Lo Stato Moderno - anno IV - n.1 - 5 gennaio 1947

LO STATÒ MODERNO Nuova politica socialista Il programma e la politica più recente della cor– rente di Iniziativa.spcialista sono abbastanza noti per– chè mi sia necessario entrare in particolari. Mi limi– terò a dire che un partito socialista rinnovato secondo tali principi sarebbe in realtà il solo possibile erede della tradizione prestigiosa e fattiva del socialismo italiano ... fino a quando esso fu veramente se stesso e cioè .:fino all'avvento di Mussolini; e ciò natural~ mente senza sacrificio di quelle integrazioni attiviste o innovazioni teoriche che lo sviluppo stesso dei tempi comporta. Dicendo questo, mi sembra di far capire come scon– tiamò in partenza una notevole forza di attrazione nei riguardi degli elementi più risolutamente demo– cratici dei partiti e movimenti cosiddetti di « centro si~!5tro ». Ma il problema più importante sarà natu– ralmente quello della Democrazia Cristiana. ~• chiaro che noi abbiamo ferma fiducia di poter meritatamente contribuire alla deflazione ormai in corso di· questo grosso partito. Ma oltre a questo, ci sembra che una intesa in buona fede su un rigoroso programma di ri– forme economico-sociali, ove si presentasse neces– saria, potrà essere in futuro agevolata dal fatto che, essendo nell~ nostra conceziene .il socialismo piutto– sto un metodo che una metafisica, non dovrebbero più intervenire quegli scontri in cui tanto pericolosamen- te fino ad oggi si pongono cristianesimo e socialismo come due antitetiche concezioni della vita. Il discorso con le forze laiche è molto più sem- • plice. Esso non può essere che quello di un'apertura estremamente cordiale verso il Partito d'Azione, dopo le dichiarazioni dell'on. Lombardi, che si richiamava recentemente alla necessità di una funz'ione molto più .pronta e moderna del Partito Socialista. Non molto diverso, se pure con qualche maggiore riserva, sarà il nostro atteggiamento nei riguardi del Partito Repubblicano.· Possiamo anche aggiungere che non ci senti.remo di negar fiducia alle eventuali testimonianze di sim– patia di qualche elemento più avanzato dél Partito Liberale, quali le posizioni ad es. di un Burzio e di un Ferrara p9trebbero far presagire. Tutto ciò, s'intende, restando ben fermo che è no– stra intenzione riuscire a costituire quello di cui il nostro Paese ha, secondo noi, assolutamente bisogno: e cioè un dichiarato e risoluto governo di democra~ zia socialista. CORRADO BONl<'ANTINI · Crisi della Democrazia Cristiana Lo scacco 5ubito dalla Democrazia cristiana nella gior– nata del 10 novembre, in occasione de:Je elezioni amministra– tive nei sei grandi centri di Torino, Genova, Firenze, Roma, Napo:i e Palermo - scacco poi confermato puntualmente dai {isultati delle due domeniche successive - fti° cosi grave che gli .stessi uomini responsabili e la stampa del partito non . poterono fare a meno di accusarlo pubblicamente. Natural– mente si cercò dj attribuire la colpa alla situazione di disagio creata nel Paese dal doppio gioco comunista, al:e diffico:tà obbiettive della vita economica ed internazionale del dopo– guerra, alle deficienze delJ'organizzazione interna, special– mente. gravi nelle regioni I{leridionali: Non si mancò inoltre di far notare che la Democrazia cristiana, attaccata da destra per la sua collaborazjone al governo con i comunisti e da sinistra perché occhjeggiante alla reazione, aveva perso l' ap– poggio di quelle larghissime masse di simpatizzanti (la De– mocrazia cristiana aveva avuto il 2 giugno un numero di voti pari a sette volte quel:o del:e sue for-.reorganizzate) che P,rano state disorientate da ta:e fuoco incrociato di accuse ed avevano certo sentito con assai minore intensità l'impor– tanza della posta in pa:io nelle e:ezioni amministrative. Con tutta la buona volontà di Piccioni, segretario de: partito, di minimizzare .Ja sconfitta, asserendo che dalle elezioni la Democr-azia cristiana era « uscita, siatene sicuri, intimamente, spirjtualmente forte, compatta, agguerrita come non mai» (I,Z Popolo, l • novembre); e nonostante che la direzione del partito, riunitasi subito dopo le elezioni, riconfermasse la ropria fiducia a De Gasperi, attribuendo il risultato eletto– le alle « difficili condizioni » nelle qua-li il partito « senza a!cuna flessione ne:Ja sua impostazione propagandistica ha condotto da so:o la propria battaglia », era evidente che la sconfitta era destinata a pesare gravemente sull'avvenire ctel partito, e di riflesso sul governo del quale il partito costi- tuiva la base parlamentare più ampia e sicura. Ed era pure evidente che in seno al partito le correnti sino allora' imbri– gliate dalla persona:ità di De Gasperi e da½ successo otte– nuto dalla sua politica anfibia nelle elezioni del 2 giugno dovessero premere ,per una chiarificazione dei rapporti cogli altri partiti fuori e dentro il tripartitismo. La polemica interna era destinata ad aggravarsi e ad approfondirsi-, soprattutto dopo che lo stesso Piccioni, nel discorso tenuto a Milano il 23 novembre, pur riaffermando teoricamente e ripetutamente che la Democrazia cristiana è pMtito di centro, ebbe accennato, sia pur velatamente, alla possibi'.ità di approcci con le destre, ove queste rispettassero tre condizioni: ripudiare :e « risor-genti forme fasciste, o neo– fasciste », non riva:utare sentimenti di « reazionarisl!)O so– ciale», « non ·riportare capziosamente sul tappeto· il proble– ma istituziÒnale, il dilemma della monarchia o della repub– blica » (Il Popolo, 24 novembre). Parve quindi opportuno, dopo tali premesse, a::a cor– rente conservatrièe del partito, di sfruttare la situazione per suggerire alla direzione di por riparo alla fuga· verso destr:i del!e masse elettorali democristiane, chiedendo esplicitamente che venisse denunciata « la collaborazione col partito comu, nista » e che venisse « favorita l'uscita de:le forze sindacali democristiane da:la C,G.I.L. ». Senonché, durante i lavori del cosiddetto Centro democristiano di studi politici - scap: patoia elegante .per eludere il divieto imposto dallo statuto del partito di formare all'interno di esso .frazioni organizzate - convoçato a Roma il l • dicembre su iniziativa degli ono– revoli Dominedò e }acini e chiusosi con la mozione conte– nente ta:i richieste, si manifestarono pa!esemente tendenze dirette a risuscitare, se non le forme fasciste o neofascist!• per lo meno il ,reazionarismo sociale e la questione istitu- zionale. 1

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