Studi Sociali - anno I - n. 8 - 8 settembre 1930

Anno I - N.o S MùN':rJWibEO-Bt.i~Nòs AìRÉS,8 settembre 1930 l· ..RIVISTA BIMENSILE DI LIBERO ESAME Per la Redaz.io~Ì!'rivolgersi a: LUIGI FABBRI,-Casilla de Correo 141, ....MONTEVIDEO (Uruguay) ,•, Per ·l'.AmminiÌ!tra.zionerivolgersi a: JOSE BERENGUER, ·ca.llePeni 1637 BUENOS AIRES (Rep . .Argentina) SOMMARIO '. . La 7'rageàia nella tragedia (LUIGI 0 FABBRI). Lo Stato Socialista (ERRICO MALATESTA). Il Risveglio "àell'lnàia· (SALVATORE e.ORTESE). L.t "Allearni:e" nel.I.a 10voluri~e (HVGQ. TRENI). Il DetermJinismo e la Q·uestione. Sociale (TORQUATO GOBBI).-~ La preme.tita:zione nella Rivolta e ne,ll'Amone DOVIC"O SCHLOSSER). · De,noc:razia e Dittatura (LUIGI BERTON-1). Rivista àelle Riviste (CATILINA). Bibliografia (CATILINA). e ~ , i (LU· L~ Tragedia nella T rag·edia Le notizie che si son venute susseguendo dall'Italia, sul terremoto che ne ha devastate nel mesè di lug1io 1e terre meridipnali, sono sem– rre piu luttuose. Il numero dei morti si ti ri– velato, malgrado le smentj.te u:fficjali, sempre piu grande; a migliaia; ~ decine 0 di migliaia i feriti, i dispersi, gli introvabili; a centinaia di migliaia gU esseri umani restati senza tetto attendati alla meglio pei campi attorno le case distrutte, .attanagliati dalle privazioni e dal dolore. Cosi, un'altra improvvisa tragedia: ' 1 s'é ab– battuta sulla sventurata :l'talia del pòpòlo, e sulla parte di popolo piu mis~ra. u Ì nume~f>st piccoli pentri del Mei;jdìonale, chè ~ono sta,tl colpiti dal flagello telluril)O, nella quasi to~ali– tl\ sono abitati dalla· povera gente del layoro, la__ i~11ot;_a gente che_feconda non per sé, col suo sudore, quelle terre, trascurate dall 'lt!llia dei ricchi e dei potenti' piu di tutte iè altre ter– re italiane; che hanno meno strade, meno scuo, le; meno àcquedotti, meno :ferrovie; perché ·r piu. fortunati che P,Ossiedono o,. vi hanno a!JCU– mulato qùalèhe richezzà ne-vivono )onta,ni, nel– I e metropoli; e. se ne:rfoorilari.o solo per l'Siger– Tdl ·1e 'rendite e· "i balzelli; o per trarne carne umana dà riempire caserme e questure. . 1 Ii proletari~t9 Jtaljano, gia •• t~r~;nta.t~ e depaupe}'ato ail 'eccessQ.da ima ef!tenùante cri• si di miseria, in parte, rip~rcussione ..della cri• si riiòridiale· e ìii. parte 'piu grande a causa del– la crisi sociale provocata dal fascismo, sente ora rovesciarsi su di lui quest'altra ondata _di strazio, cagione a sua volta di accresciutà mi– seria per tutti. Ché, come sempre, tutti i pesi della cosidetta "solidarieta nazionale" con cui la classe dominante provvèdera a riparare alla· meglio alle enormi devastazioni del terremo– to saranno fatti gravare esclusivamente sulle spalle di quel popolo lavoratore che produce di piu e consuma di meno. Per lui, per il proleta– riato delle officine e dei campi di tutta Italia,'• il nuovo disastro significhera un piu intollera-. bile aumento di fatica e di :fame, mentre, · s.i· pu6 ~sserne certi, non mancheranno avventu~ rieri del regime a trarne ·occasione di ladre speculazioni e di subiti ignobili guadagni. Poiché' v'é questo di piu orribile, nella sven– tura che ha colpito · il popolo italiano: che y' \ T ' Biblioteca Gino Bianco ABBONAMENTI ~DITORl-fll. Nella Repubbliia Argei:iitina,:Un anno $ 2.