Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

190 LO STATO MODERNO contrastanti interessi e non soffocate da un rigido apparato poliziesco, come viceversa si osserva in Russia. 2) Lo Stato ha ceduto ai grandi partiti una cer– ta dose della propria iniziativa. La unificazione to– talitaria dello Stato-partito non è che la suprema istanza di questa esigenza del nostro tempo. In Ame– rica, due grandi partiti in cui confluiscono uomini e gruppi dì diÌferentissima opinione ma concordanti su grandi linee, si parteggiano il potere ed il favore del– l'opinione pubblica, offrendo una garanzia democra– tica di metodo, minima ma certa, che -è la sola salva– bile nel mondo moderno. Al di là di questa c'è il « partito unico», l'antidemocrazia totai,e e dichiarata; al di qua, c'è lo spappolamento della democrazia e l'inefficienza della classe dirigente, l'impossibilità di governare, cioè la premessa della dittatura· (si vedano Itailia e Francia, oggi). 3) E' finito il mito del « comunismo» e del- 1'« ugualitarismo» proprio ad opera della Russia so– vietica. Al mito del «comunismo» è stato sostituito il mito del « partito comunista», fatto concreto e ter– reno, fatto politico, che accompagna e sostiene li\ reale ineguaglianza delle posizioni sociali (Russia). Il « mito del partito » è, come dicevo sopra, l'istanza esasperata di una esigenza moderna, cioè del grande partito ferreamente organizzato, che cala nelle « mas– se» talune « verità » o « non verità ». 4) Le « masse » giustificano, anzi impongono co– testa evQluzione di concetti. L'uomo, oggi - l'uomo– massa e l'uomo-medio, grado superiore del primo - è « accablé » dai problemi di vita pratica, diventati difficilissimi. Vuole essere amministrato; esige una amministrazione tecnicamente adeguàta alla comples– sità della vita moderna; un'amministmzione che prov– veda ai suoi bisogni, anche a quelli... dello spirito. Non accetta la gravosa responsabilità della libertà. Ciò comporta la fine dell'homo politicus propriamente detto e della « organizzazione politica » pura, ristret– ta; comporta l'affermazione, in suo luogo, degli orga– nismi tecni<:o-economico-amministrativi. Al retrobot– tega di farmacia del nostro Piemonte ed al1a terza sa– letta di Aragno dei primi anni del secolo, alle asso– ciazioni politiche « influenti», si sostituisr,pno i rap– presentanti dei grandi interessi economici, gli uomini dei« trusts », i dirigenti: di tipo americano (oligarchie accessibili e liberisti,che) o di tipo russo (oligarchie inaccessibili, bu·rocratico-statali). • • • Detto ciò, la situazione internazionale può esse– re esaminata sotto un angolo prospettico diverso da quello abituale. Chi viaggi l'Europa d'oggi ne ripor– ta l'impressione quasi fisica che tutti i problemi vi siano stati impostati in termini di «conflitto». La Polonia, per esempio, ha « riguadagnato » territori tedeschi i quali, se convenientemente sfruttati, fa– ranno di lei uno dei paesi più ricchi del Continente, in contrasto nettissimo con l'entità della sua fOpo– lazione e delle sue risorse culturali. Ma l'Oder e la Nissa, i due grandi corsi d'acqua sui quali la Russia ha « ~pinto_» la Polonia, sono oltretutto confini st~a- tegici. Lo spazio che va fino all'Elba sembra essere destinato a diventare la « terra di nessuno » in una eventuale guerra futura. Le popolazioni tedesche cacciate dalle loro terre e dalle loro case, covan~ un odio furibondo nei riguardi dei Polacdii. I nuo– vi confini della Polonia, in queste condizioni, non po– tranno mai essere riconosciuti da una Conferenza della pace: è questa una facile profezia. La Polonia ha perduto definitivamente la propria indipendenza politica a vantaggio della Russia, la quale attua il Blocco dei paesi slavi in maniera ferrea. Tuttavia nei Paesi compresi nella zona 'd'influenza russa, i partiti comunisti, depositari soprattutto di una po– litica estera, cedono su altri terreni, l'economico-so– ciale in prima linea, costrettivi non tanto da altri partiti quanto dalla realtà in .atto. Per meglio com– piere la propria funzione nei confronti dell'U.R.S.S., i partiti comunisti non hanno assunto tutte le re– sponsabilità del potere in alcun Paese, tranne che in Jugoslavia, allo scopo evidente di non compromet– tere, con una fatale trasformazione in nazional-co– munismi, gli interessi sovietici che, sul terreno eco– nomico, non sempre coincidono con quelli dei Paesi influenzati, i quali hanno necessità di aiuti ameri– cani per ricostruirsi all'interno e per ristabilire i propri commerci. Passando dalla Polonia alla Ckrmania, si osser– va che il comunismo (e la Russia) stanno perdendo la partita nel vecchio Reich. Complesse situazioni psicologico--politiche sono alla radice della sconfitta. Il problema tedesco, peraltro, si pone come proble– ma di collaborazione mondiale e non potrà essere risolto finchè non si saprà attraverso quali « stru– menti tecnici» •riuscirà all'America di stabilire tale collaborazione. L'America ha un piarno « liberistico » di riorga– nizzazione mondiale; un «piano» di graduale attua– zione. Il « liberismo » americano non significa la fi– ne immediata dei controlli ma comporta, fin da ora (per quanto di nuova lega esso possa essere), la ne– cessità di .uomini responsabili, nei diversi paesi, dell'andamento economico e della stabilità politica: cioè, la necéssità di una classe dirigente nuova ed ef– ficiente, tecnicamente preparata. Il « liberismo• americano favorisce la formazione di « oligarchie de– mocratiche »: non sopporta· fluidità parlamentari di ogni minuto nè incompetenze, e chiama i migliori al– le lor proprie responsabilità. L'iniziativa privata è alla prova. Ma, perchè si sviluppi, essa abbisogna di un clima di fiducia all'interno dei p,aesi, d'una base politica stabile e d'una forte stabilità di competenza, cioè di classi dirigenti economico-politico-amministra– tive adatte al compitò. Resterebbe da fare tutt'un discorso sull'atteggia– mento dell'Inghilterra, sulla sua evoluzione interna, sull'apparente abbandono del « liberismo » da par– te di colei che l'ha generato. Anche qui non si trat~ di abbandono ma di vie nuove; di adeguamenti piu che altro, a situazioni che sono emerse improvvisa– mente a causa della guerra. Ma il discorso sull'In– ghilterra dovrà essere fatto un'altra volta, a propo-

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