Studi Sociali - anno I - n. 3 - 16 maggio 1930

bano le funzioni utili compiute dallo Stato, occorre svuotare lo Stato delle sue funzioni, ridurre la sua Influenza ai minimi termini. Per esemp'io: C'é una compagnia ferroviaria la quale valendosi del monopolio che detiene, sfrntta vergognosamente i viaggiatori e 11 personale di ser– vizio. La ludignazlone del pubblico spinge lo Stato ad occuparsi dello scandalo e decide 01 riscattare le ferrovie e gestirle per conto proprio. Dobbiamo noi In omaggio al principio di combattere lo Stato essere contro questa determ'inazlone e favorire cosi lo sfruttamento della Compagnia o dobbiamo per combattere questa favo1·ire il rafforzamento dello Stato? Noi naturalmente slamo contrar! all'una e ·all'altra soluzione. Per6 se la nostra opposizione é puramente negativa non ha effetto, siamo tacciati di eterni malcontent1 e nient'altro. Ma se alle due soluzioni noi ne opponiamo una terza e diciamo: né la Compagnia né lo Stato, la fenovia deve essere geiùta dal ferrovieri, la nostra opposizione é posi– tiva, l'opinione pubblica é obbligata a discutere quale delle tre soluzioni é più atta a sod<lisfare i bi– sogni della collettlvlt/i. Viene presentato alla Camera un progetto di leg– ge per assicurare la penRlone alla Invalidità e vec– chiaia. Per ragioni di principio noi siamo contro le leggi anche quando sono Ispirate da buone inten, zlonl. Ma dobbiamo opporci accanitamente a questo progetto di legge, sicuri di trovarc'i gomito a gomi· lo col più feroci reazionari? O dobbiamo rinforzare lo Stato, appoggiando il progetto \li legge? Neanche per sogno. E allora? Allora, secondo me, bisognereb– be dire a coloro che propongono e appoggiano la leg– ge: "No1 slamo compresi delle vostre buone Inten– zioni e le apprezziamo, solo che non possiamo se– guirvi sul vostro terreno. Per raggiungere lo scopo che voi vi prefiggete non é necesS'arlo rinforzare lo Stato, com1tato d'affari della borghesia (C. Marx) non c'é bisogno di una legge. Oggigiorno esisto– no centinala di soclet/i di assicurazione sulla vita, sugli Incendi, sugl'infortuni del lavoro, uu·i traspor– ri, !lui furti ecc. Ne esistono pure su le pensioni. Eb– bene Invece di una legge, invece di dare In mano allo Stato dei capitali dei quali si serve per ribadi· re le catene colle quali tiene a sua discrezione la classe lavoratrice, Invece di accrescere l'autorità e la potenza della classe dominante, perché non si propone al lavoratori di costituire essi stessi se pro– prio ci tengono ad avere quella riforma - una cas– sa mutua di assicurazione lnv·alldlta e vecchiaia? Noi sappiamo che il contributo padronale viene egualmente pagato dai lavoratori, come pure Il con– tributo dello Stato grava sempre come tutte le spe– se statali, sulle spalle di chi la\"ora. Quindi rinun– ciando all'Intervento ctatale e padronale non cl si perde niente. Anzi ci si gua:!tt:rna, perché si ev'itano le spese del personale bmc retico per la esecuzione di una simile legge. Se volete realmente l'emancipazione del proleta– riato dovete abituarlo a "fare eia s~," dovete dimo– strare che Il proletariato non ha bisogno di capi, che é capace di autogovernarsi, di autoclirigirsi. A que– ste condizioni noi slamo disposti a darvi . tu lto 11 nostro appoggio e la nostra solidarietà. Un ragiona– mento del genere sarebbe soggetto a critiche e a dl– scuss1oni, potrnbbe cadere nel vuoto come potrebbe anche essere preso In considerazione e esperimenta– to. In tutti I casi noi avremo combattuto l'Invadenza statale In senso positivo, noi avremo Indicata la via per la quale gli operai possono cominciare fin d'o– ra ua fare da sé". ucora: Durante il mese di ottobre e i primi di