– Sei mesi " 1. 25 Negli altri paesi: Un_anno, dollari 2.- BUENOS AIRES Ogni copia, 10 centesimi per la Rep. Argentina 10 centesimi di dollaro per gli altri paesi· questa n~ova t,ragedìa, causata dalle cieche forze della natura, si sovrappone alla tragedia sociale e politica determinata dalla volonta umana, voluta dagli oppressori del popolo. Il s0ffio di --rovina e di morte che ha devastata si larga parte d'Italia nel giro di pochi giorni, ha percosso tutto un paese che da otto o nove anni é funestato dalla peggiore delle tiranni– di. E' stato come se un improvviso infortunio avesse devastato in parte una grande prigio11e; seppelfendo molti •prigionieri sotto' le macerie senza consentire agli altri l'evasion/l e neppu– re .di poter, liberamente soccorrere i colpiti, i quali possono sperar salvamento solo dai pro– pri aguzzini e tormentatori. Triste ed umiEan– t<:?s11lvezila,·perché consigliata dalla fredda convenieriza e dall'interesse del nemico, pro– blematica, parziale, misurata dall'egoismo e anch'essa macchiata d'ingiustizia! Vera trage– dif, hella tr~gedia, che ha per sfondo tutto ua profondo dramma morale. • · Certamente, di fronte alle catastrofi di ca– rattere completamente naturale, come ques– t'ultimo terremoto d'Italia,. il nostro spirito s'arresta impaurito e con un penoso senso cl 'impotenza. Pure, ben ·si pensa, questa im– potenza _é fatta ·per gran parte d'impreviden– za, di mala volonta umana. Se una ingiusta e irrazionale organizzazione sociale non vi fa– c'esse ostacolo,, da gran tempo si sarebbe prov– veduto 'dalle pazienti formiche u1l1ane a e.os– truirsi nidi piu sòlidi e di fattura speciale piu in· :mnorìia con "la natura: vulcanica di certi terreni ormai conosciuta da secoli; e i terrè– nwti_no.n potrebbero farvi ·çhe lievi e riparabi– li danni.' Invece! Mille volte le popolazioni del n,<,ridionale d'Italia sorio 'state avvertite da scosse piu o 11).enogravi o letali del pericolo c·he incombeva su loro. Ma le si son lasciate dov'er~uo ad aspettarvi maggiori disastri e·1a morte.· ·'·Eppure anche questi disastri cosidetti natu– rali hanno un loro eloquente linguaggio ammo– ui"tore. Essi diéono a gli uomini quanto sareb– be nel lorò interesse una maggiore unita di fronte alla naÌura 1 cosi spesso matrigna crude-· le e nemica. Essa ci colpisce si spesso e semina per le terre e pei mari lutti e dolori, sopratut– to perché· gli uomini sono disuniti, perché la rabbia infeconda degli egoismi in lotta fa di– menticate loro l'insidia costante che dorme in <•gni forza ed in ogni mistero della natura, e si risveglia, e sorprende con le sue scosse bru– tali e funeste coloro che perdono il foro tempo· a dilaniarsi ,a opprimersi, a sfruttarsi a vicen– da. Ché se cosi non fosse, se cioé gli uomini, i~' un 'mondo senza oppressi né oppressori, sen– za sfruttati né sfruttatori, fossero fraterna– ritcnte: uniti a lottare soltanto, entro di sé e fi,Òri; còn la natura che ci fa cosi imperfetti e ci tende· insidie da ogni parte, .per migliorare ri;ii.stessi, soggiogare lei, carpirle i suoi segre– ti di' vit(t e prevenirne le minacce di morte, per rén~ere a sue spese piu ricco e piu, bell~ il mondo; :assai poca paura farebbero 1 s inevitabili cataclismi