Lo Stato Moderno - anno VI - n.3 - 5 febbraio 1949

56 LO STATO MODERNO - Non proprio tanto... - protestai. - fo circostaH::esimili tor,1erei giovane e futile, ossia libero, come dite voi. Oggi Hou è possibile. Qui sta la questione. Nessuno si sente più libero; ciascuno è obbligato. Nemmeno i congressisti del P.S.L.I. a Milano, mal– grado la persuasione vertiginosa che esercita sempre un torneo ora– torio, riustfrono ad essere futili. Furono seri. si sentivano obbligati. - Engagés - tradusse il mio solito interlocutore. - No, per carità. Engagé non vuol dir ,rulla. !111peg11ati lo eravamo anche prima: l'impegHo di una posizione politica ci por– t1r11a u,1'attihldine libera, P questa libertà era futile. Oggi non siamo' pi,ì impegnati, ma obbligati; abbiamo perduto la libertà. 1 Esseri seri significa questo. Libertà significa fantasia, Ìrre– quietudiHe e giuoco. Dal 1940 ad oggi il sistema della politica, inter– ,w e interna.cionale.,sociale e economica., si è tal·mente precisato, che i suoi fattori ipotetici .ri sono ridotti al miJ1imo.Ogni posizi011e oromai ha uu. n,inimo di variabilità, di margine, ossia c01ne si dice, u11minimo giuoco. Perciò la politica dei piselli, malgrado le loro diverse tendenze dialettiche, no11 ha più che u11ridottissimo giuoco. Non per nulla il mmrdo è diviso tra conservatori e rivoluzionari. E 11onmeno gli uni degli altri sono seri. Gli uni e gli altri schiacciati sotto le ;ose. Gelosi dei beni, delle situazioni, delle tradi=ioHi co– struite; o sildati a smuoverle. Dimissionari dalla loro u111anità a fa– vore del mondo: cosi dice un vostro scrittore, se non mi sbaglio. L'adorabile fa11tasia giovanile delle tendetrze politiche e delle sin– tesi, delle combiMzioni volonterose (quelle del P.d.A., o del M.R.P., o di Esprit, per intenderci) è scomparsa, e insietne le ipotesi e le prospettive si,ll'avvenire. Tutte le cose sono quello che sono, vere e prevedute; e noi con loro. Siamo in pace e sinceri, senza più gli agili pensieri CARBONARI E Con questo titolo Luigi Zim JJUbblicònel 1889 un romanzo storico che ho aperto rincasando dalla recita del– 'la tragedia dì J ean-Pai.il Sartre, Les mains sales; sul mio la.volino, c'era -il giornale della sera con la cronaca de! 'due delitti milanesi. Ahimè, nessuna delle tre letture mt ha sòddisfatto. I Carbonari dello Zini, autore di un sag– 'gio intitolato D'ei cr~eri e dei modi .d'i govMno 'ci.ella si- 11ist>ra nel regno d'Italia, sono una Chartreuse de Parme in minore, con una marchesa Valeria che vorrebbe imitar la .Sansevetina, fa il bagno con le mutande a mezza gam– ba, è .sorpresa e concupita da un capo di ·sbirri e salvata 'dal <:appelLanodi casa; e un J ulien Sorel scomposto in due : un contino ganimede e un prete che finisce sulla forca; il cagnotto del Duca, è evidentemente quel capo della polizia di Parma, Sartorio, di cui è cenno nell'epi~ stolario di Pietro Giordani (altro centenario passato qwsi in silenzio, ·giacchè il giacobinismo ha perduto le elezioni) 'pugna'lato nel 1834, e lo Zini ne fa un tiranno da com– media. Sartre ha scritto un « dramma giiallo>, in cu.i tutto i'interesse si concentra nei tentativi del giovin signore con– vertito a1 comunismo per sparare addosso al caporione che il partito ripudia e con•danna (e poco dopo glorifiche– Tà), ,cosa che gli riesce solo quando il oaporione si fa al– lettare dalla giovine e stuzzicante moglie del primo. e ri– mane vittima non della politica, ma di qualcos'altro che definiremo col Porta : Sto usell, come per forza d'attrazion l'è lù che l'ha tiraa dove 'llhoo ditt ... Fra tante dispute pi .comunisti e anticomusti, m1 e sembrato che ~li spettatori, al P.C. dovesser fare una nè le menzogne acute che ci turbavano ieri, di chi s'ama e si discute. come dice u11poeta