Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

LO STATO MODERNO 361 MAIS NOUS SOMMES LA'! Il giorno della votazione sui credili militari all'As– semblea Francese, che doveva far cadere il Governo Schu– rnan, un deputato dell'Action républicaine, Monsieur M.i– chelet, citava un passo del famoso libro di Léon Blum , A l'échelle humaine >: « Le groupe socialiste au Parle– ruenl, par fidelité rituelle à un vieux symbole, continuait de rcfuser !es crédits militaires doni il savait bicn que lesorte ne dépendait pas de son. vole; ce faisant il n'étail pas exempt de quelque hypocrisie >. Questa volta non c'era ipocrisia, ma qualche cosa di più grave e meno sottile. Infatti era chiaro che la discus– sione sulle spese militari non rappresentava che un pre– le1to. La crisi era già dentro il Governo: vi si era trascinata dalla sua costituzione, s'era già motivata un mese avanti in occasione del Congresso della S.F.I.O., s'era già pale– sata violentemente in altre circostanze, a proposito so– prattutto delle sovvenzioni alle scuole aggrovigliandosi in– torno alla polemica sulla laicità dello Stato, aveva anche conosciuto possibilÙà di superamento, subito fatte cadere. Poteva essere superata, e l'opinione pubblica cerio non allendeva che questo, solo se la coalizione governativa avesseavuto l'intuito e la responsabilità - premuta com'e– ra e come doveva sentirsi da una urgente esigenza di dife– sa democratica - di adottare una comune piattaforma di azione politica concreta: cioè se i partiti del centro, in nome di questa esigenza, avessero saputo abbandonare le preoccupazioni per le elezioni amministrative di ottobre e le cosiddette preoccupazioni per la base, in definitiva se avessero saputo abbandonare i loro mili e la loro ne– ~ligenza dell'interesse del paese. Ci si chiedeva, ,al momento del voto di sfiducia a Schuman, se si trattasse solo di una crisi di governo o aon piuttosto e 1>iù gravemente di una crisi di regime: cioè si aveva già la percezione precisa che non era, que– ,ta, una delle infinite crisi che hanno caratterizzato la Terza e la Quarta repubblica, bensì il precipitare malau– gurato di una situazione che, momento per momento, dalla liberazione ad oggi, si è maturata sempre più pesante– mente, allevata da una classe dirigente stanca, esasperata da uno schieramento politico polarizzato agli estremi, ac– ~elerata dagli errori di una estrema sinistra obbediente ad un gioco esterno, e di un centro sinistro che continua a pagare il suo tributo alla demagogia ed alla mitologia. E le reticenze cnltoliche ad intendere i problemi dello Sta– lo fuori dello schema confessionale-gallicano han.no accen– tuato quella impossibilità di un sincero colloquio politico con le forze del centro laico che poteva fermare, attra– verso la formula della terza forza, la rimontante ondata gollista. Rimane, appunto, la destra gollista. La quale ha com– piutoi suoi errori, ma purtroppo ha saputo con qualche abi– litàspeculare su quegli degli altri, più vistosi per la pubbli– ca opinione che giudica l'operalo governativo mollo più fa– cilmente che le tare di una opposizione, la quale si presenta col grande e vecchio mito dell'ordine interno e della stabi– lità di governçi, della grandeur, dell'inflessibile croce di lorena. Mentre al Palais Bourbon l'Assemblea disanimala e fiacca metteva in minoranza Schuman, al Palazzo della ~lutualilà, aprendo i lavori del consiglio nazionale del H. F. P. De Gaulle diceva dalla sua cattedra: « ce que nous avons prévu est en train de se produire ... Mais nous som– mes là!>. . _Forse i cento deputati socialisti, sotto la fregola della crisi, del colpo di scena che sperano riconduca all'ovile lde disperse clientele e calmi gli intransigenti della sinistro ella S.F.1.0. (questa preoccupazione si è fatta scoperta neJdiscorso del presidente del loro gruppo parlamentare, Lussy, quando ha accennato ai 150 mila funzionari sacri– fiés), forse i cento deputati socialisti rincorrendo il loro piatto di lenticchie non banno avvertilo in quel e mais nous sommes là!