no,·embre dell'anno passato nell'Uruguay scarseggia– vano le patate e i commercianti ne approfittavano per aumentare 11 prezzo di questo alimento prole– tario, con grave pregiud'izio del bilancio domestico della povera gente. A Montevideo 11 prezzo delle pa– tate arriv6 fino a 20 centesimi (1) al chilo, e I'a!!Je– sa minacciava di continuare ancora. Di fronte a questo scandalo il governo si fece ~mportatore di patate e le mise In vendita a 10 cent. il chilo. Im– mediatamente anche i commercianti abbassarono an– che loro Il prezzo. Per Il fatto che noi slamo contro l'Invadenza statale avremmo dovuto opporci nlla Ini– ziativa del governo uruguayo? Evidentemente no. Ma noi avremmo potuto evitare questo opportuno In– tervento del governo uruguayo, se i consumatori, a mezzo di loro cooperative di consumo avessero Im– portato essi dtessi le patate lnS'leme a tanti altri generi di consumo giornaliero. E cosl potrei moltiplicare gli esempi all'Infinito per dimostrare che noi, gia fin d'ora potremmo fare molto di pi11 per combattere lo Stato su di un ter– reno positivo. Ma credo d'aver rea~ R1i!flclentemente Il mio pensiero e non Insisto. E' 11i un certo senso un ritorno a Proudbon, ma senza l'ld11Jica visione che col cooperativismo, col mutualismo e con tutto le altre forme d'as soclazion l libere atte a compiere funzioni sociali, si pos.sa attendere li placido tra– monto dell'attuale regime s ociale. La bOrghesla non cederli i suol privilegi che sot– to la pressione della violenza... Dlr6 di piu: le Istituzioni che lo propongo dono soggette a tutte le vicende del regime bOrgb.ese. Una guerra, una crisi finanziarla, un colpo di Stato possono distruggerle (1) Specialmente per i lettori europei é ben,e av– ,;er,Hre che si tratta lii 20 centesimi ai pe¾ (oro) uroguai-0, equivdlenti all';,icir,m a cinque fr<1n<!M franQe8i. BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI o comprometterle seriamente. L'Interesse meschino di gruppo o di categol'ia puo farle degenerare. Ma cl6 che rivlvr/i di esse, ci6 che nessuna reazione po– tra distruggere - a meno che questa non duri per parecchie generazioni - é la capacita acquistata dalle masse a "fare da sé", sono i vincoli di solida– rietà saldati da nuovi e più elev.iti rapporti sociali, é l'esperienza della quale fara tesoro il popolo all'in– domani della rivoluzione per. instaurare un regime di liberi e di eguali. Torquato GOBBI L'individuo e la societa Ciascuno cli noi pc,rta nell'animo due forze, due im· 1mlsl, due Istinti: l'uno, l'istinto della conservazione individuale che ci spinge a porre come fine della no– stra attlvlt/i Il benessere spirituale e materiale del nostro lo; l'altro, }'Istinto sociale, che si potrebbe an– che chiamare l'istinto della conservazione della spe– cie che ci lndur,e n regolare i nostri atti prendendo come base l'Interesse della collettlvlt/i. Queste due fol'ze sono spesso contrastanti negli individui e sono siate fino ad ora sempre contrastanti nella soclet'à. Lo saranno sempre? Questo contrasto ll'ova la sua ragion d'esser in un dissidio intimo del due princ'ipi, o é dovuto a condizioni contingenti ad essi estranee? L'uomo, che per prima. cosa tonosce se stesso, e pol, attraverso i suoi cinque sensi Il mondo che Io clrcon• da é portato anche per questa sola ragione a dare a se stesso come Individuo un'Importanza fondamenta– le. Il bambino é sempre un individualista. Ma quan·do l'essere umano entra, pel solo fatto d'agire e d'l pensare, nella laboriosa e tumultuosa conente della vita collettiva dell'umanitii, l'istinto ,JJciale, cloé il sentimento della propria debolezza. il bisogno della collaborazione ùegii altri Individui, e quindi l'amore