Lo Stato Moderno - anno IV - n.14 - 20 luglio 1947

310 LO STATO MODERNO una volontà troppo annessionistica da parte di taluno dei vincitori. Questo sia detto perc_hè oggi troppi uomini - r! troppi partiti- proprio tra quelli che in allora meno apparvero illuminati dalla ~ecisione di difesa ·di inte– ressi incautamente definiti nazionalistici, che in al– lora sembrarono inseguire vanescenti chimere di mal vagheggiate unità, oggi si apprestano - o si appre– sterebbero? - a negare il loro voto alla ratifica del trattato, pigliando a pretesto interessi nazionali an- . zitempò non curati, e ostacolando gravemente una solidarietà europea che appena ora accenna a qualche lucore antelucano, non certo in virtù di strumenti di– plomatici ben lucidati, ma, come suol~ accadere nel-. la storia, in forza di necessità, e, se volete, anche di prepotenza. Ma l'importante è che il lucore ci sia, e che-nessuno si pigli la responsabilità di spegnerlo, per amore di meglio, per dispetto di tesi, per comprensi– bili preoccupazioni internazionali, o, peggio, per ten– tare all'interno prtlprio una manovra politica. contrad– ditoria alla situazione internazionale. Il grande argomento dello strano schieramento di forze dei contrari alla ratifica (i quattro saggi - ma questa volta non eccessivamente-, i qualunqui– sti, la paTte dei liberali più vicini a D'Annunzio che a Giolitti, certi irrequieti e elettoralisticamente preoc– cupati gruppetti di centro sinistro, e i socialcomunisti) è che, non essendo stato ancora il trattato approvato dalla Russia, una ~ostra approvazione apparirebbe anticipata, e pertanto consentita, e renderebbe quindi più difficile seguire una linea revisionistica. L'argomento non è nemmeno seducente, tanto è chiara la sua portata meramente esteriore e giuridica. O~a, in politica, l'argomento giuridico lo si ado– pera sempre solo per nascondere una volontà sostan– ziale. E' chiaro a tutti che se la Russia avesse ratifi– cato il trattato i comunisti non lo troverebbero poi co– ·sì intollerabile, onde in loro si ~ratta - ed è dal loro punto di vista giustificato - di fare della mancata ratifica una ragione di difficoltà per l'Italia, se non già di aderire, almeno di pienamente partecipare agli sviluppi del « piano Marshall ». In realtà, noi siamo andati - e dovevamo anda– re - a Parigi per partecipare a quel primo sforzo di coordinamento europeo che prende nome dal Segre– tario di stato americano .. Là noi siamo a contatto, noi stiamo trattando, con potenze che hanno ratificato il trattato: Stati Uniti, Inghilterra, Francia. Non pos– siamo, mentre si tenta di crearè Ullp. politica d'accor– do con loro; contraddirla in un punto di cosi fonda– mentale importan~a. Nè la mancata ratifica russa· ci p~ò da loro in qualche modo e~ser fatta pesare con una diminuzione della nostra integrale dignità SU!– tuale, ·perchè la mancata ratifica russa - fin quando mancherà - e può darsi che non sia a lungo - fa parte soltanto di quella politica che appunto h 0 a posto la Russia· in cootrasto con gli altri "grandi». Una , poHtica va fatta sino in fondo, e anche gli aspetti che possono sembrare meno invoglianti debbono essere accettati, purchè legati ·con lucida chiarovveggenza a una politica capace di portare a certi fini. La revisio– ut di un trattato, checchè ne pensi Pietro Nenni, e sempre run atto di forza (il che non implica necessa– riamente una guerra); per chi, come l'Italia, la forza non possiede, fare una politica revisionistica signifi– ca dunque cercare di èreare pazientemente e lealmen– te una serie di rapporti che possono significare la spe– ranza di una forza domani. Sulla ratifica, sia ben chiaro, :ii giocano le posii– bilità di due politiche; quel:i,a della nostra partecipa– zione "effettiva» a uno sforzo di ricostruzione _euro– pea solidale (sia pure limitata, ma mai come in que– sto caso il meglio è stato nemico del bene) e quelh della revisione del trattato._ Nessuno che voti contro la ratifica del trattato - é. si chiami esso pure Orlando o Nitti, BÒnomi o Croce, Nenni o Togliatti·- potrà più domani dirsi sost~nitore della revisione _del trattato, perchè avrà operato in modo da renderla forse possibile giuri:li– camente, ma certo impossibile' politicamente. E poi– chè la politica internazionale non si fa, e non si farà mai, con giudici togati, ma sempre con l'evidenzs, occulta o palese, degli spostamenti di potenza fra i popoli, cioè fra gli Stati, non avrà agito saggiament'è chi avrà salvato le premesse giuridiche, ma compro– messo le premesse politiche. di ogni nostra futura azione revisionistica. Nè del resto l'argomento giuridico è nemmeno vero nel campo di sua specifica applicazione. E infatti, o la' Russia prima o poi procede alla ratifica, e allora il lieve danno del nostro anticipo è ad usura compen– sato dall'enorme vantaggio della chiarezza dellà no– stra linea politica, e il trattato, entrato giuridicamen- , te in valore, lascia aperte per noi le possibilità poli– tiche della sua revisione. O la Russia non ratificherà mai il trattato, e allora questo sarà giuridicamentE inesistente, ma 'nessuno di coloro che lo avranno ra– tificato p~trà disconoscére - nei suoi confronti - il nuovo valore della nos-tra posizione; e quando si trat· terà di farne un altro, (che bisognerà pure arri11ar2 a fare un trattato) saremo in buona posizi.one per ne– goziarne uno migliore. . Questo articolo, scritto prima del voto parlamen– tare sarà probabilmente pubblicato dopo che la Co– stituente avrà manifestato i1 suo avviso. Sia· esso consono agli evidenti interessi dell'Ita- lia e dell'Europa~ MARIO PAGGl

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