Lo Stato Moderno - anno IV - n.14 - 20 luglio 1947

LO STATO MODERNO 331 I RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA L'opposizione· socialista L, posizione politica del Partito So– cialista dei lavoratori italiani dà luo– go ad alcuni equivoci. E' nota l'adesio– ne del Partito alla po:itica estera del Governo: è nota la sua distinzlone dal– rooposiz.ione re,lizzata dal P.S.I. e dal Part:to Comunista. Ecco allora la stam– pa di destra (Risorgime1llo liberale, Giornale d'Italia, Gazzetta del Popo– lo 1:cc.) domandarsi se si tratti vera– mente 'di opposizione; ed ecco una del– le ,·oci più respons,bili, quella del se– gretario del Partito, spiegare i termi– ni de • La nostra opposizione • (Giu– liano Vassalli,· Mondo nuovo, Torino, 8 luglio). A noi non sembra tuttavia che la spiegazione deJ Vassalli possa risultare dal tutto chiara. « L~ nostra t•ia, scrive il prof. V.assalli, era quella socialista allora, rimane quella sociali- 1ta oggi. E' la via del socialismo de– •1ocr1·tico ed autonomo, che si pone tutti i problemi in termini di lotta di classe, ma che tende veramente a su– perare le classi nell'atfra~ellamento di tutta l'umanità». Qui occorre una tra– duzione; e cioè: la nostra logica è quel– la de:la loth di classe. mentre il no– stro cuore è gonfio di sentimentali– smo. Ma è ovvio opporre al Vassalli, a questo punto, la coerenza comunista, . che non si concede, dei sentimentali– smo, neanche l'espressione. • E' la via, continua il prof. Vassalli, di coloro che si pongono aff-0,nnosamente, oiorno per giorno, l'interrogativo ,s,e hanno fatlo tutto quanto è nel loro dovere per sui11colare la lotta di classe dai conflit– ti imperialistici e na,zionalistici degli Stati...~; qui temiamo che il prof. Vas– salli alluda .alla nota formula • nè Oriente nè Occidente•· Questo articolo è posteriore di sei giorni al 2 luglio, giorno in cu.i falli la Conferenza dei tre Ministri degli Esteri a Parigi. Non s, può dire che i nostri amici del P.S.L.I. siano uomini di poca fede. Altre volte si dànno invece un tono realistico che sembra a sua volta· ca– dere in brut1lità. Oggi è divenuto fa– cile ad ogni improvvisatore deJla po– litica il prendersi beffe del Partito di Azione. Dispiace tuttavia la durezza con cui Carlo Andreont (« L'esperien-. za del Partito d'Azione•, ivi, 10 lu– glio) accusa questo partito di aver tra– dito la sua vocazione liberalsocialista, perdendo per via la giustizia, la liber– tà, la deinocrazia, ecc. Questo necrolo– gio severo pofeva essere risparmiato, soprattutto da un partito che, temia– mo, non è del tutto immunizzato dal vizio che fu del Partito d'Azione, di credersi un partito qu1ndo era soprat– tutto un 0 stato maggiore. Qualcuno, in 'llargine al P.S.L.I., ne ha chiara co– scienza (G. Noventa. « Lettera a Bon– fantini, ivi, 9 luglio 1947). "L'ennemi à gaurhe" In un acuto articolo, apparso nella StJ•rripa del 2 luglio, Luigi Salvatorelli (, Comunismo e trotzkismo •l rileva co– me la politica moderata dei comuni– sti laccia sorgere alla loro sinistra for- mazioni politiche O · sindacali deluse della loro irenica placidità. I comu– nisti, in questa placidità, cercano di compiere essi stessi quelh funzione di centro a cui non assolvono altri par– titi. Scrive Salvatorelli: « Abbiamo qui un indice, tra i più rivelatori,' di una situazione anorma– le comune a 17ran parte del mondo politico europeo (particolarmente ali.a Francia. e all'Italia). I partiti comuni– sti europei del dopoguerra hanno, as– sunto generalm.ente una posizione so– ciale mod.erata (la quale non esclude la tendenza a monopolizzare il gover– no, e anzi può esserne strumento). Es– si h!l'nno rinunciato alla rivoluzione so– ciale, alla socializzazione totale; han– no accettato, e anzi hanno propugna– to essi direttamente, un programma ri– formista. Non si esagera affermando che nel partito comunista francese e italiano si ,è manifesta t:i, la tendenza a una politica. di • centro•• a farsi per– no di una concentrazione di forze de– mocratiche sulla bMe di una politica di compromesso, contingente, • mode– rata•· • Quale che sia l'interpretazione di una. simile condotta comunista. essa ri– spondeva a una lacuna effettiva nello . schieramento dei partiti, soprattutto in Italia: alla mancanza o debolezza di un centro interclassista (altri d411i: bor– ghese) e