Lo Stato Moderno - anno IV - n.1 - 5 gennaio 1947

LO STATO MODERNO 7 IL NUOVO A NTICLE RICA LISMo· Fanchcm, potir vaincre par· surpme Les phil~sophes trop wmbreux, Qu'en vrais cosaques de l'Eglise Les capucins marchent contre euxl cantava Béranger buonanima, correndo l'anno 1819, e a sentire ciò che i giornali scrivono della manifestazione vati- . cana del 22· dicembre, echeggiata ainche da:la radio nel più puro spirito totalitario, il clrawsonnier francese ha fatto scuola. I clericali sono a:!' offensiva: sbalorditi che, in Italia, loro feudo, tre o quattro settimanali compi:ati molto a:Ia buona, si permettessero scherzi da prete, hanno messo, come ben osserva l'Italia iibera, « il Papa in piazza», sfoderando tutte le loro artiglierie, date acclamazioni di stile fascista, ai se– questri e alle condanne di giornali per cui De Gasperi aspira a far concorrenza al sempre vegeto Federzoni. Se si aggiunge che, Voce repubblicana a parte, i fogli di sinistra ( Avanti/ e Unità) sono stati piuttosto tiepidi, che Italia libera e Ris01'– gimento liberale hanno scarsissima diffusione, e i cosiddetti « indipendenti », senza eccezione, hanno fiàncheggiato i pa– palini, il panorama sarà completo. Ora, se la democrazia it~liana non vuole rotolar per la china, bisogna cominciare a parlare chiaro e ,a mettere i punti sugli i. E' perfettamente comprensibile che i papa:ini, dalla loro andata al potere con i: generalissimo Luigi Cadoma nel 1914 (che del Quartiere Gen11rale - ricordate « il paese guarda a Udine », che fu la più famosa cantonata di Luigi A1bertini? - aveva fatto, con i bei risultati che Ili videro a Caporetto, una sagrestia), disabituati a ogni critica ed · oppo– sizione, trasecolino a sentir par:are di libertà dei CU:ti, di li– bertà di propaganda a;tire:igiosa, ecc., cose di cui hanno perduto, grazie al fascismo, persino il ricordo. Corrano quindi in biblioteca, e comincino a studiare ciò che in Ita:ia acca– deva sotto i pontificati° di Pio IX e Leone XIII: se vog:iono un autore clerica!e, piglino magari la Storia (che è poi una cronaca) degli ultimi trent'anni del secdl-0 XIX, di Pietro Vigo. Apprenderanno che, in quel periodo, si tenevano fre– quent,i e ;iberi congressi antic!ericali, 1.fscivanoa iosa opu– scoli, giorna:i, libri inneggianti al libero pensiero, e ogni tanto volavano anche cazzotti. Risa:endo · ancora, leggano negli Scritti del conte di Caoour, edizione Zanichelli, volume l', pp. 85-88, la ristampa dell'articolo del « Risorgimento » del 18 maggio 1848 in cui si chiede i'emendamento de!l'art. 1• de:Jo Statuto, per « necessità di dichiarare nella !egge fonda– mentale la• libertà di coscienza e di culto » (e lo tirer~mo fuori, quando se ne discuterà alla Costituente, per vedere se i nostri legislatori hanno il coraggio di lasciar Cavou1' in sof– fittai). E, così ambientati, si persuadano che l' « uomo del-la provvidenza » è finito a piazza:e Loreto, e comincino a ra– gionare. Il loro grande argomento è che l'Itàlia essendo un paelle a strabocchevo!e maggioranza cattolica, non può godere lo stesso trattamento degli Stati Uniti, dell'Inghi!terra, o magari de:Ja FraQcia, ma deve stare al live:Jo del:'Ir:anda o de!la Spagna. In una crisi seria, penso che il Vaticano potrebbe contare sulla « cattolicità attiva ed .operante fino al sacrificio e alla persecuzione», con lo stesso fondamento con cui Mus– solini potè credere agli • otto mGioni di baionette » sU:le quali finì per sedersi. Gli Italiani volontieri si scannano per , , , i~queries, per risse faziose, ma non per rendere omaggio aJ:a teologia; altrimenti, ci sarebbe stata la Riforma che non attecchì mai. E nessuno leverebbe un dito per far~ il Papa, , Re, se ci fosse pericolo di perderlo; magari, batterebbero )a,.·, t mani, se sve.gliandosi al mattino lo trovassero già insediato. Bisogna quindi fare di necessità virtù, capire i tempi, ' e non cullarsi in sogni di crociate. La posizione della Chiesa in Itaha è notevo!e, non può rimaai.ere,o ridiventare prepon– derante: pig:i atto, sia pure con rimpianto, che le cose an– da-rono bene (.forse troppo bene) nel tempo fascista, incameri i profitti, ma non cerchi di ripetere il gioco. Nessuno vuole tog!iere a modello il Messico, il marescia!:o Tito, e il bolse~- • · vismo primitivo, e sterminare il Vaticano con quel che c'è dentro, dinamitare le chiese, e mandare in cattività i preti; ' e tutti si accontentano del programma di Vittorio Alfieri, che non era- un sovversivo: Sia pace ai frat-i purchè sfratati: E pace ai pret.i, Ma pochi e q1{eti: Cardinalume Non tolga lume: Il maggior prete Tomi aNa rete: Leggi, e non ll'e: L'Italia ic'è. Però, mo:ti cominciano a· domandarsi come Béranger, « hommes noirs, d'où sortez vous? », e a temere un ritorno di quel che in Francia si chiamò il Tegime delle « congrega- , zioni ». Che fosse urgente abolire il modus vivendi post- 'J cavouriano, il quale aveva funzionato benissimo, non lo cre– demmo nel 1929, né oggi ancora lo crediamo: si trattò di ,, una delle tante manìe rec:amistiche del fascismo, e ricordiamo due episodi: una vecchia signora torinese che strappò la pa– gina del giqrnaJe in cui Musso:µii veniva presentato com,~ l'erede di C;lvour, e i vituperi che scagliammo contro.Alfredo Panzini, ce:ebrante il « ramo d'olivo» con falsificazioni e de– clamazioni pseudostoriche. Ma cosa fatta, capo ha, e se il Vaticano sta quieto, non rimetteremo certo in questione il suo riconoscimento di stato libero. Sul concordato, invece, la nuova democrazia, deve riservarsi piena libertà. Da quando in qua un concordato {firmato, poi, con un re e un duce che dovettero scomparire, no:enti, dalla scena) è intangibile, eterno, immutabi!e? Se non siamo troppo ignoranti, gli atti dip!omatici si rivedono, si modificano, si denunciano, e per noi un concordato è come un trattato di commercio. La con– nessione che si cerca di stabGire fra patti e concordato, non sta in piedi un secondo; troppo comoda! Il partito clericale è di:aniato da quel:o che Paul Bourget chiamerebbe un crudele enigma: da! desiderio di catturare proseliti fra le masse popolari, mentre per sua natura rappre– senta buona parte di quelle borghesi, e specie le più alte.

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