verso i propri similì, si desta in lui, senza distruggere la profonda coscienza che egli ha della sua indlvi– dualita. Questi due sentimenti sono fatti per coesistere e completarsi, Ne'i momenti del nostro maggior vigore fisico e spirituale, quando sentiamo pulsare Impetuosamente la vita In tutte le plùvpiccole parti del corpo, quando siamo preai dall'ebbrezza del pensare. not compren– cllamo a fondo ;., potenza del nostro Individuo. Sen– tiamo d'essere noi soli un mondo, non un piccolo mondo, ma un ruonòo grande come tutto il resto che é fuori di noi. L'nblsso che cl vediamo dentro pieno di r~~chezze Innumerabili, fecondo di posslblllt/i infi– nite che noi stessi jgnoriamo, cl da le vertigini e cl riempie d'orgoglio. IMa nello stesso tempo non possiamo non sentire 1 legami profondi che cl uniscono agli altri Individui o che cl uniscono anche a tutta la natura di cui infine siamo un prodotto. Sentiamo che noi viviamo per– ché tutto lntomo a noi vive, sentiamo che Il nostro pensiero é un fuc,,~oacceso alla fiamma comune e che cli questa fiamma entra a far parte per accrescerla. E questa partecipazione alla vita di tutto l'universo ac– cresce la nostra potenza, la nostra vita individuale. La coscienza della nostra partecipazione alla gran cor– rente di fluido vitale che anima tutto ci6 che esiste suscita In noi un senso profondo d'amore per tut– ti gli esseri che esistono fuori di noi e con cui cl sentiamo In comunione cosi stretta. San Francesco doveva provare qualche cosa di simile quando seri veva il "Cantico delle creature". Questi due impulsi dell'animo umano verso la va– lorizzazione deU'lndlviduo da una parte, verso una comunione sempre più stretta con tutto il mondo e– sterno e quindi r-opratutto col propri simili dall'altra, non sono In contrasto tra loro. L'infinito che sentia– mo dentro di :10! t l'Infinito che troviamo fuori di noi, di cui ci sentiamo parte e In cui amiamo immer– gerci, si completano a vicenda nella loro necessaria coesistenza. Nella vita pratica poi, J'ar,cordo tra l'istinto lndl· viduale e le esigenze Imperiose ed assorbenti del:a s<r cieta s'Impone. E' questione di vita o di morte. La storia che si é svolla fino ad ora é fatta In gran pa1' te della lotta di collettlvita contro Individui che ten– tavano rlbe11ars'i, della lotta di Individui che voleva– no emergere, dominare, far prevalere la propria volon– tà e la propria 1,otenza individuale, contro masse in– tere ridotte ali':,nnlentamento. Si pu6 dire cL o il problema massimo de!la vita pratica sia la coDr.lilazione tra. le esigenze lndividualt 6 e le esigenze della collettlvltii, problema che si ·é tentato finora di I isolvere coll'oppressione di una del 0 le due; quasi semr,re cot:a prev.ilenza dell'esigenza inclivlduale di uno o di alcuni che cercano di imporsi o si impongono colla maschera dell'Interesse sociale a una massa di lncllvidua:lta più deboli che r,onserva– no per6 nel fondo di loro stessi Il desiderio della ribellione e dell.i vendetta. In fondo la più gran plaga della socleta, quella che bisogna combattere sopratutto, é appunto Il mal– inteso individualismo, l'individualismo inasprito ed egoistico che si 11asconde sotto la maschera del be– ne sociale mentre é :a negazione di ogni principio di convivenza civile. Lo Stato centralizzato, Il potere politico, (poco Im– porta se ph\ 0 meno mitigato da costituzioni), Il po– tere economico delle grandi organizzazioni finanzia– rie e indul•~rian, tutto questo sistema che comprime IJ libero svllup1v.