Lo Stato Moderno - anno VI - n.3 - 5 febbraio 1949

66 LO STATO MODERNO i provve-dimenti debbono essere generali in relazione ai loro caratteri di strella interdipendenza; e valeva meglio ricondurre per tultj l'i.g.e. dal 3'% al 2%. Di pii1 vasta fondamentale portata sono i successivi articoli rirlettenli l'esonero, per dieci anni, dall'imposta di H.M.; il pagamento delle tasse di registro e trascrizio– ne per contratti di primo trasferimento di proprietà di terreni e fabbricati occorrenti per l'attuazione delle ini– ziative industriali, nella misura fissa di L. 200 (il che equivale all'esonero); la dichiarazione di pubblica utilità delle opere occorrenti; l'assicurazione per i rifornimenti di energia elcllrica; la riduzione delle tariffe ferrovia– rie per il trasporlo dei materiali occorrenti agli impianti in menzione (da un minimo del 10% ad un massimo del 50% a seconda della percorrenza chilometrica). In altre parole si sono estesi al Meridione i privilegi più o meno concessi già prima della guerra, per ragioni politiche, alle e zone industriali > di Porlo Marghera, di Bolzano, di Apuania, di Ferrara. · Va aggiunto l'obbligo che nella approvazione dei fi– nanziamenti assistili da contributi o garanzia ~latale, ,i debb.a riservare una quota alle esigenze delle provincie del Mezzogiorno; men.tre il Banco di Napoli, il Banrn di Sicrna e il costituendo Banco di Sardegna sono stati auto– rizzali a concedere speciali prestiti a medio e lungo ter– mine per un imporlo com,Plessivo di 10 miliardi di li– re (2). Lo Stato d~ve concorrere nel pagamento degli in– teressi in misura non superiore al 4% .per una durala di 10 mrni e garantire per il 70% le eventuali perdile che dovessero derivare da tal1J>perazioni. Delle agevolazioni usufruiranno anche gli stabilimen- 1 i la cui costruzione, allivazione, ricostruzione, rialliva– zione, trasformazione, ampliamento e trasferimento siano avvenuti prima della pubblicazione del decreto (5 gennaio 1949), ma dopo il 1° gennaio 1944. E' inollre prevista la decadenza immediata dalle agevolazioni concesse e l'ob– bligo di rimborso del finanziamento ricevuto per i casi di trm,fcrimcnlo dall'Italia meridionale degli stabilimenti industriali che hanno usufruito delle agevolazioni o dei finanziamenti. Se questa è la legge, i vantaggi saranno effettivi? A questo interrogativo noi rispondiamo che la questione del .Meridione è un fatto certo, è scritto nella storia, nel– la geografia, nella realtà economica e sociale; quindi è moralmente indispensabile vedere di promuovere ed in– coraggiare una maggiore attività industriale in quelle !er– re. Ma la vera ,pregiudiziale non sla nella concessione dei privilegi leslè sanzionali o di altri eventuali favori– tismi o protezionismi, hensi nella attuazione di un vasto concreto programma di opere pubbliche (dall'estensione e miglioramento di tutte le vie di comunicazione nll'in– cremento dei relativi mezzi e frequenza dei servizi, alla creazione di una efficiente rete d'irrigazione e via dicen– do) che, a ben vedere, il provved'imento non çonte111pla. Il Meridione, se vuole industrializzarsi su basi concrete, non deve pertanto fissare la sua azione e le sue speranze sul e parassitismo eterno> o su metodi illiberali preten– dendo che lo Staio faccia l'industriale, il commerciante, l'oj!ricoltore e via dicendo, ma deve arrischiare in più lar1:1a diretta misura i propri risparmi nelle nascenti at– tività promosse da una più sostenuta iniziativa privata, ciò anche a costo che gli interessali debbano attraversare !liOrni grigi e incerti, cosi come hanno e sanno a(fronlare tulle le aziende sane in regime di economia di mercato. Solo per questa via - e sia detto molto chiaramente - si dnrii origine ad un nuovo mondo, libero e moderno, destinato a diffondere il benessere ed a migliorare sta– bilmente