Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

382 LO STATO MODERNO società, nè una società socialista era pronta a sosti– tuirsi allo Stato; e che lo Stato era ed e una catego– ria eterna .e ineliminabile della storia degli uomini, con tutte le implicazioni che questo riconoscimento si porta dietro per chi abbia appena orecchi per inten– dere (crollo di ogni ideologia egualitaria, permanen– te necessità di una classe dirigente, 'intramontabilità della lotta per il potere tra le varie classi, caste, ca– tegorie o gruppi, o come altro volete chiamarli, di cittadini, etc. etc.). Questo era anche un modo serio per tentare di mettere al servizio della politica alcuru resultati del pensiero storico moderno. Finita la guerra, un ,po' dovunque la «terza via» fu assunta come fondamento di governo; dagli ingle– si, che per la verità la loro « terza via » avevan con– tinuato a costruirsela nei fatti anzichè nelle teorie com'è loro costume, con .quel laburismo che è tanto distante dal socialismo scientifico quanto dal libera– lismo non meno professorale, ai francesi che con quel M.R.P. hanno pur saputo introdurre qualche fiato di nuovo nel loro schieramento politico, ai belgi e agli olandesi con quei loro partiti socialisti sempre meno scolastici, e conseguentemente sempre più vivi sino a lasciar cadere in desuetudine persino il « caro no– me ». Solo i colossi della nostra epoca rimasero fermi al vecchio; e in Russia non ci fu cenno di rinnova– mento, mentre in America la dottrina liberale si ir– rigidiva radicalmente attraverso la vittoria eletto– rale dei repubblicani. E già questo è un brutto segno, visto che le dottrine sono le ancelle della storia, e non viceversa. E in Italia? In Italia dopo qualche tentativo con– seguente operato dal governo Farri (conseguente perchè in armonia con la dottrina del Partito d'A– zione, non per tutti gli altri motivi adombrati dal– l'aggettivo) si è scelta, sì, una terza via, ma che nulla ha a che fare con -quella preconizzata dal Ropke (e mettiamoci insieme anche il nostro caro Rosselli che anche lui quella intuizione l'aveva avuta, e che poi è stato così mal servito da quelli che si dicevano astutamente suoi discepoli per poi finire proprio là dove lui aveva cominciato la sua nuova esperienza). Si tratta di una terza via di abbozzamento, di approssimazione, di « à peu près > dove nulla è li– berale e nulla socialista, ma tutto terribilmente con– Euso nelle cose, nei cervelli, nei fatti. Invece di una economia libera o di una econo- , mia diretta o pianificata abbiamo quella che il Beau de Lomènie ha chiamato « economia accaparrata», espressione stupenda per indicare una situazione in cui di libero non c'è che la rapina e di pial'lificato non c'è che il decreto ministeriale con cui si legit– tima la rapina. Dal tesseramento differenziato, ba– rocco ripiego a una finanza fiscale ancora inesisten– te, alle restrizioni bancarie precipitose, per cui tra poco godremo insieme le delizie della inflazione e della deflazione, accompagnando così la scomparsa delle merci con la scomparsa del danaro, dalla inca– pacità di dominare i prezzi alla impotenza ormai cro– nica di rastrellare intelligentemente il danaro esu- berante, tutto nelle manifestazioni economiche del governo - per rermaoci alle ultime - denuncia an– cora (checchè ne dica una troppo interessata polemi– ca) perplessità e debolezza. Nel campo della politica interna si vara l'auto– nomia siciliana e poi si scalpita e protesta per le sue ovvie conseguenze; l'autorità dello Stato si lascia che a Brescia sia rappresentata dagli operai della F.!. O.M. perchè anche la polizia si associa allo sciopero generale. Esiste uno Stato degno di questo nome dove alla· polizia sia lecito scioperare? E' un vero peccato che una certa logica non venga condotta sino alle sue estreme c_onseguenze, e non facciano sciopero an– che i ·deputati, e anche i ministri, visto che - in realtà - il loro trattamento economico non ha nulla a che vedere con una sana applicazione della scala mobile. Ora tutto ciò non è nè liberalismo, nè socialismo nè meditata ricerca della « terza via ». E' soltant~ un ingannevole fidar nelle cose, una sdolcinata fi– ducia nello «stellone» (anche Gioacchino Volpe, nel pieno della guerra e a disastro già delineato, disse che la vittoria era immancabile perchè sicuro è lo stellone d'Italia); ma quel che è certo è che gli ita– liani pagheranno cara tra non molto questa fasci– nosa estate clte ha fatto di Rapallo e S. Margherita le punte più acute della idiozia europea. Ora si tratta di scegliere anche in politica inter– na. E, possibilmente, senza demagogia ma senza pau– ra. Se si vuol fare una politica liberista piena, biso– gna pensare a riempire le cartuccere dei carabinieri per mantenere l'ordine pubblico contro le folle che da essa saranno affamate; se si vuol fare una poli– tica socialista, si abbia almeno la bontà di osservare che in Inghilterra si pone già il problema della li– bertà di lavoro (cioè del suo annullamento) e in Francia è già stata varata una legge che non solo punisce severamente l'astensione dall'ammasso, ma anche la sua propaganda. Che differenza ci sarà, per i giudici francesi, tra propaganda e critica del prov– vedimento? La verità è che la logica vuole la sua parte, e dove c'è direzione teorizzata e permanente, muore la libertà. Resta la « terza via », quella meditata e seria, che potrebbe prendere nome di democratica, se forze democratiche ci fossero nel paese, o sapessero espri– mersi in un sussulto della pubblica opinione. Ma oggi la pubblica opinione è fiacca e i nostri politici son usi a calcolarla soltanto in sede elettorale. Non per questo abbandoneremo la battaglia. Diagnosticati i mali, non è lecito a nessuno riti– rarsi sotto la tenda, anche se è talvolta più difficile combattere la fiacchezza che non la durezza. A nostro conforto, e ia conforto d'ei vacillanti ri– voluzionari, citeremo un magnifico reazionario, il quale a limite de'lla potenza del papa non poneva che una forza: « l'opinione, regina del mondo». Com'era adorabilmente rivoluzionario qu~sto odiato reazionerio. Si chiamava Joseph De Maistre. MARIO PAGGI

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