Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

106 RASSEGNA I Nordici e il Patto A t,alllico Il Congresso del partito socialista norvegese aveva dettnitivamen,e se– polto ogni possibilità futura di un'u– nione scandinava: approvando con 133 voti favorevoli e 35 contrari la politica del Ministro degli Esteri Lan– ge -tendente a far entrare la Norve– gia nel patto atlantico, lasciava anche prevedere che al Parlamento l'appro– vazione degli impegni atlantici della Norvegia sarebbe stata abbastanza fa– cile e che solo i comunisti satebbero restati alla opposizione. Ed ecco co– me il Svenska Dagbladel, radicale, commentava fin dal 19 febbraio, sul– la base delle dichiarazioni di Lange in seno al governo, il contrasto unio– ne scandinava - unione atlantica: « L'allea1ua interscandinavu, i suoi vantaggi e i suoi inconvenienti sono stati vivamente discussi a Washington e a Londra. I II e11lrambe le capitali il problema ha i11conlralo mollu com– pl'esione per quanto si riferisce alla co11dizione cosi particolare dei paesi sca11dinavi. Tullavid le opi11ioni si ri– ducono sempre a quella che la Dani– marca e lu Norvegia sarebbero meglio protette dal pa/lo atlantico che dalla alleanza inlerscandi11ava. Nè l'Ameri– ca nè l' I ngh:llerra hanno tentalo di esercitare alcuna p1·essione; tuttavia a Lange è .~lato dello chiaramente che le pole11ze del patto atlantico avranno certamente la pr~cedenza nelle for– niture affitti-prestiti sugli altri paesi solo simpatizzanti o n,eulrali. I primi saramio r.{ornili nei prossimi due an– ni, gli altri 110n prima di quallro o cinque anni... >. Dal canto suo la Danimarca, se in un primo momento ha mostrato il proprio disappunto per la delicata si– tuazione in cui la poneva l'attegg:a– mento norvegese, ha saputo ben presto orientarsi anch'essa - nella stampa, nell'opinione pubblica e soprattutto nel Governo - verso l'accordo con le Potenze occidentali abbandonando il progetto di un'alleanza difensiva scan– dinava. Elementi del partito social– democralico, che erano rimasti fin.o allora neutrali, sono passati alla cau– sa del patto atlantico; e il ministro degli esteri Rassmussen si è affretta– to a compiere i passi necessari a Wa– shington per il suo viaggio « in forma– tivo>, svoltosi più rapidamente di guanto previsto, e che è diYentato « conclusivo> dopo i colloqui con A– cheson e con gli alti funzionari ame– rican-i incar:cati di coordinare i pro– grammi di riarmo dei paesi europei. Allo scopo di offrire alla Russia il meno possibile di pretesti per una polìt'ca aggressiva, si dovrà risolve-e, o meglio, ag"irare il problema dP\le ba~i aPre in Groenlandia, che gli Sia– ti fT""t•: r.Pi\,....,r.-.;~., h,..,"" <'""#''P·v,-,'o in virtù del trattato concluso duran•e In guerra, e per il rinnovo del qua 1e erano in corso negoziati da mesi. Si tratta di troYnre una ~ol,,zione che conservi la sostanza modificando la forma; ma l'accordo senza dubbio sa– rà ragqiunto, e in ogni ca~o è assicu– rata al p~llo anche l'adesione della Danimarca. LO STATO MODERNO DELLA STAMPA ESTERA Rimane incerta la pos1z10ne della Svezia, che non sembra ancora con– vinta di dover abbandonare l'idea di una neutralità armata. Gli svedesi - scriveva il New York Tunes del 16 febbraio, e la ·situazione non è da al– lora gran che cambiata - parla– no di comperare le armi americane di cui hanno bisoa110 e di vendere a/l'u- 11io11eoccidenlale gli armamenti che pos.rnno fornire pur mantenendo una stretta 11e11tralilàe 1111a possibile unio– ne scandinava >. Formula di difficile realizzazione, di fronte alla inevitabile reazione russa, come è d:mostrato per la Finlandia dalle difficoltà- create in questi ultimi giorni al governo di Fa– gerholm. Che cosa, infatti, farà l'U.R.S.S.? « Evidentemente - scrive il Journal de Génèv,.e del 10 marzo - la Russia non può rimanere indifferente a que– sti cambiamenti. Essa perde 11110 pos– sibilità di manovra>. Ma se il governo di Mosca punterà tulle le sue carte sulla Finlandia per legarla più stret– tamente al suo gioco, come i continui attacchi della stampa e della radio fanno prevedere, « la Svezia sarà con– dotta>, sollolinea ancora l'o1·gano gi– nevrino, « a rivedere il suo atleag a– mento. Così, /'estensione del P. A. al– la Norveaia eri alla Danimarca ha portalo ai confini stessi della Russia la linea di difesa del mondo occiden– laAe. Ogni equitooco _è scomparso >. Il p1 ohlema a11st1 iaco Si sa quali sono gli estremi del pro– blema austriaco. Vienna