Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

LO· ST'.A TO MODERNO 107 RASSEGNA DELLA STAMPA JTALIANA La pace e la Chiesa L·a Chiesa vuole la guerra? La do– manda stessa appare così assurda da non esigere risposta. Tuttavia è pro– prio su questo che si discute, dopo l'articolo di Togliatti (in Vie nuove) su < Dio e ìl patto Atlantico>. L'Os– servatore romano e il Quotidiano han– no risposto (23, 24 febbraio) con due severi articoli («Dio e i falsari>, «To– gliatt.i e l'Acqua santa») che coslitui• scono soprattutto un. contrattacco: l'u• no e l'altro tendono a dimostrare che la pretesa indifferenza ateistica nei riguardi del cattolicesimo non è in realtà indifferenza, ma persecuzione: si ricordano a Togliatti incitamenti e movimenti pratici concretamente rea– lizzanti, da parte sovietica, la re– pressjone della Chiesa; poi gli si obbietta che le parole del radio– messaggio natalizio del Pontefice non .sono un messaggio di crocia– ta, ma preghiera di pace. Si ri– cordi_ che in quel rad;omessaggio il Sanlo Padre aveva individuato due .falsi- pacifismi: quello del « si vis pa– ·CeJTI para bellum >, e l'altro, che vuo– le la pace a tutti i costi, e < che inco– .raggia -la sicurezza di chi ,prepara la aggressione >. In quel testo si poneva anche l'accento sul difetto comune di queste due concezioni, il loro fon.da – ffil!Dlo prevalentemente eudemonistico -e utilitario: e vi si contrapponeva la saldezza di un fondamento teologale -e morale. Questo spunto incoraggia T-om.maso Fiore ( « Pace e guerra nel– la bilancia del Papato >, li Nuovo -Corriere, Firenze. 8 marzo) ad àccu– .sare -daecapo la Chiesa di bellicismo: .di.sconosciute infatti, secondo la Chie– sa. le ragion.i tutte terrestri del pacl• :fismo, questo perderebbe qualsiasi ,consistenza, e riemergerebbero ragio– ni morali a legittimare la crociata, dunque, proprio; la guerra. L'articolo non è molto c-oncludente: pone un •problema, quello della Chiesa -e della ,guerra fredda, che dovrebbe essere -a]trimenti documentalo, e giudicato con maggiore distacco. Più allarmanti le osservazioni di Fernando Schiavetti (« Ribellarsi o servire>, Progresso d'Emilia, 3 mar– zo) sul 'rapporto tra Stato e Chiesa al ·momento presente. La tesi dello Schia– vetti non è nuova nep•pur essa, ha il pregio di richiamarsi ad un testo im– portante. la lettera del 30 maggio 1929 di Pio XII al Cardinale Gasparri, nel– ·la quale viene rilevato che « in Staio ·cattolico libertd di coscienza e di di– scussione devono intendersi e prati– car.~i secondo la dottrina e la. legge ·cattolica>. Lo Schiavetti ne in.ferisce che l'attuale situazione politica ilalia– •na è fatalmente una situaziooe di «re– •gime di Chiesa>, di cui è strumento esecutivo la Democrazia Cristiana; <è questa fatale tendenza della Democra– zia Cristiana a ,!orsi come regime quella che rende cosi difficile ed agi– tata la vita dei suoi collaboratori. Con un governo e còn un ministero si può trovare un terreno di ragionevole col– laborazione da pari q pari; con un regimt: non v'è altra alternativa che quella di rib-ellarsi o servire >. E' sin– golare che queste cose si leggano su un giornale di tendenza, grosso modo, frontista: di quel Fronte che ha avanzalo le più alte doglianze per non aver potuto ritornare a una forma di coalizione con la D. C., affine a quella tripartita. Voleva ser– vire la Chiesa? E' certo che no; e al– lora si spieghi meglio lo Schiavetti, e cerchi di eludere con maggior sicu– rezza logica il ricordo della nota fa– voletta dell'uva acerba. Idee sulla sicurezza Le discussioni intorno al · Patto Atlantico vertono su alcuni punti fon– damentali: partecipazione o non par– tecipazione dell'Italia; comportamen– to dei comunisti in caso di guerra con !Unione sovietica; rapidità e validità dell'aiuto americano. Sul primo puntò la visione del Go– verno italiano è stata espressa con ra– ra perspicacia in un articolo del Popo– lo del 6 marzo. firmalo con Ire asteri– schi: « Realistica politica di pace>. Lo scrittore, che non può non essere vicino agli ambienti della Presidenza del Consiglio, sgombera il suo terreno dalla < falsa neutralità> proposta dal– la politica comunista; ma la sua pole– mica tende in realtà a individuare più specificamente, in quanto più attuale, la tesi, ancora circolante nella social– dem<Jcrnzia, di una pacifica « equidi– stanza >. E replica: < come possono costoro seriamente pensare ad un'Jta. lia isolata dal mondo e lasciala tran. qui/la, nel caso deprecalo di una con– flagrazione.? >.. Lo scritto11e illustta quindi la irripetibi!'tà, per