Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

330 LO STATO MODERNO almeno sino a quando la spinta della piazza non sia di tale intensità da imporsi a tremebonde as– scmb!ce. Da questo primo errore comunista sortì il pra– tico fallimento dell'àzione sindacale di sciopero, insidiata - e logicamente insidiata - sin negli or– gani direttivi della Confederazione Generale del L~voro. Come si ,poteva pretendere infatti una so– lidarietà a fondo e senza limiti da parte dei sinda– calisti democristiani, quando il solo scopo dichia– ra 'o del movimento sindacale era quc'.lo delle di– missioni. di un governo presieduto appunto dal lea– der della democrazia cristiana? Se si voleva dare un'applicazione assurda del poco meno assurJo art. 9 dello statuto confederale, si è brillantemente riusciti nell'intento. Ma questa stessa evidente confusione e mancan– za di coordinazione nel moto seguito a~l'attentato; è anche la prova più evidente della mancanza di un piano preciso di insurrezione, ed è quindi anche la prova più evidente che il Governo ha gravemente pèccato, sia nel denunziare alla opinione pubblica un piano insussistente di aggressione armata con– tro i poteri dello Stato (e ci sia lecito affermare che nel' duello fra Tcrracini reclamante la denuncia contro di sè e i suoi compagni all'autorità giudizia– ria e il ministro Sce'ba che a ciò si è rifiutato è da vedere il so'.o pallido successo morale della oppo– sizione), sia per una certa durezza repressiva. Al qual proposito ci sia consentito di auspicare una non tarda amnistia per i coinvolti in quei fatti, per– chè non ci pare giusto che la mancanza di valuta– zione politica degli uomini d(:}ll'Estrema Sinistra e la troppo lenta presa di posizione de'.le forze di po– lizià debbano essere scontate dai soliti cenci che. saltano per aria. Questa è la norma del'.e diltatlH'e ma, anche se non appunto per questo, non può es– sere la norma di uno stato democratico. Non è trop– po chiedere che chi ha mancato politicamente ab– bia molta comprensione per chi ha peccato giuri– dicamente, sulla scia e in conseguenza dell'errore p~ti~ . I fatti successivi hanno poi dato luogo alle se– guenti constatazioni, ciascuna per il suo verso di fondamentale importanza. La prima CQnstatazione non è che la conferma di quanto già altre volte abbiamo scritto; e cioè che il declino del partito coiminista, e H pauroso inabissarsi nelle sue contraddizioni del partito so– cialista, non conducono che a un rafforzamento del– la òemoèrazia cristiana. Un secondo rPievo, e anche qui si tratta di una conferma, è che il Parlamento, in regime di partiti organizzati, è ormai inoperante per i grandi di– battiti politici, perchè tutti i deputati rispondono obbedienti al cenno delle rispettive segreterie. La terza osservazione - solo occasionalmente legala ai fatti oggetto di questo esame - è che se, nonostante la loro evidente fuUità, il Parlamento dedica gran parte del suo tem,po ai dibattiti poli- tici, esso vièn meno anche al suo impegno di 1,,. gislatore, portando così al massimo quella sua cri. si di funzionalità che ormai da decenni, e sempre invano, viene denunciata daEa migliore pubblici– stica. Troppo' spesso si usa confondere (e non vo. gliamo dire si ama confondere) una critica agli i– stilu:i parlamentari per amore de]a democrazia e alla ricerca di organismi tecnicamente più adegua. ti a una situazione enormemente diversa da quella del primo ottocento, con l'attacco· al Parlamento in nome dell'antidemocrazia. Ora sia ben chiaro che se ~ democrazia si affida ad organismi assoluta– mente inadeguati, noi potremo sognare una roman– tica morte in l9ro difesa, ma la democrazia cadrà travolta dal crollo de]e sue antiquatissime travi. Una quarta constatazione è quella che anche la crisi del sindacalismo fuori dei quadri della nor– malizzazione giuridica è giunta alle sue manife. stazioni culminanti. Pare che il Governo abbia in preparazione un progetto di legge ,per la disciplina deg'i scioperi. Sarebbe, come al solito, un provvedimento a metà. e come tale facilmente presentabile .come « reazio– nario », anche se le sue intenzioni non fossero per avventura tali. In verità non si tratta di regolamen– tare quel particolare aspetto dell'attività sindacale che è lo sciopero, ma collocare il sindacato nel qua– dro che gli spetta de'.l'ordinamento pubblico con– tempoyaneo. Disciplinando lo sciopero non si farà che aggiungere problematica giuridica alla inar– restabile forza di propulsione delle masse lavora– trici; disciplinando il sindaca lo si riso'.verà ,più fa– cilmente la questione stessa dello sciopero, e in più si tenterà almeno di risolvere quel potenziale cun– fli'.to tra lo Stato e la grande organizzazione dei la– vo~atori, che troppo spesso si atteggia a suo anta– gonista. Questo antagonismo fu .fecondo una volta. - quando lo Stato era poco più che un arbitro, e ne– anche molto sollecito nè molto sollecitato, nel cam– po della economia, e la organizzazione dei lavorato– ri aveva la funzione liberale cii preparare alle ri– vendicazioni politiche ed economiche grossi strati di cittadini. E fu non dimenticato merito di Luigi Einaudi di avere, in tempi non facili, sostenuto la felicità di questo antagonismo. ' Ma esso oggi ha cessato di eS:Sere benefico. Il sindacato è giunto a quella pienezza di espressione in cui le grandi manifestazioni sociali o si inqua· drano nel diritto, e danno i loro frutti migliori; o languono e decadono, isterilendo 'sè stesse e la or– ganizzazione giuridico~polilica che le accoglie. Ma in Italia un organismo che è giunto di fron– te ai suoi massimi problemi, usa uno strano modo per affrontarli e risolverli: si scinde, o almeno mi– naccia di scindersi. Non diremo che questo sistema da animali in– ver-tebrati prometta buoni frutti trasportato nel campo po'itico-sindacale. Qui vogliamo solo accennare che, ove i demo· cristiani decidessero di portare in fòndo la loro a•

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