire tali cond!zioni volontrurie, cr.ea, te da loro stessi, a qu-elle della sohiavitù comunale o sta,tale del lavoro. Ci6 può essere molto -difficile a realizzai·_ lo praticamente - ma U'!3a delle nostre funzioni deve consistere proprio ne,i riempiq·.e, questa gran la.cuna, prima che, in una nuova crisi .soci•ale,, al– tre parti' d-elil'umanità cadano nella servitll so_ ciale statale,· com'é avvenuto iri' Russia dall'au– tunno del 1917. Poiché resta facile inalzare al cielo la volontà di lavoro di una umanit81 liberata; ma si dimen– tica, con ci6, di tener conto cli altre grandi ten– denze deviatrici, come que.J13: di non lavorare o di lavorar poco, ohe si manifesfel'anno allora, per lo me1io con. uguaJe intensita. PeT evita-re gli ur– ti n-on potr'ebbe non essere utile, nel periodo prè_ pa,ratorio, una educazione con l'esercizio e l'eSJ)e– rienza al sentimento di .responsabilit:i ed al lavo– ro soci,ale in un a1ll'biente sociale. Anzitut,to non dovr-emm-o disinteressa1rci del la– voro co,struttivo del socialismo. autoritario, il qua_ le gia da molti anni riesce a ficc~re i suoi. n1em– b;ri ed una qu~ntità di al-tri lavoratori a lui ade– renti in innumerevoJi posti !egi-slativi, deliberati– vi -ed a1nministra•tivi, passando cosi dal sistema capi,talista privato al sistema comunale e statale, da cui non manoh,era c•he un pas·so pe-r arrivare ctl chiarnato S.tato soc-ia1li-sta o comune socialista, che Lormera-nn-0 pei primi quei suoi partigiani gia; introàotti nell'intero organisn1·0. Non si de-fini,sca 1 Jene il fen-omeno, chiamandolo semplicemente adattamcr.!t-o; -esso é già una parte d0lla. nuova costituzione autoritarià.,, e se 11.)11 vqglb:tmò che nel momento deci-sivo le. grandi masse .;)8Juan0 ciecamente tale· corrnnte in ,apparenza cosi plau– si1bile e_ facile, \e si pr1v1no ancor pi11 ,~el sPntL mento d,1 re&ponsabi,hti, tocca a not di ce1'c>ar di cr-eare ttn cont,rapeso liberta,rio. I movimenti cooperativi ci sono sfuggiti già d;i m-a.no , perohé si p·rese pei1· autoritaria, degra– da1ite, egoistica e pedantesca la regp~arità meto– dica ed il risparmio necessario al funzionamen- · to e,ooperativò· nel tempo attuale in cui non s-i pu6 disporre libera·mente• di materie prhne, rie_ chezze naturali e strumenti. Per i socialdemocra– tici i,nvece l,e coo:geTative eran troppo indipenden– ti, estra~tatali ed estrapa,rtitiaste; e cosi quelJe, abbandonate al 10.ro destino, dive-ntar-0110 in gran par\e i-ndHferenti ed aliene a più ampii fini. Il ,sin<la,ca-lismo é compl,itamente, assorbito dal– le sue fu-nzi,oni immediate, e abbracci6 tante spe_ ranze revoluzionarie i.m.me.diate nel te·mpo d-e,l suo pW gran:de svioluppo, da negare im,porta11za ad · ogni attività prep·aTatoria, e parziale 0he non si riifer,isse aill'o.bi.ettivo finale, e in ogni ·caso non conclus,e nulla in tal sen·so. Tra gli anarch.ic 'i persiste la Buindicata preoc– cupazione, ch·e i.o c.ons.i-dero esage-rata, di incorre– re in peccato con qu&.lunque a:.,ion.e· che non sia dire,ttament-e, ri,voluzionaria e di sci.volare insa1- vabihnente nella corruz.ione e nella disgregazi-one. E.ppur-e av<viene 0he per l'appunto n1-0H.i anarchL ci svoligono una zelante a'tti.vil.i in movimenti la– terali d'o,gni specie, e fh1~scono con l'essere- per- .,duti .per il movimento g-ene.ra ,le. Poiohé que.sto moyimen-to non offriva al loro btsogno di at.ti– vita un lavor•o c:Ur,etto , e ,d'altra parte non é cosa cla tutti i1 sacrificio pe,r la l'ivo,luzione, ad essi non Testava che specializzarsi nei movimenti late_ ra,li suddetti, che ·a volte diluiscono o sofisticano , 'troppo le nostre idee. Gustavo Landauer, uno dei pochi Clhe si e:eva– rono al dd sopra d'i còteste condizioni, te!'t6 due volte - con Io scritto "Una •via di lt[{era.zione della ·classe operaia" (Berlino, l" maggio 1898), e co.n la fondazio11e del Soz. Blind (1908) - ,di dare il'\l<pulso ad una atttvità socialista pratica ol-

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