Lo Stato Moderno - anno VI - n.3 - 5 febbraio 1949

LO STAT.O MODERNO 65 facili, e per deficienze nostre tecniche e finanziarie e perchè gli Stati Uniti sono lontani, la Germania è da ri– costruire e da... riunire, la Gran Bretagna non. è più quel– la di, anteguerra, nè economicamente nè politicamente. Una bilancia di ,partite invisibili proporzionala a quella del 1938 non sarà facile da ripristinare; ma, anche se questa mela fosse raggiunta, non va dimenticato che essa era povera, lontana da quella di un decennio prima. Tutto quello che si può sperare da questo lato è che si possa riconseguire un saldo attivo nella misura degli ultimi anni di anteguerra: questo, fra tre o quattro anni. Dopo, le cose dovrebbero migliorare lentamente, col crescente flusso delle rimesse degli emigrati. Ma sono tutte considerazioni cosi vaghe e aleatorie che viene quasi scrupolo di meverle in carta. Comunque, v'è la possibilità .che, da questo lato, possa col tempo emergere qualche e– lemento favorevole: non tale, tuttavia, da modificare le conclusioni cui siamo pervenuti esaminando la prima e considerazione >. 6. - Le misurazioni effettuate presuppongono l'at– tuale rapporto fra il livello dei nostri prezzi e il livello dei prezzi statunitensi; ma il livello attuale dei nostri prezzi presuppone a sua volta il cambio del dollaro a 575. Lo slittamento del cambio del dollaro porterebbe con sè un aumento dei prezzi interni. Il. cambio del dollaro - nei limiti di queste considerazioni - potrebbe trovare il suo e punto di equilibrio> alquanto oltre 630 lire per un dollaro (575 + 10%), perchè una manovra monetaria e creditizia talmente drastica da consentire, con un cam– bio peggiorato, il preservamento del livello generale dei prezzi non sembra attuabile e neppure consigliabile, in causa del contrasto esistente fra la compressione dei prezzi e la· politica produttivistica e in causa della rigi– dità - anzi, della tendenza all'aumento imposta dalla C.G.I.L. - delle retribuzioni fisse. Quan tb precede è legato alla premessa fatta che at– tualmente sia il dollaro la misura del valore. Per trarre, dalle considerazioni svolte, conclusioni più rispondenti alla attuale realtà monetaria e quindi di più concreta va– lidità, bisogna rimuovere tale premessa prendendo in con– siderazione i limiti entro·i quali si può restare aderenti ad essa. ALDO DE TOMA Per l'industrializzazione del Mezzogiorno La legge per l'industrializzazione dell'Italia meridio– nale ed insulare, detta comun.emenle « legge Togni ~ (1) - elaborata dopo una complessa esposizione di opinioni fra loro contrastanti - non ha suscitalo molto entusia– smo negli ambienti interessati, e vi è stato chi ha ripe– tuto che si tratta di una semplice messa a punto di vec– chissime disposizioni. Al riguardo ci limitiamo a rilevare come sia diffj. cile fare del nuovo ad ogni piè sospinto, mentre è indi– spensabile che una riforma strutturale dell'economia del Mezzogiorno ~ia attuala con la dovuta cautela, in stretto rapporto alle naturali esigenze e possibilità della regione stessa. Decisioni sull'oportunità di produrre un deter– minato bene, sul quanto produrre, sulla località da pre– scegliere e via dicendo, sono infatti decisioni economi– che dalle quali occorre scostare ogni eccesso di in terfe– renza politica e, in un certo senso, anche tecnica. Va poi aggiunto che in una economia di mercato (verso la qua– le, tentennando, il mondo occidentale sembra tornare ad indirizzarsi) l'imprenditore basa le sue decisioni sul raf– fronto fra probabili costi e ricavi, scartando a priori ognj ben intenzionato programma risolto in laboratorio, ma· che allo staio attuale del progresso e delle ricerche non risulterebbe ancora attuabile su scala industriale. Così operondo, e solo così, si crea una struttura sana destinata nel tempo a dare frutti sicuri ed a soddisfare le richieste dei singoli, mentre battendo la facile via del protezionismo si finisce a creare delle unità