> il suono, tragico per la democrazia fran– cese, dell'ultimo avvertimento. La topografia dell'Assemblea francese non permette, rotto il pur instabile equilibrio della terza forza, nessuna soluzione capace di chiarificare le posizioni: se erano e– sclusi dal Governo i socialisti, il loro slittamento verso In opposizione comunista era inevitabile; come era viceversa inevitabile, se erano esclusi i cattolici, la spinta di questi verso i gollisti. Eliminalo un governo di sinistra (a regola, se il gioco democratico seguisse un vecchio automatismo, il primo incarico avrebbe dovuto essere affidalo ai comunisti, dato ch'essi erano la maggioranza della maggioranza' che ave– va rovesciato il governo), o si ritornava alla formula ba– sala su cattolici e socialisti, mutando qualche nome. ed allora la crisi, sostanzialmente inutile, avrebbe solo ser– vito a screditare l'autorità del governo e dello Stato re– pubblicano; o si tentava l'esperimento dell'embrassons– nous con una coalizione di tutte le forze democratiche, sforbiciando esclusivamente l'estrema destra gollista e la estrema sinistra comunista. Con Marie ci si è avvicinati a questa seconda soluzione, tentando di rafforzar€ l'intrinseca debolezza della formula con il prestigio di nomi illustri. La stessa designazione di Marie è più un omaggio ad una personalità che fiducia in un programma di governo. Ma il fatto veramente nuovo, di questo governo che s'è chiamalo di salute pubblica, è la rentrée di Reynaud: il quale non ha taciuto le misure che intenderà adottare per risanare le finanze e l'economia del Paese, attraverso pou– voirs réglementaires, per stabilizzare il costo della vita, far produrre di più ed a più basso costo, esportare, rias– sestare la pubblica finanza e l'industria nazionale. Si ve– drà che cosa accadrà, quali reazioni si determineranno, quando le con.crete occasioni porranno il suo liberismo contro il dirigismo superstite dei sindacalisti della S.F.I.O. già ora perplessi e che solo un intervento di Blum all'ulli– mo momento ha trattenuto da un rifiuto di partecipare al governo. Ma, pur essendo quello economico il problema di fon– do della Francia, altri ne restano: resta una psicologia di méconlenls (alle ultime elezionj municipali ci fu addirit– tura una lista di una Fédéralion des Méconlenls che, se non ebbe alcun successo, rappresentava uno stato d'animo larghissimo che finì col trovarsi politicamente e organiz– zativamente rappresentalo dal gollismo), che solo una po– litica eccezionalmente alliva potrebbe far dissolvere; re– stano le prementi questioni di una politica estera che ri– chiede scioltezza e decisione insieme, ed un.controllo per– manente che non sopporta crisi. La dichiarazione che André Mari e ba fatto ali' Assemblea subito dopo la votazione che gli permetteva di formare il nuovo ministero, cercando di conciliare le opposte tesi su "di un. programma minimo ma di punti essenziali alla salvezza del regime, è una dichiarazione che può avere una proiezione governativa non equivoca soltanto se i par– titi al potere terranno appunto presenti i punti'essenziali e non i marginali. I radicali banno mollo insistilo, e non solo oggi, sulla necessità di modificare la legge elettorale, per avere un' As– semblea più stabile e meno legala al giuoco delle segre– terie dei partiti di massa; anche in occasione di questa crisi hanno investito la Costituzione del '46, che loro non hanno volato. Ritornando al potere dopo otto anni, in cir– costanze che non è retorico chiamare drammatiche, melle– ran no sul tappeto anche tale questione, chiave della vita

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