nostrano (ignoto a Caj1m11). Oggi che la dottrina e la pratica rii•olttzionaria han110raggiun– to una perfezione sistetnatica, essere rivoluzi01iari sigtrifica ritor– nare alla me,ita/ità pi,ì elementare, quella della coscienza di classe, ma utilizzando la più rece1,tc esperienza si,rdacale-corporativa. Di q,,i la lattica di logorare u mondo capitalistico facendo leva sulle sue stesse compo11e-nt(ossia sui suoi i11nu·merevolinteressi di ca– tegoria, sulle aspirazioni al privilegio prodotte dalla di1tisione del l1r11oro, vo/ge,rdole in anarchia. Sollevare i piccoli proprietari con– tro il fisco, gli i111pre1rditori contro i 1110,,opoli, i mezzadri contro i proprietari, i giornalieri contro gli affitt<wri, i manovali contro i qualificati ecc.; o rive,rdicare a qualc/1e categoria privilegiata per un lavoro di 1mdici mesi u11apaga di qroaltordici, e via dicendo. fn conclusione, aJime11tare la coscienza di classe, nulretrdola di in– teressi di categoria. La 'fase della politica del dopog1i,erra,ipotetica e probletlllltica, è passata; og_qila politica è e,npirica e positiva. In queste c011di– zioni i piselli vengo,w spù,ti sempre pi,, verso il muro di destra. Rifiutando l'egoismo .rnrdaca/ista(e questa è la loro potente di no– butà) devono negare il c011celtodi classe modernamente inteso; e negare la classe significo essere borghesi. No11 c'è pi,ì giuoco per la terza forza. O si è proletari o borghesi, o conservatori o rivo– luzi011ari. Le sotfodistinzioni diventano /et:11ichee fanno alzare le spalle. La libertà di scelta 11011 esiste pi,ì, perclrè 1101, è esistita mai di frm,te a un dilemma; essa esiste solo tra pi,, compossibili. In un dilemma 11011 si sceglie, si è già scelto. A pre,1do il congresso di Muano i delegati del P.S.L.I. 1r11evano già scelto, con. serietà: di essere - fin e/re dura questa situazÌ01ie - conservatori. Di conservare il 11101,do (occidentale), magari aiutando a mi– gliorar/o. Particolare quest'ultimo, co,ne ben capite, secondario. GUIDO MORTAGLIA SANFEDJSTl colpa sola : Come mai .ti sei « p'reso in forza ,. uno stu– pidello idi tal genere? Attendi alle iscrizioni (e alle mogli Idei militanti), dice Sartre (e. suo malgrado, nulla di più 'Serio). Per la faccenda dei delitti, si son viste ;ricomparire delle stO'rie che sembrano uscire .dalla .penna di Michele Zèvaco e dalle pagine del Ponf.e dei sospiri. Ma occor– reva « concertare» il fenomeno pubblicitario dell'affare K11awcenko, con qualcosa di più sanguinolento. Un amico di una certa età, uomo d'affari e di lunga esperienza, ve– nendo al sodo, mi dkeva: « An<:.1.Je s il processo Kraw– cenko si chiudesse a confusione della propaganda sovie– tica,· credono di aver vinto la Russia con una sentenzia di tribunale?>. Da tutto questo zibaldone letterario, voglio trarre una sola conclusione: non c'è nulla di nuovo sotto il sole, e quelli che un secolo fa si chiamavano carbonari e san– fedisti, adesso si chiamano comunisti e attivisti cattolici, e la pubblicità politica ha un bel « lanciare » il comu– nismo e l'anticomunismo con lo stesso zelo con cui una volta lanciava il Proton, la ,Chinina Migone, o le pillole orientali per lo sviluppo del seno, lo spettacolo comincia ad annoiare. Si lamentano che la gente vuol vedere i pol– pacci ·di Tyrone o 1a mogliettina in camicia da notte, ma essa dimostra più buon senso nel contemplare queste scioc– che immagini, che nel sorbirsi le zuppe quotidiane sulla « guerra fredda~- ,o il « patto Atlantilco ». Dentro o fuori, dicono le anime semplici : ahimè, a furia di .esitazioni, di astuzie e di gìravolte sforziane, .non staremo nè dentro nè fuori, e ci capiterà addosso qualche buona mazzata. Il compito delle poche persone ragionevoli che an-

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