>della civiltà d'un popolo, trovano nella mente del più la loro giustificazione nel biso– gno che essi credono abbia la socleta cli premunirsi contro li caprlccios,1 arbitrio Individuale. Se non cl fosse lo Stato con tutte le forze armate che :o difendono, chi proteggerebbe la nostra vita da,. gli assalti che il primo capitato pu6 sempre apportitr– le, chi garantirebbe la continuità del lavoro e della produzione? Queato ~ U ragionamento dei più che non s'accorgono r,he tllelro queste grandi macchine livella– trici si nascondono individui, la cui passione pil1 sfrenata é appunto la passione del proprio lo nel sen– so più materiale e basso. E l'arbitrio particolare di questi Individui posti cosi In alto é ben p·;u perlco• Iooo del capriccio d'un cittadino qualunque, s1ieclal– mente (Juando i loro vari Interessi Individuali coln- 1,idono nel comune Interesse di classe. Giacché, si badi bene: Il fatto che esistono le classi, che esiste anzi anche un sentimento di classe, non contraddice alla affermazione che la società presente é c<henzialmente lndlvlduallsta. L'Istinto di classe - se Istinto si pu6 chiamare - non ha niente a che !'are coll'Istinto sociale. Le classi non hanno ra– gion d'essere se non nel campo strettamente mate– riale dell'lnteress~ economico In cui é sempre l'istin– to Individuale che ora prevale. lA classe é una unio– ne prodotta dalla ,.omlgllanza di condizioni e quindi dalla somiglianza degli Interessi M.a ciascuno, nel lottare per gli Interessi della su~ classe, lotta ·esclu– siva.mente per sol. Basta una somma di danaro, cloé qualcosa di l11j1ideutale e di estraneo, per far cambia– re la classe a r.ul appartiene una persona. lA classe non é rlconosclut" come qualcosa di superiore all'In– dividuo, ma é semplicemente un'unione di Individui di fronte alle altre forze In gioco nella lotta p~l pane o per la ricr,hezza. Questo Individualismo In seno alla classe é chiaro tra I capitalisti, meno chia– ro tra gli operai, giacché questi ultimi combattendo per la loro emancipazione, combattono, consciamente o Inconsciamente, per l'emancipazione di tutta l'uma,. nit/i e I fini superiori della lotta fanno spesso scom– parire l'egoismo individuale. Ma quando questo scom– pare, non é Il sentimento di 1 ,Iasse che Io sostituisce; é li sentimento umano, é l'Istinto sociale che si con• serva In alcuni malgrado che tutto Intorno a noi con– giuri per soffocarlo, Ma queste sonr, eccezioni. Nel più Il culto del pro– prio lo annienta ogni sentimento di solldarleta col propri simili. Ora, niente di p!d sacro delle esigenze lndlvldua:1. Ma, dando una rapida occhiata alla sto– ria dell'umanita, noi assistiamo ad un•ai,utlzzazlone, anzi ad una deviazione dell'Istinto di conservazione personale( e non si tratta soltanto di conservazione fisica), della primordiale volont/i di vivere. Appunto perché si credeva che la tendenza al 11· bero sviluppo del proprio lo fosse un pericolo per la colletlivlhl., questa, sin dai primi tempi della storia umana ha cercato d.! imporsi, di tarpare le ali al voli troppo alti, di Impedire certi atti, di Imporne certi altri, di lasciare Il campo più ristretto possibile al– l'lniz'iatlva dell'individuo. Di questa tendenza han sempre approfittato gli individui più fortunati e, poa– slam0 anche dlra, In certo senso I pi11 forti (ma, quasi mai, I migliori), per far si che la loro volouta divenisse la norma regolatrice e livellatrice della vo– lont/i e delle azioni degli altri. E' questa l'origine del potere assoluto, é questo In fondo il substrato de:le democra.zle, poiché In capo alla scala delle decisioni delle maggioranze noi troviamo sempre gli lndlvldul. A queste aberrczloni dell'individualismo In alto, corrisponde l'll1asprimento del sentimento Individua– le compresso In basso. Sembra 11. prima vista strano,

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