Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

366 LO STA T_O M OD ERNO RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA Inghilterra - E.R.P. e Le mezze misure sono nemiche del successo, la tomba della reputazione. E oggi l'Inghilterra rischia di cadere su ambedue i punti>. E' l'Economist che scrive questo, concludendo un vivace articolo suJla po11tica estera del Governo laburista, giudicata oscillante ed ambigua. Que– sta ambiguità s'è caratterizzata, secon– do l'autorevole ·settimanale, soprattut– to a proposito deJJ'applicazione del Piano Marshall, sicchè in America si è potuto giudicare (e gran. parte deJla stampa americana ha infatti cosi giu– dicato) responsabile il Governo di C, Attlee e di Bevin della lentezza con cui si attua l'integrazione economica e politica dell'Occidente Europeo, che nell'E.R.P. doveva trovare il primo motivo di slancio. Dalla divergenza, in apparenza sol– tanto di carattere tecnico, sul'O,E.C.E., cioè sul Segretariato dell'E.R.P. che America e Francia avrebbero deside– rato -si Istituisse su base plurinaziona– le, mentre l'Inghilterra (che dovtebbe essere il leader deJle nazioni dell'Eu– ropa 9ccidentille) ha sostenuto che do– vesse essere di modeste dimensioni e anche più modesti poteri, a fianco delle 16 delegazioni nazionali, in modo che ognuna negoziasse gli ac– cordi .occorrenti; da questa divergen– za solo apparentemente tecnica si pas– sa a,:I una divergenza più precisamen– te politica qttando l'America vede nel– l'E.R.P. un modo di solidarietà politi– ca ,dell'Occidente, che solo federando– si sarà in grado di resistere all'Orien– te, mentre l'Inghilterra - pur non fa. cendo il doppio gioco, dice l'Econo– mist - è jncerta sull'opportunità di addivenire ad una fusione economica dell'Europa, fusione che potrebbe rap– presentare un'avventura rischiosa e costosa. Forse si pensa in Inghillerra che col passar degli anni, assestando– si la situazione economica generale, questa fusione non sia né necessaria, né utile; forse giocano considerazioni relative !li Commonwealth, che n~n permettono -una svolta decisiva: è chiaro infatti come i rapporti fra Gran Bretagna e Dominions richieda– no un'impostazione di equilibrio dif– ficile e delicato. L'articolo deJJ'Economisl, che insi– nua una palese preferenza per una po– litica occidentale, invita aJla chiarez– za: anche se questa chiarezza dovesse influire momentaneamente in modo negativo sugli ulteriori aiuti ameri– cani. La crisi francèse e la S.F.1.O. E' interessante scorrere la· stampu francese dei giorni deJla crisi di go– verno aperta dai socialisti, crisi che doveva portare i radicali alla presi– denza e Reynaud-alle Finanze. La stampa_ di destra e di ce~tro l,a rilevato dapprima In grave responsa- bilit:ì che la S.F.1.O. s'era assunta pro– vocando la crisi; ed ha poi avuto ra– gione (e qui all'unisono, anche se ~u rr.nt ;vi •!n,ersi, con la stampa dell'e– strema sinistra) di sottolineare l'inde– cisione socialista che ha fallo ballare sulla corda il nascituro governo, con adesioni seguite da improvvise ritrut– tazioni, con sì e con !\O che hanno mi– nacciato di prolungare una crisi già grave e che poteva finire con soluzioni antidemocratiche e piene di conse– guenze anche sul piano internazionale. . « Fra la te11tu:::io11e cl!'/ potere - ha scritto Martial su Liberation - e la nostalgia dell'opposizione, i deputati socialisti per quarantott'ore hanno ballalo una « valse-hésitation >... Ora, la frequema e la durata delle decisio– ni rassicureranno Ili/li coloro che po– tevano temere che la S.F.1.0. fosse un blocco monolitico, e che la democra– zia non avesse il suo gioco nel seno del gruppo socialista>. GIU~TIFICAZIONI SOCIALISTE Ma i socialisti nel Populaire giusti– ficano queste loro perplessità chieden– dosi se e 111. Delbos potrà avere nel– la difesa della laicità nel minislCl'o della Pubblica lslruzio11e .la stessa e– nergia che manifestò Edoardo De– preux >; e chiedendosi ancora se que– sto ministero sarà in grado di dare le sufficienti garanzie che erano siate promesse < per una azione politica nell'U11ione fra11cese conforme alle a– spirazioni di cui il partito socialista s'era fallo interprete>. Sullo stesso giornale Verdier, dopo aver detto che ogni socialista militante, e simpatiz– zante o semplicemente elellore, avrà avuto gli stessi dubbi dei dirigenti - chiamati a così grande ·responsabilità, viene a dichiarare le vere ragion i di questo stato d'animo di perplessità quando scrive: e Chi può pretendere di dire senza esitazione, 11elle attuali circostanze, ove si frovi il dovere so– cialista, o dove si trovi il dovere re– pubblicano, e ove sia il dovere nazio– nale? > In ogni modo, a crisi risolta, < i socialisti resleran110 vigilanti al Go– verno, nel Par/amen lo e nel Paese, con. la certez:::a che il giorno in cui tulle le minaccie contro la Repubblica sa– ranno stroncale, il giorno in cui il Pae– se avrà superalo le sue crisi fina1uia– rie, essi potranno consacrarsi al loro proprio scopo politico:. trascinare verso le nuove conquiste la classe o– peraia raggruppata dietro il partito >. L'Humanité accusa invece la S.F.I.O. di fare, con i suoi nuovi soci, e del gollismo senza De GauUe :> e di sedere· nel ministero a fianco di undici par– lamentari che hanno votato contro la Costituzione. Mentre Le Parisien Li– béré crede di poter constatare che Blum ed. Auriol e non hanno più la stessa autorità di un tempo sui loro amici > e vede nell'atteggiar:nen to so– cialista e nel cedere a Marie la conse– guenza di uno scacco politico. GIORNI DIFFICILI Quanto al nuovo ministero (salutato in America, come dice la New, York fiera/cl Tribune, con ottimismo, so– prattutto per l'andata di Reynaud alle finanze) i presagi non sono fra i niù rosei. Ce Matin accusa i gruppi della maggioranza di trascinare il paese al– l'abisso, ed invita i cittadini n non disperare perchè non sarà lontana _ scrive Destreé con retorico e fatalisti– ca sicurezza - l'ora delle vere solu– zioni. L' Aurore a suu volta dice: e E' co 11 dei nomi che si fa u11mi11islero, ma e con un programma che si fanno i i/O· verni. Allora? Allora noi avremo un bel ministero, ma non avremo un go– verno. Col compromesso e con le mez– ze misure si co11tim1erù àcl avu11:11re verso il fallimento e l'avventura, sulla bella slruclu del deficit e fra le ro1Ji11t delle nazionalizzazioni>. Anche il Figaro, con un articolo di Gabriel-Robinet, predice a questo «mi– nistero del compromesso> un avveni– re difficile: infatti < i problemi che hanno messo i partiti uno di fronte all'altro nelle settimane passate riman– gono. E' ciò che è più grave, si rimane in questa atmosfera elellorule che è, fra tulle, la più perniciosa>. Mu il Fi– garo ha almeno fiducia in Rèynaud, giudicato il solo uomo che. atlualmen• te, possa ottenere successo: e se i11 fu• turo i suoi colleghi non gli impecliran- 110 di agire, la Francia Ila ancora um, .seria speranza di raddri:z:zursi >. Da l\lolotov a Viscinski Un forte editoriale di T~e /lfonde del 3 agosto è dedicato al problema Lede· sco ed all'atteggiamento russo alla conferenza di Ilelgrado. Secondo il quotidiano francese, i russi hanno visto fallire il blocco di Berlino e si sono resi conto che gli Alleati non saranno mai disposti a la– sciare la capitale tedesca. Il passo fallo dagli ambàs~iatori al– leati a Mosca è dunque un tentativo per mettere sul tappeto finalmente tut· la la questione tedesca, prima che si renda inevitabile la frattura definiti1•a della Germania in due tronconi ostili, Però, dice Le Monde, nel medesimo momento che a Mosca l'atmosfera pa– re schiarirsi, a Belgrado Viscinski usa parole estremamente dure contro gli occidentali; e sbandierando la nuova formula < il Danubio ai danubiani>, forte di una maggioranza di 7 contro 3, dà un ultimatum categorico agli ~c– cidentali: o inchinarsi alla maggio– ranza, o andarsene senza firmare. In realtà dunque l'U.R.S.S., dopo a· ver fatto del Mar Nero un lago russo, vuuol fare del Danubio un fiume russo, E non è questo un preludio favore– vole alle trattative sul problema tede– -sco. F.C

RkJQdWJsaXNoZXIy