Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

LO STATO MODERNO 383 D111ATURA l)OPO D111 A1 URA ~10: to spesso mi vien fatto di pensare di quanto stoicismo ibbiano dato prova i deputati alla Convezione quando, al– :·u1timomomento, e non per quegli scrupo:i che qualcuno patrebbesupporre, votarono una legge per la qua:e nessuno deicomponenti ,J'assemblea, che aveva fatta la costituzione, arrebbe potuto essere e!etto nell'assemblea futura. E' facile jrnmaginarequale accoglienza avrebbe una proposta di que– sto genere al:a nostra Costituente, che ha dato prova di tantaabnegazione, sacrificandosi per altri sei mesi senza fi. nireprevedibi:mente la costituzione! Ma chiedere che i deputati non facciano la legge e'.et– torale soltanto in vista delle probabi,'.ità di una propria rie'.e– zione,non credo sarebbe esagerato; sarebbe però eccessiva– menteingenuo. Sicchè noi dobbiamo rassegnarci al procedere lento,ma certo, di un sistema che va sempre più, ad ogni ri– formaelettorale, adeguando le sue disposizioni al:o scopo fi– nale; finchè non sarà modificato da qua'.che forza extra– parlamentare. E' perfettamente inuti:e cercare di dimostrare che un sistemae!ettorale è mig'.iore di un a'.tro; la dimostrazione può valereper coloro che non sono interessati, che però non eser– citano alcuna influenza, perchè non sono chiamati a giudi– carne.J'er gli altri, invece, che devono giudicarne, e fare la nuovalegge, ma che hanno un interesse a farla in un deter– minatomodo, il mig:ior sistema è indubbiamente quello che ;oddisfa questo :oro interesse. Non è bene che sia così; ma è umann, e quindi ineluttabile. Par:ando di interessi di deputati, non si intende soltanto il:oro interesse individua!e; questo può essere sopraffatto dal– l'intere5sedel partito po'.itico, che impone una data linea di condotta, come condizione per ·la riproposizione della candi– daturae l'appoggio ne:Je e'.ezioni; allora l'interesse individua:e restadeformato, non sotto la pressione di un interesse col!et– tiro,ma in considerazione di un interesse individua!e più forte. Queste melanconiche considerazioni mi sono suggerite dal nuovo progetto di legge per l'elezione dei membri della Camera dei deputati: il qua:e non si può dire sia migliore J peggiore de:la '.egge attuale; rappresenta un passo innanzi rersola tirannia dei partiti, che deve necessariamente sfociare nell'asso: utismo del partito unico, se uno riuscirà a prevalere sugli altri, o nell'asso'.utismo di una combinazione di partiti, nelcaso contrario. Instaurato il sistema dei partiti nei C.L.N. del periodo c:andestino- ed il fatto esiste, indipendentemente da:la sua giustificazione- non si poteva avere che un regime di partiti, intesia:lora come espressioni di tutte le correnti di opinione · pubblica antifascista. Ma un regime di partiti non può rinun– ciare al principale strumento della sua esistenza, che è la rappresentanza proporzionale: la quale giova ai partiti, -non tantoper il maggiore numero dei deputati che possono essere eletti,quanto per la disciplina, che porta ne:I'assemb!ea non persone,ma gruppi, raccolti sotto un'unica direzione. E' noto chela proporziona!e è stata invocata per dare una rappresen– tanza ai partiti minori, soprattutto all'inizio, chè diffici!mente riuscirebbero, col collegio uninomina,le, a raccog1iere una maggioranza, anche in un solo collegio; mentre i grandi par– titisi avvantaggiano col co:.Jegiouninominale, così che al mo– mento attuale essi certamente raggiungerebbero un numero di rappresentanti ben superiore a que:lo presente. Se, mal– grado questo, non ne vogliono sapere, e sono invece i più strenui difensori della proporzionale, è perchè il vantaggio numericonon compenserebbe la maggiore autonomia dei sin– goli deputati. Il problema non è oggi di migliorare il sistema