Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

RASSEGNA Due documenti Ha cominciato a levar rwnore, sulla stampa italiana, il testo conclusivo del Congresso di Siena dell'Azione Catlo• Jica.Nella sua integrità esso è pubbli• calo nella stampa di A. C., ad es. sul• J'llalia del 4 agosto. Ma già lo stesso giornale aveva dovuto entrare in pole• mica con l'Umanità, che sin dal gior• 00 precedente aveva segnaldto, nella suacorrispondenza da Roma, il nuovo pericolo incomuente sullo spirito laico ilàliano..Lo scrittore cattolico Alessan• drini difende nel citato editoriale J'cinterventismo> dell'A.C., sostenendo che, dove la politica lende a sottomet• tere la religione, dove appaiano ten• denzeo inovimenti politico-sociali un• ticristiani, è urgente che l'A. C. inter• vengaa fornire un.a guida difensiva ai cittadini credenti. E non si parli, dice Alessandrini, di < totalitarismo bian• co >, a proposito delle A.C.L.I. e della scissione sindacale: dovevanò dunque i cattolici sottostare alla disciplina CO· munista (dunque anticristiana) della Confederazion.e Generale del Lavoro? INTERVENTISMO CATIOLICO Non· si poteva dare un più ampio riconoscimento dell'intervento dell' A. C. in materia sindacale: del resto A· lessandrini non scopre niente che non sia già compreso nel documento di– Siena. A taluno, questo intervento (ad es. Airoldi del Tempo, 4 agosto) pare una testimonianza della modernità della Chiesa. Ma la stampa di sinistra, e si noti la bella concordia dell'Avan• li! e dell'Unità del 4 agosto, protesta a voce alta e vibrata. Se a CarJi.BaUola nell'editoriale dell'Avanti! di quel giorno, la politica dell' A. C. sembra una pericolosa deviazione dalla linea prescrittale da Pio XI e un ritorno al• l'universalismo teocratico di Innocen– zo Ili, l'Umanità adopera parole più grosse. Basti un titolo: «Azione Calloli• cae Cominform: le due centrali del di• slattismo proletario>, che è poi così giustificato dal lesto: « l/ fallo che la Chiesacallolica voglia intervenire in modopilÌ dirello nella vita politica i/a. liana,ormai non è più un'ipotesi degli anticlericali: è una realtà che si rica• vadalle dichiarazioni ufficiali di q11e. gli uomini che, allraverso i « Comitali C(vici > e alle A.C.L.I., si propongono d1marciare sollo il vessillo del Vali• ca110alla conquista delle masse. Per c~11cludere,bisogna pur dire che l'A· 11011e-Catlolica, llraverso Comitali Ci• vici e A.C.L.I., esplica in Italia la sles• sa [umione deleteria che il P.C.I., sul• lo stesso terreno, esplica per conio del Cominform moscovita ... I socialisti che mai hanno cessalo di denunciare il Comin[orm come una delle cause de• terminanti lo sgretolamento confede• r 1 ,ale,non cesseranno di denunciare al• opinione pubblica i misfalli di que• sto vero e proprio Cominform valica• nense, ché è l'Azione Callolica>. Dove ci sembra che il terreno pre• ~~Ilo per la discussione non sia dei P!U persuasivi, perchè bisognerebbe trnostrare non già l'intervento dell'A. · nella scissione sindacale, .ma l'im• LO STATO MODERNO DELLA STAMPA portanza e il peso del suo seguito nel campo operaio. Proprio lo stesso gior• no Simonini ricordava a Pastore che la scissione si sarebbe risolta a suo dànno, perchè la massa dei lavoratori cristiani non lo avrebbe seguito. Dove più profondo è l'influsso ciel• l'A. C., è nei riguardi della D. C. (se n'è avvisto Gorresio, nella corrispon.• denza romana della Stampa, 4 agosto), che rischia di perdere o di veder di• minuita la sua autonomia di partito; ed è sul costume italiano, in difesa del quale, e del buon senso, insorge anche E. Momigliano (< I doveri della mag• gioranza >) nel Coniere della Sera. IL "NON MOLLARE" DEI COMUNISTI Lo stesso giorno è apparso sulla stampa comunista un allro documento, la relazione della Direzione del P. C. sui fatti del 14 aprile e sulle deduzioni politiche che ne conseguono: deduzio• nì che si compendiano nei propositi di < non mollare>, di < serrare le fi. le>, e ,nitri simili. Ma già la stampa comunista aveva largamente introclol• lo queste decisioni, sia col popolare le terze pagine di articoli cli « vigilanza ideologica >, secondo l'espressione di Terracini, sia con dirette dichiarazio• ni di metodo, come quelle di Mario l\fontagnana. nPfl'l'rlitr,l'inle « Fino al 1953? > nell'U nild di Torino del 3 ago. sto. Il Montagnana prende di petto il principio di De Gasperi che, contro la maggioranza parlamentare, l'opposi• zio ne non