l'ltaHa, del– la ben munita sicurezza svizzera (do– vuta ad un bilancio militare assai su– periore al nostro, malgrado il territo– ·rio svizzero sia un decimo del nostro); e la situazione. secondo lui, tutto som– mato, più facile, rispetto alla nostra, della Svezia e della stessa Norvegia, per concludere: « non vi è che un mo– do per salvare la pace del nostro po– polo: non isolarci, collaborare a quel– la ·politica attiva di pace, di difesa della democrazia, della libertd dei po– poli, ché vanno facendo i Paèsi del- 1' America e dell'Occidente europeo>. Il Patto Atlantico resta dunque, per la D. C., l'unico modo, secondo l'autore, di non ricadere negli errori fatali e nelle debolezze di uu Chamberlain. Sul comportamento dei corn'llnisti in caso di guerra con l'l:J.R.S.S., i fati-i sono noti: i comunisti accoglierebbe– ro fraternamente i compagni sovieti– ci, ove questi dovessero inseguire nel nostro territorio soldatesche aggressi• ve che avessero portato la guerra in U.R.S.S. La considerazione più calzan– te e assennata per questa evenllrnlità ci sembra risulti da un articofo di Mario Missiroli (< Nel caso dei casi>, Mes– sam1ero, e Secolo XIX 3 marzo), il quale va al cuore della questione, quando nega la validità assoluta del conèetto di aggressione, della siia ac 0 certabililà, nella sua stessa colpevolez– za dal punto di vista internazionale. Il Missiroli procede con argomen.ti teorici e storici: meno persuasivi i primi, incontestabili i secondi. Teori– camen le, osserva il Missiroli, < uno Staio può-ave;e torto ne/l'episodio che dftermina la guerra e avere ragione, nella situazione storica considerata nel suo complesso. E' in questa insa– ziabile antitesi di-cronaca e storia che si cela la falsitd del pacifismo>. Sem– bra che in _questo modo lo storicismo missiroliano rischi di trovarsi ridotto al partito di non. sapere mai se un at– to qualsiasi della c,ronaca sia o no va• lido, date le repliche antitetiC'he C!J– stituite dal .suo significato storico. Resta invece indiscutibile l'altro. suo rilievo, di indole storica, che la fine della intesa !Jber.a]e europea abbia re– so oggi indecifrabile l'impufozione dell'aggressione. In questa condizione, proprio il movimento politico che ha rotto l'equilibrio liberale europeo, il comunismo, si proclama, per definl: ·zione, sempre e solo aggredito. Non ha quindi· alcun senso che i comuni• sii dichiarino di parteggiare per l'U. R.S.S. se ques(a fosse aggredita: dal loro punto di vista l'U.R.S.S. è umpre ag_qredita, e tanto varrebbe dire con più franca' schiettezza che i comunisti seguiranno, in vita e in morte, il de• stino e "la voi-onlà dell'U.R.S.S.: come in• una guerra di -rel!gione. Questa interpret!lziòne de1le forze storiche,· dommàticamente dividenté le aggressive dalle difensive, finisce ·certo· 'con: 1'attribtìire un vantaggie iniziale· all'U.R.S.S. Ma è un v:rntaggie destinato ·a prolungarsi indefinitiva• mente? La ·traduzione· in termini con• creti di questo quesito, è la seguente i in caso di conflitto; mentre 'J'U.R.S.S,. proclamandosi· 'aggredita, op.ero con perfetto e "immediato automatisrno, le potenze borghési (e in. ispecial modé gli U.S:4\) ..dovranno ·soffermarsi. ,a -ra– .gionare e discuter.e se. vi ,sia o no alJ; gressione, .o ;lllOliv~ ..di guerra. Si vie, ne così . aJ punto cruciale del Pattò Atlantico,.quello.che. riserva come im~ prenscindibili i diritti costituzionar; del Congresso Xwericano di giqdicar, l'ailgressione subita .da una delle PI!" _lenze aderen_ti nl Patto. Per quanto gli Stati eun;>pei possano dolersi d.ella lentezza che ne del-iva alla politica degli stati dl democrazia liberale in paragone della. fapi'd.ità ·di decisi on è degli Stati-·di democrazia < progressi– va >, ci seriibrario · i:>erfettamen'te sen'• nate queste osservazioni di « Diplo;. maticus > nell'Arena di Veroha (< In• ferpretazione· della''sicurezza >, 27 feb– raio): < Sì, questd fondamentale diffd– nenza egiste, ed_ il inutile nepare ché può arrecare seri-danni transitori alle democrazie. Ttans{lori, diciamo. Per,. chè in defihitiva, dal sistema lotall– tqrio, e dai/a sua· grande rapidità r segretezza, possono nascere proprio quep/i ,errori irreparabili, quelle folaU risoluzioni non · sottoposte a critica, quelle decisioni lutto per tutto e q11e(– le assunzioni di- estreme responsabili– Id che do~rebbet:o·,essere di una mi– zione e sono invee!! di ima persona ....'.. ·le quali hanno- condotto alla rovina Mussolini e HU/er. ·L'Italia e la Gu– ·mania>.,.. . •,· , - u. s.; .,

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