il tenore di vita delle popolazioni. EIIDLIO TACCANI (2) Bnnco di Nnpoll, L. 6.200.000.000; Banco di SJcllla, L. S mlliara'I; Banco di Sardegna, L. 800.000.000. Mi ra.n da exi t Uno dei più gravi difetti degli italiani, e l'abb1a1J19 detto parecchie volte anche su queste colonne, è quello di considerare il proprio Paese come l'ombelico del mondo. Invece basta guardarsi in giro per trovare tanta varietà e complessità di fatti, da veramente arricchire, se ve n'è bisogno, la nostra esperienza. Ad esempio, in questo mo– mento, anche se i quotidiani non ne parlano, l'Argentina è « sur la sellette ~ : l'Argentina, che durante tutta la se– conda 'gllerra mondiale è stata un po' la bestia nera deg-li alleati, e nel ·dopoguerra ha voluto fare una propria po litica produttiva, impersonata da Miguel Miranda, il dit- tatore economico argentino. · Ora il :l\1iranda se n'è andato: per le solite ragioni di salute, che giustificano esilii di questo genere in regimi dittatoriali. Questo fatto ha aperto un po' gli occhi all'opi– none pubblica mondiale. Alle ragioni di salute nessuno crede. tanto più che il Miranda si è rifugiato nell'Uruguay. che è il paese dell'America Latina che raccoglie gli esuli politici. Una specie di Portogallo americano. Il Miranda aveva instaurato un regime economico tutto basato sull'attesa di una terza guerra mondiale. Per– ciò aveva stabililo il monopolio del commercio estero per i principali prodotti d'esportàzione: grano, granoturco, carne, semi oleosi, ecc. Questi prodotti erano pagati ad un prezzo molto basso ai produttori argentini, e venduti ad alto prezzo, invece, ai consumatori mondiali. La diffe– renza tra queste quotazioni di acquisto e di vendita doveva servire a finanziare il piano argentino di industrializza– zione, quello che tutti conoscono col nome di « Piano Pe– ron ». Ma in economia non si fanno salti; e quando si ten– tano, c'è il rischio di rompersi l'osso del collo. specialmen– te se ci si mette di mezzo una previsione, per il momento sbagliata, come quella di Miranda. Negli anni che immediatamente seguirono la fine del– la seconda guerra mondiale, il gioco andò bene perchè il mondo aveva fame di tutto, ed i prodotti argentini han– no una domanda rigida, che consente di specularci sopra. Ma poi le cose rapidamente cambiarono. I bassi prezzi pagati ai produttori argentini indussero questi a restrin– gere la produzione, facendo mancare al Miranda la mate– ria prima per lo spennacchiamento dei consumatori mon– diali. · 1\Ia il colpo decisivo venne dato dal ritorno in Argrn– tin'a di Bramuglia dopo il giro europeo. Bramuglia, nel nostro continente, raccolse lauri, di cui in Argentina si seppe ben poco, perchè nei Paesi a regime dittatoriale il dittatore è sempre geloso del suo ministro degli Esteri che deve, per ragione della sua carica, girare il mondo. Ma Bramuglia portò anche un'altra impressione: che la terza guerra mondiale non era alle porle, che la politica di Mi– randa creava odii e ritorsioni, che sarebbero ben presto fatti valere nei confronti dei rapporti commerciali con l'e– stero. In altre parole Bramuglia fece capire che la politica di Miranda poteva portare al disastro, e Miranda se n'è dovuto andare. Se non subito, certo tra qualche tempo, vi sarà una intensificazione dei rapporti commerciali su basi economi– ca,mente più sane con gli altri P<1esi. Inoltre il piano quin– quennale dovrà subire modificazioni o, meglio, rallenta– menti. Cioè, in altre parole, si cercherà di porre l'accen– to sulla necessità di addolcire le restrizioni per l'importa– zione dei beni di consumo. Fatti. questi, che devono pro– babilmente interessare anche gli italiani che con l'Argenti– na hanno tradizionali rapporti 'di scambio che intendono mantenere e sviluppare. L. L.

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