è la porta dei Balcani: la Russia, per poter me– glio dominare l'Europa orientale, vuol che quella porla rimanga chiusa. Gli angloamericani per contro preferisco– no una politica della porta aperta che permella 101·0 di interferire nelle que– st'oni balcaniche. Ciò che è caratte– ristico tuttavia del problema, visto come contrasto internazionale, è che pur essendoci pressochè tulle le pos– sibilità di soluzione, esso ancora si trascini nella i)lcerta via delle con– versazioni quadripartite. Gli austria– ci, da parte loro, vogliono evitare an– zitutto ogni lolla interna; nè intendo– no svolgere. almeno per il momento, alcuna funzione precisa nel mondo danubiano. tanto meno in quel sen– so di avanguardia del mondo germa– nico che loro è costato tanto caro. Es– si vol(liono restare in nace con i te– deschi. cMi come con i cechi, gli un– gheresi, gli jugoslavi, gli italiani e f!li svizzeri (Ncues Oesterreich, populi– sta). Gli jul'oslavi alla lor volta hanno as~ai diminttilo la loro intransigenza. Oltre a intensifi<'nre i loro ranoorti C"O"nmi<'i con 1'0<'<'idente, anche ne– f!li nllegf!iam 0 nti noFt'ri sono divenu– ti niìt prudenti. La Borl>a. or,:!ano uf– lkiale del o~rtito. ha fntto più volte allnsiore allP ro,,cessioni ripeluta– ml'nte fAtte rlalla .111,:!oslavi"nel pro– bleJT1i fl•llA C:arinzia: e le r'li<'hinraz'o– ni rii Reh 1ev Pi' sostit11ti dei Ministri degli F.steri 124 febbraio) CO'lfprn,a– no un tnle attegginmento. Anche TriP– ste non è più considerato un pomo di discordia, quanto un mezzo di comu– nicazione tra l'occidente e il mondo danubiano: « Si pensa che Trieste polrd servire ria passaggio per le mer– ci dell'Europa occidentale scambiale con le derrate alimentari e le mate– rie pr:me provenienti dal bacino da– nubiano » (times, 14 febbraio). Il problema che invece ostacola e paralizza quasi ogni possibilità di ac– cordo nelle trattative interalleate sul– !' Austria, è quello del contrasto tra Russia e Jugoslavia. Ques't'ultima può anche mostrarsi, per ragioni contin.– genti, disposta a cedere su molti pun– ti. Ma l'U.R.S.S .. nel suo lento, e in verità non facile soffocamento del ri– belle Tito, ha interesse a che questi non chiarifichi attraverso la soluzio– ne del problema austriaco i suoi rap– porti con l'occidente. L'U.R.S.S. pre– ferisce quindi lasciare aperta nel fian– co della Jugoslavia I sanguinante fe– rita della Carinzia; inoltre, guardan– do al futuro, pensa che, in caso di ri– torno della Jugoslavia all'ovile sovie– tico, non sarà male se essa porterà con sè anche qualche maggior vantag– gio territoriale. D:l resto, non è solo la Jugosla– via a dar gravi preoccupazioni all'U. R.S.S. nella zona balcanica. La posi– zione dell'Albania, base avanzata del fronte anlilino, sembra esser assai po– co sicura dala la difflc·le situazione e– conomica e le influenze jugoslave che non mancano di farsi sentire all'in– terno del piccolo S 1 alo. La crisi Mar– kos è poi venula ad aggiungere alle già complicale relazioni interbalcani– che un nuovo el·mento di mistero. Si traila di nna crisi militare o di una crisi politico-nazional'stica? Verso la prima interpretazione sembra inclina– re l'indipendente D'I'. Tal di Zurigo (11 febbraio) quando così precisa i piani che emissari sovietici avrebbe– ro voluto imporre a Markos: «. L'e– sercito comunista doveva stabilirsi io Macedonia e, dopo la conquista di Snlonicco, farne una c'llà macedone libera, da cui, con l'aiuto de/Id Bulga– ria, sarebbe dovuta partire una of– fensiva contro la Jugoslavia. Markos si sarebbe opposto energicamente a un tale piano, pensando che gli sarebbe staio impossibile condurre contempo– raneamente la guerra su due fronti, ,·,)11iro Atene e contro Belgrado insie– l11t'. Tito, d'altra parie, offriva a Mar– kos un piano contrario: scatenare col ()ruprio aiuto un attacco contro Salo– n ·, co, la quale sarebbe divenuta la ca– pitale di uno Staio macedone fede– ralo alla Jugoslavia e nuovo centro di 11t:;azione comunista. nei Balcani, in– dipendentemente da Mosca .•• >, Complicala e suggestiva interpreta– zione, che non terrebbe tuttavia conto di un elemento per altri (per il Mon– de ad esempio) fondamentale: il na- 1.ionJlcomunismo di Markos, il quale si ~arebbe ribellato agli ordini della Russia di contribuire alla costituzione fli una Macedonia slava, perchè ciò· anebbe comportato una d'minuzione dell'entità territoriale della Grecia. V. O.

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