Lo Stato Moderno - anno VI - n.3 - 5 febbraio 1949

70 LO STATO MODERNO RASSEGNADELLASTAMPAESTERA La crisi nordica Il e clan > delle ultime settimane, ancor più della fittizia offensiva di pace sovietica di fronte all'incalzare dei preparativi per il patto atlantico, è stato lo scioglimen lo della crisi del– l'Europa settenlrion.ale. Dopo aver lungamente covato negli incontri se– greti dei presidenti del Consiglio, dei ministri degli Esteri e delle commis– sioni per la difesa, essa è giunta il 29 gennaio a brusca soluzione, con l'e-. missione di un laconico comunicato n.el quale, constatata l'impossibilità ,Ji raggiungere un accordo fra i Ire Sta– ti, si lasciava praticamente a ciascu– no la libertà di decidere. Lo stesso giorno, 29 gennaio, la nota sovietica a Oslo aggiungeva un elemento dram– matico a una situazione che andava da tempo delineandosi. Già Lippmann il 21 gennaio àveva impostalo nel New York Tribune, il problema dal punto di vista di un americano, pro– spettando l'errore di una pressione troppo vivace su Stati come quelli nordici (e, in una situazione simile, anche sull'Italia) e la necessità di una maggiore prudenza per le reazioni della• Russia nei confron.ti di even– tuali patti militari: « // significalo di questi palli sarebbe perfellamenle compreso a Mosca ... Essi significhe– rebbero l'installazione di basi aeree e mari/lime in Scandinavia ... Mosca re– plicherebbe invocando il trai/alo con– cluso con la Finlandia, occupando questo paese. e avvicinando le proprie basi mi/ilari a una distanza tale da poter colpire la Svezia. Quel che sem– bra agli occhi degli strateghi teorici un grande vantaggio, potrebbe allo fine tramutarsi in un grave inconve– nienle strategico >. Del resto Mosca non aveva mancalo di rivolgere pe– rentori avvisi alla Svezia (Truci, 19 gennaio): e// prossimo futuro moslre– rd se la prudl!nza avrd il sopravvento su lulli i pericolosi progelli di palto al/antico e di blocco scandinavo da cui i monopoli americani cercano di trar partilo per i loro piani di ege– monia mondiale >. In transigenza ri– petuta dai giornali comunisti scan,di– navi (Ny Dag, svedese): e E' evidente che la pace e l'indipendenza della Svezia si trovano in una condizione assai pericolosa. E' necessario che la Svezia abbandoni la politica Marshall e appoggi la politica dell'Unione So– . vieti ca e delle democrazie popolari.. ..> E' indubbio che sono state pcoprio le preoccupazionj di ordine interna– zionale a impedire la costituzione di un blocco militare difensivo scandi– navo, che sarebbe staio di necessità legalo al patto atlantico e all'Europa occidentale. Ma non è forse illusorio il supporre - come hanno evidente– mente supposto i governanti svedesi ~ di poter, nella futura eventuale • lotta dj colossi, man.tenere una posi– zione di neutralità, ben più delicata che nell'ultima guerra mondiale? E' quanto gli altri due ,paesi nordici, e in special modo la Norvegia, hanno dimostrato di voler risolvere in tut– t'altro modo (Verdens Gang, norvege- se): < Se un patto scandinavo di dife– sa deue divenire una rea/Id, e 11011 so– lo frasi e impegni privi di senso, i paesi nordici debbono procurarsi il materiale necessario al consolidamen– to della loro difesa dove è possibile, il che praticamente significa negli Stati Uniti ... Ora, gli Stati Unili al momento altuale non possiedono af– falto una eccedenza di armi. E se gli Stati che desiderano acquistare delle armi non vogliono trovarsi in coda ai richiedenti, occorre che essi porti– no degli argomenti che decidano gli americani ad ef{elluare delle conse– gne relativamente rapide >. Democrazia popolare Negli Stati occidentali d'Europa si è portati, per un facile accostamento, a confondere sotto il medesimo segno sia lo Staio sovietico russo sia le sue più recenti creature dell'ullimo do– poguerra nei Balcani. La derivazione così evidente di queste da quello, e le pressioni esercitate dalla centrale so– vietica per la loro realizzazione, fan– no quasi dimenticare le resistenze che tuttora rimangono all'interno degli Stati della Europa orietale e, occorre dirlo, la prudenza con cui i russi, e i comunisti per essi, hann.o effettualo la loro penetrazione. Anche se di tan– to in tanto hanno inscenalo manife– stazioni clamorose come l'ultima del processo al card. Mindszenty, rivolta– si a loro danno per l'insurrezione del– l'opinione pubblica mondiale, essi hanno quasi sempre esattamente