ha diritto di ricorrere a me• todi insurrezionali; e risponde che la opposizione non ne ha bisogno: per• chè a spostare una maggioranza parla• menlare basta dimostrare ai capitali• sii che i vantaggi economici offerti dal < governo nero> sono minori dei danni; basta smuovere i ceti me dii; basta l'agitazione sindacale; basta lo sciopero genernle politico. Con questi argomen li però, il caso limite dell'insurrezione è spostato di poco: quali sono infatti le modalità che trattengono lo sciopero generale politico al di qua dell'insurrezione? E chi ne è il giudice, se non appunto la maggioranza democristiana che si in• tende smuovere? Che poi il metodo in• surrezionale non dispiaccia del tutto ai comunisti. l'aveva eletto Longo alla Camera: e Zincone (< La politica del doppio binario>, su l'Arena di Vero• na) a ripetergli che manca cli fantasia, che l'azione nel Parlamento e nel Pae· se è vecchia trovata fascista, e che, come eversore di Prefetlure, Starace valeva più dei Pajetta. Essere e apparire A scissione sindacale avvenuta, e• sperite senza conclusione tulle le in• dagini e teniate tutte le polemiche sul• le responsabilità, resta come docu• mento d'inizio per la nuova vila deJla mutilata Confederazione del Lavoro il discorso conclusivo di Santi, in cui si propone: e la Confederazione deve apparire un organismo· libero, unita• rio, indipendente, democratico, aperto a tutte te correnti politiche, a tutte le 3.67 JTALIANA fedi religiose>. L'Umanità clell'8 ago• sto dedica il suo fondo direttoriale a questa piccola questione, dcli'« appa• rire >: La piccola varia11te, scrjve Fa• ravellì, concer11e quell'apparire, che U· na buona voi/a dobbiamo impegnarci a soslanzia1·e irt un essere>. Il discorso di Faravelli è franca• mente realistico. Egli pensa che l'« ap. parire > può diventare e essere> solo grazie ad un'appropriata <riforma del· lo statuto confederale>. Che significa questo, se non che saranno questa vol– ta le correnti minoritarie della demo– crazia laica a pretendere dalla mag• gioranza comunista la famosa riforma dell'art. 9? Senonchè, scrive lo stesso articolista, < i comunisti non cambie. ranno spontaneamente strada; ma si adatteranno ad una C.G.L. che abbia sollanlo ed esclusivamente in se sles• sa - e non in parrocchie e partili - il centro della sua vita politica e mo• raie, se vi saranno costretti>. Questio– ne di forza, dunque. Cerchiamo di trarne le conclusioni. Si illudono i socialdemocratici e i re• pubblicani della C. G. L,1 aiutati ma• gari con esitazione ani socialisti di Santi, di poter forzare la tesi comuni• sta, a colpi di maggioranza? Niente è impossibile, lo sappiamo; ma allo sta, to attuale dei fatti la cosa sembra assai improbabile. E allora? In linea reali– stica non pare esista altra alternativa che quella di una ulteriore scissione. Certo può darsi che in un primo tem• po i comunisti si mostrino disposti a cedere su molti punti, per impedire quella che sarebbe davvero ·1a Fine del• la C. G. L.: ma che s'impegnino pro– prio sull'unico che li contraddistingue politicamente, sembra difficile. Vi sarebbe una &,olaipotesi ldeolo· gica che potrebbe legittimare la loro ritira,a tattica: adottare cioè il princi• pio della assoluta apoliticità della Con• federazione, proclaìnanclola unicamen• le organo di classe e non di partifo. Non sappiamo però in che cosa consisterebbe veramente la novità: si tratterebbe infatti di un semplice giuoco di parole. Per un comunistn è proprio la coscienza di classe a costituire il < fatto politico >: il pros– simo sciopero generale si chiamereb· be allora economico anzichè politico, e non sarebbe che la quintessenza del-. la politicità. I socialisti non si rendono dun• que conto che, finchè serbano alla C. G. L. una netta funzione classi• sta con lo stes,o significalo t gli stessi scopi dei comunisti, qualunque prole• sta contro la politica della C. G. L. si risolve in una conferma del meto– do comunista? E d'altra parte, posso– no i socialisti rinunciare al classismo1 Evidentemente no; ma possono defi• nirlo, chiarire il loro metodo, la lo– ro funzione, i loro scopi, procedere al• la revisione della loro dottrina. Fino a che questo non avvenga, tutto si ri• ·duce a gridare contro i comunisti, e magari a combatterli, ma senza averli superati sul piano delle convinzioni e della dottrina: in altre parole, con po– co chiara coscienza. u. s.

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