materiali! -· :L'ammonimento fu espresso, in tempi che $ili ci sembrano tanto lontani, con forma alta-· mente lirica ed umana dall'ultimo poeta itali•· co ancor credente nell'amore e nella liberta:' -"Uomini! (invocava Giovanni Pascoli) nel– lr, truce ora dei lupi, ...:_pensate all'ombra del destino ignoto - che ne circonda ... - Uo– mini, pace!". Si, anche nel minaccioso e mis-· terioso boato del terremoto, gli uomini di buo; na volonta possono sentire l'antico .monito del Vangelo; ma come fare perché la parola di pace diventi il fatto concreto della fraternitii umana, se sono gli uomini di cattiva volonta che prevalgono con la prepotenza del danaro e· delle armi 1" se sono i '"lupi" che dominano sulle infelici mandrie popolari d'Italia, ed al-. tra volonta non hanno. che quella della tiran– nide e della rapina, ed altre parole nòn sanno' che quelle dell'odio, della minaccia e della guerra 1 No, nella "truce òra dei lupi", che dura per l'Italia da ottò o nove anni, nulla pu6 piu ac– comtmare dinanzi al nostro spirito vittime e· carnefici. Le parole convenzionali di cordoglio sulla ''comune sventura nazionale" sono men– zognà. Le vittime dell'oppressione e della s!io– gliazione monarchica e fascista sono colpite d,1..una grave sventura di piu: questa.,_é.-la J.ris– te verita. Ma i carnefici che c'entrano? Pur– troppo le reggie e palazzi ministeriali son sem. pre intatti! La loroi ostentazione . di pieta peì colpiti, come Io spettacolo di quello spre– gc•vole re fedifrago accorso sui luoghi del do-' lore col ·stio seguito di dame, suona insulto a1roche e ripugnllnte allo ·strazio ed all 'ac– cresciuta miseria del popolo· italiano. Noh ci ~çcciamo dunque prendere nella trappola. sen.' timentale di coloro che, ingenui o volponi, còn h visione atroce del terremoto tellurico -v-or•.– rcbbero cop;-ire quellà piu atroce ancora .de( tHremoto fascista, piu disastroso. perché 'per-, manente, piu infame perché voluto, e non me– no macchiato di sangue. L'angoscia che proviamo, e s'é venuta ac-· crescendo man mano che giungevano notizie sempre piu gravi sul disastro del meridionale d'Italia, non viene certamente· diminuita da tutte queste cònsiderazioni. Ma a sua volta es- 84 non deve far velo agli occhi della mente, fino al punto di non vedere che, se quest 'ulti– ma sventura che ha colpito il paese é davvero grande, piu grande e incomparabilmente piu: grave é la svPntura della schiavitu cui é stato assoggettato e in cui viene mantenuto cc,n violenza inaudita il popolo italiano. Per-· ché se in Basilicata, Puglie e ,Campania il ter– nmoto ha diroccate le case e uccisi i corpi de– gli uomini, con tanto seguito di dolori e di mi-, serfe, la schiavitu fascista, non meno _onusta di ,·ittime umane, é generatrice di ancor piu gran-. di dolori e piu vaste miserie, preparatrice per l'nvvenire di nuove stragi, di ·piu fame e di una rovina immane materiale e morale per· tutta l'Italia. Questo bisognava dire, mentre ben pochi ir.1mem"orio interessati cercano di dissimulare· tali verita sotto l'onda pietosa della commo- · zione che gesta in tutti, ed in noi non meno che negli altri, la recente catastrofe tellurica· italiana. Piangiamo sui lutti e mace:r:iedLques•·

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