elettorale in vista de:I'interesse nazionale; de:J'interesse naziona:e nes– suno si occupa, se non in quanto coincida con: interessi parti– colari, o serva a coprire interessi non confessabili; è questione invece per i partiti di massa di adattarlo il più possibile ai loro interessi; per i partiti minori di combattere, nei limiti del pos– sibile, questa sopraffazione della maggioranza. Nel progetto si mantiene la disposizione che prescrive la presentazione delle liste dei candidati da parte di un nu– mero rilevante di e'.ettori (da 250 a 350); non si comprende perchè, in un paese libero, se due o tre persone intendono chiedere il suffragio degli elettori, non possano farlo; e deb– bano invece andar elemosinando que::e firme, obbligando altrettanti elettori a rinunciare al segreto e'.ettorale (in Inghil– terra bastano 10 presentatori). Per i partiti organizzati, la cosa non presenta diffico:tà; per que:Ji disorganizzati, e per tutti g!i indipendenti, presenta inconvenienti, che sarebbe inutile creare artificiosamente, se lo scopo non fosse appunto quello di creare delle difficoltà. Ove poi in qualche luogo si verifi– chino intimidazioni o disordini, è facile che quel:e che nor– malmente sono difficoltà diventino impossibi.!ità di presentare le '.iste: con qua'.e rispetto per la libertà dei cittadini è facile immaginare. Più grave è la questione delle preferenze; che qualche ingenuo pensa vengano ammesse per rispetto della libertà dell'elettore di scegliersi i propri rappresentanti. Ma, se ciò fosse, si permetterebbe anche il cosidetto panachage, cioè la possibilità di indicare candidati compresi in altre :iste. Invece, ;,:fatto è che con la lista b:occata, che dovrebbe costituire il sistema tipico di proporzionale, il partito assume la responsa– bilità dei suoi uomini; mentre col sistema del:e preferenze ,la responsabi!!ità è rovesciata sugli elettori, ed il partito, il cui interesse preminente è di avere deg;i uomini discip!inati, men– tre interesse secondario è di avere degli uomini capaci, rag– gi'Ungeegualmente il suo scopo, evitando anche le competizioni interne per i primi posti nel'.·a:ista, che sono sempre de!eterie per la sua compagine. Per di più, le preferenze rendono di so'.ito controproducenti i blocchi di gruppi minori; perchè, non potendosi vincolare a priori gli elettori ne: dare le prefe– renze, la frazione più forte riesce ad accaparrare tutti i posti assegnati alla lista concordata, con le conseguenti recrimi– nazioni. Fin qui siamo ancora, con lievi modifiche, nei termini de:la :egge precedente; fatta con lo scopo di servire i partiti de:l'esarchia, che al:ora detenevano il potere; e che lasciava ai partiti minori la possibilità di sopravvivere, coli'attribuzione dei voti residui ad una lista nazionale. Ma oggi l'esarchia non è più al potere; i partiti minori si sono frantumati in gruppi personali, e difficilmente riescono a mantenere una coesione, a:meno apparente. E' sembrato perciò giunto il momento di fare que::a stessa operazione, che il fascismo aveva attuato con :a legge elettorale del 1924: manipolare la proporzionale in modo da assicurare un predominio ai più forti. Allora si era attribuito un premio alla maggioranza relativa, COSÌ' che la proporzione restava solo ne:Ia minoranza; con la giustifi– cazione che la maggioranza deve poter avere assicurata la continuità del governo. Oggi nessuno si azzarda di proporre qualche cosa di simile, perchè nessun partito si sente sicuro di pot1,r raggiungere -la maggioranza relativa; ed anche uno lo fosse, le forze degli altri sono sufficienti per impedirgli di assicurarsi un simi!e vantaggio. Per cui si ripiega su uno scopo più modesto: assicurare l'e:iminazione dei partiti minori, e prendere i relativi posti.

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