destinate a fallire e a cadere nelle troppo generose braccia di uno dei tanti convalescenziari di Stato: IRI, IMI, FIM, etc. Questi Istituti sono la causa del perenne dissesto del bi– lancio pubblico, bilancio, ben lo si sa, che ad un certo momento viene pareggiato con l'emissione di nuovi pre– stiti consolidati o redimibili, con nuove serie di buoni del tesoro e, più facilmente, con l'infasto gettito di carta moneta, senza troppo pensare al danno che si reca alla folla anonima dei piccoli risparmfatori e a tutta la strut– tura economica del Paese. A parte queste premesse e considerazioni d'insieme, ora che la recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della iegge ha reso giurJdicamente operanti le norme, os– serviamo come il complesso delle agevolazioni per il Mez– zogiorno costituisce elemento di indubbio privilegio. La legge concede infalLl libertà di nuovi impianti, esenzioni o riduzioni fiscali, tariffe eccezionali per i trasporti fer– roviari, facilitazioni varie e sopratutto· di indole finan– ziaria. Esaminiamo, sia pure molto rapidamente, ognuno di questi punti. (1) Decreto legge 14 dlc. 1947, n. 1598. Il primo .articolo è g.ià superato! Esso liberava dal beneplacito governativo le .costruzioni di nuovi impianti nelle prèdette regioni, nonchè la trasformazione e l'am– pliamento di quelli esistenti, evidentemente perchè su– bito si riconobbe come fosse dannoso, sotto il profilo economico e limitativo della libertà di iniziativa, il principio di affidare allo ~lo di regolare in quale direzione i privati potesserd"' o dovessero fare i loro investimenti. Il riconoscimento infatti è avvenuto per il Mezzogiorno prima che si facesse piazza pulita di tutta la disciplina dei nuovi impianti, ciò che avrebbe creato una condizione di disuguaglianza giuridica nell'ambito dello stesso Paese. Diciamo disuguaglianza giuridica e non pratica, sia per le palesi evasioni alla legge, sia per– chè è chiaro che l'unico imprenditore che può meditare sulla convenienza degli investimenti che in.tende fare è soltanto l'interessato e non quello che non rischia nulla in. proprio, come J'es,perto della commissione giudicante o qualche funz.ionario di azienda e irizzata >, il quale a priori può contare che la perdita della sua gestione sarà senz'a'ltro assorbita e mimetizzata nel grande calderone ciel bilancio pubblico. L'art. 2 del decreto riflette le facilitazioni fiscali; ri– duzione a metà dell'i.g.e., franchigia dal pagamento del dazio doganale e dal diritto di licenza dei materiali che, per fa durata di IO anni, vengono incorporati in primi impianti o ampliamenti {Per le ricostruzioni o riconver– sioni di stabilimenti siti in località meridionali o insu– lari, mentre sono espressamente esclusi dai benefici an– zidetti quanto costituisce arredamento e attrezzatura mo– bile. Fintanto che l'i.g.e. era · assolta nella misura base del 4%, pagare Jt 2% poteva, in qualche caso, rappresen– tare un risparmio; ma ora che f'imposta è stata ridotta al 3%, il vantaggio si riduce assai, non appena si tiene presente che il fisco ha dovuto cautelarsi prescrivendo una complicala onerosa ;prassi (rilascio di apposita de– claratoria, visto su fattura all'atto dell'entrata delle merci in stabilimento, visto per' l'accertamento della loro ef– fetliva incorporazione nell'impianto, etc.). Va poi consi– derato che di questa ,riduzione si avvarranno presu– mibilmente i grandi complessi con unità sparse in tutlo il Paese, mentre le piccole aziende, se pur al corrente, si guarderanno bene dal farne uso per tema di vedere gironzolare per lo stabilimento gli agenti del fisco, nonchè di richiamare l'attenzione di quesli sulle proprie faccen– de. A parte ciò, è un assurdo, secondo noi, voler 'aiutare con un provvedimento fiscale, l'industria A e non la B, o il settore del commercio o quello professionale, perchè se si vuole effettivamente dare un apporto all'economia,

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