cal– colato la misura e le conseguenze del– le reazioni che avrebbero polu lo su– scitare. Ciò non toglie, ripetiamo, che il fatto stesso che i processi si svol– gono e i complotti hanno luogo, sia una prova che le democrazie popolari non hanno ancora raggiunto l'omoge• neilà, del resto per lungo tempo non completa, dell'Unione Sovietica. E le differenze non sono tanto d'ordine politico, data la scomparsa pressochè totale di ogni opposizione, quanto piuttosto di ordine economico, per gli ancora incerti risultati dei vari pian i a lunga scadenza, per le deficienze della riforma agraria, per i malcon– tenti e gli squilibri che lullora cau– sa l'azione regolatrice dall'alto dell'U– nione Sovietica. Una teorizzazione della democrazia popolare si presenta quindi alquanto difficile per chiunque non sia un teo– logo marx-leninista, cui nulla è im– possibile nell'arte di ridurre a rigidi schemi comuni le realtà più contra– stanti. Ma è appunto in ragione di tali difficoltà che è interessante vedere il modo con cui hanno cercato di supe– rarle ,due dei massimi artefici dell'at– luale blocco orientale, Dimilrov, pre-. sidente del Consiglio bulgaro e già segretario del Comintern, e Bierut, presidente della Repubblica polacca e oggi capo del partito unificato so– cialcomunista polacco, nell'u!Hmo nu– mero del giornale ufficiale del Comin– form (< Per una pace stabile, per una democrazia popolare/> 15 gennaio). Dimilrov ha affrontato il problema nel corso d1!l lunghissimo rapporto - durato nove ore - da lui presentato al Congresso del partito operaio bulgaro (18-25 dic.). Dopo aver accennato, nella prima parte della relazione alla storia e ai compiti dei comunisti bul– gari, e dopo aver rivollo le ormai abi– tuali accuse nei riguardi di Tito e del– la sua deviazione in senso nazionali– stico borghese, egli così ha delineato il carattere, il ruolo e le prospettive dello SIalo democratico popolare: a) Lo Stato democratico popolare rappresenta il ,potere dei lavoratori, dell'immensa maggioranza del popolo, e la classe operaia vi esercita la fun– zione dirigente. Ciò significa che il potere dei capitalisti e dei grandi pro– prelari fondiari è rovesciato e che Io Stato serve da slrnmen.lo nella lotta dei lavoratori contro lulli i tentativi di ristabilire il regime capitalistico e il predominio della borghesia. b) Lo Stato democratico popo– lare è uno Stato del periodo di tran– sizione, chiamato ad assicurare lo svi– lL•ppo del paese sulla via del sociali– smo. Ciò significa che, malgrado le ri– forml' comunistiche effettuate, ele– menl! capitalistici sussistono nelle de– mocrazie popolari, e hanno ancora la fo:·z.i di opporsi all'avanzare delle forze popolari e di tentare di rigua– dagn:1rc il terreno perduto. Donde .la necessità di continuare la lolla ad ollrnnza contro tali elementi, fino alla loro cornpleta sparizione. c) Lo Staio democratico popola– re si edifica con la collaborazione e nell'amicizia con l'Unione Sovietica, il paese del socialismo. Assioma fon– damentale della politica estera del– le democrazie popolari, che esclu– de immediatamente quella titina, vo– lutamente privatasi dell'amicizia del– l'Unione Sovietica; ma che al tempo stesso pone innanzi ai paesi dell'Eu– rop1, orientale, l'esempio non rag– giunto del paese in cui il socialismo ha la sua più alla espressione. d) Lo Stato democratico popolare si trova naturalmente schierato nel campo democratico anti-imperialista. Ulteriore specificazione dei compiti della democrazia popolare nella poli– tica estera: non solo amicizia senza riserve con l'Unfone Sovietica, ma netta opposizione a lutti i paesi a formazione capitalistica e divieto di intrallenere con essi rapporti sostan– ziali di natura economica o politica, che possano comunque indebolire la lotta che all'interno il regime condu– ce per l'eliminazione completa delle forze capitalistiche. La teorizzazione che Bierut presso a poco ha ripetuto nel discorso da lui pronunciato negli stessi giorni al Congresso che ha sanzionato la fu– sione dei partiti socialista e comu– ni sta polacchi, si presenta essa pure interessante ed acuta. Ma ci sembra che l'una e l'altra rappresentino solo uno sforzo di razionalizzare e di por– re sul piano ideologico una situazione politico-economica che ancora sfug– ge in talune sue parti al controllo de– gli stessi dirigenti comunisti. V. O.

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