Lo Stato Moderno - anno IV - n.1 - 5 gennaio 1947

LO STATO MODERNò \ 15 sioni per un gesto unilaterale francese che in parte risponde a que:le stesse esigenze di natura economica che hanno spinto alla unificazione ang:o-americana. Sicchè le proteste sollevate da parte della stampa inglese non possono non apparire al– quanto forzate. Un portavoce del Foreign Office ha subito provveduto a dichiarare che il Governo britannico non in- ' tende sollevare difficoltà alla Francia. E il corrispondente londinese della « Neue Ziircher Zeitung • ha acutamente commentato: « Non si vuole essere pedanti verso la Francia nche 0 e soprattutto perchè questa ha un governo socifilista. ·Il governo Blum ha oggi una possibi:ità di offrire al pro– prio paese un tangibile cisultato, e il governo laburista in– glese sarà l'ultimo a volergli contestare questo successo ». Difficoltà potrebbero tutt'al più sorgere da parte so– vietica, Ma si tratterebbe in tal caso, come abbiamo detto, di difficoltà facilmente negoziabili in sede diplomatica, E così pure, diffico:tà potrebbero sorgere per il momento in cui la Francia ha scelto di agire: pochi giorni, cioè, dopo che i Quattro lasciandosi a New York, hanno deciso di tor– narsi a riunire il 10 marzo a Mosca, in sessione speciale, per regolare organicamente tutti g!i aspetti del problema tede– sco, e hanno fissato un particolareggiato ordine di questio– ni, Saar inc!usa, che in tale occasione dovranno venir esa– minate e sistemate. Ma appunto questo può forse più esat– tamente lumeggiare la portata del passo francese, che in- tende essere, da un lato, una anticipazione, un metter le mani avanti, un creare un fatto compiuto, limitato ne:Ia sua portata immediata ma significativo quanto agli obiettivi u!timi; e d' a!tro lato un sondaggio, per misurare le reazioni concrete che una mossa francese concreta in direzione del Reno può oggi suscitare, Rimane poi l'aspetto che potremmo dire interno della decisione francese. Una politica di annessioni - dirette o larvate - sembrava rientrare, come si è visto, nella linea di De Gaulle, di Bidau:t e dello M.R.P.; non in quel:a dei so– cialisti. Di più, essendo il gabinetto Blum un « governo per 5 settimane», esso avrebbe dovuto limitarsi a:l'ordinaria am– ministrazione, Sotto questo duplice aspetto, pertanto, la de– cisione del 23 dicembre non può mancare d'apparire alquan– to sorprendente, Blum se ne è dìfeso, affermando che si tratta di un provvedimento predisposto dal precedente gc>– verno, e che egli, pur non approvando:o completamente, non ha potuto arrestare, Risposta plausibile, e che potrebbe ri– specchiare, se non tutta, almeno una parte di verità. Anche qui, però, può affacciarsi il dubbio che si tratti di un abile sondaggio, in vista (e il commento del corrispondente londi– nese de!la « Neue Ziircher Zeitung • potrebbe confermare questa interpretazione) di una politica di più ampio respiro di queEa che sembrerebbe addirsi a un « governo per 5 set- timane». BRUNO PAGANI La qu·estione Palestinese dopo il congresso di Basilea Grande era l'attesa, da parte britannica, per i risultati del XXII congresso sionista svoltosi a Basilea dal 9 al 24 dicembre, e ,grandi le speranze che su di esso si fondavano per una soluzione, o almeno una chiarificazione dell'intrica– tissimo problema palestinese. Non che ci si aspettasse una attenuazione delle rivendicazioni fondamentali sioniste, for– mu:ate nel cosiddetto programma Biltmore, appoggiato dalla maggior parte de:Je organizzazionr ebraiche d'ogni paese, che propugna l'immigrazione illimitata degli ebrei in Palestina, lo sviluppo economico di questa regione sotto il controllo della lewi.sh Agency, l'organizzazione di un esercito ebraico e la costituzione di uno Stato ebraico indipendente sul territorio pa!estinese. Era faci:e anzi prevedere che la prima riunione de!l'Organizzazione sionista mondiale dopo le distruzioni e gli orrori sofferti dal mondo ebraico durante la guerra dovesse riaffermare nel modo più esplicito e vigoroso tali rivendica– zioni. Ma ciò che i circoli politici britannici s'attendevano era l'abbandono da parte degli ebrei di quell'atteggiamento d'in– transigenza che aveva impedito Ja loro partecipazione alla conferenza riunita a Londra nello scorso settembre per discu– tere il prob!ema pa!estinese e ne aveva con ciò determinato il fallimento, I numerosi contatti avutisi negli ultimi mesi tra agenti britannici e rappresentanti di diverse organizzazioni ebraiche, specie della Jewish Agency, avevano alimentato queste speranze e dato la sensazione che nei circoli sionisti moderati si stesse sempre più facendo strada la convinzione che non era opportuno spingere le cose ag'.i estremi e preclu– dere ogni possibilità di trattative con la Gran Bretagna, la qua'.e, in definitiva, era la sola in grado di far accettare qual– siasi soluzione del problema agli arabi. Per questo La confe– renza anglc>-araba,che doveva riprendere i suoi lavori il 16 di– cembre, era stata rinviata all'anno nuovo, ne:!a speranm che il congresso sionista decidesse la partecipa2ione d:i una propria delegazione alla conferenza stessa. Le risoluzioni finali del congresso di Basilea (condanna della politica delineata nel Libro Bianco britannico del 1939; maggioranza ostile alle proposte di· spartizione del territorio palestinese; inuti:ità, nelle condizioni attuali e a meno che « non si verifichino avvenimenti eccezionali impreveduti», di una partecipazione ebraica alla prossima conferenza di Londra) hanno inveoe inaspettatamente posto :fine a:le speranze inglesi. Le decisioni negative del congresso sionista sono della massima importanza e non mancheranno d'influire molto gra– vemente sui prossimi sviluppi del problema pa:estinese. E' vero che esse non escludono in modo esp!icito ogni col:abo– razione con il Governo britannico, come sostenevano le cor• renti estremiste, ma il rifiuto di partecipare alla conferenm di Londra significa respingere forse l'unica possibilità che ancora si presentava per cercare di risolvere di camune accordo la questione. E' infatti indubbio che se ancora sussiste la oossibilità •di un compromesso, il mezzo più faci!e per trovar!" è queJ:o di riunire attorno ad un tavolo di conferenza le parti interessate e dar loro l'occasione d'esporre e discutere libera– mente le rispettive tesi e i rispettivi punti df vista. Ed è forse opportuno ricordare come lo stesso segretario di Stato nordamericano .Bymes avesse -dimostrato recentemente di con– dividere questa opinione, quando il 6 dicembre dichiarò che « la gravissima questione palestinese sarebbe stata facilitata da una discussione su piede d'uguaglianza tra ,arabi, ebrei ed inglesi,. e promise l'invio di osservatori americani, qualora g:i ebrei avessero accettato di partecipare alla conferenza. Le decisioni di Basilea riportano così la questione in alto mare e in un certo senso l'aggravano per le ripercussioni di ordine psicologico che esse non mancheranno d'avere. Innanzi tutto il terrorismo ebraico, che da diversi mesi ha aggiunto niiovi elementi di complessità e di confusiooe 111

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