aconfessionale. Perfino De Go.speri, nell'ultima discussione di r,o– verno alta Costituente, ha, mostrato di sentire· questa mancanza di un • cen– tro laico•· • In Francia, la collaborazione attua– le fra socialisti e radicali copre tempo– ranea,mente la lacuna. In Italia, la « Piccola. Intesa » - ancora allo stato di nebulosa - potrebbe svol17erst ne!!o stesso senso. Una cosa è certa: che la · posizione di centro, o riformistica, per i partit-i comunisti, ha in sè qualcosa di artificiale, che a lungo andare può riuscire imbarazzante per loro stessi, e rischia di alimentare il trotzkismo•· I I pi a no Marsha Il Le accoglienze dell'opinione pubbli- . ca al piano Marshall, e alla Conferenza delle 16 Potenze sono cosi precise e numerose da rende'l"e difficile .anche una scelta. Mette conto citare solo qualche voce. La stampa democristia– na (uno per tutti: S. Gava. « Perchè l'Europa dice: si •, Il Domani d'Italia, 13 luglio) non esita a interpretne l'op– posizione di Mosca come un piano di affamamento mondiale: « La veritd è che Mosca combatte il piano Marshall perchè vuote chiudere l'Europa alle iniziative economiche der,li Stati Uni– ti col proposito di determino-re la crisi . economica americana ed il caos e il col– lasso dei popoli europei, riducendoli in tal modo alla sua mercè •· Di fronte a ·,questa interpretazione grandguignolesca appare piena di sin- .. cero c3ndore la dichiarata motivazione del diniego sovietico, quale si può co-. gliere nella stampa più qualificata, ad esempio rnl Lavoratore di Trieste (« Il piano Marshall •• editoriale dei 12 lu– glio): • L'Unione· Sovietica ed I Paesi dell'Europa centroorientale i cui r,o– vemi e popoli h!ll7lno liquid.ato dalla direzione dei singoli pa.esi gli elementi ler,ati al r,rande capitale e lavorano al processo di industrializzazione di que– sta parte dell'Europa, hanno rifiutato di aderire a un· piano che politicamen– te non tendeva ad altro che a portare nuovamente al potere le classi sfrutta– trici che sono state spazzate durante il corso della guerra •· La più cfiffusa opinione . pubblica italiana potrebbe essere rappresentata in realtà da queste conc!usioni di Ma– rio Missiroli ( « L'Italia e il piano Mar– shall •• Messagr,ero e Secolo XIX, 12 luglio): • L'invito del!' America era rivolto 2 tutti gli Stati europei, nessuno escluso, e sa1'ebbe stato desiderabile che tutti oggi fossero stati rappresentati a Pa- rigi. . • Ciò non è stato possibile per le no– te ra17ioni: perché la Rus8ia ha solle– vato delle pregiudiziali che non rer,– gono, in realtd, a qualsia.Si esame. • 11 Governo moscovita si mostraua fra l'altro grandemente sollecito della indipendenza dei singoli Stati, specie di quelli che sono retti da 17overni particolarmente 17raditi al Cremlino; ma è facile obiettore ch·e l'indipenden– za. politica degU Stati trova il suo fon– damento nell'indipendenza economi_ca e che tutto quanto si fard in questo senso, gioverà anche all'autonomia po– litica. · • AW1nfuorl del piano Marshall, non c'è salvezza. Qua,lora tale piano doves- .. se fallfre e l'Europa Si trovasse costret– ta a vivere del soccorso americano, l'indipendenza politica dei sinr,oli Sta– ti volgerebbe sicuramente al definitivo tramonto. • « E per questo che. quanti hanno sinceramente a cuore l'autonomia del– l'Europa, hanno il dovere di fa.venire il succesao del pia.no Marshall. « Si tratta di scegliere. Da una parte l'elemosina, tanto per non morire di · fame; aall'altra <1.iuti corrispondenti al nostro sforzo di rinascita e di ripresa: condizione certa. di autonomia politica e di libertà. La scelta non può essere ' dubbia. . \. • Alla conferenza che · ogr,t si inau- · gura, l'Italia, è pre~ente in condizioni · di assoluta parità, nonostante le dolo– rose -vicende che hanno portato al du– rò trattato di pace. L'avvenimento è di tale importanza che trascende l'oc– casione stessa che lo ha determinato. Chi non avverte che la • revisione •, la revisione che ci è dovuta, è in atto?. Non siamo ancora alla revisione delle singole clausole del trattato; ma essa è già entrata in· quelv.i fase psicologica che è premessa e condizione delle giu– ste riparazioni. e Superato il punto morto che tanto ha mortificato la coscienza nazionale, il resto verrd da sè. Oggi 'i tempi corrcno veloci•· u. s.

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